La nuova cacciatrice

PREMESSA: la fan fiction non è ambientata in un periodo preciso, ipoteticamente si può inserire alla fine della quinta serie.
SPOILER: nessuno.
DISCLAIMER: i personaggi citati sono proprietà di Joss Whedon, della Warner Bros e della UPN e di Mediaset per l’Italia, eccetto Kei, Lib e Gav, che son inventati da me.
Se volete commentare fatelo mandandomi un’e-mail all’indirizzo: katiagiovanatti@virgilio.it
Grazie ^_^

La nuova cacciatrice



Cimitero di Sunnydale. Notte. Buffy la Cacciatrice sta combattendo contro i vampiri come al solito.
Inaspettatamente venne messa a tappeto da uno dei demoni. Un paio riuscirono a bloccarla a terra. Un altro si avventò su di lei per morderla. Stava quasi per farcela quando venne polverizzato.
In pochi secondi Buffy si ritrovò libera anche dai due che la stavano bloccando.
Si rialzò in fretta e con suo stupore vide una ragazza che all’incirca doveva avere la sua stessa età, con capelli lisci castano scuro, lunghi fino a metà vita e occhi di uno strano colore che con la luce della luna non riusciva a distinguere. La cosa più incredibile era che in una mano teneva un paletto di legno.
“E tu chi sei?” le chiese Buffy.
“Direi di rimandare le presentazioni a più tardi.” Disse l’altra notando il gruppo di vampiri che si stava preparando ad attaccarle.
In pochi attimi, comunque, divennero solo un ricordo.
Buffy, mentre lottava, aveva tenuto d’occhio l’altra ragazza e aveva notato che combatteva più che egregiamente.
“Però… non te la cavi affatto male.” Affermò la Cacciatrice.
“Grazie. Anche tu. Per rispondere alla tua domanda di prima, mi chiamo Karol Erika Inao ma tutti mi chiamano Kei, dalle mie iniziali.”
“Piacere. Io sono Buffy Anne Summers.”
“Lo so. Sei la Cacciatrice.”
“Come conosci queste cose?” chiese con tono confuso.
“Non so se hai saputo cosa è successo a Faith.”
“Cosa le è successo?” chiese Buffy allarmata.
“Non ti preoccupare. È morta, ma solo per pochi istanti. Com’è successo a te.”
“Ora sta bene?”
“Sì. Ora sta benissimo. Tranquilla.”
“Così adesso ci sono in giro tre Cacciatrici.”
“Già, per la gioia di tutti i vampiri e demoni.”
Si sorrisero.
“Giusto una curiosità. Da quando tu…”
“Da quando sono diventata una Cacciatrice?”
“Sì.”
“Circa un mese.”
“Da dove vieni? Il tuo nome non mi sembra molto americano.”
“Infatti, non sono totalmente americana. Mia madre lo è, ma mio padre è italiano e io ho vissuto fino a ieri in Italia.”
“Quindi, appena arrivata, sei venuta a fare un giretto al cimitero. Se fossi stata in te, mi sarei presa un giorno di vacanza.”
“Ammetto che l’idea mi abbia sfiorato, ma a vedere tutti quei pacchi da sballare nella mia camera, mi è venuta voglia di uscire a smaltire il nervosismo del trasferimento.”
Rimasero a parlare ancora per qualche minuto al cimitero, poi, notando che non c’era nessun altro vampiro in cerca del riposo eterno, decisero di andare al Bronze, il locale (il poiché l’unico) di Sunnydale.
Quando arrivarono, Buffy vide i suoi amici e li presentò a Kei.
La nuova Cacciatrice trovò tutti molti simpatici. Forse Anya era un po’ strana, ma tutto sommato le piacevano tutti.
La cosa era alquanto reciproca.
Verso le tre e mezza, Kei iniziò a sentire la stanchezza del viaggio e salutando i suoi nuovi amici tornò a casa.
Per arrivare a casa sua si trovò a passare ancora per il cimitero.
Forse a causa della stanchezza non si accorse del pericolo imminente.
Quattro vampiri la attaccarono. Era riuscita ad impalettarne due ma iniziava a fare molta fatica a combattere.
Solo l’intervento di un ragazzo la salvò. Finito il combattimento. I due si guardarono.
“Non ti ho mai vista da queste parti.” Disse il ragazzo.
“Infatti, sono arrivata oggi. Mi chiamo Kei.”
“Hai avuto un bel party di benvenuto.”
“Già. Grazie per l’aiuto. Non so se ce l’avrei fatta altrimenti.”
“Figurati, ormai è il mio mestiere.”
“…Ora è il caso che io vada. Ci vediamo… Ehi, ma come ti chiami?”
“Spike.” Rispose il ragazzo sorridendo.
Kei ricambiò il sorriso.
“Allora, ci vediamo Spike.”
“A presto Kei.”
Dopodiché Kei tornò a casa.

La ragazza, conscia dell’ora tarda, entrò cercando di fare il più piano possibile.
Inutile. Lib e Gav, le amiche con le quali era venuta in America, si erano svegliate. O meglio, l’avevano aspettata sveglie.
Kei arrivò in cima alle scale che portavano alle stanze da letto. Improvvisamente sentì una voce provenire da dietro l’angolo.
“Com’è andata la tua prima ronda in America?”
La Cacciatrice sobbalzò per lo spavento.
“Mi hai spaventato Lib! Che ci fai ancora sveglia? E poi non parlare a voce altra. Rischi di svegliare anche Gav.”
“Troppo tardi.” Disse Gav.
“Non avrai davvero pensato che saremmo andate a dormire, vero? Ci devi raccontare tutto.” Fu il commento di Lib.
“E poi se hai fatto così tardi, vuol dire che hai dovuto lottare contro molti demoni, giusto?” chiese Gav.
“E va bene. Avete vinto. Ma andiamo in camera mia così mi preparo per la notte, intanto.”
Andarono quindi in camera di Kei. Lib e Gav si sedettero sul letto mentre Kei iniziò a cambiarsi rimanendo volutamente in silenzio.
Gav prese un cuscino e lo lanciò addosso a Kei. “Insomma, ti vuoi decidere a parlare?”
Kei scoppiò a ridere: “O.K., O.K. Sono andata al cimitero e combattendo contro alcuni vampiri ho conosciuto Buffy, l’altra Cacciatrice. Abbiamo fatto amicizia e mi ha invitata ad andare in un locale dove doveva incontrarsi con i suoi amici. Ci sono andata e me li ha presentati. Devo dire che sono tutti molto simpatici. Poi, ho iniziato a sentire la stanchezza e sono tornata a casa.”
“Tutto qui?” chiese Lib.
“Beh…”
“Cos’è quel beh?” indagò Gav.
“Ecco… mentre passavo dal cimitero, tornando a casa, mi sono imbattuta in un altro gruppo di vampiri. Ero stanca e stavano per avere la meglio. Ma…”
“Ma?” domandarono in coro le amiche.
“E’ arrivato un ragazzo.”
Gav diede una leggera gomitata a Lib: “Oh, oh la cosa si fa interessante.”
“Come si chiama? Quanti anni ha? Di dov’è? È figo?” chiese l’altra ragazza.
“Non gli ho fatto il terzo grado. So solo che si chiama Spike ed è veramente molto, molto, molto, molto e se non avete capito dico ancora molto figo.”
“Descrivilo!” Ordinò Gav.
“E' più alto di me di almeno una decina o forse una quindicina di centimetri, ha i capelli biondi e una piccola cicatrice sul sopracciglio sinistro. Deve essere molto forte perché è riuscito ad aiutarmi con i vampiri.”
“Conosco quello sguardo.” Disse Lib.
“Quale sguardo?”
“Lo sguardo di una che si sta facendo già un viaggio mentale.”
“Vi sbagliate. È solo che… non lo so. Quando l’ho visto ho avuto una strana sensazione.”
“Che sensazione?” domandò Gav.
“Potrà sembrare assurdo, ma credo di poterla definire come nostalgia.”
“Nostalgia? E di cosa?”
“Non ne ho la più pallida idea.”
Kei posò distrattamente lo sguardo sulla sveglia. Si erano fatte le quattro e mezza.
“Ragazze, vi voglio bene, ma ora andate di là. Fra tre ore mi devo svegliare e so già che sarò totalmente rincoglionita.” Disse la Cacciatrice.
Lib si alzò dal letto e si diresse alla porta con Gav. “Ha ragione tua madre.”
Kei, infilandosi sotto le coperte, chiese: “Riguardo a cosa?”
“La notte leoni e la mattina…” iniziò Lib.
“Coglioni!” dissero tutte e tre in coro.
Scoppiarono a ridere, si augurarono la buonanotte ed ognuna andò nella propria stanza a dormire.

Tre ore dopo la sveglia di Kei iniziò a suonare.
Di malavoglia la ragazza la spense e si mise a sedere.
“Accidenti alle notti di baldoria, il giorno prima di un appuntamento!”
Ancora mezza addormentata si alzò e si diresse in bagno. Sbattendo almeno una decina di volte contro gli scatoloni, i muri e i mobili.
“Devo imparare in fretta com’è fatta questa casa o inizierò a sembrare un camaleonte che diventa solo viola.”
Un quarto d’ora dopo era in cucina a bere di corsa un caffè. Finito ciò corse alla porta di casa e, uscendo, urlò: “Io esco. Ci vediamo dopo.”
Lib e Gav si affacciarono alle porte delle loro camere.
“Ma perché deve fare tutto questo casino?” chiese Lib.
“Non lo so e non lo voglio sapere. Io non ho programmi per oggi e me ne torno a letto.” Rispose Gav.
“Sai che ti dico? Che seguo il tuo esempio. Buonanotte.”
Entrambe si rimisero a letto e ripresero a dormire.

Alle otto precise, Kei entrò nel negozio di magia della città.
Si stupì di vedere Anya.
“Ciao Anya.”
“Kei! Che ci fai qui? Vuoi comprare qualcosa?”
“No, grazie. Ho appuntamento qui con il mio nuovo osservatore.”
“Qui?”
“Sì, mi è stato detto che questo negozio è suo.”
“Veramente è mio.”
“Come?” chiese confusa Kei. “Ma…”
“Questo negozio è in comproprietà mia e di Anya. Tu devi essere Karol Erika Inao.” Disse un uomo interrompendola.
“Sì, sono io, ma preferirei essere chiamata Kei. Lei è Rupert Giles?”
“Precisamente. Benvenuta a Sunnydale.”
“Grazie.”
In quel momento entrò nel negozio Buffy.
“Buongiorno a tutti.” Poi notando Kei. “Ciao Kei. Non pensavo di incontrarti qui.”
“Ciao Buffy.”
“Vi conoscete già?” chiese Giles.
“Ci siamo conosciute ieri al cimitero.” Rispose Buffy.
“Allora è tutto più semplice. Giusto per la cronaca. Ho ricevuto notizie dal consiglio riguardo all’arrivo di una nuova Cacciatrice e mi è stato affidato l’incarico di occuparmene.”
Buffy, tra l’offeso e il preoccupato, domandò: “E di me chi si occuperà?”
“Sempre io. Sarò l’osservatore di entrambe.”
Buffy, allora, speranzosa provò a dire: “Immagino che per oggi, viste le circostanze, l’allenamento salterà.”
“Non credo. Anzi. Sarà un buon modo per verificare le capacità di Kei.”
La nuova Cacciatrice fu portata nella palestra sul retro dove iniziò il suo nuovo allenamento. Si scontrò con Buffy e, dopo circa un paio d'ore, le due ragazze dovettero ammettere la bravura della propria contendente.
“Non mi divertivo così tanto a combattere da un bel po’ di tempo.” Disse Kei.
“Già anch’io. Con gli altri sono sempre costretta a trattenere la mia forza. Ora invece ho potuto battermi più liberamente.”

