True colors


8 Colpa mia

AUTORE: Phoebes
E-MAIL: phoebes@tiscali.it
SPOILER: prime tre stagioni di BtVS, con riferimenti specifici a “Faith, Hope and Trick” (L’incantesimo), “Beauty and the Beasts” (La Bella e le Bestie) e “Band Candy” (I dolci della banda), puntate numero 3, 4 e 6 della 3ª stagione.
PAIRING: nessuna in particolare (a parte Giles e Joyce!).
RATING: PG, tanto per stare tranquilla per la presenza di qualche parolaccia;
AU, quindi probabili out of character.
TIMELINE: terza stagione di BtVS.
SUMMARY: Periodo di nuovi arrivi a Sunnydale: buoni, cattivi, nuovi amici e vecchie conoscenze…
DISCLAIMER: i personaggi (tranne Silvia) purtroppo non mi appartengono, ma appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt la Warner Brothers, la Mutant Enemy Production, la UPN e la Fox. L’idea dei Maestri della Notte proviene dal fumetto “Dampyr” della Sergio Bonelli Editore, ma l’ho modificata. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
FEEDBACK: sì sì sì, sempre graditissimo! Scrivete pure per qualsiasi cosa: complimenti, insulti, chiarimenti.
NOTE: Inizialmente ero partita pensando di includere in questa fan fiction solo “Band Candy”. Poi è successo che mi sono comprata i dvd della prima parte della 3ª stagione, mi sono rivista le puntate, e m’è venuta voglia di aggiungere pezzi!
Come al solito (scusate, sono noiosa, lo so!), qualche raccomandazione: do sempre per scontato che le puntate sono già conosciute (stavolta forse più del solito!), per cui ci sono spesso solo alcuni accenni agli avvenimenti. Inoltre, ho modificato i tempi rispetto alla serie, per cui ho inserito le date perché si capisse quanto tempo passava.

Un’ultima nota tecnica:
« » indicano i discorsi
< > indicano i pensieri
* * indicano qualcosa detta con enfasi


Dedico la fan fiction a tutti quelli che mi hanno fatto i complimenti, e in particolare a Giulia (sono davvero contenta di aver scritto questa fanfic, visto che mi ha portato a conoscerti!).
Grazie tantissimo a tutti, sapere che c’è qualcuno che aspetta che scrivo mi rende la cosa ancora più piacevole!
Grazie, grazie, grazie!

Colpa mia

.

Tal di me schiavo, e d’altri, e della sorte,
conosco il meglio ed al peggior mi appiglio,
e so invocar e non darmi la morte.
(Ugo Foscolo)




PRIMA PARTE
Confronti


« Non so perché ma direi che c’è una nuova cacciatrice in città. »
(Oz, “Faith, Hope and Trick”)



19 ottobre 1998
Silvia era sdraiata sull’erba. Guardava il cielo farsi sempre più scuro. Era il tramonto. Apparve Venere. < La dea dell’amore >, pensò. E per associazione la sua mente volò a Spike. Ma i suoi pensieri non dovettero andare molto lontano: il vampiro era in piedi, lì, vicino a lei. Silvia gli sorrise: « Sei in ritardo », disse con dolcezza. Spike rimaneva serio e muto. Si sedette accanto a lei, con un braccio appoggiato alla gamba piegata. Non la guardava. Silvia si tirò su a sedere: « Sei arrabbiato con me? », gli chiese. Il vampiro annuì.
« Be’, sappi che la cosa è reciproca. » Il tono di Silvia era sempre dolce, e lo sguardo sereno, nonostante le parole.
Finalmente Spike si voltò a guardarla, e finalmente parlò: « Non puoi dare la colpa a me. Sei solo tu la colpevole. »
« Lo so », disse soltanto lei, e iniziò a piangere silenziosamente. Spike rimase a guardarla, sempre con la stessa impassibile espressione. Poi sbuffò, e si alzò per andarsene. Alle lacrime silenziose di Silvia, presto si aggiunsero i singhiozzi, e la ragazza si prese il volto tra le mani. Pianse per un tempo che le sembrò molto lungo. Poi qualcuno le prese i polsi, e dolcemente le allontanò le mani. La ragazza aprì gli occhi e vide Spike. Smise di piangere, e il vampiro le asciugò delicatamente le lacrime che ancora le bagnavano il viso. Sorrise, stavolta, e Silvia si perse nei suoi occhi. Poi lui la baciò.
Si sdraiarono entrambi sul prato, abbracciati, e rimasero a guardare le stelle.
Silvia chiuse gli occhi, poggiando la testa sulla spalla di Spike. Si sentiva così tranquilla… senza un solo problema al mondo. Riaprì gli occhi, e si trovò a fissare il soffitto. Era a casa sua, nel suo letto.
Guardò la sveglia sul comodino. Le 10 e 37. Ancora. Mancavano così tante ore al tramonto, alla caccia…
Comunque si alzò. Non voleva riaddormentarsi, non voleva sognare di nuovo Spike. E le poche volte che non era Spike, si trattava di Angel. Non ne poteva più.
< Forse dovrei cercarmi un lavoro >, pensò. < Almeno avrei un modo per occupare le giornate! >


Biblioteca del Liceo di Sunnydale, qualche ora dopo.
« Ehm, forse dovrei presentarvi di nuovo. Faith, questo è Giles! »
« L’ho visto. Se avessi saputo che era così giovane e carino, avrei richiesto un trasferimento! »
Buffy era disgustata: « Okay, alzate la mano se.. “bleah”! ». Xander subito la imitò nel gesto.
« Bene, lasciando da parte per il momento la questione della mia giovinezza e avvenenza, direi che è una fortuna che Faith sia arrivata proprio ora! »
Silvia sorrise. Giles stava spiegando dei nuovi omicidi avvenuti in città, ma lei non lo ascoltava, era distratta dai suoi pensieri: aveva notato quanto a Buffy avessero dato fastidio quei commenti sul *suo* osservatore, e questo la faceva sorridere. Povera Buffy, la nuova cacciatrice proprio non le piaceva! Più che comprensibile, però: si sentiva minacciata. Era da poco tornata a riprendersi la sua vita, ed ecco che un’intrusa sembrava venuta apposta per appropriarsene. Aveva conquistato i suoi amici, trattava Giles con familiarità…
Ma a lei Faith piaceva. Era strafottente e piena di sé un tantino al di sopra del sopportabile, ma tutto sommato le era simpatica. Restava da vedere però se la simpatia era reciproca: non le aveva ancora detto di essere una dampyr. Voleva parlarle al più presto, non commettere lo stesso errore che aveva fatto con Buffy, però non riusciva a trovare l’occasione giusta.
< Sì, adesso glielo dico… magari aspetto che siamo sole, però… oppure potrei dirglielo stasera… oppure potrei aspettare domani… oddio, ma devo dirglielo per forza? >



