Figlia delle tenebre

by Dona86
PERIODO:tra la 6a e la 7a serie.
DISCLAIMER:i personaggi(tranne alcuni che appartengono alla sottoscritta) di BTVS e di ATS appartengono al grande Joss Whedon.
NOTA:Questa è la mia 1a fanfiction, spero che vi piaccia!!! Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate!Vorrei tanti commenti!!!

FEEDBACK: Sììì,vi prego!Commentate all'indirizzo: eilan66@hotmail.com

Precisazioni:Le canzoni appartengono a Brandy,Linkin Park,A.Lavigne e A.Morissette.

Figlia delle tenebre



Correva. Il suo unico istinto era quello di correre. Correva come mai aveva fatto in tutta la sua vita.
Dietro, gli inseguitori non demordevano. Volevano raggiungerla e prenderla a tutti i costi, ma lei non gliel'avrebbe permesso.
Era più veloce di loro, e questo le veniva dalla sua natura.
Fortunatamente trovò la sua moto, coperta da un rozzo telo beige, dove l'aveva lasciata nel giorno in cui era arrivata in quel posto. Era una Harley Davidson degli anni '70. Gettò via il telo e montò. Sperò che si mettesse in moto immediatamente: aveva i minuti contati. Non aveva neanche il tempo di fare una piccola magia per confondere i suoi inseguitori.
VROOM. VROOOOM...dai bella, forza!!! VROOOOOM, si dai!Ancora un po'...VROOOOOOOOOOM!!! Ok, e ora più veloce della luce!
Aveva le tempie che le pulsavano, ma quella che provava non era paura. Non aveva mai avuto paura di nessuno nella sua intera esistenza. Le avevano insegnato sin da piccola che erano gli altri a dover avere il terrore di lei.
Era stanca, ormai poteva anche rilassarsi, non la seguivano più da quando l'avevano vista in sella alla sua moto. Almeno per qualche giorno sarebbe stata tranquilla.
Mentre sfrecciava sulla statale, faceva una rapida mente locale sui possibili posti in cui si sarebbe potuta rifugiare. Los Angeles era abbastanza lontana e lei si sentiva affaticata sia fisicamente che psicologicamente. In fondo non era Superman! Figurarsi!
Decise per Sunnydale, era il luogo meno sicuro sulla faccia della terra forse, però era l'unico vicino a dove si trovava in quel momento in cui c'era una persona amica. La conosceva piuttosto bene...eccome!
Svoltò verso la direzione della cittadina. Era una notte nuvolosa e di lì a poco sarebbe incominciato a piovere: era meglio sbrigarsi.



Arrivò. Era quasi l'una di notte. Non era pratica del posto. Gironzolò per un po' fra le vie della città, finchè non vide un cancello dipinto di nero e scorse al di là di esso un cimitero. Mah, a lei non erano mai piaciuti luoghi del genere, le sembravano squallidi.
Stava per raddrizzare la moto e avviarsi da un'altra parte, quando le venne in mente , come un lampo, che lui molto probabilmente fosse lì. Si girò di nuovo e guardò le lapidi e poi le cripte. Si, l'avrebbe cercato lì.
Nascose la moto dietro un'ampia siepe, fuori dalle mura del camposanto, scavalcò con agilità il cancello e si incamminò verso le cripte. Non c'era bisogno di passarle in rassegna una ad una,lei lo sentiva. Ricordava il suo profumo quando la stringeva affettuosamente fra le sue braccia: era inconfondibile.
Mentre stava sulla porta d'ingresso della piccola costruzione di marmo, iniziò a piovere, prima leggermente, dopo sempre più forte. Sembrava fatta apposta a metterle fretta perchè lei era indecisa, cosa che le succedeva raramente. Da un lato era contenta di averlo lì vicino, erano separati solo dalla porta, ma, dall'altra era inquieta. Era da tanto che non si vedevano. Anni fa era partita senza avvertirlo nè salutarlo, l'aveva combinata grossa. Poteva anche essere arrabbiato per quello che aveva fatto. Però non si voleva beccare un raffreddore e quindi, tutta bagnata, bussò più forte che potè. Silenzio. Sembrò passare un'infinità di secondi fino al momento in cui udì un leggero clack e vide la porta aprirsi.











