Pieces of you

EPILOGO: When I fall in love.



***

Los Angeles, Agosto 2001


**When I fall in love it will be forever or I’ll never fall in love
In a restless world like this is, love is ended before it’s begun **

Come in un arazzo, la trama della vita di alcune persone si era intrecciata a quelle di altre, talvolta in maniera indissolubile, visibile come un segno sulla pelle, come nel caso di Spike e Buffy…o in maniera più sottile, sebbene per questo non meno profonda, come nel caso dell’altra cacciatrice e di Wesley…o di Angel e Kate…Kate che in quel momento stava cantando sul palco.

Era per l’intricatezza di tutte quelle vicende che aveva mal di testa?

Il vampiro senz’anima, capace di amare quanto e più di molti esseri umani, e la cacciatrice che sconfiggeva profezie e presagi…

Lorne scosse la testa, sorseggiando il suo Martini, rivivendo gli avvenimenti delle ultime quarantotto ore, attraverso la voce dell’ex poliziotta.

Aveva una bella voce, Kate: leggermente roca, come quella di cantanti jazz, purissima, cristallina come la sua anima.

La vita delle persone che vedeva era cambiata in maniera sensibile…
Sensibile? Beh, quella era l’astronave madre di tutti gli eufemismi, pensò Lorne, inclinando la testa e guardando la donna bionda, le cui mani sembravano letteralmente aggrapparsi all’asta del microfono.

Spike e Buffy, per esempio, erano stati tutti sorpresi dal legame nato tra loro dopo l’incantesimo, e ancora di più dai segni sui loro polsi.

Ma nessuno leggeva più con attenzione i libri di magia?
Nessuno sapeva del dono?

Evidentemente no. Nessuno era riuscito inizialmente a dare una spiegazione a quel che era successo. Aveva dovuto sentire per telefono il vampiro cantare una sua personalissima cover di ‘I wanna be sedated’ dei Ramones, cosa per la quale aveva inizialmente pensato di vendicarsi su Angel costringendolo prima o poi a cantare Copacabana sul Palco del Caritas…questo fino a quando non aveva sentito la Cacciatrice cantare…

Era stato allora che aveva dimenticato i suoi propositi…quando aveva chiaramente percepito il dono.

Il dono delle Alte Sfere, dono e condanna, a seconda dei punti di vista.
Le vite del vampiro e la cacciatrice erano divenute una cosa sola.
Avrebbero per sempre sentito l’uno le emozioni dell’altra, l’uno le forze dell’altra.
L’uno il dolore dell’altra.

***
Sunnydale, Agosto 2001
La notte era piena di stelle, una delle tipiche notti estive di Sunnydale: calda, con una leggera brezza marina proveniente dalla costa, che col suo profumo soffocava quello inconfondibile della bocca dell’inferno. Buffy e Spike camminavano insieme, nel cimitero.

Pareva impossibile che fosse passato solo un giorno dal suo ritorno, solo poche ore dalla scoperta del dono. Poche ore da quando aveva detto addio ad Angel.

Addio…non avrebbe mai pensato che ci sarebbe stato un giorno, un momento, in cui pensare ad Angel non l’avrebbe fatta soffrire, né che pensare a lui non le avrebbe provocato la familiare stretta al cuore…eppure era accaduto…vedere Angel era stato bello, ma non c’era stato amore…non l’amore che aveva provato un tempo per lui.

E non era stata gelosa quando aveva visto come la poliziotta bionda lo guardava …e soprattutto come Angel guardava lei.

Forse perché era stata cullata dal divertimento e dall’amore in Spike: l’amore che provava per lei.

Non vi erano state parole con Angel, non vi era stato un addio…non a parole almeno. Ma come quella notte di due anni prima si erano guardati per qualche istante …

E poi, proprio come due anni prima, lui era andato via, con la sua famiglia, però, con Kate, Cordelia, Wesley …e Faith…

… Faith, che aveva versato il suo sangue per permettere a Spike di trovarla. Faith, nei cui occhi Buffy era riuscita a leggere autentica gioia, per la prima volta. Faith che aveva abbracciato, affondando il volto tra i suoi capelli, non riuscendo, per quanto ci avesse provato, a chiederle scusa…
Faith che aveva ricambiato il suo abbraccio, così simile a quello di Dawn, da farle pensare per un istante che le due fossero una sola cosa…

Ed anche in quel momento, aveva sentito la presenza discreta, silenziosa di Spike dentro di se, lì, solo per darle conforto, per starle accanto.