Verso l’ora di pranzo.
“Si è fatto tardi per me. Devo tornare a casa.” Disse Kei.
“I tuoi genitori si arrabbiano se fai tardi?” s’informò Buffy.
“Non i miei genitori. Le mie amiche. Sono venuta in America con loro.”
“Che ne dici, allora, di farle venire qua e pranzare tutti insieme? Prometto che eviteremo di parlare di demoni.”
“Non sarebbe, in ogni caso, un problema. Loro sanno tutto di me e un paio di volte mi hanno anche aiutato.”
“Motivo in più per farle venire.” Disse Buffy sorridendo.
Anche Kei sorrise e chiamò con il cellulare le sue amiche.

Dopo circa un quarto d’ora Lib e Gav arrivarono al negozio di magia. Nel frattempo erano arrivate anche Tara, Willow, Xander e Dawn che fu presentata a Kei.
“Ragazzi, vi presento Lib e Gav. Le mie migliori amiche.” Disse Kei.
A turno gli altri si presentarono.
Si sedettero intorno al tavolo del negozio e ordinarono da mangiare al ristorante cinese.
Tutti insieme si trovarono bene. Parlarono di scuola, lavoro, demoni e altro.
Mentre parlavano saltò fuori il fatto che Tara e Willow fossero streghe.
“Anche voi?” domandò Lib.
“Perché? Anche tu lo sei?” chiese a sua volta Willow.
“Sì. Ma anche Kei lo è.”
“Davvero? Una Cacciatrice che è anche strega?” disse stupito Xander.
“Già. L’ho ereditato da mia madre.”
Tara, interessata, s’informò. “Anche tua madre lo è?”
“Sì. E non solo lei. Anche sua madre, e la madre di sua madre e così via. Insomma è una cosa che eredita una delle figlie femmine della mia famiglia per ogni generazione.”
“In che senso: una delle figlie femmine?” chiese Dawn.
“Per quanti figli una donna della mia famiglia faccia, soltanto una tra le figlie femmine eredita i poteri. Infatti mia sorella non li ha.”
“Quindi immagino che tu sia la primogenita.” Disse Giles.
“No. Sono la secondogenita. Mia madre è l’ottava d’otto figli. Mia nonna la quinta d’undici. Nella mia famiglia si dice che è il potere stesso a scegliere la persona che lo erediterà.”
“E se una donna con i poteri non facesse figli? Il potere sparirebbe?” domandò Willow.
“Non si è mai verificato un caso del genere. Nella mia famiglia, per le donne con i poteri, c’è, in pratica l’obbligo di fare figli finché non nasce un bambino che li abbia.”
“Ma fintanto che i bambini sono piccoli, come fanno a sapere se li hanno?” fu la domanda di Giles.
“Dagli occhi.”
“Dagli occhi?” chiese stupita Buffy.
“Sì. Se guardate i miei, noterete che non hanno un colore molto comune.”
Tutti le fissarono gli occhi.
“E’ vero! Hai gli occhi viola!” Esordì Anya.
“Infatti. È così per tutte le donne della mia famiglia che hanno ereditato i poteri.”
Rimasero a parlare ancora a lungo. Verso le due Kei, Lib e Gav decisero di tornare a casa per finire di sistemare gli scatoloni.

Alle otto di sera, le tre ragazze tornarono al negozio di magia dove avevano appuntamento con gli altri.
Mentre stavano parlando e nonostante il negozio fosse chiuso, la porta si aprì. Tutti si voltarono a vedere chi fosse. Era Spike.
“Buonasera a tutti.” Salutò il vampiro.
Il ragazzo notò che c’erano tre persone in più del solito.
Kei sorridendo lo salutò. “Ciao.”
Spike, ricambiò il sorriso e il saluto. “Ciao.”
Per alcuni istanti parvero non accorgersi di altro. Ci pensò Gav a riportarli alla realtà.
“Tu sei Spike, vero?” gli chiese Gav.
“Sì. Tu, invece, saresti?”
“Gav.”
“E come sai chi sono?”
“Dalla descrizione che ho ricevuto da Kei.”
“Ah sì? E come mi ha descritto?”
“Alto, biondo, cicatrice sul sopracciglio sinistro, e figo.”
Come finì di parlare Kei le tirò una gomitata tra le costole arrossendo.
“Mi hai fatto male!” si lamentò Gav.
“Non abbastanza. Fidati!” le rispose Kei.
“Che significa figo?” s’interessò Dawn.
“Significa…” iniziò Gav.
“Simpatico.” L’interruppe Kei.
“Beh, allora la cosa è reciproca. Anche io penso che tu sia… figo.” Fu il commento di Spike.
Lib e Gav stavano facendo una fatica immane per non scoppiare a ridere mentre Kei arrossiva ancora di più e le fulminava con lo sguardo.
Nel frattempo Buffy si era alzata. “Direi che è arrivata l’ora di andare a caccia.”
“Credo sia meglio.” Disse la seconda Cacciatrice.
Tutti si alzarono ed uscirono dal negozio.
Kei prese per un braccio Gav e sottovoce le parlò. “Lo sai che dopo me la paghi, vero?”
“Di che ti lamenti? Ha pure detto che sei… figo.” Rispose Gav anche lei sottovoce. Poi non ce la fece più e scoppiò a ridere, subito seguita da Lib che aveva sentito il loro discorso.
“Tutto bene?” chiese Willow.
Kei annuì e proseguirono verso il cimitero.
Durante il tragitto Kei e Spike si guardarono cercando di non farsi beccare l’una dall’altro e viceversa.

Arrivati al cimitero decisero di dividersi in tre gruppi. Il primo gruppo composto da Buffy, Dawn, Tara e Willow. Il secondo da Kei, Lib, Gav e Giles. Infine il terzo dai rimanenti, Spike, Xander e Anya.
Il gruppo di Kei stava girovagando da un po’ quando notarono dei vampiri che stavano prendendo qualcosa da un mausoleo.
Li attaccarono. Riuscirono a polverizzarne la maggior parte, ma uno scappò con il malloppo.
“Io lo inseguo. Voi rimanete qui.” Disse Kei.
Lo rincorse per un po’ allontanandosi dal gruppo. Lo aveva quasi raggiunto quando da dietro un albero spuntò Spike. Senza che il fuggitivo ebbe tempo di capire cosa gli stesse succedendo, diventò polvere.
“Grazie per l’aiuto. E due.” Gli disse la Cacciatrice.
“Figurati. E due.”
Scoppiarono a ridere.
“Il tuo seguito dove lo hai lasciato?” gli chiese la ragazza.
“Abbiamo incontrato Buffy e le altre e sono rimasti con loro.”
“E tu? Come mai non sei rimasto?”
“Per la verità non sopportavo più il moccioso e la sua tipa. Così ho pensato di venire a vedere come ve la cavavate voi. E tu? Come mai lontana dagli altri?”
“Stavo inseguendo il vampiro che hai polverizzato.”
Rimasero in silenzio. Ad un certo punto sbucò dal nulla un demone che lanciò contro di loro un’ascia. Spike, istintivamente, si gettò su Kei per proteggerla. Finirono entrambi a terra. In quel momento si sentirono le voci di Buffy e degli altri e il demone decise, perciò, di andarsene.
Kei e Spike quasi non se n’accorsero. Erano presi a fissarsi negli occhi.
Anche Spike, la prima volta che l’aveva vista aveva avuto una strana sensazione di nostalgia. Ora che la guardava negli occhi, nei suoi occhi viola, e la teneva tra le braccia dopo quel gesto di difesa, si ricordò tutto. Ed anche Kei ricordò.

-----FLASHBACK-----

Quindici anni prima. Italia. In un cimitero di un paesino sperduto tra la campagna della Puglia.
Una bambina stava camminando tra le lapidi, attraversando l’intero cimitero, per vincere una prova di coraggio fatta con i suoi amici.
Quando aveva accettato si sentiva sicura di sé. Ma ora, a metà percorso, non lo era più tanto.
Ad un certo punto si ritrovò accerchiata da un branco di vampiri. Era spaventata. Iniziò a correre cercando di scappare. Presto, però, fu catturata.
Due vampiri si fecero avanti per esaminare la preda. Uno era alto e biondo con una cicatrice sul sopracciglio sinistro. L’altra era una femmina con lunghi capelli neri lisci e un vestito, che pareva una camicia da notte, totalmente bianco.
La vampira iniziò ad avvicinare una mano al viso della bimba, che stranamente non si mise a piangere. Anzi il suo sguardo divenne duro. Lo sguardo di una persona coraggiosa pronta a lottare.
Proprio il suo sguardo attirò il vampiro biondo. La osservò attentamente negli occhi e vide che erano di uno strano colore viola.
La bambina prese un profondo respiro e lo rilasciò urlando.
Quello che stupì tutti, fu che il suo urlo scatenò una specie di piccolo tornado.
La maggior parte dei vampiri scappò impaurita.
Il vampiro biondo ordinò ad altri due demoni di portare via la donna al suo fianco.
La bambina ebbe la sensazione che la vampira la guardasse con odio, mentre veniva trascinata via.
Alla fine rimasero in tre. La bambina, il vampiro biondo ed un altro vampiro con un cappellino da baseball.
Quando il fiato della bambina si esaurì, il piccolo tornado si calmò. Tutto tornò come prima, come se non fosse successo nulla.
Il vampiro con il cappellino si avventò sulla bambina. Stava quasi per raggiungerla quando il biondo si mise tra loro. Con un braccio prese la bambina e con l’altro diede un pugno al secondo vampiro. Questi finì contro un albero e centrò un ramo spezzato polverizzandosi.
Il vampiro biondo osservò la bambina che teneva in braccio. I loro visi erano alla stessa altezza.
La bambina lo osservò negli occhi e affermò: “Tu non sei cattivo come gli altri.”
Il vampiro la rimise giù, scosso da quelle parole e da ciò che aveva appena fatto. Lui che veniva chiamato il sanguinario, lui che aveva ucciso due Cacciatrici, aveva appena salvato una bambina. Frustrato per il suo gesto le diede le spalle ed iniziò ad allontanarsi.
La voce della bambina lo richiamò. “Come ti chiami?”
Lui si volse a guardarla. Voleva ignorarla ma fu più forte di lui. Per un attimo si concesse di dire quel nome. “William.”
“Io mi chiamo Karol Erika. Grazie di avermi aiutato William.”
Lui si girò alzando un braccio in segno di saluto e se n’andò.
La notte seguente, partì per andare in Francia.
Qualche volta gli era capitato di ripensare a quella bambina dagli occhi viola ed ogni volta non poteva impedirsi di pensare che avesse fatto bene a salvarla.
Dal canto suo, anche la bambina, crescendo, continuò a pensare a quella notte. Quando, alcuni anni dopo, le dissero che esistevano demoni e vampiri, non n’era rimasta affatto sorpresa. Diventando Cacciatrice, in cuor suo, aveva sempre sperato di riuscire a rivedere il suo salvatore.