20 ottobre, sera tardi.
Le strade erano silenziose, nessun vampiro in giro… le cacciatrici potevano rilassarsi un po’ dopo la lotta con Kakistos. Camminavano insieme senza parlare. Buffy voleva dire qualcosa, ma non trovava le parole per cominciare. All’improvviso però sentirono dei passi in corsa dirigersi verso di loro: una vittima in fuga? Nonostante la stanchezza, scambiandosi solo uno sguardo d’intesa, si prepararono alla lotta, ma leggermente in ritardo, perché non fecero in tempo ad evitare la furia che, girato l’angolo, le travolse in pieno, mandando Faith a terra.
« Oh, siete qui! Scusa, Faith! », disse Silvia alzandosi velocemente ed aiutando la cacciatrice che aveva atterrato a fare altrettanto.
« Vi stavo cerando! », continuò la dampyr: « Ho saputo di Kakistos… ma perché non mi avvertite quando ci sono certe emergenze? Ok, un po’ la colpa è mia, dovrei essere più presente alle riunioni in Biblioteca, e anche alla ronda, ma eravate in due, non pensavo ci fosse bisogno di me, però Kakistos… »
« Non ti preoccupare, Silvia, l’abbiamo sconfitto. », le spiego Buffy.
« Oh… be’, meno male! Scusatemi, allora, per avervi investite! Ero preoccupata! »
« Sì, tranquilla, ce la siamo cavata anche senza di te, ma grazie lo stesso! », le disse Faith dandole un’accondiscendente pacca sulla spalla e lanciando a Buffy uno sguardo eloquente: < Ma che ha ‘sta ragazza? È un po’ fuori? Che aiuto poteva darci? Le cacciatrici siamo noi! >
L’altra cacciatrice comprese: « Ehm… Faith, credo proprio che Silvia debba dirti qualcosa!
Noi stavamo andando a mangiare un boccone, vieni con noi? », chiese poi alla dampyr.
« Sì, va bene, così parliamo… ». < D’accordo, è arrivato il momento, non posso più rimandare! >
Qualche tempo dopo le tre ragazze erano sedute intorno ad un tavolo, le due cacciatrici finalmente sazie dopo un sostanzioso spuntino, mentre la dampyr tamburellava nervosamente sul suo bicchiere di aranciata. Aveva spiegato tutto a Faith, e ora aspettava le reazioni della ragazza.
« Quindi sei forte quanto un vampiro? », chiese questa.
« Sì, all’incirca… dipende dal vampiro. »
« E tuo padre sarebbe? »
« Un maestro della notte. »
« Sì, ho capito… intendevo il nome… magari l’ho incontrato! »
« No, non credo, o almeno spero per te di no. Di sicuro non è morto. Lo saprei. »
« E allora, questo nome? »
« Perché ti interessa tanto? »
« Sono curiosa! »
« Be’.. ne ha tanti di nomi, e quale sia quello vero non lo so proprio, e sinceramente neanche mi interessa. »
« Be’, dimmi allora tu come lo chiami? »
« Di solito.. “grandissimo stronzo”. »
Faith scoppiò a ridere: « Anche io chiamavo così mio padre! »
« Allora mi puoi capire! », disse Silvia sorridendo.
« Bene, allora visto che siete d’accordo per quanto riguarda la figura paterna… », si intromise Buffy, che fino a quel momento era rimasta in silenzio: « …possiamo anche andare, che dite? Sono piuttosto stanca! »
« D’accordo, ma prima finiamo il discorso: c’è dell’altro che Silvia deve dirmi, no? »
« Altro? », chiese la dampyr colta di sorpresa, guardando preoccupata Buffy: « No, non credo.. che altro? »
« Vuoi dire che era tutto qui? Da come hai cominciato credevo che fosse qualcosa di tremendamente importante! »
« Be’, tu sei una cacciatrice di vampiri, e io sono per metà un vampiro, pensavo fosse importante fartelo sapere. »
La bruna cacciatrice si alzò da tavola, e posò una mano sulla spalla di Silvia con espressione divertita: « Tu ti fai troppi problemi, tesoro! Impara a goderti un po’ la vita!
Ciao ciao care! », aggiunse poi uscendo dal locale: « Io vado a fare a pugni col materasso, ci si vede! ».
« Caspita! », fu il commento di Buffy quando Faith fu uscita: « Si è ripresa davvero in fretta! »
« Ripresa da cosa? »
« Kakosmos. »
« Kakistos! »
« Sì, quello che è. Era sconvolta, prima. Aveva davvero paura di quel vampiro, tremava.. era terrorizzata! »
« Faith?!? Si stenta a crederlo! E poi? Cos’è successo? »
« Ha combattuto, e l’ha impalettato. E ora sembra essersene già scordata. C’è riuscita, l’ha superato. Ne ha passate tante, ma ce l’ha fatta. Se l’è lasciata alle spalle. »
« Già. » Silvia bevve l’ultimo sorso della sua aranciata, poi si schiarì la voce: « Essendo io la più anziana tra noi due… », disse con tono tra il solenne e il faceto: « …mi sento in dovere di far notare l’insegnamento che si può trarre da tutto ciò. Superare le cose, lasciandosele alle spalle. ». Poi tornò seria: « Sai, vero, a cosa mi riferisco? ».
L’altra annuì: « Ma sai come si dice: è più facile a dirsi che a farsi. »
« Lo so. Infatti potremmo cominciare a dirlo. »
« Cioè? »
« Innanzitutto, potremmo parlarne un po’ tra di noi, se ti va. E poi, raccontarlo agli altri. Penso che ci farebbe bene. »
« D’accordo. Sì, è l’unico modo per superarlo, giusto? Accettare che è finita. Buttarselo alle spalle. »

SECONDA PARTE
Schiavitù


Devi buttare il passato nel tuo didietro.
(Pumbaa, “Il Re Leone”)



21 ottobre, mattina.
« Giles, ho urgente bisogno di parlarti! », esclamò Silvia entrando di corsa in Biblioteca: « Stanotte … » si fermò notando le facce dei presenti: Giles, Xander, Willow e Oz sembravano piuttosto preoccupati. « Cos’è successo? », chiese.
« Stanotte, c’è stato un omicidio. », le spiegò Giles: « E forse… »
« Forse sono stato io. », finì Oz.
« Ma.. com’è possibile? Eri chiuso nella gabbia, sorvegliato… »
« Il cancello era chiuso, ma la finestra no. », continuò il ragazzo, stringendo la mano di Willow: « E Xander si è addormentato. »
Silvia gli si avvicinò: « Su, calmati. Non ne siamo sicuri, no? Non è detto che sia stato tu. E poi stanotte è successo qualcosa… di soprannaturale.
È per questo che ero venuta, Giles. », aggiunse poi rivolta all’osservatore: « Puoi darmi qualche spiegazione? »
Tutti rimasero in attesa del responso, sperando che Giles potesse chiarire le cose, e scagionare Oz.
« Ehm… », disse finalmente questi dopo un po’: « Potresti essere un po’ più precisa? È successo qualcosa… cosa? »
Stavolta era verso Silvia che si rivolgevano i sei occhi speranzosi.
« Io ho “sentito” qualcosa. Tu non hai avuto nessun sentore di un evento… soprannaturale? Come… come l’aprirsi di un portale, un collegamento tra più dimensioni… »
L’osservatore scosse la testa: « No, mi dispiace, non ho sentito niente del genere, ma vedrò di informarmi. Potresti darmi qualche informazione più precisa? »
« Sì, certo. È stato ieri sera. Sarà stata mezzanotte e mezza, forse l’1 meno ¼, credo. Non so l’ora precisa. Ero da poco tornata a casa, ma non ho guardato l’orologio. All’improvviso ho sentito come… se ci fosse un terremoto, ma la stanza era ferma, ero solo io a sentirlo. E poi ho avvertito chiaramente un… non so come spiegarlo. Una specie di.. strappo; ma non è la definizione giusta. Però mi ha ricordato quando… quando si apre un collegamento tra più mondi. »
« Ed è una cosa che fai spesso? », le chiese Xander.
« Cosa? »
« Collegare i mondi. »
« Xander! Non sto scherzando! Non riesco a spiegarvi come, ma è questa l’impressone che ho avuto. »
« D’accordo », concluse Giles: « Controlleremo anche questo. »
Oz non sembrava molto rincuorato. Continuava a stringersi alla sua ragazza, pensieroso. Silvia gli posò una mano sulla spalla: « Non angosciarti, Oz. Non c’è ragione di preoccuparsi. E stanotte resterò io a farti la guardia! »
« Tu? Meno male che non dovrei angosciarmi! »
« No, scusa, non volevo dire questo! Volevo solo dire che… mi dispiace. È colpa mia, io avevo promesso di aiutarti a controllare il tuo demone, e non l’ho fatto. Ho rimandato mese per mese, e se non l’avessi fatto tu ora non avresti questo dubbio, ma saresti tranquillo. E poi voi andate a scuola, io non ho nulla da fare, non mi costa nulla passare una notte in Biblioteca. »
« Va bene. », concluse Giles: « Stanotte tu resterai con Oz, io ho le mie ricerche da fare, e voi… potreste andare all’obitorio a vedere cosa trovate sul cadavere. Buffy e Faith faranno la ronda. »