E lo aveva amato…

Poche ore, passate con i suoi amici, in silenzio, solo godendo della presenza e dell’amore reciproco, poche ore …per ricordare, e sperare….

Poco tempo per stare sola con se stessa…e dire addio a Rocko, mentre lo specchio rifletteva l’immagine della donna che era diventata nell’altra dimensione: la scorgeva nelle rughe sottili che le solcavano il volto…
Forse per quel motivo non era stata sorpresa dai calcoli effettuati da Tara e Giles, secondo i quali aveva trascorso oltre quindici anni nella dimensione di Rocko.
Poche rughe per l’intensità di quella vita vissuta nell’altra dimensione.
Lì dove aveva ricominciato ad amare.

Quella non era una vera e propria ronda, pensò, notando quanto fossero vicini Spike e lei, senza toccarsi …
E non poté fare a meno di pensare che sarebbe stato bello se Spike l’avesse presa per mano…sussultando subito dopo quando Spike si fermò, di colpo, voltandosi poi a guardarla, confusione sul volto ed un dolore cupo che era sembrato crescere in lui come gocce gravide di pioggia.

E si ritrovò senza fiato, come spesso accadeva quando avvertiva le sensazioni ed i sentimenti provati da Spike: così intensi, così assoluti.

Lo guardò: Spike sorrideva debolmente e lei si ritrovò ad imitare i suoi gesti quando lui allungò una mano stringendo la sua. Intrecciò le dita a quelle di lui.

“Sognavo momenti come questi, a volte” cominciò Spike, squarciando con le sue parole la coltre di silenzio che era sembrata avvolgerli fino a quel momento. “Soprattutto dopo quella notte…” Spike tacque, e Buffy strinse più forte, cercando più volte di incontrare il suo sguardo.
“Sognavo di camminare con te, proprio come stiamo facendo in questo momento: senza parole, solo noi due e la notte” Solo allora Spike sollevò la testa, incontrando il suo sguardo. Le sorrise di nuovo, un sorriso amaro, che sapeva di troppe lacrime versate e notti insonni, e lotte furiose contro demoni per sfuggire a quelli che gli si agitavano dentro.

Spike si strinse nelle spalle, commentando: “Patetico, eh? Una cosa da veri vampiri…” scosse la testa, interrompendosi, il suo sorriso che scemava mentre, a bassa voce, aggiungeva: “Li odiavo quei sogni…quelli che mi davano speranza, odiavo quel momento mentre già il sogno sfumava ed io volevo illudermi che al risveglio mi sarei reso conto che quello non era stato un sogno, che era la realtà…e tu non eri saltata da quella torre…solo che, beh…poi c’era il risveglio e…”

Furono le labbra di Buffy che, improvvise, coprirono quelle di lui ad interrompere Spike.

Lo baciò, affondando una mano tra i suoi capelli, chiudendo gli occhi, lasciando così scivolare sulle gote le lacrime che le avevano riempito gli occhi.

Spike parve esitare per un istante, mentre ancora le sue labbra accarezzavano quelle di lui, durò solo poco però, poi un braccio di lui le cinse la vita fino ad attirarla a se, mentre piano le sue labbra cominciavano a rispondere con passione alle carezze di quelle di lei.

Buffy ricordava di aver baciato Spike mentre erano stati vittime dell’incantesimo di Willow, e di nuovo, quando era entrata nella sua cripta con l’intenzione di ucciderlo, solo per realizzare invece, i suoi sentimenti per il vampiro.

Fu sorpresa da quanto quel contatto tra loro le sembrasse familiare e allo stesso tempo nuovo ed eccitante, un po’ come lo era il ‘dono’ delle Alte Sfere: nuovo e familiare, terribile e bellissimo, dolce e amaro.

Si allontanò da lui, interrompendo il bacio per riprendere fiato.