Lui era lì, fermo sulla soglia. Quando aveva aperto aveva assunto un espressione felice, che lei gli aveva visto poche volte. Probabilmente si aspettava qualcun altro: era chiaro. Forse erano vere le voci sul fatto che lui fosse passato dalla parte dei "buoni"...
Comunque, l'espressione di un attimo prima si cancellò subito dal suo volto che si rabbuiò. La stava squadrando da capo a piedi, era turbato, nei suoi occhi si poteva leggere del rimprovero e allo stesso tempo una profonda incredulità.
Stava morendo di freddo,insomma,si decideva a farla entrare o no? Si era ripromessa che appena le avrebbe aperto la porta si sarebbe scusata con lui per quella vecchia storia, ma non ci riuscì e tutto quello che seppe dire fu:
-Spostati! Ho gente alle calcagna.
I suoi occhi furono attraversati da un lampo di ribellione che cercò di non mostrare. Un pezzo di pane... Il suo vecchio fratellone non si sarebbe mai comportato in un modo così accondiscendente.
-Entra...sbrigati!
Un tanfo di terra e di chiuso la invase. Perchè diavolo doveva avere un olfatto!
Nel frattempo, lui la osservava. Era cambiata. Aveva mantenuto alcuni tratti della madre originale, per il resto aveva i suoi stessi occhi blu oltremare, i capelli castano scuro dell'altro suo "padre", il portamento elegante, lo sguardo malizioso e un po' maligno delle sue due madri adottive. Adesso era quasi alta come lui. Per lui era cresciuta in fretta,erano molti anni che non la vedeva.
Rimase a guardarla per qualche minuto, dato che non sapeva esattamente cosa dirle, mentre lei dava un'occhiata a quella cripta puzzolente, di cui lui si vergognava terribilmente in sua presenza: nel passato aveva abitato in luoghi di gran lunga migliori...
Finalmente la ragazza si voltò. C'era una forma di disagio in lei, però non fu che qualche secondo, perchè recuperò immediatamente il suo sguardo freddo e penetrante che gli ricordava una certa persona per cui non provava una particolare simpatia. Dio mio, per quanto avrebbe resistito? Non voleva essere assalito dai ricordi!
-Bene, proprio un umile dimora, William...in tutti i sensi.
Quel nome fu come un fulmine a ciel sereno, da quanto tempo non lo chiamavano così. Gli sembrava un'eternità.
-Ad ogni modo sarà perfetta per nascondermici per un po'- e guardando la finestra,con gli occhi persi chissà dove- si sono scoraggiati non appena sono salita in moto. Si rifaranno vivi, ne sono certa. Non si arrendono facilmente.
Lui sembrò ritrovare la parola.
-Ti stai autoinvitando? No,perchè forse ti sei dimenticata che...
-Ok,ok...non l'ho dimenticato- lo interruppe- e magari a tempo debito metteremo in chiaro le cose. Ma non adesso, capito? Sono già parecchio nei casini!
-Ah, quindi ti ricordi di me solo quando più ti fa comodo!-controbattè lui violentemente.
-William...
-E non chiamarmi così,sai!!! Non ti concedo di pronunciare quel nome.Mi chiamo Spike e...
-...e sei un chiodo cocciuto e stupido.-fece lei divertita.
-Mi stai insultando?
-Si,perchè?
Scoppiarono improvvisamente a ridere.
-Sei sempre la solita!
-Anche tu,fratellone!!!
Si sorrisero. Erano fatti così. Prima si punzecchiavano e dopo si mettevano a ridere. Non avevano mai, in nessuna occasione , litigato veramente, e non sapevano sinceramente se questo fosse un bene o un male.
-E' una topaia. Credo che non sia la prima persona a dirtelo.
-Mi dispiace per te: lo sei.
-Davvero? Bè, c'è sempre una prima volta.
Risero ancora, poi Spike ridiventò serio.
-Allora, non vuoi proprio dirmi chi ti insegue?
-No, per ora. Non voglio immischiarti.
-Ah! E da quanti secondi, precisamente, segui questa singolare politica? Da quando sei entrata da quella porta?- chiese in modo beffardo- Voglio almeno conoscere la ragione del perchè ti devo nascondere. Ne avrò il diritto,no?
-Sì, è vero. Però non in questo momento...sono stanca e zuppa d'acqua dalla testa ai piedi. Come vedi,sono senza bagagli,nella fretta non ho fatto in tempo. Parlerò con calma se avrò un vestito da indossare. Dunque, hai qualcosa per me o devo girare nuda?
-Da chi avrà ripreso?- sospirò Spike quasi tra sè e sè.
-Lo sai.- fece lei lanciandogli uno sguardo complice.