-----FINE FLASHBACK-----

“William.” Disse Kei sussurrando.
“Karol Erika.” Fu il sussurro di Spike.
Sentirono dei passi avvicinarsi e si alzarono, senza smettere di fissarsi.
Pochi secondi dopo arrivarono sia il gruppo di Buffy, con l’aggiunta di Xander e Anya, sia il gruppo di Kei.
Lib e Gav, che conoscevano troppo bene la loro amica, notarono subito che c’era qualcosa di strano.
“Kei sei riuscita a fermare il vampiro?” chiese Giles.
“Eh? Ah non proprio, ci ha pensato Wi… Spike.”
“Quindi siete riusciti a recuperare ciò che aveva preso.” Domandò l’osservatore.
“Vediamo, dovrebbe essere caduto…” si guardò in giro. Poi lo vide. “Eccolo è lì.”
Era un’urna. Giles la prese in mano.
“Sa cos’è?” gli chiese Buffy.
“Ad occhio e croce direi che è un’urna molto antica, probabilmente risalente al XII secolo. Gli intarsi mi sembrano familiari, ma dovrei controllare sui miei libri.”
“Allora direi di tornare al negozio di magia e controllare.”
Tutti iniziarono a camminare.
Kei e Spike si voltarono per seguire gli altri e si ritrovarono uno di fronte all’altra a pochi centimetri di distanza. Si guardarono negli occhi. Entrambi non sapevano cosa dire o cosa fare.
Poi Kei abbassando lo sguardo fece un passo indietro e raggiunse gli amici.
Spike si passò una mano sul viso e sbuffando si decise a seguirli.
Lib e Gav non avevano perso la scena.
Arrivati al negozio, le due ragazze, con una scusa, si fecero seguire in palestra da Kei per poter parlare tranquillamente.
“Che succede?” domandò Lib.
“A che ti riferisci?”
“Non siamo cieche. Abbiamo notato che tu e Spike siete strani.” Disse Gav.
Kei sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno, così si confidò con le sue amiche.
“Ricordate ciò che vi raccontai riguardo al mio primo incontro con i vampiri?”
“Intendi come Cacciatrice o quello di quando avevi sette anni?” chiese Gav.
“Quello dei sette anni.”
Lib e Gav annuirono.
“Ricordate che vi dissi che uno del gruppo dei vampiri mi salvò?”
Le due amiche annuirono ancora.
“Stasera ho scoperto che quel ragazzo, William, è Spike.”
“Spike è un vampiro? Com’è possibile? Voglio dire come hai fatto a non accorgertene prima?” chiese Lib.
“Sono passati quindici anni. Ero piccola. I miei ricordi si sono affievoliti. Ma stanotte mi sono ricordata tutto.”
“Ma sei sicura che sia lui?” indagò Gav.
“Sì. Ne ho avuto anche la conferma. Al vampiro che mi salvò mi presentai come Karol Erika, ma a Spike mi sono presentata come Kei. Mentre eravamo a terra lui mi ha chiamata Karol Erika e quella è stata la conferma definitiva.”
“Eravate a terra?”
“Un demone ci ha attaccati lanciandoci contro un’ascia. Spike si è buttato addosso a me per proteggermi. Le vostre voci hanno fatto scappare il demone. Noi ci siamo guardati. Vedendo il suo viso così vicino ho ricordato distintamente quella notte. Ma non è stato solo il suo viso è stata soprattutto la sensazione che ho avuto. L’avevo già provata solo quella notte di quindici anni fa. E poi subito dopo che l’ho chiamato William, lui mi ha chiamata Karol Erika. Quindi non ci sono dubbi che sia lui.”
“Cosa pensi di fare ora? Lui è un vampiro.” Le ricordò Lib.
“Guarda che lo so.”
“Allora sai anche che devi metterci una pietra sopra.”
“Sopra a cosa, scusa?”
“Kei, ti conosciamo fin troppo bene. Abbiamo visto la tua faccia, prima e sappiamo che, in fondo, hai sempre considerato William, o Spike che dir si voglia, il tuo eroe.” Disse Gav.
“E anche se non l’hai detto abbiamo capito che sei stata felice di diventare Cacciatrice nella speranza di poterlo incontrare ancora.” Continuò Lib.
“Ma tra voi non ci potrà mai essere nulla.” Concluse Gav.
“Ragazze, vi state facendo un film. Quello che m’interessa avere con lui, caso mai, è una bell’amicizia. Nient’altro.”
“Spero per te che sia vero.” Affermò Gav.
“Ma certo che lo è. Tranquille. Ora torniamo di là o si preoccuperanno.”
Kei sorrise alle sue amiche e uscì dalla stanza.
Lib e Gav si scambiarono un’occhiata scettica e la seguirono.
Quando Giles le vide tornare, disse: “Siete arrivate giusto in tempo. Ho trovato qualcosa. Dunque…” iniziò a leggere. “L’urna di Gonelb. Creata da un gruppo di streghe nel XII secolo, l’urna è stata creata per celebrare il rito di Asdif che ha il potere di aumentare la forza di un demone. A seconda del demone che compie il rituale si possono verificare diverse condizioni, tra cui… o Signore…”
“Che succede? Che dice il libro?” domandò Buffy.
“Può permettere ad alcuni demoni di annullare ogni tipo di potere impuro, compresi tutti quelli posseduti dalla Cacciatrice.”
“Chiunque abbia cercato di rubare l’urna credo proprio che ci riproverà. Non si lascerà scappare un’occasione come questa. Soprattutto se è a conoscenza del rito per togliere potere alle Cacciatrici.”
“Però, dovremmo essere al sicuro. Voglio dire, nessuno sa che siamo stati noi ad impedire a quei vampiri di rubarla e che ora l’abbiamo noi.” Disse Xander.
Kei e Spike si guardarono.
“Non è esatto.” Disse la ragazza.
“Che vuoi dire?” chiese Willow.
“Io e Spike, subito dopo aver sconfitto il vampiro che scappava con l’urna, siamo stati attaccati da un demone.”
“Ma voi siete riusciti a sconfiggerlo, vero?” chiese preoccupata Anya.
“No. È scappato prima che potessimo reagire.”
“Un demone che scappa?” si stupì Dawn.
“Non appena ha sentito le vostri voci che si avvicinavano si è dileguato.” Le spiegò il vampiro.
“Che aspetto aveva questo demone?” s’informò Giles.
“Aveva un colorito giallo ocra, ricoperto di squame, denti aguzzi e lunghi artigli…” rispose la Cacciatrice.
“Sulla testa aveva una cresta tipo quella dei galli di colore viola e poi aveva tre code.” Continuò Spike.
“Tre code?” domandò Anya, credendo di aver capito male.
“Se preferisci una coda che si divideva in tre.”
“Ah e usava un’ascia. Ora che ci penso, se non è tornato indietro a prenderla deve essere ancora al cimitero.” Aggiunse Kei.
“Ti riferisci a questa?” chiese Buffy mostrando un’ascia. “Pensavo che fosse uno degli oggetti di Giles e l’ho presa.”
“Sì, è quella.”
Giles prese l’ascia e l’osservò attentamente. Prese in mano un libro e sfogliò alcune pagine.
“Quest’ascia viene usata dai demoni Berlbolk.” Disse infine.
“Berlbolk? Sembra uno scioglilingua.” Disse Buffy sorridendo.
Giles riprese il libro che parlava dell’urna cercando il nome di quel demone. “Non ci riderei sopra. È uno dei demoni più potenti. Uno di quelli che potrebbero rubare i poteri della Cacciatrice.”
“Il che significa guai.” Affermò Kei.
“Che si fa ora?” domandò Xander.
Fu l’osservatore a rispondere. “E’ quasi l’alba e a quanto pare questo demone utilizza come sottoposti i vampiri. Quindi credo che per il momento siamo al sicuro. Per ogni evenienza è meglio nascondere l’urna e creare una barriera di protezione. Willow, Tara?”
“Ci pensiamo noi.”
Willow prese l’urna e la mise in un baule. Tara le si mise vicino.
“Se volete, io e Lib possiamo darvi una mano. Il potere di quattro streghe è più forte di quello di due.” Offrì Kei.
Tara e Willow accettarono.
Le quattro streghe si misero intorno al baule e si presero per mano.
Fu Willow a pronunciare l’incantesimo mentre le altre tre le infondevano energia.
Intorno al baule si formò come una bolla verde.
“Ecco fatto.”
“Rimarrà così visibile? Un cartello con scritto: ‘ Qui c’è qualcosa di molto importante ’ avrebbe fatto meno effetto.” Chiese Xander.
“Tranquillo, rimarrà così per poco. Vedi. Sta già iniziando a diventare trasparente. Certo che è molto più potente di quanto avessimo mai potuto fare io e Tara da sole. Avete un gran potere.” Gli spiegò Tara.
Ora mancava veramente poco all’alba.
“E’ il caso che torni nella mia cripta se non voglio finire arrosto.” Disse il vampiro.
“Nella tua cripta? Significa che vivi al cimitero?” chiese Kei.
“Sì.”
“Non mi sembra un posto molto sicuro.”
“So badare a me stesso.”
“Sì, ma tieni conto che il demone ha visto te e me. Se è così potente non ci metterà molto a trovarti.”
“Quindi anche tu sei in pericolo.”
“Lo so, ma essendo, oltre ad una Cacciatrice, anche una strega e vivendo con un’altra strega e una ragazza capace di usare la telecinesi, direi che sono un po’ più al sicuro di te. Se scoprono che sei un vampiro, il primo posto dove verranno a cercarti è il cimitero.”
“Telecinesi?” chiese esaltata Dawn.
“Già. So muovere gli oggetti con il pensiero.” Spiegò Gav.
“Fantastico!” esclamò Dawn.
“Comunque sia, Kei non ha tutti i torti.” Dichiarò Giles.
“E cosa dovrei fare secondo voi?” chiese dubbioso Spike.
Kei guardò Lib e Gav.
“Solo finché questa storia non sarà finita.” Fu il commento di Lib.
“E a patto che lavi i piatti per un mese.” Continuò Gav.
“Ma che amica sei, Gav?” chiese Kei.
“Una che pensa ai suoi interessi. Prendere o lasciare.”
“Prendo. Spike puoi venire a stare da noi.”
“Non c’è bisogno che…” iniziò il vampiro.
“Non fare il ritroso. Ho dovuto accettare di lavare i piatti per un mese, quindi vedi di non farmi arrabbiare o li faccio lavare a te.”
“O.K. non ti scaldare.”
“Devi passare da te a prendere qualcosa?”
“Se devo rimanere da voi per qualche giorno, avrò bisogno di qualche vestito.”
“Allora noi passiamo da te a prenderti il cambio. Voi due venite con noi, tornate a casa da sole o rimanete qui?”
“Torniamo da sole.” Rispose Lib.
“Non approfittarne.” Le disse sottovoce Gav.
“Simpatica.” Le rispose Kei con lo stesso volume.
“Lo so.” Concluse Gav.
Il vampiro e la Cacciatrice uscirono.
Percorsero tutto il tragitto fino alla cripta di Spike in assoluto silenzio.
Spike raccolse qualche vestito e li mise in un borsone, dopodiché uscirono e Kei fece strada fino a casa sua.
“Da quanto tempo sei vampiro?” chiese di punto in bianco la ragazza.
“128 anni.”
“Però, te li porti bene.” Disse sorridendo.
Anche Spike sorrise.
“Perché quando ti chiesi il nome mi dicesti William?”
“Perché è il mio vero nome. Era più di un secolo che non lo usavo, ma quella sera ho pensato che fosse giusto che tu mi conoscessi come William.”
“Perché?”
“Perché Spike è un mostro. William, invece, era umano. Fragile e debole, ma pur sempre umano.”
“Come ragionamento è una cavolata.”
“Cosa?”
“Ma sì. Scusa… tu dici che Spike è un mostro. Da quello che mi hai detto, credo di non sbagliare dicendo che usi il nome Spike da quando sei vampiro, giusto?”
Il ragazzo annuì.
“Però, tu quindici anni fa, mentre eri vampiro, dato che non si può smettere di esserlo, mi hai salvata. In più dubito fortemente che mentre eri William tu sia stato un santo. Penso che almeno una volta nella tua vita tu ti sia comportato male.”
“Sì, ma…”
“Non c’è nessun ma. Spike e William sono la stessa persona. Tu. E come ogni persona hai fatto le tue azioni buone e le tue azioni cattive. In ogni caso, è per quello che hai fatto e che sei stato, sia come William sia come Spike, che ora sei come sei. E per quel poco che ti conosco e che può valere, io credo che tu vada bene così.”
Gli sorrise.
Spike, per qualche motivo che non capiva, o che non voleva capire, si sentì come sollevato da un peso e sorrise anche lui.
“Grazie.”
“Non ringraziarmi. Ho solo detto quello che penso. Vivendo insieme inizierai a non sopportare più che io lo faccia.”
“Io credo che non potrei stancarmene.”
Si guardarono negli occhi un istante, poi presi dall’imbarazzo, tornarono a volgere lo sguardo davanti a loro.
Nel frattempo erano arrivati.
“Eccoci qui.” Aprì la porta, entrò e si volse verso Spike. “Entra pure, Spike.”
“Grazie.”
Kei e Spike si diedero da fare a chiudere tutte le tende in modo che i raggi del sole non potessero filtrare.
“Carina, la casa.” Disse Spike.
“Già. Piace molto anche a noi.”
In quel momento arrivarono Lib e Gav.
“Ciao ragazzi.” Disse Lib.
“Ciao.” Risposero in coro Kei e Spike.
“Buonanotte ragazzi.” Disse Lib.
Kei e Spike risero.