Fu allora che le sue labbra si mossero: “Io ti amo, Spike”

C’era stato davvero un momento in cui aveva creduto le sarebbe stato impossibile pronunciare quelle parole?

“Ti amo” Ripeté.

Ed era bellissimo pronunciare quelle parole, bellissimo vedere il dolore lasciare il volto di Spike ed un sorriso prenderne il posto, illuminandogli lo sguardo, il volto.
Come aveva fatto a non dirlo fino a quel momento?
Era come respirare per la prima volta
Era come sorridere.

“Io.” Disse sottolineando ogni frase con un bacio “Ti. Amo!” gli prese il volto tra le mani e sussurrò: “Allora, vampiro, non hai niente da dire?”

“Fino alla fine del mondo” rispose lui, lentamente risalendo con le mani ad accarezzarle le spalle.

“Anche se dovesse essere stanotte?” Domandò Buffy, con voce incrinata.

“Anche” rispose lui, sogghignò poi quando, sorprendendola, la prese tra le braccia. “Ma chissà perché, Summers, ho idea che il mondo non finirà…non questa notte!”

***


Los Angeles, Agosto 2001

**When I give my heart it will be completely
or I’ll never give my heart**

L’ex poliziotta stava continuando a cantare, Lorne guardava Cordelia lanciare occhiate incuriosite alla donna bionda, che fissava un punto fisso davanti a se, gli occhi che le brillavano dalla felicità, tanto da poter tranquillamente fungere da fonte di illuminazione alternativa.

Strana tipa, quell’ex poliziotta, aveva smosso mari e monti per far ottenere un permesso a Faith, poche ore, poco più di un giorno.

Lorne sorrise.
La vita poteva cambiare in maniera radicale nell’arco di un giorno.

E le vite di Wesley e Faith ne erano prova lampante.

Cacciatrice ed Osservatore…
Prescelti e ripudiati dal destino e dagli uomini. Perfetti insieme.
Quei due, pensò Lorne, erano musica da guardare insieme.

Ritmi tribali, oscuri nel sangue e nel cuore di Faith, Faith che aveva conosciuto il male.
E che era tornata a Sunnydale per versare sangue, lei che proprio in quella città ne aveva sparso

Ritmi impetuosi, assoluti, come l’amore di Wesley per la sua Cacciatrice.

Lorne aveva sempre sospettato che le strade del giovane osservatore e della Cacciatrice bruna avrebbero finito con l’incrociarsi nuovamente. Nel caso di Wesley e Faith si poteva davvero parlare di un legame scritto nelle stelle, e di un amore pronto a sfidare qualsiasi ostacolo.

Lorne sorseggiò un po’ del suo Martini. Combattere per il loro futuro? Chissà perché aveva come l’impressione che avrebbero fatto meglio ad abituarsi, avrebbero dovuto combattere molto nei mesi a venire.

***

Aaveva poco tempo.
Il tempo di percorrere i pochi metri che avrebbero avvicinato Faith alla sua prigione: una manciata di minuti prima che lei scomparisse, venisse inghiottita da quelle mura grigie.
Via...lontana da lui...dopo essersi appena trovati.
Dopo essersi finalmente trovati.
Dopo tanto dolore, tante, troppe lacrime.

Via...lontana da lui...proprio ora che stava imparando a conoscere il sapore delle labbra di lei, proprio ora che aveva avvertito il tepore del suo respiro mentre rideva contro la sua pelle.

Ora che conosceva la pelle di lei, quanto la propria.
Ed i baci di lei bruciavano nel suo cuore.
Ora che lei, bruciava nel suo cuore.

Faith era stretta a se...ed era giusto.
Era così che doveva essere...
E non perché fossero Cacciatrice ed Osservatore.
Era così che doveva essere: pelle contro pelle, cuore nel cuore...occhi che si incontravano e senza parole raccontavano storie...
Era così che doveva essere, perché si amavano.

Eppure odiava il silenzio in quel momento, sembrava divorare il tempo che ancora restava loro, eroderlo, e Wesley avrebbe voluto gridare.
Sfiorò un braccio nudo di Faith, invece, toccando con la punta delle dita la sottile cicatrice provocata dall'incisione di Angel.
Una cicatrice, un'altra cicatrice: il segno di una vittoria.