Dall'altra parte del cimitero c'era una ragazza bionda che non vedeva l'ora di finire la ronda. Stava riflettendo ad alta voce, come al solito.
-Ok, facciamo il punto della situazione. Non ho uno straccio di ragazzo e quando ce l'ho o è un vampiro redento che se ne va per regalarmi una vita normale o un essere umano afflitto da complessi di inferiorità nei miei confronti. Da tutto questo, quindi, posso tranquillamente dedurre che sono io il problema e non i miei ragazzi...oh, che confusione! Magari avessero inventato un guinzaglio per uomini, può darsi che non se ne andrebbero! ...Eccoti qua- spuntò un vampiro all'improvviso- meno male che ci sono esseri come voi, fatti per essere uccisi, sai mi stavo annoiando a morte!
-Cosa?
-Fa' niente!- gli diede un pugno, sbattendolo a terra e lo impalettò. Poi, guardandolo incenerire- Non c'è pure gusto! Anche questo è noioso, alla stessa stregua del mio lavoro alla scuola.
Sbadigliò.
In realtà a Buffy piaceva la calma e annoiarsi non faceva male a una cacciatrice ogni tanto, però quando di tranquillità ce n'era troppa, lei era sempre inquieta. L'esperienza le aveva insegnato che non bisognava per nulla al mondo abbassare la guardia, soprattutto nella calma assoluta.
Intanto, nell'oscurità c'era qualcuno che la stava osservando. Lei se ne accorse,ma non disse niente. Percepiva che non era una presenza malvagia e probabilmente non l'avrebbe attaccata e non si sarebbe fatto vedere. La cacciatrice si allontanò, avviandosi verso un altro "punto caldo" del camposanto. La figura nell'ombra si dileguò, lasciando Buffy alla sua ronda. Doveva sorvegliare una ragazza di tutt'altro genere.



-Allora? Non me lo vuoi dire?- Spike la stava fissando con i suoi occhi penetranti. Se fosse stata un'altra persona, avrebbe ceduto subito e gli avrebbe raccontato la vicenda dall'inizio alla fine ma a lei non suscitava alcun effetto lo sguardo di quel vampiro su di sè: non provava soggezione per lui. Non si sentiva ancora pronta, voleva riflettere, e una volta fatto ciò sarebbe riuscita anche da sola a combattere, in un modo o nell'altro se la sarebbe cavata...come sempre. Era convinta di essere abbastanza potente da affrontare ogni ostacolo da sola, non aveva bisogno di nessuno. La maschera che aveva indossato molto tempo prima era difficile da togliere, una maschera composta da orgoglio, ostinazione e...rabbia.
Stette per qualche minuto in silenzio. Il biondo stava aspettando una sua risposta.
-L'unica cosa che ti posso rivelare è che quelli che mi inseguono sono membri di una setta importante. Non so che vogliano da me.- fece un attimo di pausa- Ti chiedo solo di ospitarmi per qualche tempo...ma- guardandolo dritto negli occhi- se per te è un problema, mi saprò arrangiare e troverò un altro posto...
-Bè, puoi stare qui quanto ti pare, mia piccola orsacchiotta, così ti proteggerò meglio...
-Non è necessario, mi proteggo benissimo da sola- lo interruppe aspra e si girò per cercare un angolo decente dove dormire in quella cripta.
L'espressione del vampiro era ferita. Non era mai stata talmente glaciale con lui. Era evidente che la questione era enormemente più grossa di come gliel'aveva dipinta lei. Doveva saperne ancora,peccato che lei non si sbottonasse mai troppo, specialmente se c'era di mezzo qualcosa di personale e in questo assomigliava un po' a quell'Odioso.
Cosa poteva fare?