“E’ sempre la solita. Comunque vado a dormire un paio d’ore anch’io. Non fate baccano.” Fu il commento di Gav.
La Cacciatrice e il vampiro rimasero soli.
“Ehi, ma quelle due se ne sono andate a dormire!” disse la ragazza.
“Se hai sonno, vai pure. Rimango io a fare la guardia.”
“Non è per quello. Dovevano aiutarmi a fare un incantesimo di protezione. Invece, mi tocca farlo da sola.”
“Se posso ti do una mano.”
“Grazie, ma posso farlo da sola. Più che altro volevo che Lib lo facesse con me per fare una barriera più potente. Ma va bene anche così. Al massimo le chiederò dopo di potenziarla con i suoi poteri.”
Kei prese gli oggetti necessari al rito, ovvero una candela, una foto della casa fatta con una polaroid, un cristallo e un vassoio di metallo.
Si mise al centro del salotto, seduta per terra con, di fronte a sé, il vassoio.
Dentro vi posò il cristallo e, appoggiata sopra di esso, mise la foto.
Prese la candela e…
“Che testa! Mi sono dimenticata i fiammiferi.”
“Tieni. Usa il mio accendino.”
Kei lo prese, accese la candela e glielo ridiede. Iniziò a recitare il suo incantesimo.
Si alzò una leggera brezza sia intorno a lei, sia intorno a Spike. Mentre ripeteva la formula, avvicinò la candela alla fotografia dandole fuoco. Ripeté per la terza volta la formula e le ceneri della fotografia scomparirono. In compenso il cristallo, che prima era bianco, ora era diventato verde. Finita la formula la brezza cessò.
“Ecco fatto.”
La Cacciatrice mise a posto ogni cosa.
“Tutto qui?” chiese il vampiro.
“Sì. Se il cristallo dovesse cambiare colore e diventare giallo vorrebbe dire che la casa è in pericolo. Se diventasse rosso, invece, significherebbe che qualche demone è entrato nella barriera.”
“Significa che se io uscissi di casa e rientrassi. Il tuo cristallo diventerebbe rosso? Dovrò avvertire allora o rischio di finire impalettato.” Costatò preoccupato.
“Tranquillo, tu al momento dell’incantesimo eri dentro casa e sei stato avvolto da quella sorta di venticello. Ciò significa che l’incantesimo ti riconosce come abitante di questa casa.” Spiegò Kei.
“Sono più tranquillo.”
I due ragazzi si sedettero sul divano a chiacchierare, ignari del fatto che al piano di sopra anche Lib aveva compiuto il rito di protezione.
Un paio d’ore dopo Gav si svegliò e scese al piano di sotto.
In fondo alle scale vide Lib.
“Che succede?” le chiese.
Lib le fece cenno di abbassare la voce e le indicò il divano. Gav guardò nella direzione suggeritale.
Sul divano c’erano Kei e Spike addormentati. Erano entrambi seduti. Kei aveva posato la testa sulla spalla di Spike e una mano sul suo petto, mentre lui aveva il suo braccio intorno alle spalle della Cacciatrice e la testa appoggiata su quella della ragazza.
Lib e Gav si diressero in cucina.
“Non so se abbiamo fatto bene ad accettare che lui stesse qui.” Disse Lib.
“Non potevamo fare altro. La conosci Kei. Quando si mette in testa una cosa, non c’è modo di farle cambiare idea.”
“Lo so. Stanotte ho avuto un presentimento. Sono preoccupata.”
“Anch’io. Ma non possiamo farci prendere dal panico ogni volta.”
“Ti assicuro che non lo faccio apposta. È più forte di me. Ho sentito troppe volte quella storia dalla nonna e dalla madre di Kei per far finta di niente.”
“Appunto. Era una storia. Non vuol dire che succeda veramente.”
“Questo non mi tranquillizza. Se potessi leggere il futuro…”
Gav, la richiamò con un tono tra l’arrabbiato e il preoccupato. “Lib…”
“Tranquilla. Non lo farei mai. So di non essere abbastanza potente per controllare un incantesimo del genere.”
“Non è un fatto di controllo o di potenza. È un fatto di etica. Non puoi usare la magia per farti i fatti degli altri. E nemmeno per modificare gli eventi.”
“Lo so. Ma rispondi sinceramente: tu non hai mai pensato a trovare un modo che impedisse alla storia di avverarsi? Anche se ciò dovesse modificare gli eventi o qualunque altra cosa?”
“Sì e lo sai benissimo. Ma non c’è niente che possiamo fare.”
“E anche se ci fosse, non la fareste.” Disse Kei spaventandole, visto che le altre due non si erano accorte della sua presenza.
“Kei! Da quanto sei lì?” chiese Lib.
“Abbastanza per capire di cosa parlate. Io non temo il mio futuro. Perciò non dovete farlo nemmeno voi.”
“Sì, ma…”
“Niente ma. Quella che raccontano mia nonna e mia madre è solo una storia, una leggenda. Non è detto che si debba avverare e nemmeno che sia vera. Io non intendo farmi condizionare la vita da un’insicurezza. Perciò non voglio più sentirne parlare. Io so chi sono. E lo sapete anche voi.”
Lib e Gav promisero che non ne avrebbero più parlato.
Quando Kei si era alzata dal divano, aveva svegliato Spike che, tuttavia, finse di continuare a dormire.
Senza che le tre ragazze lo sospettassero, lui aveva sentito tutta la discussione, ed ora si stava chiedendo di quale storia stessero parlando. Sapeva, però, che non poteva andarglielo a chiedere. Doveva escogitare un modo per scoprirlo.
Il resto della mattinata passò tranquillamente.
Dopo pranzo arrivarono a casa delle tre amiche tutti gli altri eccetto Anya e Xander che erano al lavoro. Avevano deciso di continuare le ricerche a casa loro.
Poco dopo il loro arrivo, Kei andò in cucina a prendere qualcosa da bere e sgranocchiare, mentre Lib saliva in camera sua, Willow andava in bagno e Tara scaricava dalla macchina dei libri.
Non si accorse che Spike l’aveva seguita.
Stava prendendo un pacco di patatine da un ripiano, quando la testa iniziò a girarle dolorosamente.
Spike si accorse che stava per cadere e la raggiunse sorreggendola e adagiandola lentamente per terra.
“Che succede?” le domandò preoccupato.
Kei non rispose.
“Vado a chiamare gli altri!”
“Aspetta! Sto bene adesso. Deve essere stato lo stress. Tranquillo.”
Spike non sembrò tanto convinto, ma vedendo che si rialzava e che si comportava come al solito si calmò.
L’aiutò a radunare tutto e a portarlo in salotto.
Però, per tutto il resto del pomeriggio, senza farsi notare, continuò a tenerla d’occhio. Nonostante tutto era preoccupato per ciò che era successo.
Quella sera non avevano ancora trovato qualcosa che potesse essere utile contro quel demone.
Kei aveva bisogno di uscire, perciò si offrì per fare la ronda. Buffy, però, non era dello stesso parere. Insieme agli altri, praticamente, la costrinse a rimanere in casa mentre lei andava a caccia.
Lib e Gav ebbero il compito di controllare che rimanesse a casa.
Non potendo fare nient’altro, Kei diede la buonanotte alle sue amiche e a Spike, e andò in camera sua a dormire.
O almeno fu ciò che disse.
Infatti, dieci minuti dopo, scavalcò la finestra della sua camera e scese aggrappandosi all’albero vicino alla sua finestra.
“Però! È comodo quest’albero!” disse la Cacciatrice quando toccò terra.
“Ce ne hai messo di tempo!” disse Spike dietro di lei, spaventandola.
“Spike! Che ci fai qui? Dovresti essere in casa!”
“Anche tu mi pare.”
Si guardarono alcuni istanti.
“Restiamo o andiamo?” chiese, infine Spike.
“Muoviamoci, prima che se ne accorgano.”
Si allontanarono silenziosamente.
Camminarono in silenzio per un po’, girando la città senza una meta precisa. Poi decisero di andare al Bronze.
Iniziarono a ballare in mezzo alla pista. Si divertirono moltissimo. Dopo alcune ore, decisero di tornare a casa.
Passarono per il cimitero.
Mentre camminavano, rimanendo all’erta, notarono del movimento.
Si nascosero dietro ad un albero per controllare.
Videro alcuni vampiri parlare. In mezzo a loro c’era anche il demone della sera prima che parlava con qualcuno.
Mentre li osservavano, un paio di vampiri si spostarono di lato permettendo loro di vedere con chi parlasse il demone.
“Drusilla!” mormorò Spike.
“La malefica!” sussurrò Kei contemporaneamente a Spike.
Si guardarono un attimo e poi tornarono ad osservare il gruppo.
Poco dopo questo si allontanò.
Quando furono certi di essere soli, uscirono dal loro nascondiglio e ripresero a camminare verso casa.
“Quindi si chiama Drusilla.” Disse Kei.
“Già.”
“Mi ricordo anche di lei. Era con te quella notte di quindici anni fa.”
“Sì.”
“Tu mi sembravi molto preoccupato per lei quando ho creato il vortice d’aria.”
“Già.”
Kei stava iniziando ad innervosirsi. “La pianti di rispondermi a monosillabi?”
“Come? Ah, scusa.”
“Che succede, Spike? Mi sembra che il tuo umore sia drasticamente peggiorato da quando li abbiamo visti. O meglio da quando hai visto lei.”
“E’ una mia ex.”
“Ah. Come mai è finita?”
“Ha preferito un altro.”
“Ne eri innamorato?”
“Sì.”
“Lo sei ancora?”
“Non lo so. Certo rivederla mi ha fatto un certo effetto.”
“Figurati a me. Mi sono sempre augurata di non ritrovarmi la malefica più davanti.”
“Perché la chiami malefica?”
“Ti ricordo che, quella bella personcina della tua ex, ha tentato di assaggiarmi.”
“Se è per quello, anch’io.”
“Sì, ma tu alla fine mi hai aiutata. Lei invece… Nei suoi occhi c’era solo cattiveria e odio. Nemmeno un briciolo di cuore. Il ghiaccio era più caldo. Ho intuito le sue intenzioni e non mi sono piaciute. Per quello invece di tentare di scappare ancora, usai il mio potere. Volevo farla smettere di guardarmi così.”
“I suoi occhi sono così perché il suo sire l’ha resa pazza e visionaria.”
“Visionaria?”
“Ogni tanto gli capita di avere visioni sul passato e sul futuro.”
“Comunque, non era pazzia la sua.”
“Come puoi esserne sicura? Non la conosci nemmeno.”
“Non so come spiegartelo. È una sensazione molto forte la mia. Era proprio come se ce l’avesse con me. Non in quanto possibile preda o per il fatto che io fossi umana e i vampiri si cibano di umani. Era proprio come se ce l’avesse con me, Karol Erika Inao, solo per il fatto di essere Karol Erika Inao.”
“Secondo me esageri.”
“Forse.”
“Quello che mi preoccupa adesso, comunque, è il fatto che il demone Berlbolk e Drusilla si siano associati. Stando a ciò che ha detto Giles, quel demone è potente. Se ha dalla sua Drusilla, lo è ancora di più.”
“Magnifico. Non bastava un demone arrabbiato. Ci voleva anche Madame Maléfique. Quel che è peggio, è che non mi sento tranquilla. Ho una brutta sensazione.”
Intanto arrivarono a casa. Kei tranquillamente aprì la porta principale ed insieme a Spike entrò.
Come richiusero la porta furono aggrediti verbalmente da Gav e Lib.
“Si può sapere dove eravate finiti?” chiese Gav arrabbiata.
“Ci avete fatto preoccupare.” Rincarò la dose Lib.
“Scusate. Non volevamo. Avevamo bisogno di uscire un po’ a prendere aria.” Disse Kei.
Detto questo Kei salì al piano di sopra e si chiuse nella sua stanza. Dal canto suo Spike si buttò sul divano.
Lib e Gav si guardarono e decisero, per il momento, di non fare domande. Gli altri due sembravano piuttosto alterati.
Il giorno dopo, nel tardo pomeriggio, si recarono tutti al negozio di magia. Compreso Spike, al riparo dal sole da una coperta.
“Avete scoperto qualcosa durante la ronda di ieri sera?” chiese Giles.
“Nulla. Nessun vampiro che volesse collaborare.” Disse Buffy.
“Anche al bar di Willy non c’era nessuno di sospetto.” Aggiunse Willow.
“E voi due? Avete scoperto qualcosa nella vostra uscita?” chiese Lib. Nella sua voce si sentiva ancora un pizzico di rabbia.
“Ma non dovevate rimanere a casa?” domandò Anya.
“Dovevamo. Ma rimanere con le mani in mano non fa per me. Comunque sì. Abbiamo trovato qualcosa. O meglio qualcuno. Abbiamo visto il demone Berlbolk parlare con un gruppo di vampiri. Una di loro è una mia vecchia conoscenza.” Rispose Kei.
“E’ anche una loro vecchia conoscenza. Si tratta di Drusilla.” Spiegò Spike.
“Drusilla è tornata?” chiese Buffy allarmata.
“Già.” Rispose Spike.
“E stava parlando con il demone Berlbolk?” indagò Giles.
“Sì.” Disse Spike.
“Ecco che riparte con i monosillabi.” Sussurrò Kei.
Spike, che l’aveva sentita, la fulminò con lo sguardo. Kei lo sostenne tranquilla.