Avevano riportato indietro Buffy, avevano sconfitto i loro fantasmi...ed avevano lasciato Sunnydale più leggeri: il passato bruciato, purificato, dai lampi di luce e scie di fuochi fatui che avevano accompagnato l'incantesimo.

Era stato naturale parlare con Giles dopo l'incantesimo e rivelargli le preoccupazioni riguardanti Willow. E Spike, uno Spike diverso da quello visto al loro arrivo, era intervenuto, assicurando loro che avrebbe tenuto d'occhio 'la strega'
Ed aveva letto orgoglio negli occhi di Angel in quel momento, intuendo che una frattura tra i due vampiri: sire de facto e childe, una frattura vecchia oltre cento anni era andata sanandosi.

Passato...e futuro.
Il passato, che Wesley sperava essere tornato ad essere semplicemente parte delle pieghe del tempo e che non mordesse ancora le loro anime, i loro cuori.

Futuro...un'incognita, scuro come gli occhi della donna, di cui riusciva ad udire battere il cuore.

La sua donna.
La sua cacciatrice.
La sua Faith.

Non voleva vederla inghiottita da quelle mura di cemento.
Non voleva vederla solo attraverso lo spesso vetro divisorio.
Non voleva parlare attraverso un dannato telefono.

Si avvicinò ulteriormente a Faith, prendendo lunghi respiri profondi, senza riuscire ad impedirselo, mentre le stringeva forsenattamente una mano, le cui dita erano intrecciate alle sue.

E Wesley si stava riscoprendo ad avere paura. Aveva quasi dimenticato quelle sensazioni, malgrado fossero state parti integranti di gran parte della sua vita oltreoceano.

Conosceva la paura…eppure quanto stava provando in quel momento, mentre la macchina sulla quale viaggiavano sembrava andare troppo veloce, macinando la distanza verso il luogo dove Faith sarebbe stata rinchiusa era diverso: era come venire dilaniato.

Aveva paura…

No...
Non poteva... non ora che si erano trovati e si erano amati, non solo con i loro corpi, ma con le loro anime, con tutto quello che erano.

Come avrebbe fatto senza sentire il suo profumo?
Come avrebbe fatto senza riuscire ad udire il battito del suo cuore?

"Fermatevi!" urlò, ignorando gli sguardi degli altri.

Guardò Faith, e dimentico degli altri occupanti dell’auto le accarezzò il volto, piano, lasciando che la sua pelle si dissetasse di quella di lei, amandola, in silenzio.

“Che succede?” domandò Cordelia.

“Faith non tornerà in galera!” esclamò Wesley.

“Cosa?” Esclamarono all’unisono Faith, Kate e Cordelia. Solo Angel rimase in silenzio, le mani strette sul volante.

Wesley deglutì prima di ripetere: “Faith non tornerà in galera…”

“Wesley…” cominciò Kate, ma fu interrotta da Cordelia che esclamò: “Ma ti è dato di volta il cervello?”

L’uomo sorrise, incapace di fare altro.

“Sì, il cervello ti è andato in pappa, completamente!” sospirò Cordelia, scuotendo leggermente la testa.

“Al contrario, non credo di essere mai stato tanto lucido in vita mia…Faith non tornerà in galera, fine della discussione!”

“Ehi!” esclamò Faith interrompendoli. La cacciatrice strinse forte la mano di Wesley
“La detenuta è ancora qui, sapete?” continuò, si passò una mano tra i capelli e chiuse gli occhi per qualche istante, quando li riaprì, disse: “Andiamo…non voglio mettere nei guai Kate…”

La donna bionda si voltò verso di loro dicendo, “Potreste scappare…”

“Ma che cos’è l’aria di Sunnydale a fare quest’effetto?” Domandò Cordelia. “Angel che a momenti adottava Spike, Wesley e Kate che parlano di far evadere un’omicida…senza offesa Faith! E Faith è l’unica a poter contare su più di un neurone?”

“Cordelia?” la voce pacata di Angel, interruppe la ragazza. Il vampiro, al pari di Kate si voltò verso di loro.
“Non è una cattiva idea…quella di Kate.”

