Pieces of you

-1-


Sunnydale, Agosto 2001

Era diventato veloce, incredibilmente veloce.
Furia senza voce, senza volto.
Furia pura, che fendeva l’aria, squarciandola con urla disperate di demoni che cadevano sotto i suoi colpi.

Neanche una parola.
Neanche uno sguardo.

Solo furia.
Furia che scintillava nella notte, sbucando da ombre più luminose del suo cuore.

La testa del demone rotolò a terra, bagnando l’erba col blu del suo sangue.
Un’espressione stupita sul suo capo mozzato.

Non lo aveva sentito arrivare.
Nessuno lo faceva.

Non vi era tempo per parlare.
Non vi era tempo per giocare.
Non più.

Spike sollevò la testa, dilatando le narici, tendendo i sensi, captando i rumori della notte.
Una mano andò sul collo e sangue gli inumidì le dita.

Era il suo sangue?
Era stato ferito?

Probabilmente sì.
Veniva ferito di solito.
Quando i demoni riuscivano a lottare.

Voleva che lo ferissero.
E per pochi secondi ogni notte, desiderava che uno di loro fosse più veloce, più micidiale.
Che uno di loro avesse…

<Una…buona…giornata…>

…fortuna.
Durava poco però.
Durava sempre troppo poco.

Aveva ancora cose da fare.

<Fino ala fine del mondo…anche se è stanotte.>

Mentre la spada roteava tra le sue mani e gli occhi fendevano l’oscurità di quella notte morente, si domandò per l’ennesima volta quando esattamente gli fosse cresciuta una coscienza.

E la risposta dilatò un po’ di più, lo squarcio che aveva dentro di se.

Era accaduto quando aveva visto il corpo senza vita di Buffy riverso a terra.
Morta.
Era morta per salvare il mondo, per salvare Dawn.

Era morta perché lui aveva fallito.

Aveva stretto a se Dawn durante il funerale.
Ignorando gli sguardi degli altri.
Ignorando il dolore.
Ignorando il mondo.
Perché il mondo era divenuto una lapide di pietra.

Senza nemmeno pensare, voltandosi troppo velocemente, perché i suoi occhi potessero registrare realmente le immagini, Spike decapitò un altro demone.

Lo cercavano i demoni.
Volevano il traditore.
Volevano il rinnegato.
Volevano il bastardo che uccideva membri della sua stessa specie.

E Spike lasciava che lo braccassero.
Spike lasciava che lo trovassero.
Spike lasciava che facessero il suo gioco.

Nessuno avrebbe potuto fermarlo.
Nessuna ferita era troppo grave.
Nessun dolore troppo grande.

Il suo corpo guariva.
Continuava a farlo.

Di nuovo guardò il cielo: l’alba si avvicinava, riusciva a sentirne l’odore, eppure non aveva fretta di tornare alla sua cripta.

Camminò lentamente nel cimitero, guardandosi attorno. Il suo corpo era stanco, stremato dalle lunghe ore di allenamenti prima, e combattimenti poi.
Era la sua mente ad essere lucida, sveglia.
Come sempre.

Si mosse sicuro, avrebbe potuto percorrere quel tragitto ad occhi chiusi. Vedeva in lontananza il salice piangente, immobile.

Non un alito di vento muoveva le foglie.

Intravedeva il bouquet di margherite. Doveva essere stato posto quel giorno, i fiori erano ancora freschi.

I fiori erano sempre freschi.

Avanzò di qualche passo. Riusciva a leggere quanto c’era scritto sulla lapide ora:

Buffy Anne Summers.
1981 ~ 2001
Amata Sorella
Amica Devota
Ha salvato il mondo.
Tanto.

Conosceva quelle parole.
Le aveva lette decine di volte.
Ed aveva ricordato.
Ogni volta.
Aveva ricordato di un tempo in cui la morte di Buffy era stato il suo desiderio più grande.

<Una…buona…giornata..>

Spike strinse i denti, ricacciando il groppo che gli si stava formando in gola, in fondo, sempre più in fondo, lì dove risiedevano il suo dolore, i suoi sensi di colpa.

Aveva avuto la sua buona giornata.

Ed aveva avuto il sapore di lacrime e sangue tra le sue labbra.
Ed aveva bruciato la sua pelle, insieme al sole che era sorto sulla pelle senza vita di Buffy.

Chiuse gli occhi per un istante.

<Lo sai che non ce la faremo tutti….>

Stringendo i pugni chiusi contro i fianchi.

<Conto su di te, Spike. >

Si lasciò andare ad un piccolo sospiro prima di riaprire gli occhi.
Il cielo stava rischiarandosi, presto avrebbe fatto giorno…un nuovo giorno.
Spike era stanco.
Ma già sapeva che quella stanchezza non sarebbe stata abbastanza.
Non per lui.

Dischiuse le labbra, tentato come ogni notte di parlare, ma chiuse di scatto la bocca.
Dando le spalle alla tomba di Buffy.
Del suo amore.
Forse, la notte seguente avrebbe parlato.
Forse le avrebbe detto quanto sentiva la sua mancanza, quanto anche i suoi pugni gli mancassero.

La notte seguente, lo avrebbe fatto la notte seguente.