Silvia si sentiva terribilmente in colpa. Se davvero era stato Oz ad uccidere quel ragazzo la sera prima, lei se ne sentiva in parte responsabile. Non solo perché aveva promesso di aiutarlo a controllare l’istinto del lupo (sapeva che c’erano licantropi che ci riuscivano), ma anche e soprattutto perché di recente si era molto allontanata dagli amici: non accompagnava più Buffy durante la ronda, specie da quando era arrivata Faith, non partecipava più alle riunioni in Biblioteca… si limitava a farsi viva ogni tanto. < Già con Kakistos ho rischiato grosso, ma per fortuna Buffy e Faith se la sono cavata. Se fosse successo loro qualcosa, non me lo sarei mai perdonato. E ora Oz. Ma che mi sta succedendo? È vero, sono sempre stata un tipo solitario, ma ora sto davvero esagerando! È anche vero che neanche loro mi hanno mai cercata… Ma non è il caso di mettersi a fare la vittima! Anche se non faccio parte degli “intimi” del gruppo, non vuol dire che non sono miei amici! E poi forse sono solo tutte mie fantasie, ultimamente mi sento estranea dappertutto! Anche qui al Liceo: l’anno scorso lo frequentavo, ero una di loro, ed ora a camminare per questi corridoi mi sento un aliena, come se si accorgessero tutti che non sono come… >
« Silvia! »
« Oh, Buffy, ciao! Scusa, non ti avevo vista! »
« E neanche sentita! Ti ho chiamata tre volte! »
« Scusa, ero soprappensiero! »
« Come mai sei qui? »
« Ero venuta a parlare con Giles di una cosa… e tu come mai non sei a lezione? ». Le due ragazze si incamminarono insieme verso lo spazio per la ricreazione.
« Per quest’ora ero esonerata », spiegò Buffy prendendosi una bibita dietetica dal distributore: « Perché dovevo andare a parlare col signor Platt. ». Si sedettero sul divanetto.
« E chi è il signor Platt? »
« Lo psicologo della scuola. »
« Ah, già, Snyder e le sue condizioni… e com’è andata? »
« Non male, devo dire. È stato incredibilmente.. perspicace. Ha capito tutto quello che pensavo. »
« Be’, è il suo mestiere! »
« Sì, ma la cosa che mi ha colpita è che ci ha azzeccato più di quanto lui stesso probabilmente ha immaginato! »
« Su, dai, racconta: che ti ha detto di così illuminate? »
« Prima di tutto ha detto che siamo tutti pazzi. »
« Ha detto proprio così? »
« Più o meno, qualcosa tipo che chi dice di non esserlo, o mente o non è molto intelligente. »
« Mhm… interessante teoria! »
« Poi mi ha detto - reggiti forte! - che tutti abbiamo i nostri demoni, ma che è possibile sconfiggerli. »
Silvia rise: « Hai ragione! Sorprendentemente perspicace! »
« Poi mi ha chiesto di spiegargli perché ero scappata, e io gli ho detto che avevo avuto una delusione amorosa. »
« Be’, un po’ riduttivo, ma in fondo era la verità. »
Buffy annuì: « Gli ho detto che avevo un ragazzo, il mio primo amore, ma è finita male. E siccome io ero restia a parlare, lui mi veniva incontro, e ha indovinato tutto! »
« Cioè? »
« Mi ha detto “L’hai amato, e poi lui è cambiato, vero? È diventato cattivo, ma tu non hai smesso di amarlo”. »
« Povera Buffy! Capisco allora cosa intendevi prima! », scherzò la dampyr.
La cacciatrice invece era pensierosa: « Sono contenta di avergli parlato », disse seria: « Mi ha detto le cose come stanno, ma senza giudicarmi. Ha detto che è normale farsi trascinare dall’amore, ma ad un certo punto non si può più continuare così. Devo tornare ad essere me stessa, perché se non ci riesco, l’amore diventerà il mio padrone e io il suo cagnolino. »
Silvia stette un po’ a pensare: « Forse dovrei andarci anch’io da uno psicologo. Credi che il signor Platt riceva anche gli esterni? », le chiese poi tornando a scherzare.
« No, non credo, mi spiace! »
« Peccato, sembrava simpatico! Ci andrai ancora? »
« Sì, devo, finché non sarà sicuro che non sono potenzialmente pericolosa. Ma come ti ho detto, in effetti non mi dispiace. »
Al suono della campanella Buffy dovette andare a lezione, e lasciò Silvia sola coi suoi pensieri: < “…l’amore diventerà il tuo padrone…”. Non l’avevo mai vista da questa prospettiva: è così pericoloso essere schiavi dell’amore? >

. : / § \ : .

Incatenato al muro della vecchia magione, col suo demone che gridava e lottava, e tentava di liberarsi, ma inutilmente.
Era così che Spike si sentiva.
Incatenato, sì, nonostante ora fosse libero da ogni condizionamento, visto che anche Drusilla l’aveva lasciato. Ora non doveva più pensare a nessuno, tranne che a sé stesso. Ora poteva fare tutto quello che voleva, e lo faceva.
Ma era incatenato.
Incatenato alla parete della magione, dietro cui si era nascosto, per vederla piangere per Angelus, senza pensare minimamente a lui.
E ogni giorno pensava a lei, ogni volta che chiudeva gli occhi la rivedeva davanti a sé, e ogni notte il demone si sfogava nella caccia, per cercare in tutti i modi di prendere totale possesso del suo corpo, ricacciando indietro ogni pensiero, ogni sentimento “umano”, per non pensarla più, per non soffrire più.
E ogni volta falliva.
Perché si ritrovava lì, incatenato a quel muro, inchiodato a quel momento che non era riuscito a superare.
Quando Drusilla se n’era andata, la cosa non gli aveva fatto nessun effetto, l’aveva lasciata andare senza protestare. Da allora non aveva fatto altro che andare avanti e indietro, cercando di mettere più chilometri possibile tra lui e Sunnydale, per poi ripensarci e viaggiare incessantemente giorno e notte per tornare da lei, salvo poi cambiare di nuovo idea. Aveva girato in tondo per tutta l’America latina, odiando ogni Paese in cu metteva piede, disprezzando le città e i villaggi, detestando ogni singolo momento del suo tempo.
E detestando se stesso.
Perché non era libero, era solo uno schiavo.
Schiavo dell’amore, schiavo di lei.