“Hai ragione” disse secca Faith. “non è cattiva, è pessima!” aprì lo sportello, ed uscì chiudendoselo alle spalle con forza.

Wesley rimase a guardarla per un istante: Faith aveva incrociato le braccia contro il petto ed aveva sollevato la testa, prendendo lunghi respiri profondi.

No.
Non avrebbe permesso che fossero separati…non l’avrebbe mai più permesso.

***
Avrebbe dovuto aspettarselo, avrebbe dovuto capirlo. Faith sentì lo sportello dell’auto aprirsi dietro di lei, ed il passo di Wesley farsi più vicino.

Avrebbe dovuto parlargli, dopo l’incantesimo.
Avrebbe dovuto mentirgli.
Avrebbe dovuto dirgli che quanto era accaduto nell’appartamento di Giles non avrebbe avuto mai un seguito.

Mentirgli, sì. Un tempo lo avrebbe fatto senza alcuna difficoltà, un tempo …
Un tempo non avrebbe dormito tra le braccia di un uomo, sentendosi al sicuro, protetta.
Un tempo non si sarebbe dovuta sforzare per trattenere lacrime, che ostinate minacciavano di riempirle gli occhi.
E non si sarebbe sentita ancora sulla pelle l’odore di quella di Wesley.

Wesley….come poteva condannare Wesley?
Credeva che le cose sarebbero state sempre come a Sunnydale, dove cercando la sua mano l’avrebbe trovata?

“Faith ascoltami…” disse Wesley, appoggiandole le mani sulle spalle.

Faith si voltò di scatto, allontanandosi da lui: “No, tu ascoltami! Adesso io tornerò in quel buco, senza fughe per la libertà, senza stronzate da film…”

Wesley scosse la testa, e fece per toccarla di nuovo, Faith glielo impedì però, indietreggiando mentre mormorava: “Non toccarmi…” deglutì, “non rendere le cose più difficili ti prego…”

“Si che lo farò invece!” Esclamò lui interrompendola, e le sue parole furono parzialmente coperte dal rombo di un tuono in avvicinamento.
“Tu non tornerai in galera! E se dovrò uccidere perché questo accada, così sia, e se dovrò ricorrere alle mie conoscenze o alla magia lo farò.” Si avvicinò a lei, mentre le prime gocce di pioggia bagnavano l’asfalto bollente, sollevando leggere volute di vapore, la prese per le spalle, e quella volta Faith non riuscì ad impedirglielo.

“ Tu. Non. Tornerai. In. Galera!” sibilò lui.

Faith inclinò la testa, cercando lo sguardo di lui, accorgendosi con stupore che era velato di lacrime.

Wesley la strinse a se, e Faith si lasciò abbracciare, mentre si ritrovava per l’ennesima volta da quando avevano lasciato Sunnydale a lottare contro le lacrime.

“Non tornerai in galera…” sussurrava intanto Wesley contro i suoi capelli.

“Devo…” fu l’unica cosa che riuscì a dire lei.

Wesley si allontanò leggermente da lei, prendendole il volto in una mano: “Perché?” domandò. “Perché?”

“Io ho ucciso Wesley, e se ora non tornassi in quella fogna sarebbe come uccidere di nuovo quelle persone…sarebbe come torturarti di nuovo…”
Gli sorrise, nonostante le lacrime le stessero ormai riempiendo gli occhi. “Qualcuno una volta mi ha detto che la strada della redenzione è piuttosto faticosa…” il sorriso le si spense sul volto mentre mormorava: “E non sei obbligato a…”

“Non dirlo!” disse Wesley, la strinse di nuovo a se, e Faith si ritrovò a respirare a pieni polmoni l’odore della pelle dell’uomo.

Lacrime le bruciavano gli occhi, mentre stringeva l’uomo a se. Perché le cose erano sempre così dannatamente complicate?

“Io non ti lascio Faith Dazzle, troveremo una soluzione, te lo giuro…”

“Quale Wesley? Una fuga romanzesca? Noi due che giochiamo a fare gli amanti bistrattati dal destino?”
Sollevò la testa, e non poté impedirsi un piccolo sorriso: “Siamo un po’ cresciuti per queste cose…”

Wesley le accarezzò il volto, lentamente, e Faith sussultò sentendo gocce fredde di pioggia contro la sua pelle accaldata, mentre immagini della sua mente, le immagini che aveva vissuto durante l’incantesimo di Willow le balenavano turbinosamente nel cuore, nell’anima.