Con tutti i pensieri che aveva per la testa si accorse che già la notte era passata e ormai era mattina.
Lei era in piedi e si stava preparando non si sa per dove andare.
-Ciao, vado a scuola.-gli riferì impaziente.
Spike la osservò, incredulo.
-Tu vai...cosa?!
-A scuola!Hai bisogno di un apparecchio acustico?-domandò sarcastica.
-No, è che...sarà necessario che qualcuno ti accompagni, hai ancora l'aspetto di una minorenne, se vuoi fingo di essere il tuo tutore...
-Si? Non credo che tu sia molto convincente in qualità di mucchietto di ceneri.- e si mise a ridere istericamente.
-Sei nervosa?
-Perchè dovrei esserlo? Ho cambiato scuola centinaia di volte!
Era spaventosamente vero.
Se ne andò sbattendo la porta.
-...non intendevo in quel senso.- disse Spike sospirando.



William la conosceva solo per metà, non sapeva quello che era diventata nel frattempo. Creò dal nulla, con l'aiuto della magia, dei genitori perfetti che parlarono tranquillamente con il preside. Almeno quei presunti genitori, pur frutto di un incantesimo, respiravano e potevano stare alla luce del giorno! Con questo sistema lei,dopo mezz'ora,entrò nella sua nuova classe alla Sunnydale High School.







-Che strana ragazza- pensò Dawn. Aveva i capelli castano scuro con mèches bionde, era pallida, aveva dei profondi occhi blu e uno sguardo innocente che le ricordava qualcuno ma, in quel momento, non riusciva a capire chi. Per il resto sembrava abbastanza normale...addirittura era solare con quel vestitino a fiori rossi e gialli.
-Salve, sono Jane...Jane Scott. Sono inglese e mi sono trasferita qui insieme ai miei genitori.
Era molto carina. Già i ragazzi iniziavano ad agitarsi e uno le chiese dove abitava.
-E' meglio per te non saperlo!!!- aveva detto in tono scherzoso e la classe si mise a ridere.
Si sedette vicino a Dawn. In men che non si dica si era conquistata la simpatia di tutti, ragazze comprese!
Si voltò verso Dawn e accennando alla prof. che stava spiegando:
-Quando finirà questo tormento?- domandò con aria tragica.
Dawn le sorrise. Voleva essere sua amica.