Biblioteca del Liceo di Sunnydale, dopo il tramonto.
« Allora, Oz, riproviamo: mi senti? Capisci quello che dico? Se capisci alza la mano destra! Ok, va bene una mano qualsiasi. No, le mani però sono quelle davanti… Oz, andiamo, lo so che puoi sentirmi, cerca di venire fuori! Combatti il lupo! Avanti! »
Dopo l’esame di coscienza di quella mattina, Silvia aveva deciso di darsi subito da fare per aiutare gli amici, e ci stava provando subito con Oz, cercando di tirare fuori la sua parte umana mentre era trasformato, ma senza nessun esito positivo. L’unico effetto che aveva prodotto sul licantropo era stato di farlo arrabbiare.
Stava cominciando ad esasperarsi anche lei, quando arrivò Buffy: « Ciao Silvia! Sono venuta a darti il cambio! »
« Ciao Buffy. Non dovevi fare la ronda con Faith? »
« Sì, ma la serata era piuttosto tranquilla, così ci siamo divise, e siccome non ho incontrato nessuno.. di cattivo, ho pensato di venire a ripassare un po’ francese per il test di domani. Tu vai pure a casa! »
« Ti ringrazio, ma preferisco rimanere. Tu però studia pure, non ti disturberò! »
« Sei proprio sicura? Sarai stanca.. »
« No, non preoccuparti! »
La cacciatrice sarebbe voluta rimanere da sola, ma non volle insistere per non insospettire l’amica. Mentre questa era distratta dal cercare di cogliere un barlume di lucidità nei ringhi del lupo mannaro, prese gli schedari del signor Giles e si allontanò per cercare i libri che le interessavano.


22 ottobre, mattina.
Come al solito Giles arrivò in Biblioteca puntualissimo. Trovò Silvia seduta accanto alla gabbia ad aspettare che Oz si svegliasse: « Buongiorno. », le disse sottovoce.
« Ciao. »
« Non hai chiuso occhio? »
« No, ma non preoccuparti: dormo già troppo di giorno. »
« Com’è andata con Oz? »
« È stato abbastanza tranquillo, non è uscito, e non si è proprio avvicinato alla finestra. »
« Bene, è un buon segno. »
« E le tue ricerche? »
« Non ho trovato nulla sullo strano fenomeno di stanotte. »
« Capisco. Va bene, non preoccuparti. », la ragazza sembrava molto delusa: « Oh, dimenticavo! » aggiunse poi:« C’è Buffy di là, è venuta per ripassare francese. »
La cacciatrice si era addormentata con un libro in mano. L’altro che stava consultando, invece, era caduto a terra. Giles le si avvicinò, e lei si svegliò: « Ehi », lo salutò.
« Ciao », ripose lui, chinandosi a prendere il libro caduto a terra.
Buffy se ne accorse troppo tardi, e cercò in qualche modo di distrarre l’osservatore: « Oh, signor Giles! Non la facevo così disordinato! Tutti questi libri fuori posto! »
« “Esplorare le dimensioni dei demoni” e “Il mistero di Acathla”. », lesse lui sulle copertine.
« Sì, dev’essere parecchio che li aveva qui, e ancora non li aveva messi a posto? ». Buffy sapeva che le sue argomentazioni erano poco credibili, e cercò di svignarsela, ma Giles la richiamò: « Buffy. »
Silvia intanto era saltata in piedi non appena aveva sentito nominare Acathla e le dimensioni demoniache, e si era avvicinata. Buffy passò lo sguardo un paio di volte da lei all’osservatore, poi si decise a dire qualcosa: « Ho fatto un sogno su Angel, e mi sono venute in mente alcune domande. »
« Direi che c’era da aspettarselo. Dev’essere stato un gran bel sogno. », le disse Giles sorridendole dolcemente: « Non pensavo sapessi a cosa serve uno schedario », aggiunse poi guardando verso Silvia con un’aria di lieve rimprovero.
« Guarda che io non c’entro nulla! », si difese la ragazza: « Ha fatto tutto Buffy, anzi, non ha detto niente neanche a me! »
« Ho sognato che tornava », disse Buffy, ignorando le ultime parole scambiate tra i due.
« Naturalmente. », commentò Giles.
« Buffy, perché non me l’hai detto? », chiese Silvia.
« Era solo un sogno, io non so se… »
« Sì, ma non è solo questo! », insistette la dampyr: « Quello che è successo ieri notte, ti ricordi? Le dimensioni che si congiungevano, e… »
« Silvia, mi dispiace. », intervenne Giles: « Come ti ho detto non ne sa niente nessuno. Ho telefonato ad alcuni amici che si occupano di queste cose, e non hanno saputo dirmi nulla. Ho provato a fare qualche ricerca su internet, ci sono dei siti dove segnalano questo tipo di avvenimenti, ma niente neanche lì. Pare che non sia accaduto nulla di soprannaturale, stanotte. »
« Ma io ho sentito… »
« Appunto, hai solo sentito. Magari hai avuto un giramento di testa. »
« Giles, mi prendi per scema? »
« No, non arrabbiarti. Volevo solo dire che tu hai avuto delle sensazioni, e che probabilmente hai *voluto* che significassero qualcosa. »
Silvia abbassò la testa: « Non me lo sono sognato », disse piano: « Qualcosa è accaduto davvero. »
« Può darsi », le concesse Giles: « Ma devi ammettere che non sei stata del tutto obiettiva. Hai detto che la sensazione di ieri notte ti ricordava quando si apre una porta tra due dimensioni, e la battuta di Xander non era del tutto fuori posto: quante volte ti è capitato di assistere ad una cosa del genere? »
« Be’, non molte, è vero. Ho capito a cosa pensi, e.. sì. Mi riferivo ad Acathla. Quello che ho sentito stanotte, qualunque cosa fosse, mi ha ricordato quando si è chiuso il vortice di Acathla. »
Giles sospirò. Gli dispiaceva distruggere le speranze delle due ragazze, ma purtroppo la verità era quella, ed era meglio che non si illudessero inutilmente: « Silvia, Buffy, credetemi, vi capisco. Mi spiace, ma non c’è niente di soprannaturale in tutto quello che vi è successo. Dopo che Jenny è morta, sognavo spesso che lei era ancora viva, che l’avevo salvata. »
« Sì, anche io l’ho sognato un sacco di volte, ma ti ripeto che il mio di stanotte non era un sogno! Ero sveglia! E collegato alla premonizione di Buffy… »
« Credi che sia una profezia? », le chiese l’osservatore.
« Potrebbe esserlo! Succede spesso alle cacciatrici, no? », azzardò Silvia guardando entrambi con espressione quasi disperata.
« Non lo so. », rispose Buffy: « Il mio sogno era molto reale. Davvero molto. Tridimensionale, in Dolby Sorround, con gli effetti speciali. Ma non so se era una profezia. Io… credo solo che… Mi ha fatto pensare. Esiste una sola possibilità che possa succedere? »
Silvia non disse nulla, guardando Giles. Conosceva la risposta, ma ugualmente sperava che l’osservatore potesse darle un responso diverso. Inutilmente.
« Non si hanno notizie di nessuno che sia mai tornato dalle dimensioni dei demoni », disse infatti con tristezza l’osservatore: « Una volta chiuso il cancello, non riesco ad immaginare come e perché possa accadere. »
« Già. Lo sapevo, però in fondo un po’ ci avevo sperato », Silvia sorrise, ma era terribilmente delusa, oltre che infinitamente triste. Ed era anche molto arrabbiata con se stessa per essersi permessa un’altra volta di illudersi. « Be’, io ormai non ho più nulla da fare qui, per cui vado via. Ci vediamo! », li salutò. Quando era vicina alla porta, sentì Buffy chiedere: « Ma… se per un attimo facessimo finta che.. Angel sia in qualche modo tornato a Sunnydale… come sarebbe? ». Rimase anche lei in attesa della risposta dell’osservatore: « Non saprei proprio. Da quanto sappiamo sulle dimensioni, sembrerebbe un mondo di terribili tormenti… ». Non riuscì ad ascoltare altro, e corse via cercando di trattenere le lacrime.