Il volto di Wesley, tumefatto, la sua presenza rassicurante, il senso di sicurezza che aveva provato quando si erano presi per mano.

Faith si sollevò piano sulle punte, sentendosi sciocca, sul punto di scoppiare in lacrime ed innamorata.

Tanto innamorata da farle male al cuore.

“Io ti amo Wesley…” sussurrò.

Un nuovo tuono squarciò il cielo, eppure Faith sentì chiaramente le parole di Wesley, ed ancora più chiaramente i sentimenti di lui.

“Non è la fine Faith Dazzle…te lo giuro…questo è solo l’inizio….”

***
[scritto in collaborazione con Maria]

**And the moment, I can feel that you feel that way too
Is when I fall in love with you**

Nel Caritas cadde il silenzio, mentre la voce di Kate sembrava vibrare ancora nell’aria. E Lorne, il demone verde che da anni leggeva le anime di coloro che cantavano nel suo locale, lo stesso uomo che era sopravvissuto alle penose esibizioni di Angel, si sentì mancare la terra sotto i piedi.

Letteralmente.

Arazzo? Trame complicate?
Al diavolo, l’anima di quella bionda era …un dannato romanzo di Dostojevskij quanto a complessità!

Ed Angel, il vampiro con l’anima, il cavaliere della luce, il tizio che lo aveva afferrato per le spalle,
impedendo che la sua testa si aprisse come un uovo di Pasqua, era un’idiota.

Un’idiota innamorato.

Un’idiota, che forse stava vedendo la luce…quella dell’anima di Kate in particolare.

C’era voluto un incantesimo che sovvertiva le leggi stesse della natura per farlo capire ad Angel.

Lorne scosse la testa, cercando di allontanare le immagini che aveva visto.
Le immagini di un futuro che avrebbe potuto essere.
Quelle del futuro che aspettava loro…posto che il vampiro gli lasciasse andare le spalle, per andare incontro a Kate.

Un futuro che spettava a lei, che dipendeva da lei, perché Kate era…
Lei era…
Deglutì, mentre le immagini del futuro si mescolavano a quelle di un passato fin troppo vicino…
E mentre i volti di Angel, e Kate, e Wesley,e Faith, si mescolavano a quelli di Spike, e della cacciatrice bionda, e di Giles, e di una strega rossa troppo, troppo sottovalutata…
E di gente che dovevano ancora conoscere…
E altra… che doveva ancora nascere…
Mentre il mondo turbinava nella sua mente, così come un giorno avrebbe potuto essere davvero…