Finita la scuola, Jane riaccompagnò a casa Dawn. Era una ragazzina interessante, emanava una forte energia. Non si sa mai,poteva incontrare qualche raro mostro diurno e lei era lì per evitarlo: le pareva così indifesa.
-Ehm...vuoi entrare dentro?- le chiese Dawn imbarazzata quando furono arrivate.
-No,è tardi...- e vedendo che la sua nuova amica, se così si può dire, visto che nella sua vita non ne aveva avuta una, si mostrava dispiaciuta, sorridendo-Ok, se non disturbo.
Entrarono. Davvero una bella casa anche se non era paragonabile a quella di Praga...Uff, forse era meglio non pensarci, non voleva annegare nei ricordi della sua ultima, vera casa. Dawn le mostrò un po' l'abitazione. La sua camera sembrava quella di una principessa, ma non gliela invidiava.
-Fortuna che Buffy non è ancora tornata!!! Possiamo fare casino quanto ci pare, spettegolare e perchè no?Fare una scorpacciata dei biscotti che ho cucinato ieri! Ti piace come programma...o vado di fretta?
Le venne da ridere. Com'era ingenua questa ragazza. Non la conosceva, però subito l'aveva invitata a casa per il solo piacere di stare con lei. Il motivo? L'aveva rallegrata durante due barbosissime ore di matematica. Esseri umani...la maggior parte di loro si fida sempre e troppo facilmente. Va bene,sarebbe stata al gioco, tanto, per ora, non aveva niente da fare.
Il pomeriggio passò piacevolmente e Jane dovette ammettere che non si era mai sentita bene come in quelle poche ore.
Mentre stava per andarsene, ritornò Buffy esausta dal suo nuovo lavoro nella loro scuola.
-Oh, sorellona! Ciao!
-Ciao- e abbozzando un sorriso a Jane- Ciao! Tu sei...?
-Jane- le sorrise freddamente. Sapeva chi era: la cacciatrice. Non voleva avere niente da spartire con lei e cosa era successo? Se l'era ritrovata sotto lo stesso tetto!
Era calato un silenzio piuttosto imbarazzante, fu Dawn a romperlo.
-Ecco, lei se ne stava giusto andando.- e accompagnandola alla porta- Ci vediamo domani,ok?
-Ok.- si voltò e uscì.
-Ah! Se hai bisogno di chiarimenti su qualsiasi materia puoi chiedere a me! D'accordo?
-Intesi. Ciao,briciola!!!
Risero, dopo lei si allontanò.
Dawn richiuse la porta e incontrò lo sguardo di Buffy che stava nell'atrio d'ingresso.
-Briciola?
-Si, briciola. Jane mi chiama così.- affermò Dawn quasi con fierezza.
-Che tipo originale!- sbottò Buffy.
-Lo sarebbe, se tu non pensassi la stragrande maggioranza del tuo tempo a Spike. Ti sei dimenticata di quello che ti ha fatto?- le domandò leggermente irritata.
-Dawn va...- stava per arrabbiarsi.
-Si, si..."in camera tua", e chi te la prepara la cena?
-Lo sai che sei veramente seccante?!- esclamò la bionda con disappunto.
Dawn le sorrise noncurante. Era raggiante. Aveva trascorso davvero una bella giornata con Jane e non avrebbe permesso a nessuno di rovinargliela. Quindi, consigliò a Buffy di stendersi sul divano per riposarsi e lei si chiuse in cucina ad armeggiare con i fornelli.




Jane stava percorrendo il cimitero. Si sentiva stranamente felice come non le capitava da parecchio ormai. La cacciatrice era stata l'unica nota negativa di quel pomeriggio. D'ora in avanti lei e Dawn dovevano decidere di incontrarsi in un altro luogo che non fosse possibilmente casa sua. Potevano provare al Bronze. Le compagne di classe le avevano detto che era il solo posto di divertimento di Sunnydale e a una certa ora si potevano scovare tanti bei ragazzi. Dunque,o quello o niente. Bisognava accontentarsi.
Stava per rientrare nella cripta di Spike con in mano dei sacchetti, l'uno del macellaio l'altro del fastfood, quando percepì un rumore. Si girò di scatto. Si avvertiva un'aria sinistra in quella notte senza stelle. Appoggiò lentamente i due sacchetti per terra. Era disarmata e non sapeva con cosa avesse a che fare o con chi.
-Ho una gran fame, se non venite fuori...
-Cosa ci fai?- fece un vampiro uscendo dall'oscurità, sghignazzando insieme ad altri due.
-Mmmh...forse potrei mettervi in un posacenere?
-La vedremo!- esclamò quello che sembrava più sicuro di sè e ringhiando si lanciò contro di lei, imitato dagli altri.
All'improvviso qualcuno si mosse nelle tenebre e riuscì a stendere e impalettare facilmente i due rammolliti: era Spike. Jane lo guardò infuriata e con un ringhio prese l'ultimo che era rimasto, quello spavaldo, sbattendolo contro il muro del camposanto.
-Ma voi di notte non avete proprio niente da fare?!?!-gridò.
Il vampiro era visibilmente impaurito e stava aspettando il colpo di grazia. Non arrivò. La ragazza aveva notato una croce rovesciata con due serpenti incrociati sopra che portava al collo e di botto le mancò il respiro. No, no, non poteva essere che si trovasse già lì!!!
Spike, intanto, la stava osservando. Non capiva...perchè non lo uccideva?
-Dimmi chi ti ha mandato o ti faccio un buco nel cuore, e non sto scherzando!- sibilò inferocita.
-La setta...- balbettò quello con gli occhi dilatati per la paura.
Jane gli strinse il collo.
-Chi?- urlò.
-M-Mark.
Lo lasciò di colpo e si accasciò al suolo. Il vampiro, approfittando della situazione, fuggì. Lei si teneva la testa fra le mani. Era buia in volto. Spike le si avvicinò.
-Dannazione! Si può sapere cos'hai Jane?
La ragazza battè i pugni sull'erba.
-Non è possibile.- mormorò.
Il paletto si alzò da solo da terra e con straordinaria precisione colpì il vampiro ancora in fuga.