TERZA PARTE
Motivi


Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
(Lorenzo il Magnifico, Canti carnevaleschi)



29 ottobre, sera.
Caos, caos, caos!
L’intera città era uscita completamente di testa. O meglio, l’intera parte adulta della città. Non si vedeva un tale casino a Sunnydale dalla festa di Halloween dell’anno prima. E infatti come l’anno prima, anche stavolta dietro gli strani fenomeni che avevano colpito la popolazione c’era Ethan Rayne. Buffy però ancora non lo sapeva quando, seguita da un imbarazzante Snyder tornato adolescente, si era recata alla fabbrica di cioccolata. Non le fu difficile trovarla, il preside evidentemente non era rimbambito fino a quel punto. La cosa difficile, veramente, veramente difficile, fu non vomitare alla vista di sua madre e Giles che si baciavano. E quasi altrettanto difficile fu riuscire a staccare i due, e convincerli ad aiutarla.
Entrarono nella fabbrica. Era silenziosa e vuota. Aggirandosi nel kenyon formato dalle montagne di scatoloni di barrette al cioccolato, arrivarono nel punto dove la cioccolata veniva incartata e inscatolata. Un uomo stava parlando al telefono, dando loro le spalle.
« Ethan Rayne. », lo riconobbe Buffy.
L’uomo si voltò, sorpreso di vederli, poi scappò via. Buffy lo inseguì, ma lui conosceva la fabbrica, e sapeva orientarsi nel labirinto delle casse d’imballaggio. Sapeva già dove andare a nascondersi, sennonché voltato un angolo, andò a sbattere ad un pugno. Quando Buffy lo raggiunse, trovò Silvia che lo teneva per la camicia, sollevandolo di una decina di centimetri dal pavimento.
« Oh, Silvia! Meno male che ci sei anche tu! »
La ragazza lasciò andare Ethan, che cadde a terra, e si voltò verso la cacciatrice stringendo gli occhi come per vedere meglio: « Buffy? Sei tu? Oh, finalmente qualcuno che mi può aiutare! La cioccolata! Dov’è la cioccolata? »
« Come? »
Silvia le si avvicinò, posandole le mani sulle spalle, e appoggiandosi a lei: evidentemente non si reggeva bene in piedi. Infatti standole così vicino Buffy poté notare che la ragazza era completamente ubriaca: « Ho bisogno! di altra! cioccolata! Dov’è? ». Ed evidentemente era preda anche lei dell’incantesimo dei dolci della banda.
« Silvia, non adesso ti prego, abbiamo cose più importanti! », disse la cacciatrice scrollandosela di dosso e afferrando Ethan che cercava di scappare.
« IO HO BISOGNO DEI CIOCCOLATINI! », gridò però la dampyr, che sembrava in preda al panico: « Mi servono, hai capito? MI SERVONO!! », ed afferrò la cacciatrice per un braccio, strattonandola.
« Silvia, non ti ci mettere anche tu! », strillò Buffy, spingendola via. La ragazza cadde pesantemente a terra, e cominciò a piangere. Arrivarono Giles, Joyce e Snyder. Silvia vedendo l’osservatore e la madre di Buffy tenersi per mano, esclamò tra le lacrime rivolta alla cacciatrice: « Ecco, lo vedi che ho bisogno della cioccolata? Non ho altra consolazione! L’alcool non mi fa nessun effetto, e non posso neanche sfogarmi col sesso, perché Giles se l’è preso già tua madre! »
« Per prima cosa: “Giles” e “sesso” sono due parole che non vanno nella stessa frase senza negazione; secondo: che l’alcool non ti fa nessun effetto è solo una pia illusione, credimi; e terzo: mia madre non ha preso proprio niente!!! »
« Invece sì, e tu trovatene un altro! », intervenne Joyce rivolta alla “rivale”.
« Oddio!!! Per favore, signor Giles, faccia qualcosa! », supplicò la cacciatrice quasi isterica. Ma l’osservatore trovava alquanto esaltante essere conteso da due belle donne, e non aveva nessuna intenzione di interrompere la disputa sul più bello.
« Io non ne voglio un altro! », stava dicendo infatti Silvia infuriata a Joyce: « Voglio Giles! ».
« Arrivi tardi, carina! Sta lontana! Lo Squartatore è mio! »
« Mamma! », esclamò Buffy sconvolta, sempre tenendo fermo Ethan: « Giles non è tuo! »
Silvia sorrise trionfante a Joyce mentre si alzava in piedi a fatica: « Giusto! », esclamò.
« NO! » fece Buffy rivolta a lei: « Giles non è nemmeno tuo! Volete smetterla tutti quanti? Giles è MIO! Cioè, è il mio osservatore, e basta! ».
Ponendo in questo modo fine alla questione sul possesso di Giles, Buffy dedicò la sua attenzione a Ethan, interrogandolo per scoprire a che scopo aveva organizzato tutta quella faccenda.


Dopo parecchi tentativi, Silvia riuscì ad infilare la chiave nella serratura. Non era stata un’operazione semplice, visto che sulla porta erano comparse altre e due serrature, che per di più ondeggiavano e giravano tra loro, impedendole di capire qual era quella vera. Entrò barcollando, e si diresse in bagno, buttando la testa sotto un getto di acqua fredda. Quando Buffy si era messa ad interrogare Ethan, lei se l’era svignata portandosi appresso qualche altra confezione di barrette al cioccolato che era finalmente riuscita a trovare. Prima di tornare a casa, però, si era fermata in un bar semi distrutto da una rissa ancora in corso per prendere qualcos’altro da bere. Siccome al bancone non c’era nessuno, si era servita da sola prendendo quel po’ che era rimasto: vodka, rum, e anche una bottiglia di alcool puro a 95°.
Dopo qualche minuto di ammollo l’acqua fredda cominciò a fare effetto, e Silvia chiuse il rubinetto, leggermente più lucida di quando era entrata in casa, ma certo per niente sobria. Infatti si lasciò cadere a terra seduta, scoppiando a piangere ancora una volta. La rinfrescata le era solo servita a ricordarsi del perché aveva cominciato a bere: era sola, sola, SOLA! Non ne poteva più! C’aveva provato ad andare avanti, a farsi coraggio, a “buttarsi tutto alle spalle”. Ma niente, non c’era riuscita. Cominciò a prendere a pungi e calci qualsiasi cosa: le pareti, i mobili, anche l’aria. Infatti un errore nel valutare le distanze dovuto alla notevole quantità di alcool che le annebbiava il cervello, le fece perdere l’equilibrio e cadere pesantemente a terra, sbattendo la testa al baule delle armi che teneva accanto al divano. La botta la stordì leggermente, ma non le fece perdere i sensi. Però le fece venire un’idea. Aprì la cassa e si mise a rovistarvi dentro con foga gettando fuori armi di ogni genere, finché trovò quello che cercava: la sua vecchia pistola. La usava di rado, ma un paio di volte le si era rivelata molto utile: bagnando le pallottole col suo sangue, se centrava un vampiro in testa oppure al cuore, poteva essere molto più utile e sicuramente più veloce di una balestra, per colpire a distanza.
Silvia controllò se nel caricatore ci fosse qualche proiettile: ce n’erano tre. Girò il tamburo posizionandolo in modo che il primo colpo non fosse a vuoto e lo chiuse. Trattenne il respiro, mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare, e si puntò la pistola alla tempia. Rimase così per qualche secondo, poi sospirando lasciò cadere l’arma. Ricominciò a piangere seduta per terra, appoggiata al bordo del baule. Poi si alzò decisa, prese una spada che aveva tirato fuori prima nel rovistamento, si asciugò le lacrime e uscì diretta al cimitero. Non senza passare prima un’altra volta a fare rifornimento di alcolici.