“Se c’è anche Drusilla, direi di iniziare a preoccuparci.” Disse Xander.
In quel momento entrò qualcuno in negozio. Non si trattava di un cliente, però. Era un fattorino.
“Ho qui una busta da recapitare ad un certo Spike the Bloody.”
“Sono io.” Disse Spike sorpreso.
“Mi metta una firma qui, prego.”
Spike eseguì e prese la busta. Il fattorino se ne andò.
“Sono curioso di sapere chi mi scrive.” Commentò il vampiro.
Spike aprì la busta, estrasse il foglio e lesse il messaggio che c’era scritto.
“La calligrafia è di Drusilla. Inizio a credere che tu avessi ragione.” Disse rivolto a Kei.
“A che riguardo?”
Spike le diede il foglio. Kei lesse a voce alta.
“Spero vi sentiate meglio, ora che non avete nulla da perdere.”
“Ma che significa?” chiese Tara.
“Non lo so. Ma il mio presentimento è ancora più forte ora.” Fu il commento di Kei.
“Ehi, calmati o sverrai di nuovo.” Le disse Spike
Stavolta fu Kei a fulminarlo con lo sguardo. Non voleva che gli altri lo sapessero.
“Sei svenuta? Quando?” domandò Lib.
“Non sono proprio svenuta. Ieri, mentre sono andata a prendere da bere ho avuto un capogiro. Tutto qui.”
“Che strano. Anch’io più o meno nello stesso momento mi sono sentita male.” Disse Lib.
“Anche io ho avuto un capogiro in quel lasso di tempo.” Intervenne Willow.
“Pure io.” Affermò Tara.
“C’è qualcosa che non mi convince.” Disse Kei.
“Già. Tutto questo non mi piace.” Si trovò d’accordo Willow.
“Certo che è una bella coincidenza che tutte insieme siete state male.” Commentò Dawn.
“No… non può essere stata una coincidenza.” Disse Kei.
“Che vuoi dire?” chiese Lib.
“Ci deve essere un nesso.Ma l’unica cosa che abbiamo fatto tutte insieme è l’incantesimo di protezione dell’urna…”
Si guardarono un istante, poi tutti si precipitarono ad aprire il baule in cui avevano nascosto il reperto.
Era vuoto.
“Maledizione! Ci ha fregati!” nella voce di Kei si sentì perfettamente tutta la sua rabbia.
“Ma com’è possibile? La barriera era così potente…” disse Tara.
“Si sta avverando.” Affermò Gav.
Kei e Lib la guardarono. Poi Lib si girò verso Kei che scuoteva la testa.
“No. No. No. NO! Non si sta avverando niente! Quella è solo una storia!” si impuntò Kei.
“Allora fa un incantesimo.”
“Per tua informazione, anche ieri sera ne ho fatto uno. Ho fatto l’incantesimo di protezione per casa nostra ed è ancora attivo.” Mostrò il cristallo verde.
“Ieri sera, quando?” si intromise Lib.
“Subito dopo che siete salite di sopra a dormire.”
“Allora ho paura che Gav abbia ragione.”
“Ma che stai dicendo Lib. Lo vedi anche tu che il cristallo è perfettamente verde.”
Lib estrasse dalla tasca della sua giacca un cristallo simile a quelle che teneva in mano Kei.
“Ieri sera, dopo essere salita, ho fatto anch’io l’incantesimo di protezione della casa. Probabilmente l’abbiamo fatto in contemporanea e non ce ne siamo accorte.”
Kei non voleva crederci.
“No. Vi state sbagliando.” Mormorò Kei.
“Allora provalo. Fa un incantesimo. Uno qualunque.” Disse Gav.
Kei la guardò con rabbia. Recitò la formula per creare una sfera di luce, ma non successe nulla. Ne rimase sconvolta.
Gav le si avvicinò. “Kei…”
Kei guardò la sua amica come se fosse un’estranea. Allontanò il braccio che Gav tentò di posarle sulla spalla. Guardò Lib, Spike, Willow, Tara e tutti gli altri.
“Mi…Mi…Mi dispiace.” Disse Kei e subito dopo corse fuori dal negozio piangendo.
Fuori intanto si era fatto buio e Spike senza pensarci due volte le corse dietro. Non aveva nemmeno pensato a controllare se ci fosse luce o meno. Sapeva solo che doveva e voleva starle vicino.
Quando arrivarono al parco Spike riuscì a raggiungerla. Volendo l’avrebbe potuta raggiungere prima, ma l’aveva lasciata correre un po’ per lasciarla sfogare. Quando la vide appoggiata ad un albero le si avvicinò.
La chiamò sottovoce.
“Vattene.”
“Non lo farò.”
Le posò una mano sulla spalla e la fece girare.
“Lasciami stare, ti prego.”
“Non posso.”
“Perché?”
“Ti ho abbandonata una volta. Non chiedermi di farlo ancora.”
Kei lo guardò negli occhi. Il suo sguardo dolce le impedì di trattenere le lacrime. Si lasciò abbracciare e si sfogò contro il suo petto.
Quando la sentì più calma le parlò.
“Non arrabbiarti, ma ho sentito il discorso che hai fatto stamattina, con le tue amiche, riguardo una storia che raccontano tua nonna e tua madre. È la stessa a cui vi riferivate anche prima, vero?”
“Sì.”
“Vuoi raccontarmela?”
“Dice che ogni tredicesima generazione di potere, esso rischia di scomparire. Io sono una delle tredicesime generazioni che possiedono il potere.”
Spike, con tono pratico, disse: “Dovrai abituarti ad essere solo una Cacciatrice.”
“Non ho finito.”
“Scusa. Continua.”
“Senza poteri la tredicesima generazione, sì, insomma, io, diventerò vulnerabile.”
“Ma sei pur sempre una Cacciatrice.”
“Non centra. Sarò vulnerabile ad un certo rito.”
“Che rito?”
“Un rito che può permettere a chi lo compie di impossessarsi dei poteri della mia famiglia. Di tutti i poteri. Se qualcuno dovesse fare quel rito e io non riuscissi ad impedirlo, non solo i miei poteri, ma anche quelli di mia madre, di mia nonna, delle mie antenate, si concentrerebbero tra le mani di chi ha compiuto il rito. E i nostri poteri, tutti insieme, hanno la capacità di distruggere il mondo.”
“Ma ci sarà una soluzione!”
Kei scosse la testa.
“Io, qualunque cosa succeda, ti proteggerò. Lo giuro.”
Lei gli sorrise tra le lacrime.
Spike non riuscì a resistere. Avvicinò le sue labbra a quelle di lei in un dolce bacio che divenne sempre più appassionato.
Nel frattempo, in negozio, anche Lib e Gav avevano spiegato agli altri dell’esistenza di quella leggenda nella famiglia di Kei.
Kei e Spike furono bruscamente riportati alla realtà. Furono attaccati da un gruppetto di vampiri.
In pochi secondi li polverizzarono. Quando si ritrovarono una di fronte all’altro si sentirono in un profondo imbarazzo.
Decisero di tornare al negozio di magia per evitare di dover parlare.
Mentre stavano per entrare, però, Kei lo fermò.
“Grazie. Per tutto. Anche per il bacio ne avevo bisogno.”
Senza dargli il tempo per rispondere si alzò sulle punte dei piedi, gli diede un altro bacio a fior di labbra e subito dopo entrò nel negozio lasciandolo per alcuni istanti interdetto. Quando si riprese entrò anche lui.
Non appena Gav vide Kei le andò incontro abbracciandola. “Kei scusami, io…”
“Non scusarti. Sono io che devo farlo. Mi dispiace, per essere scappata così. Ma ho avuto paura. Però, ora sto bene. Mi sono ripresa. Anche se non potrò più essere una strega, sarò comunque una Cacciatrice. E posso assicurarti che non permetterò a nessuno di levarmi anche questo.”
“E noi ti aiuteremo.” Affermò Lib.
“Lo so.” Le disse Kei sorridendo.
Poco dopo tutti stavano cercando qualche indizio tra i libri di Giles, per contrastare il demone Berlbolk o comunque per impedire il rito, ad eccezione di Buffy e Willow che erano uscite di ronda.
Ad un certo punto Tara, avvertì gli altri di aver trovato qualcosa.
Tutti si misero all’ascolto. Tara iniziò a leggere.
“Nel XII secolo, un gruppo di streghe seguaci di Gonelb, per vendicarsi della Cacciatrice, crearono un rituale per toglierle ogni suo potere. Grazie al rito, denominato Asdif (dal nome del capo delle streghe) e celebrato per mezzo dell’urna di Gonelb, dei demoni molto potenti possono far sprigionare i poteri racchiusi nell’urna. Il testo da recitare è andato perduto durante la caccia alle streghe, ma alcuni punti del rituale rimangono chiari. Esso può essere celebrato soltanto in un punto medianico tra forze negative e positive, quando la costellazione dell’Ariete è perfettamente allineata… Non dice altro.”
“Sbaglio o il prossimo allineamento è tra due notti?” calcolò Lib.
“Sì, è esatto.” Convenne Giles.
“Quindi ora sappiamo quando avverrà il rituale. Ci manca di scoprire dove.” Disse Spike.
“Dice un luogo medianico tra forze negative e positive. Esiste qui vicino un posto del genere?” si informò Kei.
“E’ difficile dirlo. Qui siamo sulla bocca dell’inferno non ci sono molti luoghi ad energia positiva.” Rispose Giles.
“C’è una cartina della città?” domandò Kei.
Anya andò a prenderla dietro il bancone e gliela porse.
Kei prese una penna. “Indicatemi tutti posti in cui sono avvenute le varie apocalissi.”
Lo fecero, anche se non ne capivano il senso. Alla fine fu Dawn a chiedere a cosa le servisse.
“Una volta mia madre, mi ha detto che un punto medianico tra due energie può non essere un punto fisso. Può spostarsi. Perché può dipendere dall’attività di una sola delle due energie cercate. In parole povere, segnando sulla cartina i punti dove sono state affrontate le apocalissi, che non hanno assolutamente nessuna concentrazione di energia positiva, ma hanno unicamente quella negativa, e calcolando il punto esatto al centro di queste concentrazioni di energia, si può trovare un punto medianico. Certo non è molto sicuro come calcolo, ma da qualche parte dovremo cominciare.”
Calcolarono il punto. Il risultato fu una zona della periferia nord di Sunnydale.
“Purtroppo non riesco ad essere più precisa di così.” Concluse Kei.
Continuarono a cercare altri indizi.
Un paio d’ore dopo, Buffy e Willow tornarono al negozio.
“Novità?” domandò Buffy.
“Sì, abbiamo una teoria. Il rituale sarà, presumibilmente, compiuto tra due notti. E forse sappiamo anche dove.” Rispose l’osservatore.
“Cioè?” chiese Willow.
“Dovrebbe essere alla periferia nord di Sunnydale.”
“Direi di controllare subito.” Disse Buffy.
Formarono così due gruppi. Il primo formato da Buffy, Willow, Xander, Anya e Giles, e il secondo formato da Kei, Lib, Gav, Tara, Spike e Dawn. Il primo gruppo doveva occuparsi di trovare qualche indizio sul punto esatto per la celebrazione, mentre il secondo doveva continuare le ricerche.
“Va sempre a finire così! Il lavoro più interessante lo fanno loro!” Dawn mise il broncio.
Tara e Lib cercarono di calmarla.
A metà giornata non c’erano stati sviluppi in nessuno dei due gruppi. Il gruppo di Buffy decise, però, di interrompere momentaneamente le ricerche per tornare ognuno a casa propria per riposarsi.
Anche i ragazzi del gruppo di ricerca erano stanchi e chi prima, chi dopo, si addormentarono. Fortunatamente quel giorno il negozio doveva rimase chiuso.
Arrivò poi la notte. Tutti erano nervosi. La notte seguente si sarebbe celebrato il rito di Asdif e loro brancolavano ancora nel buio.
Quella notte Kei e Spike rimasero a casa di Kei da soli.
Questo creò tra loro un certo imbarazzo. Decisero, perciò, di uscire a fare due passi, nonostante i loro amici si fossero fatti promettere che sarebbero rimasti a casa.
Ma come ormai sembrava essere diventata un’abitudine, vennero attaccati da alcuni vampiri. Questi erano molto agguerriti. Uno di loro brandiva una spada. Spike, per proteggere, Kei si ritrovò a bloccare la lama con le mani. Kei approfittò di quella situazione per polverizzare il demone. In poco tempo ritornò la calma.
Spike, però, perdeva sangue da entrambe le mani. Tornarono velocemente a casa. Andarono al piano superiore. Kei lo fece sedere sul suo letto mentre lei prendeva la cassetta del pronto soccorso.
Gli si sedette di fianco.
Iniziò a disinfettargli la mano sinistra e dopo gliela fasciò.
Mentre stava tagliando la garza, si ferì anche lei alla mano sinistra.
Spike, preoccupato che lei si fosse fatta male, le prese la mano tra le sue e controllò che non fosse grave. Tranquillizzato, alzò lo sguardo su di lei con l’intenzione di dirle che non era nulla di grave.
Vedere però il suo viso così vicino al proprio, gli fece scordare tutto.
Le accarezzò delicatamente il viso, poi non riuscendo a trattenersi la baciò.
Come la volta precedente, si scordarono di tutto il resto. Le mani ferite. Il pericolo imminente. Non c’era spazio per altro che non fossero loro.
