Tutto l'amore del mondo

Capitolo I- Angel


Trovarlo.

Ora.

Subito.

Salvarlo.

Uscire.

Sotto la pioggia.

Sotto i fulmini che potevano ucciderlo.

Senza chiedersi nemmeno quando avesse preso a piovere.

Senza sentirla la pioggia.

Senza sentire niente

Tranne un dolore così grande che gli dilaniava il petto.

Correre.

E uccidere.

E cercarlo.

E sapere con un ‘oscena certezza che non lo avrebbe trovato.

Che lo aveva perso.

E per questo cercare ancora di più… di più… di più…

Sprofondando. Verso abissi che non aveva nemmeno immaginato esistessero.

Lui che aveva creduto… di essere stato all’inferno.

Ed essere sopravvissuto.

Ma questo era l’inferno.

Ora.

L’inferno era girovagare senza meta nella città scura.

Come un ‘anima che non ha riposo.

L’inferno era cercare in ogni angolo. Nella tana di ogni demone.

Fra le fauci di ogni vampiro.

Rabbrividendo prima di capire che il sangue che sentiva non era il suo…

Non era il sangue del suo bambino.

L’inferno era ricominciare da capo…

L’inferno era uccidere senza averne la consapevolezza.

Senza che gli importasse.

Com ‘era stato un tempo.

L’inferno era mutare volto e ficcare le dita nel ventre di una creatura che urlava ed implorava pietà… ripetendogli che non sapeva nulla.

L’inferno era tornare ad essere Angelus… e continuare a non sentire niente.

Niente… tranne quel dolore atroce.

L’inferno era uscire da un ‘ennesimo covo, e gettarsi in terra, come una bestia disperata… per scoprire che era il corpo di un altro bambino tra i rifiuti.

Ed esserne felice.

L’inferno era urlare alla porta di Lilah Morgan e minacciare di strapparle la gola se non gli avesse ridato il suo bambino.

E aggredire i poliziotti che avava chiamato.

E desiderare di ucciderli… come forse era stato ucciso il suo bambino.

E fermarsi appena in tempo.

E poi uscire ancora in strada, e cercare i Poteri, dove l’ultima volta gli avevano risposto.

E continuare a urlare, e urlare…

Senza che nessuna voce rispondesse al suo dolore.

E sentire i piedi che si muovevano da soli.

Mentre la sua anima moriva.

E ritrovarsi sulla soglia di casa col sole che giù bruciava la sua pelle.

E sapere che non si era neanche fermato a soccorrere i suoi amici.

E che per quanto avesse fatto in futuro, non avrebbe mai potuto espiare quella prima notte.

E continuare a non sentire niente.

Tranne il ripetersi infinito del pianto di suo figlio.

Più niente.

Nemmeno la sua anima.



“Angel!” Wesley lasciò cadere l’ ascia, correndo incontro al suo amico, o a ciò che rimaneva di lui.

L’enorme figura piegata, appesantita, come se portasse sulle spalle un peso troppo grande.

Quando nessun peso era mai sembrato troppo grande per Angel.

Per le sue spalle, su cui gravava il fardello del mondo.

Ma che ora era annientato…perché le sue braccia non sostenevano più quello lieve di suo figlio.

“Come stai?! Stavo venendo a cercarti…”

Gli posò le mani sulle spalle, la sua stretta che non riusciva a esprimere il sollievo che provava.

Ma quando Angel lo guardò sembrò quasi che non sapesse chi era.

Aveva il volto incrostato di fango, e sangue, e umore di demone, come il resto dei suoi vestiti, e la lunga giacca di pelle.

E le mani ferite e spellate.

Ma furono i suoi occhi a impressionare Wesley.

Furono i suoi occhi a fargli paura.

Angel lo scostò senza neanche toccarlo, superandolo e dirigendosi alle scale.

In silenzio.

In un silenzio terribile che riportò Wesley indietro di un anno.

Lo seguì, le labbra strette, tenendo a bada la sue stessa angoscia.

Fino alla camera di Lorne.

E il sollievo che aveva provato al pensiero che, per lo meno, Angel fosse ancora abbastanza lucido da preoccuparsi del suo amico si mutò in stupore quando vide il vampiro raggiungere il letto, afferrando l’uomo svenuto per le spelle.

Cordleia, seduta accanto a lui, scattò in piedi, e guardò allibita Wesley , quando Angel cominciò a scuotere Lorne.

Chiamandolo.

Come… se non lo vedesse. Come se non si rendesse conto delle condizioni in cui era.

Delle braccia, entrambe steccate, del corno rotto, del volto coperto di lividi, e della fasciatura visibile dall’assurda vestaglia dorata per comprimere le costole spezzate.

Lo scuoteva forte… e Lorne rimaneva inerte, come un pupazzo di pezza. Mentre Angel continuava a chiamarlo.

“Lorne!” Urlò.” Lorne, svegliati!

Dimmi chi è stato! Tu devi dirmi chi è stato!”

“Angel… “ Mormorò Cordelia, sfiorandogli il braccio.

Ma lui non la vide nemmeno.

“Devi dirmi chi ha preso mio figlio!”

“Angel!”Ripetè Wesley, raggiungendolo e passandogli innanzi.

“Dimmi dove cercarlo!”

“Angel!”Lo afferrò, ma il vampiro lo spinse indietro.

Senza nemmeno guardarlo. Mandandolo quasi in terra.

“Svegliati!” Urlò, scotendolo così forte che la testa di Lorne battè contro il cuscino, reclinandosi di lato. “Svegliati!”