Era strano che con tutta quella gente “impazzita”, non ci fossero vampiri in città. In un’altra occasione la cosa l’avrebbe stupita non poco. Ma era troppo ubriaca. Anche il cimitero sembrava deserto. Ecco però arrivare nella sua direzione una coppia di vampiri.
< Fantastico! Proprio la serata giusta per beccare due fidanzatini! >, pensò.
« Guarda, tesoro! », stava dicendo la donna, che l’aveva subito notata: « Un’ammazzavampiri! È una delle amichette della cacciatrice, vero? »
« Sì, se non sbaglio », rispose lui: « È la dampyr. Non sembra in gran forma, però. »
Silvia infatti non era molto ferma sulle gambe, ma sorrise con aria di sfida ai nuovi arrivati e brandì la spada davanti a loro: « Oh, e voi immagino credete di essere più in gamba di me! Fatemi vedere quello che sapete fare! »
Provò a fare un passo avanti, ma dovette appoggiare la spada a terra per reggersi. Faticava a mettere a fuoco gli avversari. Se avessero voluto avrebbero potuto finirla con un colpo solo. Ma non le importava.
« Uccidila, Raymond! » disse spazientita la vampira: « Approfittane, è ubriaca fradicia, neanche si regge in piedi! »
« Non è così semplice, zucchero. Lo sai che non posso bere il suo sangue! »
« Oh, per favore, io non ci credo ai dampyr, sono solo cazzate. Se non vuoi morderla, lo farò io. »
« Fatti pure avanti, *zucchero*! » la canzonò Silvia: « Potrebbe essere piacevole, per una di noi due… » così dicendo mutò il volto, e i due rimasero un tantino impressionati. Poi la ragazza provò di nuovo a sollevare la spada e ad avanzare, e stavolta ci riuscì con più successo. I due vampiri non erano comunque spaventati: era evidente che bastava un soffio a farla cadere, ma rimasero interdetti dalla sua mossa successiva: Silvia prese la spada dalla parte della lama, e la porse ai due: « Facciamo un gioco alla pari: se non potete mordermi, potrete comunque provare ad uccidermi con questa! »
« È proprio andata! » commentò la vampira, e mentre il suo compagno cercava di capire cosa ci fosse sotto, lei accettò subito l’invito. Prese la spada, ma colpì la dampyr con un calcio allo stomaco. La ragazza andò a finire a terra qualche metro più in là. Cercò di alzarsi, ma era ancora in ginocchio quando fu raggiunta da Raymond, che cominciò a prenderla a pugni. Il vampiro dovette fermarsi, però, quando lei cominciò a perdere sangue, perché colpendola si sentì bruciare.
« Aha! Dannazione! » esclamò: « Visto? », disse poi, rivolto alla sua donna, mostrandole la mano ferita: « Ho solo toccato il suo sangue, e guarda com’è conciata la mia mano! Pensa se l’avessi bevuto! »
« Povero cucciolotto! », disse lei avvicinandoglisi, ancora con la spada in mano: « Quindi era vero! Be’, liberiamoci di lei alla svelta, allora! »
Silvia giaceva distesa con la faccia a terra, priva di sensi. *Zucchero* le si avvicinò, sollevò la spada all’altezza della sua testa, ma prima che potesse abbassarla, si ritrovò in polvere. L’altro vampiro non ebbe il tempo di capire chi aveva ucciso la sua metà, vide solo la mano afferrare la spada prima che cadesse sulla ragazza distesa a terra, dopodiché la sua testa volò e divenne anche lui cenere.

Silvia cominciava a rinvenire. Sentì che qualcuno l’aiutava a rialzarsi e le stava dicendo qualcosa. Lentamente cominciò a mettere a fuoco il viso vagamente familiare, e a capire le parole: « … avevi in testa? La pazzia dilagante di stanotte ha preso anche te? »
« Faith, sei tu? »
« No, sono Demi Moore! Comodo avere un’altra cacciatrice pronta a salvarti il culo, vero? »
« Lasciami! » Silvia si strattonò per liberarsi. Faith colta di sorpresa la lasciò andare, e lei cadde in avanti. Cominciò a piangere. La cacciatrice non se ne preoccupò molto, anche a lei era capitato di ubriacarsi e non capire più niente. Cercò di rialzarla, ma Silvia continuava a mandarla via. Farfugliava improperi, ma con la voce impastata dall’alcool, Faith capiva meno della metà delle cose che diceva.
La ragazza tuttavia era troppo debole e stordita per opporre una seria resistenza alla cacciatrice, e alla fine si lasciò portare a casa e medicare.
Faith se ne andò lasciandola profondamente addormentata: « Domani avrai un gran mal di testa », le disse: « ma spero ricorderai qualcosa, così mi spieghi cosa diavolo ti è preso! »



30 ottobre
Il mattino dopo la grande nottata, al Liceo di Sunnydale i professori tentavano di darsi un contegno per far dimenticare i bagordi della notte precedente. Anche Giles era piuttosto imbarazzato, non aveva ancora visto Buffy, e non gli dispiaceva rimandare l’incontro, per via di quello che era accaduto con sua madre. Mentre era in Biblioteca a mettere in ordine alcuni libri arrivati da poco, entrò Faith allegra e pimpante come al solito.
« Ehilà, Giles! Che si dice? »
« Buongiorno Faith! Come mai qui così di buon ora? », la salutò prendendosi una pausa per bere il suo tè del mattino.
« Curiosità. »
« Su cosa di preciso? »
« Lei sa cosa è successo ieri notte? Perché tutto quel casino? »
« Ehm.. sì. Il demone Lurconis voleva il suo tributo in bambini, e per questo tutti gli adulti sono stati.. messi fuori combattimento con dei cioccolatini che li facevano tornare adolescenti. Sai, erano quelli che i ragazzi del Liceo stavano vendendo per finanziare la banda. Ma Buffy ha risolto tutto. »
« Anche lei ha mangiato i cioccolatini? »
« S-sì, qualcuno… ma sei venuta solo per questo? »
Faith sorrise, immaginandosi il composto osservatore tornato adolescente: « Sì, ero venuta solo per questo, non le chiederò di raccontarmi i particolari, non si preoccupi. Allora, ci si vede, eh?
Oh, no, un attimo », aggiunse poi quando stava già per uscire: « Visto che ci sono, volevo chiederle anche se consce un certo Spike. »
Per poco al povero osservatore non andò il tè di traverso: « Spike è tornato a Sunnydale? »
« No, non credo, non lo so. Quindi lo conosce. »
« Sì, è un vampiro che… »
« Un vampiro? »
« Sì… o forse tu ti riferisci a un altro Spike. »
« Non lo so, l’ho sentito nominare ieri da Silvia. »
« Oh, allora sì, è lui. »
« Ma da come lei parlava mi era sembrato di capire che ne fosse innamorata! »
« Sì, credo che sia così. »
« Eppure mi sembra che qui a Sunnydale i ragazzi carini non scarseggino… possibile che si innamorino tutte dei vampiri? E poi avevo capito che Angel fosse l’unico vampiro con l’anima. Ah, tra l’altro, Silvia mi parlava anche di lui… ma sono stati insieme anche loro? »
« Scusa, ma perché non l’hai chiesto direttamente a lei? »
« Era troppo ubriaca ieri sera! L’ho salvata da due vampiri, e se l’è presa con me. Poi ha cominciato a piangere, e ha detto un sacco di cose, tipo che voleva morire, perché la abbandonano tutti… ma non era in grado di rispondere a delle domande! »
« Capisco, in effetti era piuttosto fuori di sé quando l’abbiamo incontrata. Be’, mi spiace, ma non credo di essere la persona più indicata per spiegarti perché i giovani d’oggi abbiano un debole per i demoni, visto che è una cosa che non ho ancora capito nemmeno io. Prova a chiedere direttamente a lei. »