Spike fece sdraiare Kei sulla schiena e le si mise al fianco. Le prese la mano sinistra, l’intrecciò alla sua destra e la guardò negli occhi. Kei capì la sua muta domanda.
“Lo voglio.” Gli disse in un sussurro.
“Anch’io lo voglio.” Mormorò Spike.
Ripresero a baciarsi sempre con più passione. E si amarono.
Un’oretta dopo, Kei stava riprendendo fiato tra le braccia di Spike.
Si spostò una ciocca ribelle di capelli e notò che la sua mano, che avrebbe dovuto essere ferita, in realtà non lo era. Lo fece notare anche a Spike.
“Come può essere?” domandò il vampiro.
Nel frattempo prese la mano di Kei tra le sue ed in quel momento Kei notò qualcos’altro.
“Spike?” lo chiamò con un tono tra lo stupito e il confuso.
“Sì?”
“Anche la tua ferita è scomparsa.”
Il vampiro si guardò la mano. Colto da un dubbio si tolse la fasciatura all’altra mano. Entrambe le ferite erano guarite perfettamente.
“Ma che sta succedendo?” chiese il vampiro.
“Possibile che il fatto che noi due abbiamo fatto l’amore, abbia contribuito a guarirci?”
“Non lo so, ma sembrerebbe la spiegazione più logica.
Attraverso la finestra aperta, sentirono un paio di auto parcheggiare e le voci dei loro amici.
Si guardarono allarmati. Velocemente si rivestirono.
Quando poco dopo, Lib andò in camera di Kei, li trovò perfettamente vestiti.
“Che fate?” chiese Lib.
“Parliamo. Ci sono novità?” disse Kei.
“Noi non ne abbiamo. E voi?”
I due ragazzi si guardarono, poi entrambi risposero in coro. “Nessuna.”
Lib non parve troppo convinta, ma lasciò correre e seguita da Kei e Spike tornò al piano di sotto dove li attendevano i loro amici.
Tutti stavano cercando di trovare una soluzione contro il rito.
“Proviamo a ricapitolare tutto. Ci dobbiamo essere persi qualche indizio importante.” Disse Giles.
“Allora… Il demone Berlbolk, con l’aiuto di Drusilla, si è impossessato dell’urna di Gonelb per poter celebrare il rito di Asdif…” iniziò Willow.
“Il rito di Asdif consiste nello sfruttare i poteri dell’urna per permettere al demone Berlbolk di annullare i poteri della Cacciatrice…” continuò Tara.
“Il rito si può celebrare soltanto quando la costellazione dell’Ariete è in perfetto allineamento…” proseguì Xander.
“L’allineamento avviene circa ogni 390 anni. Il prossimo inizierà questa notte a mezzanotte e…” andò avanti Gav, ma Kei la interruppe.
“Cosa hai detto?”
“Che il prossimo allineamento è questa notte.”
“No. Prima. Ogni quanto avviene l’allineamento?”
“Più o meno ogni 390 anni. Perché?”
Kei non rispose. Si alzò e si diresse verso la libreria, ma non trovò ciò che cercava.
“Lib, Gav, vi ricordate dove sono stati messi i diari delle mie bisnonne?”
“Li ho messi insieme ai libri di magia.” Le rispose Lib.
Kei andò davanti al mobiletto della televisione e aprì le antine. Dentro c’erano una moltitudine di libri. Cercò tra questi per alcuni istanti e poi ne prese cinque. Ognuno sulla copertina riportava un nome di donna con tanto di periodo in cui questa era vissuta. Iniziò a sfogliarli velocemente.
“Si può sapere cosa stai cercando?” domandò Gav.
“Non so perché ma quello che hai detto, mi sembrava familiare. Credo di averlo letto in questi diari.”
Cercò ancora. Al quarto diario si fermò.
“Eccolo.” Iniziò a leggere. “Sono dubbiosa, riguardo la leggenda che grava sulla nostra famiglia. Ci sono già state molte tredicesime generazioni, e tra queste ci sono anch’io, ma nessuna di noi ha mai perso o rischiato di perdere il proprio potere. Chissà? Forse siamo state soltanto molto fortunate e la prossima tredicesima generazione correrà questo rischio. Se così fosse, mi auguro che anche dopo i prossimi 390 anni i poteri siano della nostra famiglia…” finì di leggere. “Dopo di lei ci sono state altre tredici generazioni di cui io sono la tredicesima.”
“Perché proprio 390 anni?” chiese Dawn.
“Non lo so. Ma ho come la sensazione che ci sia un nesso.”
“Forse hai ragione. Ricordi quando, per la scuola, ci chiesero di costruire il nostro albero genealogico?” chiese Lib.
“Sì.”
“Io e te abbiamo fatto la ricerca insieme. Ti ricordi? Costatammo che nella tua famiglia l’età media in cui le donne con i poteri facevano figli erano i 30 anni.”
“Sì, lo ricordo. Ma che c’entra?”
“Quanto fa 30 anni per 13 generazioni?”
“390 anni!”
“Il nesso deve essere questo!”
“Se hai ragione, e credo che tu l’abbia, come può essere che il mio rischio di perdere i poteri centri con il fatto che il rito di Asdif possa annullare i poteri della Cacciatrice?”
“Credo che la risposta te la sei data da sola ieri notte.” Si intromise Spike.
“Che vuoi dire?” chiese Kei.
“Mi hai detto che senza poteri sei vulnerabile ad rito che può permette a chi lo celebra di impossessarsi dei poteri di tutta la tua famiglia, comprese tua madre, tua nonna e tutte le tue antenate. E che tutti questi poteri riuniti hanno una potenza tale da poter distruggere il mondo. Non credi che sono capaci di tanto, possono essere in grado di annullare i poteri della Cacciatrice?”
Kei ci rifletté sopra.
“Credo proprio che potrebbero.”
Kei iniziò a tremare di rabbia. Tutti se ne accorsero.
“Kei? Tutto bene?” le chiese Gav.
“Mi hanno tolto i miei poteri di strega, se ne vogliono impossessare per sfruttarli a fini malvagi, come se non bastasse vogliono togliermi anche i poteri di Cacciatrice. Questo non glielo posso permettere.”
“Ma credo che sia un caso. Non credo che facciano ciò che fanno solo per prendersela con te.” Disse in tono pratico Willow.
Kei ebbe un’intuizione. Guardando Spike disse: “Eh già. Non agiscono così contro Karol Erika Inao solo perché è Karol Erika Inao. Non è vero Spike?”
“Ma dai! Non può essere.” Disse il vampiro.
“Ah no? Io non credo, ci sono troppe coincidenze perché tutto non sia collegato.”
“Che ne dite di fare capire qualcosa anche a noi?” chiese Anya.
“Quindici anni fa, sono stata attaccata da un gruppo di vampiri capitanati da Spike e la malefica.” Iniziò a spiegare Kei.
“Chi?” domandò Xander.
“Drusilla. Già allora ebbi la sensazione che lei ce l’avesse con me. Usai il mio potere. Lei fu costretta ad allontanarsi sotto ordine di Spike. Poco dopo il mio potere si esaurì. Eravamo rimasti io, Spike e un altro vampiro.”
“Però sei riuscita a scappare.” Dedusse Buffy, visto che Kei era ancora viva.
“Solo perché Spike mi aiutò.”
“Cosa?” chiesero in coro Buffy, Giles, Willow, Tara, Xander, Anya e Dawn
“Grazie per avermi rovinato la reputazione.” Disse il vampiro.
Kei lo ignorò. “Lo so, all’epoca era cattivo, ma mi salvò.”
“Come mai questo attacco di bontà?” domandò Buffy a Spike.
“I suoi occhi.” Rispose il vampiro imbarazzato e arrabbiato.
“I suoi occhi?” domandò Buffy.
“Sì. Quando li ho visti, istintivamente ho sentito il bisogno di proteggerla. E ora basta con le domande. E tu vai avanti.”
Kei proseguì. “Va bene. Qualche giorno fa, poi io e Spike l’abbiamo rivista insieme al demone Berlbolk. Costui vuole celebrare un rito che si può tenere soltanto ogni 390 anni. Guarda caso, nella mia famiglia ogni 390 anni c’è il rischio che il nostro potere venga rubato attraverso un rito. Sempre per puro caso, i 390 anni scadono entrambi nello stesso periodo. Casualità su casualità, l’urna che avevamo recuperato viene rubata e subito dopo ci arriva un messaggio di Drusilla che dice, testuali parole: ‘ Spero che vi sentiate meglio, ora che non avete più nulla da perdere. ’ ”
“Ma se è così, significa che in qualche modo Drusilla deve essere venuta a conoscenza della leggenda della tua famiglia e del fatto che tu sia una Cacciatrice. Ma come?” chiese Gav.
“Spike mi ha detto che oltre ad essere pazza è anche una visionaria. Può vedere il passato e il futuro.”
“In effetti, pensandoci meglio potrebbe essere che lei abbia appreso tutto attraverso le sue visioni. Ma quel che non capisco è perché accanirsi tanto su di te.” Concesse Spike.
“Davvero non lo capisci?” domandò Buffy ironicamente.
“Dovrei?”
“Uomini!” fu il commento di Willow.
“Ehi, ma che vi prende? Perché dovrei capirlo?”
“In effetti, anch’io non capisco il motivo.” Disse Xander.
Fu Anya a spiegare l’arcano. “Ma è ovvio! È chiaro come il sole che tra te e Kei sta nascendo qualcosa e sappiamo tutti che Drusilla è innamorata di Spike e lo reputa sua esclusiva proprietà. Perciò, per lei, Kei è un personaggio scomodo.”
“E conoscendo Drusilla, non si limiterà a voler uccidere Kei. Prima vorrà toglierle tutto, farla soffrire immensamente e poi, forse, ucciderla.” Disse Dawn.
Kei e Spike si guardarono imbarazzati.
“Adesso che abbiamo unito tutti tasselli del puzzle, ci manca di sapere con esattezza dove il rito avverrà.” Disse Giles cambiando discorso.
Mentre Giles parlava Kei andò in cucina con la scusa di prendere da bere.
Spike la seguì.
Kei si fermò di fronte al lavandino guardando di fronte a sé. Spike le si mise alle spalle. Lei sentiva perfettamente la sua presenza, ma non si girò.
“Io non so cosa tu provi per Drusilla. Non so se sei ancora innamorato di lei, ma io non posso e non voglio far altro che impalettarla.” Disse la ragazza.
Spike l’abbracciò alla vita, e avvicinò le labbra al suo orecchio.
“Pensi davvero che se fossi ancora innamorato di lei, avrei fatto l’amore con te? Drusilla per me, sarà sempre un po’ speciale.” La sentì irrigidirsi tra le sue braccia. “Ma solo perché è il mio sire. È quello l’unico legame che ci unisce.”
“Da quello che so, è un legame molto forte.”
“E’ vero. Ma a confronto con il legame che ho con te, non è nulla. Lei è il mio sire. Ma tu… tu sei l’unica donna che nella mia vita e nella mia non-vita io abbia mai amato.”
“Davvero?”
“Sì. Io ti amo Karol Erika Iano o Kei. Credo di essermi innamorato di te già da quando ti vidi quella notte di quindici anni fa.”
“Ma allora sei un pedofilo.”
Nonostante le parole capì che stava sorridendo e la sentì rilassarsi contro il suo corpo.
“Non sono un pedofilo. Tu eri una bambina, O.K., ma attraverso i tuoi occhi io ho visto il tuo spirito, o la tua anima se preferisci, ed è stato per quello che ho sentito il bisogno di proteggerti. Forse, inconsciamente, sentivo che ti avrei incontrata di nuovo e che mi sarei innamorato di te. Ne è la prova che in tutti questi quindi anni non ti ho mai dimenticata.”
“Nemmeno io mi sono dimenticata di te. Quando mi hanno che ero una Cacciatrice, ho sperato con tutto il cuore di poterti rivedere.”
“Davvero?”
“Sì.”
Spike la fece girare, per poterla guardare in viso.
Quando furono faccia a faccia lui notò che il viso della ragazza era rigato dalle lacrime. Si preoccupò.
“Perché piangi?”
Lei cercò di voltare la testa, imbarazzata, ma lui glielo impedì, prendendogliela tra le mani.
“Sono una stupida a piangere, lo so. Ma… quando mi hai detto di amarmi… e tutto ciò che hai detto dopo… mi hanno fatto provare una grandissima felicità… non mi ero mai sentita così… non sono riuscita a trattenermi. Scusa.”
“Non scusarti. Non hai niente di cui scusarti. Ero preoccupato di aver detto qualcosa di sbagliato.”
“No. Anzi.”
Si sorrisero, poi Spike, dolcemente le sfiorò le labbra con le sue.
Quando si allontanarono fu Kei a parlare per prima.
“C’è una cosa che ti devo dire.”
“Cosa?”
“Spike, o William, anche io ti amo.”
Spike si sentì felice come mai nella sua vita e nella sua non-vita. In quel momento capì il perché Kei non era riuscita a trattenere le lacrime. Infatti anche lui, in quel momento aveva gli occhi lucidi. Kei lo notò. Si abbracciarono. Poco dopo Spike si scostò per guardarla in viso.
“Vorrei che il mio cuore potesse battere per farti sentire quanto sono felice.”
Kei gli prese una mano e se la appoggiò al petto.
“Il mio cuore batterà per entrambi.”