***

“Mi sento come se l’avessi arrestata io… di nuovo…
e come… se fossi stata io a portargliela via… “
Kate abbassò gli occhi, deglutendo, fissando come ipnotizzata il pavimento di mattoni grigi del panitenziario che scorreva lentamente sotto di lei. Notando oggi imperfezione, ogni macchia… cercando, forse, con un mente distorta dal lavoro e da tutto quello che era tata la sua vita negli ultimi anni, una traccia di sangue…
Ma Kate non era ipnotizzata…
Non aveva il diritto di esserlo…
Perché sarebbe stato troppo facile.
E non c’era posto, nella sua vita, per qualcosa che fosse facile…
Non era mai stata ipnotizzata, Kate…
Tranne, forse, da un paio di occhi nocciola, che nascondevano un’anima ancora più antica di quel che lei stessa aveva immaginato…
“Non è colpa tua…” Mormorò Angel al suo fianco.
Alto, rassicurante, la sua ombra sulle pareti anonime che copriva quella di lei fino a farla scomparire. “ è stata Faith a scegliere… ed ha fatto la scelta…”
“Cosa?!”
Si fermò, staccano dl bordo della camicia il passi e consegnandolo a una Secondina dall’aria anonima, più grigia del grigio che la circondava, e che non pareva aspirare a nulla, nella propria esistenza, che mantener quel posto grigio, dietro un banco lucidato da braccia prigioniere, a ricevere e consegnare passi…
E approfittandone per guardare Angel negli occhi, mentre lentamente lui imitava i suoi gesti.
Gli altri.. Cordelia… Wesley, erano già usciti… camminando davanti a loro, quasi di corsa.
Perché era questo che Wes aveva dovuto fare, non appena la porta di ferro che lo aveva separato da Faith si era chiusa davanti a lui.
Per non avventarlesi contro.
Per non sradicarla dai cardini, se fosse stato necessario…
Correre… fuggire…
Da qualcosa di così grande che avrebbe potuto abbattere l’intera prigione…
E insieme… incontro ad essa…
Perché Kate sapeva… Kate sentiva che Wesley Wyndham Price non avrebbe mi rinunciato a Faith…
Alla sua cacciatrice persa e ritrovata…
Esattamente come lei non avrebbe mai rinunciato al suo testardo osservatore inglese…
Così vicini… e con tante mura a separarli l’una dall’altro…
“Giusta?!” Continuò, senza staccare gli occhi da quelli di Angel. “ E’ questo che volevi dire, vero?!
Ha fatto la scelta giusta…
E si è rinchiusa in una prigione, dove non potrà essere utile a nessuno… mentre un uomo, fuori di qui, ha il cuore spezzato… “
Si guardarono, e Kate non seppe dire chi dei due abbassò gli occhi per primo.
Chi dei due fuggì
Allora, come talmente tante volte…
E non seppe dire chi riprese a camminare, mentre la grigia secondina, dietro di loro, non degnava di uno sguardo quei due strani visitatori dai discorsi troppo complessi.
E quando la l una le sfiorò la pelle, insieme a un ansito leggero di vento, non le sembrò più calda, o antica, della voce di Angel.
“Conosco una poliziotta…” Mormorò al suo fianco. “ che avrebbe potuto essere utile a molta gente… se solo non si fosse presa le colpe di un altro… se solo non si fosse messa nelle condizioni… di farsi radiare… “
calda… la brezza notturna, la voce di Angel… e quasi non riusciva a distinguerle…
Sorrise, nonostante l’inquietudine istintiva provocatole dalle guardie armate, dalle alte mura scure, dai riflessi di metallo ala luce lunare.
Sorrise. Forse perché sapeva che una di quelle mura, Angel, avrebbe potuto superarla con un balzo.
Per salvare un donna in pericolo, forse…
Una donna che non sarebbe stata lei…
“Si presume… “ Rispose, tornando a guardarlo. “ Che Faith sia un po’ più intelligente di quella poliziotta idealista… “
Erano fuori, ora. Fiori dal cancello… fuori dalla prigione… e forse era per questo che le riusciva di respirare più facilmente… o , forse, era la presenza di Angel acanto a lei…
La guardava…
Fissava dritto nei suoi occhi.
E quell’anima antica sembrava parlare alla sua.
Dio… Dio quanto avrebbe voluto rispondere a quell’anima…
Quanto avrebbe voluto non avere così paura…
E non essere terrorizzata dai suoi mille fantasmi…
Mille e uno… se contava fra di essi lo spettro di una ragazzina bionda… appena tornata dall’impossibile…
“Chiunque… “ Abbassò lo sguardo. “ sarebbe più intelligente… di quella poliziotta idealista…”
“Kate…”
Poteva essere ?! Poteva davvero essere…
Avrebbe davvero potuto parlare a quell’anima…
Anche adesso, che non c’erano più pericoli o emergenze da sventare…
Tutto sembrava possibile, in quello squallido parcheggio che sapeva di grida, con una luna fin troppo piena in cielo…
Eppure , quando Kate sollevò gli occhi, lo fece per vedere lui abbassare i propri, e mormorare, con voce sottile :
“Vuoi che ti accompagni a casa?!”
Strinse le labbra.
Ma non fece a tempo a rispondere.interrotta dalla voce squillante di Cordelia Chase.
“Ma quale casa?!” Esclamò la donna, ferma in piedi accanto all’auto di Angel, su cui Wesley era già salito. “ Se non ci facciamo vedere al Charitas, Lorne ci userà come olivette nel suo prossimo cocktail! “ Strinse le braccia al petto, perentoria. “ Avanti! E non sognatevi nemmeno che canti per prima!”
non aspettò che la raggiungessero, per tornare in macchina, ne Angel e Kate aspettarono di guardarsi ancora.
Come se nessuno dei due avesse più il coraggio di farlo.
Dopo aver perso il loro attimo … la copia malinconica di mille altri.
Con in più una luna rotonda che rideva di lei.
Di quella poliziotta ancora troppo troppo idealista.
Eppure, sorrise Kate, mentre lentamente si avviava alla macchina.
Con lui.
Sorrise, rendendosi conto di quanto, in quel momento, le riuscisse più semplice che nell’ultimo anno e mezzo.