Faith aveva deciso di seguire il consiglio di Giles. Era alquanto stupita. Già le era stato difficile credere alla storia di Buffy e Angel, ma ora anche Silvia: qui si esagerava! E poi era anche un po’ curiosa di sapere di più su questo Angel, a quanto pareva Buffy e Silvia se l’erano conteso, questo non glielo avevano detto. Buffy era sempre così restia a parlarne… sperava che Silvia fosse più loquace sull’argomento.
La trovò già rimessa, con qualche graffio ancora in evidenza, e un paio di lividi, ma tutto sommato sana.
« Stavo per venire da te », le disse la dampyr, invitandola a sedersi con lei sul divano: « Volevo ringraziarti. »
« Bene, vuol dire che sei tornata in te! »
« Sì. Io.. davvero, non so cosa mi sia preso. È vero, ero un po’ brilla, ma non mi era mai capitato di comportarmi così! »
« Veramente a mio parere eri totalmente sbronza! Però non è quello l’unico motivo per cui eri così “strana” ». E la cacciatrice spiegò l’incantesimo dei dolci della banda.
Silvia era molto stupita, e molto arrabbiata con se stessa: « Un’altra volta! Come ho potuto essere così stupida? Poteva succedere qualcosa di grave, e io non c’ero, di nuovo! Prima Kakistos, poi Oz, adesso questo.. che mi sta succedendo? »
« Ma quanto la fai lunga! Dovresti essere contenta, invece, che non era colpa tua se ti comportavi da fuori di testa! »
« Sì, in effetti questo mi consola un po’. Ero tornata adolescente, solo molto più sconsiderata di quando lo ero davvero! Probabilmente a causa della magia… »
« O dell’alcool! »
« Sì, può darsi… Ero in piena crisi da “nessuno mi vuole, sono sola”, e altre idiozie da adolescenti. Oh, scusa, non volevo dire che tu.. »
« No, infatti, io sono immune. Noi cacciatrici cresciamo più in fretta! »
« Già. »
« Mi hai detto un sacco di cose, stanotte, ti ricordi? »
« Ehm.. poco e niente, per la verità. Ma posso immaginare.. »
« Allora puoi spiegarmi qualcosa che non ho capito? »
« S-sì, dimmi. »
« Tu e Angel siete stati insieme? »
« No! Oh, mamma… perché, che ti ho detto? »
« Che lui ti ha lasciata. Pensavo l’avesse fatto per Buffy. »
« No. Io intendevo dire che mi ha lasciata da sola perché è morto. Ma non è mai stato il mio ragazzo. Lui era… non saprei come definirlo. Diciamo che.. era la mia famiglia. Lo conosco da tanto di quel tempo… Quando è morto, mi sono sentita… come se mi mancasse un pezzo, una parte di me senza cui non mi era possibile continuare a vivere. E infatti è stata dura. Lo è ancora, per la verità. »
Faith non sembrava molto convinta: « E che mi dici invece di Spike? », chiese, sperando di iniziare un argomento meno complicato. Dalla reazione della dampyr, capì di aver sperato invano. Silvia infatti divenne subito tutta rossa: « Oh, mamma! », rise nervosamente: « Neanche mi ricordavo di averlo nominato! Cosa.. cosa ho detto? », aggiunse alzandosi in piedi, voltando le spalle alla cacciatrice, terribilmente a disagio.
Faith le spiegò più o meno cosa aveva capito dai suoi deliri, e poi cosa le aveva detto Giles, mentre Silvia camminava nervosamente avanti e indietro.
« Sì, ecco… è una storia lunga. Spike… sì, io… »
« Sei innamorata di lui. »
« No! Ma che dici? Lo sono stata forse, ma ora.. no, no, no di sicuro! »
« Non è quello che dicevi ieri sera! »
« Ma ero ubriaca, farneticavo… deliravo, l’hai detto anche tu, e poi… ». Silvia sospirò, smise di camminare, e rimase qualche momento in silenzio. Poi si risedette sul divano accanto all’altra ragazza: « È difficile da spiegare, Faith. »
« Ho capito, neanche tu ne vuoi parlare, certo, certo! », si alzò, irritata.
« No, aspetta! », cercò di trattenerla Silvia: « Hai ragione, io.. proverò a spiegarti. »
« Ok, ti ascolto, spara. », disse Faith ancora irritata, ma tornando a sedersi.
« Dunque io… », di nuovo, Silvia rimase in silenzio, titubante e pensierosa. Poi Faith vide il suo viso rilassarsi, e rattristarsi.
« Oh mio Dio… », disse finalmente: « Caspita.. è vero, sì. Io.. o diamine! È vero: io amo Spike! Diavolo, finalmente l’ho detto! »
La cacciatrice la guardava cominciando ad avere qualche dubbio sulla sua sanità mentale. Silvia vide la sua espressione, e rise: « Lo so, devo sembrarti impazzita, ma ho cercato per.. un sacco di anni di convincermi che non era vero, e c’ero anche riuscita ultimamente. Finché lui non è tornato, l’anno scorso… e ho cercato lo stesso di ignorare la cosa, ma è vero, io lo amo, e.. mio Dio!, solo adesso me ne sono resa conto davvero!
Non mi aspetto che tu capisca », aggiunse poi visto che Faith continuava a tacere.
« Infatti non capisco. Non riesco a pensare a delle emozioni che non sia possibile controllare. A me non succede mai. Non capisco come si possa amare una persona nel modo che dici tu… figuriamoci amare un vampiro! »
« Già, è assurdo, lo so. Non so cosa dire per giustificarmi, forse perché *so* che non ho giustificazioni. Potrei dire che per una come me è difficile trovare qualcuno, che tutte le mie relazioni sono quasi sempre finite malissimo, per cui mi sono un po’… “fissata” su Spike, che almeno non smette mai di amarmi… »
« Lui ti ama?!? »
« Be’, se non altro è quello che dice sempre! »
« Ma.. anche Spike ha un’anima? »
« Oh, no, lui no. Quando è venuto qui a Sunnydale l’anno scorso non l’ha fatto certo per me, il suo scopo era uccidere Buffy. »
« E tu stavi lo stesso con lui? »
« No, no, certo che no. Cioè, a parte quel periodo quando l’ho salvato da… »
« L’hai salvato?!? »
« Be’, sì, ma… »
« Senti, posso anche capire che tu non l’abbia ucciso, ma prendersi anche la briga di salvarlo! »
« Lo so, ma vedi, lui aveva salvato me, in un certo senso glielo dovevo, e poi.. »
« Glielo dovevi? Silvia! I vampiri sono quelli da uccidere, ricordi? Oppure sono io che ho sbagliato tutto? »
« No, no.. No. Hai ragione tu. Te l’ho detto, non posso giustificarmi in alcun modo, tutto quello che potrei dirti.. sarebbero solo scuse, il problema principale è un altro: lo amo, non dovrei, ma lo amo. ». Silvia parlava ormai quasi a sé stessa, sembrava essersi dimenticata della presenza della cacciatrice. Guardava fisso davanti a sé, con espressione stupita: « Non avrei mai immaginato che ammetterlo potesse essere così… liberatorio! Pensavo facesse ancora più male, invece è così.. consolante! »
Faith aveva pensato che andando a parlare con Silvia le si sarebbero chiariti i dubbi che tutta quella faccenda le aveva instillato, ma ora ci capiva meno di prima: « Ehi! », esclamò, sventolando una mano davanti agli occhi dell’altra ragazza: « Torna tra noi! »
Silvia si riscosse dai suoi pensieri, e le sorrise: « Scusa. », disse solo. Faith era sempre più confusa: le sembrava che Silvia avesse un’espressione strana.. come imbarazzata, ma anche.. più serena.
« Ma veramente ti senti meglio ora che hai capito di amare un vampiro? Mi sembra tutto così assurdo! ». In tutta la sua vita, una sola era stata la certezza che non le era mai mancata, almeno da quando era una cacciatrice: vampiro buono = vampiro morto. Ed era una cosa in cui lei era brava. Niente idiozie su anime o, peggio… amore! D’un tratto il suo viso si fece triste e pensieroso. Silvia lo notò subito, perché non le aveva mai visto una tale espressione, finora. All’improvviso, la ragazza le sembrò fragile e indifesa, non più la spavalda combattente che aveva conosciuto.
« O forse invece sono io che sono sbagliata… »
Silvia cercava qualcosa da dire, per spingere la cacciatrice a confidarsi. Sentiva che l’aveva colpita, e spinta a riflettere su qualcosa. Fin dalla prima volta che l’aveva incontrata, aveva capito che non doveva aver avuto una vita facile, anche prima di diventare cacciatrice. Di sicuro non era stata molto amata. Voleva aiutarla, cercare di sollevarla, ma temeva che una parola sbagliata potesse rompere quel momento di intimità che si era creato tra loro. Ma aspettare fu ugualmente un errore, perché Faith parve come riscuotersi, e si alzò di scatto in piedi: « Nooo!!! », esclamò in tono divertito: « Mi spiace ma credo proprio che sei tu ad avere qualcosa che non va, cara mia! Certo io ho avuto una famiglia disastrata, ma mi sa che tu stavi decisamente peggio! Mia madre era sempre ubriaca, ma almeno non un’assassina! »
« Angel non era un assassino. Angelus sì, ma non sono la stessa persona. »
« Ecco che ricomincio a non capirti di nuovo… Angel, Angelus… che differenza c’è? »
« Moltissima, te l’assicuro! Tanto per cominciare Angel… »
« Sì, sì, l’anima, ho capito. Ma non mi sembra che fosse fissata poi così bene, visto che bastava una sveltina a fargliela perdere! »
« Non bastava una.. sveltina, ma un momento di vera felicità! »
« Oh, sì, certo… *vera felicità*! Eppure B ha così l’aria della santerellina! »
« Non è così semplice come sembra, Faith. La vera felicità vuol dire dimenticare almeno per un attimo tutto il rimorso per il male che ha fatto quando era Angelus, e, credimi, non è così facile: per cento anni non c’era mai riuscito. Puoi immaginarti, quindi, quanto ha sofferto! »
« No, non ci riesco proprio. Perché non me lo spieghi tu? »
« Come? »
« Raccontami. Parlami di Angelus, sono curiosa: era così terribile? »
« Faith, io... non credo sia il momento giusto per parlare del passato di Angel... »
« Dimmi almeno quello che è successo quando è tornato cattivo qui a Sunnydale... »
« Se non ti spiace, preferirei di no. »
« Oh, ma insomma! », la cacciatrice era esasperata: « Ma che avete tutti fatto un giuramento? Perché nessuno vuole raccontarmi i particolari? È così top-secret? »
Anche Silvia si era alzata in piedi, stupita dall’improvvisa reazione della cacciatrice: « No, non è un segreto, ma fa male ricordare, e parlarne. Almeno per me è così. ». A Silvia dispiaceva aver fatto arrabbiare Faith, ma proprio non ce la faceva a raccontarle di Theresa, di Jenny, delle torture di Giles… specie ora che Angel non c’era più: « E poi le cose non riguardano solo me, ma tutti gli altri », cercò di giustificarsi: « Perciò non so se posso parlartene così senza... »
« Ma teneteveli pure i vostri misteri! »
« Andiamo, Faith, non ti arrabbiare, se proprio ci tieni posso chiedere agli altri, e vediamo... »
« Risparmiati la fatica! Non intendo elemosinare informazioni di cui tanto poi non mi frega un cazzo! Tenetevi pure i vostri segreti amori per i vampiri, tanto lo so che io non faccio parte della vostra cara scooby gang! ». Così detto, anzi, urlato, la cacciatrice voltò in fretta le spalle e uscì.
« Faith, per favore, aspetta! » tentò di fermarla Silvia: « Guarda che neanch’io… » ma la cacciatrice aveva già sbattuto la porta, e Silvia finì la frase a bassa voce, parlando ormai alla stanza vuota: « …neanch’io faccio veramente parte della scooby gang. »
Ripensò alla tristezza della ragazza pochi minuti prima. Evidentemente a Faith per un attimo era mancato il solito autocontrollo, ed era affiorata la vera se stessa, che subito però si era affrettata a ricacciare indietro. Questa defaianche l’aveva irritata ancora di più, probabilmente era per questo che all’improvviso aveva dato in escandescenze.
< Tanto per cambiare, ho fatto un bel casino. Ultimamente non ne combino una giusta. >
Silvia si ripromise comunque di parlarne con Giles, e di tentare di nuovo, in futuro, di tirar fuori la vera Faith, quella ragazza triste e bisognosa d’amore che per poco le si era mostrata.