Con, la mano poggiata al petto della ragazza e sentendo sotto di essa il suo cuore palpitare, Spike l’abbracciò stretta con il braccio libero, imprigionando la sua stessa mano tra il petto della ragazza ed il suo. Dopodiché la baciò. Sentì che il cuore della ragazza prese a battere più veloce. Quasi gli sembrava davvero di poter sentire il suo.
Pochi minuti dopo tornarono dagli altri. Notarono che Buffy, Willow, Tara e Gav erano usciti. Giles spiegò loro che erano andati a fare un altro giro di perlustrazione.
Tornarono nel primo pomeriggio.
“Ci sono novità. Abbiamo scoperto dove avverrà il rito.” Avvisò Buffy.
“Come ci siete riuscite?” chiese Giles.
“Diciamo che una Cacciatrice, due streghe e una ragazza che usa la telecinesi, sono molto convincenti.” Disse Willow.
“Siamo andati al bar di Willy. Abbiamo fatto un po’ di pressione sui pochi demoni presenti e un paio di loro ci ha detto che sotto la fabbrica abbandonata nella periferia nord, c’era un gran movimento ultimamente. Siamo andate a controllare e bingo, abbiamo visto il demone Berlbolk. Abbiamo tentato di intervenire, ma lui se ne è andato e l’abbiamo perso di vista.” Spiegò Tara.
“Avete comunque fatto un buon lavoro ragazze.” Si congratulò Giles.
“Bene, ora sappiamo, il chi, il dove, il quando e il perché. Ci manca soltanto il come riuscire ad impedire che celebrino il rito.” Fece notare Xander.
“L’unica cosa che possiamo fare è inventarci qualcosa sul momento.” Disse Kei.
Durante le poche ore che mancavano al tramonto, tutti cercavano di riposare, naturalmente nessuno ci riusciva.
Kei nella sua stanza era sdraiata sul letto con la testa sul cuscino dove, poche ore prima, Spike riposava. Poteva ancora sentire il suo odore. Come chiamato dai suoi pensieri, il vampiro bussò piano alla sua porta. Ottenuto il permesso, entrò nella stanza della ragazza e si richiuse la porta alle spalle.
Vedendola sdraiata sul letto con i lunghi capelli sparsi sul cuscino, le sembrò un angelo. Il più bello che potesse immaginare. Il suo angelo.
Kei gli fece cenno di avvicinarsi e stendersi vicino a lei. Lui eseguì e l’abbracciò.
Rimasero in silenzio a lungo. Entrambi confortati dalla presenza dell’altro. Entrambi consci del fatto che quello potesse essere il loro ultimo momento sereno insieme.
Era appena calata la notte.
Kei e Spike si stavano alzando per scendere al piano inferiore.
Spike notò che Kei era strana.
“Cosa hai?”
“Per il rito, manca ancora molto. Vorrei andare in un posto.”
“Dove?”
“So che in questa città è stata seppellita una mia antenata. Quella del diario che ci ha fornito l’indizio sui 390 anni. Prima di trasferirmi in America, mi ero promessa di passare da lei.”
“Allora andiamo.”
Annuì.
Scesero di sotto. Videro Giles. Gli spiegarono la situazione e rimasero d’accordo sul luogo in cui incontrarsi.
Arrivati al cimitero ci misero un po’ a trovare l’antenata di Kei.
Quando la trovarono, Kei si inginocchiò di fronte a lei. Spike rimase in piedi qualche passo dietro di lei. Capiva che Kei aveva bisogno di stare un po’ da sola con le sue radici.
Kei osservò attentamente la lapide. Pensò quanto fosse strano il fatto di essere inginocchiata davanti alla lapide appartenente ad una donna che non aveva mai conosciuto ma che comunque sentiva di amare. Lesse l’iscrizione al di sotto del nome e del periodo in cui visse.
‘ Soltanto la purezza può vincere l’impurità. Un cuore puro, non ha paura di niente. ’
Ricordò di aver letto la stessa frase anche sul suo diario. In esso diceva di aver sentito quelle parole in un sogno fatto da bambina, e di non essere più riuscita a dimenticarle perché le parevano bellissime. Sempre sul diario aveva anche accennato al fatto che le sarebbe piaciuto che le avessero incise sulla sua lapide. Sorrise costatando che il suo desiderio era stato esaurito.
“Avevi ragione, sono parole bellissime.” Disse Kei rivolta alla sua antenata.
“Come?” chiese Spike che l’aveva sentita parlare.
“Mi riferivo alle parole sulla lapide. Ne parlava anche in un suo diario. Diceva che le sembravano bellissime. E anch’io la penso così.”
Spike le lesse.
“Credo che siano soprattutto vere.”
“In che senso?”
“Solo la purezza può vincere l’impurità. È ciò che è successo a noi. La tua purezza d’animo ha vinto sul mio cuore impuro.” Disse ripensando agli avvenimenti di quindici anni prima.
Kei sorrise.
Rimasero ancora qualche minuto a rendere omaggio all’antenata di Kei. Poi si diressero all’appuntamento con gli altri.
Come li raggiunsero, si diressero tutti insieme verso il luogo della celebrazione del rito.
“Tra poco, potrò avere la mia vendetta.” Sentirono dire Drusilla.
“Ne sei davvero convinta?” le disse Kei facendosi vedere.
“Ormai è troppo tardi. Non potete impedirci di celebrare il rito. E io potrò riavere il mio Spiky.”
“Non mi riavrai mai.” Disse Spike.
“Non dire così, tesoro. Lo so che mi ami.”
“Ti sbagli. Io non ti amo. E tanto per essere precisi, non ti ho mai amata. Ora lo so. Perché ora so cosa vuol dire amare qualcuno. Perché ora amo Kei.”
“Lo sapevo! Lo sapevo! Maledetta! Sapevo che me lo avresti portato via! I tuoi occhi me lo dissero tanto tempo fa!”
In quel momento una moltitudine di vampiri e demoni li circondò. Frapponendosi tra Drusilla e Berlbolk da una parte e Kei, Spike e gli altri dall’altra.
Iniziò una dura lotta, mentre Berlbolk iniziò a recitare la formula per attuare il rito di Asdif.
Alcuni vampiri e demoni erano stati già sistemati, ma ne rimanevano ancora molti.
Improvvisamente, Kei si inginocchiò al suolo, come se fosse stata privata delle sue forze.
Spike, Lib e Gav se ne accorsero. E si accorsero anche del gruppo di demoni e vampiri che, approfittando dell’occasione, si stavano avventando su di lei.
Velocemente, intervennero per proteggerla.
“Che ti succede?” le chiese Spike.
“Non lo so… mi sento… debole…”
Sembrava faticasse anche a parlare.
Stava per avvicinarsi a Kei, quando una luce la avvolse completamente. Questa poi si ridusse ad una piccola sfera all’altezza del petto di Kei. Spike non sapeva che fare. Cercò di raggiungerla, ma un demone glielo impedì. La sfera di luce, si alzò sopra la testa di Kei fino ad arrivare al soffitto. Lo percorse tutto fino ad arrivare sopra l’urna di Gonelb. Lentamente si abbassò fino ad avvolgere l’oggetto.
“Ormai sei finita. I poteri tuoi e di tutta la tua famiglia sono in mano nostra. Ora possiamo sbarazzarci delle Cacciatrici.” Disse Drusilla iniziando a ridere sguaiatamente, mentre il demone Berlbolk continuava a recitare le sue formule.
“Non… non mi hai… ancora battuto…” le fece notare Kei.
“E cosa pensi di fare priva dei tuoi poteri di strega e presto anche di quelli di Cacciatrice.”
“Finché avrò fiato in corpo per respirare… io mi opporrò a te… e a qualunque forza malvagia.” Disse rialzandosi.
Si diresse verso di loro.
Un gruppo di vampiri e demoni le si avventò contro. Spike, liberandosi del demone contro cui stava lottando, la raggiunse e l’aiutò a sbarazzarsene.
Spike si diresse verso Drusilla, Kei verso Berlbolk.
“Pensi davvero di riuscire ad uccidermi, dopo tutto ciò che c’è stato tra noi?” chiese Drusilla a Spike.
“Proprio per ciò che c’è stato tra noi, ci riuscirò. O forse è più corretto dire per ciò che non c’è stato. Come l’amore. Come il rispetto. Come la fiducia.”
Iniziarono a lottare. Per qualche minuto parve che si equivalessero le loro forze.
Poi Spike riuscì ad avere la meglio. La bloccò e la infilzò con un paletto.
“Ti amo, Spike.” Mormorò Drusilla e subito dopo divenne polvere.
“Io no.” Fu la risposta del vampiro che, però, nessuno poté sentire.
Subito dopo si volse verso Kei.
Proprio in quel momento il demone Berlbolk concentrò tra le sue mani l’energia dell’urna di Gonelb e la lanciò contro la ragazza.
Spike non poté fare altro che urlare: “Noooooo!!!”
Kei si vide arrivare addosso la sfera di energia. Dapprima ne ebbe paura, poi, come in un flash, ricordò le parole sulla lapide della sua ava.
“Soltanto la purezza può vincere l’impurità. Un cuore puro, non ha paura di niente. Ora ho capito. Hai voluto aiutarmi con quelle parole, vero?” Mentre Kei pensava ciò, aprì le braccia come per accogliere la sfera d’energia. Scacciò ogni paura dal suo cuore e si concentrò su ciò che di più puro c’era in lei. L’amore per Spike.
La sfera la colpì in pieno petto. Dapprima il suo petto, e poi tutto il suo corpo, iniziarono ad illuminarsi, come era già successo alcuni minuti prima.
In pochi secondi la luce scomparve, inghiottita dentro di lei.
Berlbolk la guardò visibilmente spaventato.
Kei alzò un braccio dritto di fronte a lei. Fece un gesto secco del polso e un raggio luminoso partì dalla sua mano e colpì Berlbolk, disintegrandolo all’istante. Girando su se stessa senza interrompere il raggio di energia colpì tutti. Sia i suoi amici, sia i demoni e vampiri nemici. I suoi amici ne uscirono totalmente illesi. I demoni e i vampiri nemici, invece, scomparirono come Berlbolk.
Quando rimasero soltanto i suoi amici, Kei chiuse la mano, fermando il raggio di energia.
Tutti la guardarono. Spike corse immediatamente da lei.
“Come stai?” le chiese Spike preoccupato.
“Bene. Davvero.”
“Ma cos’è successo?” domandò Giles.
Kei glielo spiegò. “La sfera magica che mi ha lanciato contro il demone Berlbolk, avrebbe dovuto uccidermi. In quel momento, però, mi sono ricordata una frase letta sulla lapide di una mia antenata. Questa frase diceva: ‘ Soltanto la purezza può vincere l’impurità. Un cuore puro, non ha paura di niente. ’ Mentre ho visto la sfera venirmi incontro, ho capito che quella frase era la soluzione di tutto. Ho cacciato tutte le mie paure e mi sono concentrata su qualcosa di puro. E ho fatto bene. Quel potere incredibile, invece di uccidermi, è diventato parte di me.”
“In fondo era già tuo. Quel demone te lo aveva rubato poco prima.” Disse Spike.
“Non è esatto. Quella sfera racchiudeva, oltre al mio potere, anche quello di tutta la mia famiglia.”
Kei si guardò in giro e vide l’urna. Si avvicinò e la prese in mano.
“Nessuna donna della mia famiglia dovrà più avere paura di perdere i suoi poteri, sentendosi in colpa per il rischio che ciò crea al mondo.”
Subito dopo aver detto ciò, si concentrò e l’urna sparì.
“Soltanto se ci sarà veramente bisogno di togliere i poteri ad un eventuale discendente malvagio, l’urna tornerà.” Spiegò.
Tutti si guardarono intorno.
“Alla fine abbiamo vinto. Kei ha ancora i suoi poteri di strega e le Cacciatrici hanno ancora i loro.” Disse Xander..
Ognuno tornò a casa propria. Eccetto Spike, che su richiesta di Kei, si fermò da loro.
Entrambi avevano bisogno di sentire il proprio compagno vicino, dopo aver corso il rischio di perderlo.
Come entrarono in camera di Kei, Spike gli chiese: “Prima hai detto che mentre la sfera di energia ti veniva addosso, pensavi a qualcosa di puro. Cos’era?”
Kei lo guardò negli occhi.
“Ho pensato alla cosa più pura che c’è in me. L’amore che provo per te.”
Spike sorrise, le accarezzò il viso e la baciò, dapprima dolcemente, poi, con sempre più passione.
Un’oretta dopo erano entrambi distesi nel letto di Kei, abbracciati.
“Spike?” lo chiamò la ragazza.
“Sì?”
“Se tu potessi esprimere un desiderio, quale sarebbe?”
“Non so… Al momento mi sento felice così. Però, forse, chiederei di poter tornare ad essere umano.”
“Davvero?”
“Sì. Però, non lo so. Se tornassi umano, perderei la mia forze e non ti sarei più utile in alcun modo. Forse, allora, chiederei di poter sentire ancora il calore del sole su di me.”
“E se potessi tornare umano conservando la tua forza?”
“In quel caso sarebbe magnifico. Ma è inutile parlarne. Non è possibile. Ora riposiamo. Ce lo meritiamo.”
Si misero più comodi. Pochi minuti dopo, Spike si era addormentato. Kei, invece, era ancora sveglia. Lo guardò per alcuni istanti, poggiò la sua mano sul petto del vampiro, all’altezza del cuore, chiuse gli occhi e sorrise.
TU-TUM.