***
[46]

Kate trasse un respiro profondo, non le piaceva il silenzio che era calato nel Caritas dopo la sua esibizione.

Il locale era vuoto, fatta eccezione per Angel, Cordelia e Lorne…Wesley era andato via subito, e nonostante le parole di Angel alla prigione, Kate non aveva potuto fare a meno di sentirsi in colpa nei confronti della cacciatrice e del suo osservatore.

Lorne sembrava un po’ troppo pallido, ed era stranamente aggrappato ad Angel.

Angel…Angel l’aveva guardata mentre cantava, e Kate si era ritrovata a combattere contro i battiti impazziti del suo cuore, contro i ricordi…contro quello che provava per il vampiro.

Anche in quel momento lottava, mentre scendeva dal palco.
Lottava, per non correre verso di lui.
E prendergli le mani tra le sue.
E dirgli che non le importava che fosse un vampiro, che lo amava, lo amava con tutta se stessa.

Lorne, che era ancora aggrappato ad Angel, sgranò leggermente gli occhi guardandola, e Kate si ritrovò a sorridere, nuovamente.

“Allora?” domandò lei a bassa voce.

Lorne girò la testa di lato, guardando Angel, poi tornò a guardare lei e disse: “Credo che sia arrivato il momento per voi due di parlare, non ci sono più fantasmi, sapete?”

Kate sapeva di stare arrossendo alle parole di Lorne, ma non le importava, non mentre incontrava lo sguardo di Angel.

Sorridevano gli occhi di Angel, come non le era mai capitato di vedere.

Erano davvero al Caritas? Davvero avevano preso parte ad un complicato rituale di magia per riportare indietro una cacciatrice da un’altra dimensione?

Kate non ne era più sicura, era conscia solo dello sguardo di Angel…
Tempo, spazio…avevano smesso di avere significato.

“Ragazzi? Occhi a cuoricino va bene, supporto voi due che fate gli occhi a cuoricino…ma fuori di qui, chiaro?” intervenne Lorne, spezzando, se pur brevemente, il contatto tra loro.

“Dobbiamo andare” disse Angel a bassa voce, tornando a guardarla.

“Sembra di sì…” commentò Kate.

Ipnotizzata…ora si sentiva ipnotizzata, persa nello sguardo nocciola di Angel.

“Forse vi riuscirebbe un po’ più comodo se Angel lasciasse andare Lorne, no?”

Cordelia si era avvicinata, eppure Kate non riusciva a distogliere lo sguardo da Angel…e sentì con assoluta chiarezza, che lo stesso valeva per lui.

Angel sorrise, e Kate si ritrovò ad imitarlo, mentre lui lasciava andare Lorne.

Il demone verde, barcollò, e solo l’intervento di Cordelia gli evitò di cadere.

“Poi questa me la devi spiegare…” mormorò Cordelia, ma Kate registrò solo marginalmente le parole della ragazza.

Angel era accanto a lei, e le aveva preso una mano tra le sue.

“Guardali” fu il commento sussurrato di Lorne.

Kate scosse leggermente la testa.
No…non era ipnotizzata.
Era…era ubriaca.

Ubriaca di amore.
Ubriaca di felicità.

E voleva che non finisse…voleva che durasse per sempre.

Ed il cuore sembrò volerle scoppiare in petto, quando Angel mormorò: “andiamo a casa?”

Casa…

La donna si limitò ad annuire, non fidandosi della sua voce in quel momento.

Casa…

Lei era con Angel…con l’uomo che amava.
Lei…era a casa.

FINE