. : / § \ : .

Silvia camminava sulla spiaggia. La luna piena era bassa nel cielo, e si specchiava in acqua, formando una scia argentata. La ragazza, triste come sempre, si fermò sulla riva, lasciando che le onde che si frangevano a riva le lambissero i piedi nudi. Era una sensazione piacevole. Le piaceva il mare, anche se solo di notte e, qualche volta, d’inverno. Non era un vampiro, ma il sole troppo forte non lo sopportava, a lungo andare le faceva male. E poi, preferiva che non ci fosse nessuno. Tanto, era così abituata a stare sola. Questo pensiero immalinconì il suo già triste sorriso. All’improvviso sentì che qualcuno l’afferrava alla vita. Trasalì: non si era accorta di non essere sola. Ma lo spavento durò solo un attimo. Era Spike. Si lasciò abbracciare tranquilla, e nessuno dei due parlò per un po’ di tempo. Poi il vampiro disse: « Mi manchi. »
« Anche tu », disse lei. « Ma è tutta colpa tua. »
« Lo so », disse lui: « Perdonami. »
Lei si voltò a guardarlo, poi sorrise: « Sì. »
« Mi perdoni? »
« Ti amo. »
Si baciarono a lungo, finché Spike non sentì un forte dolore alla testa che lo costrinse ad aprire gli occhi. Si guardò intorno: era sdraiato a terra, nella sua stanza. Anche se sdraiato non era la parola esatta, data la posizione degna di un contorsionista nella quale si trovava. Probabilmente era caduto, ubriaco come sempre, e si era addormentato così. Si alzò ancora intontito, e andò a ficcare la testa sotto l’acqua fredda, per farsi passare la sbornia. L’aveva sognata di nuovo. Piuttosto difficile dimenticare qualcuno, se si continua a sognarlo tutte le notti. E le poche volte che non sognava Silvia, sognava Drusilla. Non ne poteva più.
Guardò fuori dalla finestra. La notte era ancora giovane. Uscire a caccia sarebbe stato un ottimo diversivo. O almeno, un tentativo.





In ogni momento della vita
si è quel che si è,
quel che si è stati,
quel che si diverrà.
(Oscar Wilde)