Circa due anni dopo.
Nonostante fossero le 19:30 il sole era ancora alto nel cielo.
Una De Soto nera si fermò davanti a quella che ormai da due anni era diventata la casa di Kei, Lib, Gav e Spike.
Dal lato del guidatore scese un uomo biondo con una cicatrice sul sopracciglio sinistro che alzò gli occhi a guardare il sole. Era Spike. Nonostante fossero passati due anni, a volte ancora non ci credeva. Quando, il giorno dopo aver sconfitto Berlbolk e Drusilla si era svegliato, si era accorto di uno strano movimento nel suo petto. Kei di fianco a lui lo guardava. Vedendolo così stupito gli aveva spiegato che dopo il loro discorso, aveva deciso di provare ad usare i suoi poteri, rafforzati dai poteri delle sue antenate, per renderlo umano lasciando inalterata la sua forza. Lui sembrò confuso. Lei per alcuni attimi aveva temuto che si sarebbe arrabbiato. Invece, stupendola, le aveva buttato al collo le braccia e baciata con tutto l’amore che aveva in corpo. Quel giorno erano usciti dalla camera di Kei soltanto a pomeriggio inoltrato.
Spike scosse la testa, tornando al presente. Girò intorno alla macchina ed aprì la portiera al passeggero. Ne scese Kei. In braccio un piccolo batuffolo.
I loro amici, che li attendevano in casa, appena sentirono la macchina parcheggiare uscirono andando loro incontro.
La prima a parlare fu Lib.
“Finalmente siete arrivati. Allora fateci vedere la piccola Meredith.”
Già il batuffolo che Kei aveva in braccio, altri non era che la figlia di Kei e Spike.
Entrarono tutti in casa e i neo genitori furono accolti da cartelloni e regali.
Misero Meredith, l’idea di quel nome era venuta a tutti e due in onore dell’antenata di Kei che l’aveva aiutata con l’iscrizione sulla sua lapide, nella culla, mentre Kei e Spike si sedettero sul divano. Spike teneva Kei stretta a sé.
Mentre parlavano ad un certo punto Willow disse: “L’altro giorno ho trovato una cosa che qualche tempo fa, sarebbe potuta esservi utile.”
“Cioè?” chiese Kei.
“Su un libro di rituali che ho acquistato da poco c’è indicato un rito di matrimonio tra un vampiro e ad una Cacciatrice.”
“Davvero? E per curiosità come avverrebbe.”
“Il vampiro e la Cacciatrice dovrebbero unire il loro sangue, pronunciare le loro volontà e dopo fare l’amore. Pensandoci è un rituale semplice.”
Kei e Spike si guardarono sorpresi.
“Scusa, Willow, per pronunciare le volontà, basta che, non lo so, i due in questioni dicano lo voglio o devono dire qualcos’altro?” chiese Spike.
“Credo che dicendo semplicemente lo voglio il rito abbia effetto. Se il loro è amore vero, il libro diceva che avrebbero avuto la prova del loro avvenuto matrimonio.”
“Che sarebbe?” Chiese Kei.
“Le loro ferite sarebbero scomparse.”
Kei e Spike si guardarono ancora.
“Sembra assurdo.”
Poco dopo i due si dileguarono al piano superiore con la loro bimba. Tutti e tre avevano bisogno di riposare.
Kei era sdraiata letto con la piccola tra le braccia. Spike era seduto vicino a lei.
“E così, siamo sposati da due anni e non da uno.” Disse il ragazzo.
Quando avevano deciso di sposarsi, avevano scelto come data quella dello stesso giorno in cui erano stati insieme per la prima volta. Tra poco ci sarebbe, infatti stato il loro primo anniversario di nozze.
“Già. Quella notte le nostre ferite sono scomparse. Abbiamo la prova definitiva che il nostro è vero amore.”
“Perché? Avevi bisogno di una prova?”
“No. Lo so con certezza ogni volta che tu mi sei vicino e che mi baci.”
“Allora cercherò di non farti venire mai dubbi.” Le disse Spike subito prima di baciarla.
In quel momento, Meredith si svegliò senza che i genitori se ne accorgessero, troppo presi dal loro bacio. La bimba aprì gli occhi e sorrise, mostrando così due begli occhietti viola.

FINE