“Non si sveglierà! “ Stavolta, Wesley non cercò di fermarlo. Sapeva che non ci sarebbe riucito. “ Forse non si sveglierà mai!”

Vide Angel ansare, fermando il convulso movimento delle sue braccia. E poi voltarsi vero di lui, gli occhi sbarrati.

Come fossero quelli di un folle.

“Lo hanno massacrato…”Spiegò Wesley lentamente.” Gli hanno rotto le braccia e lo hanno colpito non so pensare nemmeno quante volte, probabilmente perché ha cercato di reagire…

Io…”Deglutì. “ Ho usato un incantesimo per bloccare le emorragie interne, steccato le fratture…

Ma è probabile che non ce la faccia…”

Angel tornò a voltarsi, guardando l’amico che aveva ancora fra le mani, e Cordelia che era corsa alle sue spelle e gli sosteneva dolcemente la testa.

“Per favore, Angel… “ Mormorò. “ lascialo stare…”

Lentamente, Wes vide le dita del vampiro allentare la presa, e lui restare immobile, mentre Cordelia, di nuovo, poggiava Lorne sui cuscini.

Guardandolo come inebetito, mentre Wesley si avvicinava a lui, prendendolo dalle spalle e costringendolo gentilmente ad alzarsi. Stupito che glielo lasciasse fare.

“Andiamo via di qui…”Mormorò.” Resta Cordelia con lui…”

Angel obbedì, ma tornò a voltarsi verso il letto, e persino quando Wesley ebbe richiuso la porta continuò per qualche istante a fissarla.

“Fred…”Domandò poi, improvvisamente. E Wesley si ritrovò a stringere le labbra, e intensificare la stretta sul braccio dell’uomo.

“E’ in ospedale…”Rispose.” Con Gunn… in rianimazione…”

Angel sembrò quasi riaversi, liberandosi dalla sua presa e sgranando gli occhi.

“Non sa niente!” Si affrettò ad esclamare Wesley, correndogli dietro giù per le scale. “ Era nell’ascensore quando sono arrivati, e Gunn ha sfasciato i comando per proteggerla!”

Non si fermò, e Wesley strinse spasmodicamente il corrimado, un piede sull’ultimo gradino.

“Che vuoi fare?”Lo provocò. “ Andare in ospedale e scuotere anche lui?!”

Angel si voltò di scatto, gli occhi che, finalmente, mostravao un segno di vita.

“Io voglio solo riprendermi mio figlio!”

“Non lo farai mai”Ribettè Wes raggiungendolo.” Se non capiamo chi lo ha preso, e perché!”

“Non ho tutto questo tempo!”Ringiò l’altro in risposta

“Connor è il bambino del miracolo! E potrebbe essere il Tri- clon della profezia!

Colui che può portare la distruzione o la salvezza nel mondo!

Chiunque lo abbia preso è improbabile che lo uccida così…”

“ A meno che non voglia mangiarlo!”

“Angel, dobbiamo organizzarci, pensare prima di agire! Sei già andato in giro per la notte, e che cose ne hai ricavato?! Nulla!

Se non forse di mettere ancora più in guardia quelli che siamo cercando!”

“Tu non capisci, Wesley!” Scattò l’altro. “ Mentre noi parliamo potrebbero portarlo ovunque! Fargli qualsiasi cosa!”

Si voltò, diretto alla porta, ma Wesley gli corse davanti, bloccandogli l’uscita.

“E credi che non lo sappia?!” Urlò a sua volta. “ Credi che non stia male come te? Credi che non lo ami anche io quel bambino?” Sollevò il volto, sfidandolo. “Ma Connor non è soltanto tuo figlio. E proprio per questo…”

Angel avanzò di nuovo, ignorandolo, ma Wesley gli passò davanti frapponendosi fra lui e la porta, e appoggiandosi con decisione allo stipite.

“Wesley!” Ringhiò Angel.

„Eliminami!“ Lo prevenne.“ Avanti! Buttami dall’altro capo dell’albergo!

Manchiamo io e Cordelia all’appello dei danneggiati! Oppure” Continuò, con una sicurezza che era ben lontano dal provare,” aiutami a trovare tuo figlio!”

Angel allungò una mano, e Wesley strinse i denti. Attendendo qualcosa che non venne mai.

E non avrebbe neppure saputo dire cosa.

Forse, semplicemente, qualcosa di meno terribile di ciò che si agitò dentro gli occhi di Angel.

Quando lo vide abbassare la mano gli parve che fossero passati mille anni.

E a giudicare dall’espressione devastata di Angel lo erano davvero.

Ma quando lo sent’ parlare seppe di aver vinto una delle battaglie più importanti nella sua inutile vita.

“io sto impazzendo…”Mormorò Angel, e lui, istintivamente, allungò il braccio, stringendogli con affetto la spalla.

Una volta, l’uomo che gli stava davanti gli era sembrato invincibile e infallibile.

Adesso, sapeva che ra molto di più.

Che era Angel.

“Lo so…” Cercò di sorridere, ma dubitava di esserci riuscito. “ ricordo le conseguenze e sta sicuro che vorrei evitarle!”

“Che…” Angel strinse le labbra, e Wesley non faticava a intuire il groppo in gola che fli impediva quasi di parlare.

Perché era lo stesso che sentiva lui.

“Che vuoi fare?”

Di nuovo, Wesley si mostrò più sicuro di quanto non fosse.

“Cercare aiuto.”Rispose.