-Chi erano quelli? Jane!!!
Spike la scosse- Ehi!
La guardò. Quella poteva essere paura o ...rabbia? La strinse a sè.
-Non ti preoccupare, chiunque sia questo Mark, lo ammazzerò...
Lei si ritrasse dall'abbraccio.
-No, tu non puoi capire...
-Fammi capire,allora!- gridò lui sconcertato;perchè non si confidava?
Jane scosse la testa.
-Ascolta: starò fuori tutta la notte. Devo controllare se ci sono in città altri vampiri o demoni o umani della setta.
-Ma...- fece Spike per obiettare.
Lei aveva uno sguardo risoluto.
-E va bene. Mi raccomando: fà attenzione e sii prudente.
Non servivano queste raccomandazioni, per fortuna, riguardo a prudenza non era uguale a lui.
Prese il sacchetto del fastfood e sparì nella notte.
Spike rientrò col sangue del macellaio nella sua cripta. Era preoccupato.




Quando finalmente ritornò nella cripta, Jane aveva perlustrato Sunnydale a fondo. Era andata persino a quel bar per soli demoni, quel posto veramente squallido, che le sembrava si chiamasse "Willy's Place"...niente.
Era una fortuna, però non era tanto convinta. Lei avrebbe voluto affrontarli seduta stante e farla finita una volta per tutte. Sapeva che non sarebbe stato facile.
Era appena passata l'alba e il suo fratellone stava dormendo. Quanto era tenero,sembrava un angioletto: mentre dorme la gente, umani o vampiri, sembra innocente.
Sospirò. William era l'unico che era sempre riuscito a comprenderla. Nei momenti di tristezza o di inquietudine lui le metteva sempre il buon umore con le sue battute ironiche che la facevano ridere più volte.
In un certo senso, forse, era stato un bene rifugiarsi a Sunnydale, si sentiva protetta, al sicuro con William al suo fianco. Le faceva dimenticare per un po' la devastante solitudine che l'aveva accompagnata per anni. Era proprio strano avere questo tipo di sensazioni sopra la Bocca dell'Inferno .Era una pazza a pensare di essere al sicuro lì. Può darsi che questo aspetto l'avesse ripreso dalla sua amata sorellona! Sorrise divertita. Era ora di andare a scuola!





-Hai notizie?
-No, signore. Sono sicuro che fra poco...
Scoppiò in una risata.
-Con la mia bambina non si è mai sicuri di nulla. L'avrà sicuramente impalettati quei pochi di buono.- rise di nuovo. L'uomo era alto,con spalle larghe,ben piantato. Aveva i capelli corvini , degli occhi verdi leggermente dorati che sembravano due gemme nell'oscurità,e era pallido come la morte.
Un vecchio raggrinzito con una tunica rossa lo stava guardando incredulo.
-Mi scusi, mio signore, come mai ha quel tono sarcastico?
Temo di non capire...
-E come puoi?- il suo viso si rabbuiò tutto ad un tratto-Setacciate ogni singolo angolo buio o al sole, percorrete tutta la California, se necessario.Trovatela!!!- le sue parole rimbombarono in quel salone vuoto.
Il vecchio si impaurì e incominciò a tremare.
-Sì, mio signore...sarà fatto.- e si ritirò il più velocemente possibile.
L'uomo fissò le fiamme che ardevano nel camino davanti a lui. I suoi occhi diventarono due fessure.
-Lei è mia.- sussurrò.





Il sole era quasi tramontato, e stavano calando le prime ombre della sera.
Buffy era seduta sul suo letto. Stava giocando con un peluche a forma di coniglietto. Era assorta nei suoi pensieri.
Chissà dov'era Spike, cosa stava facendo, se stava bene. Un mese prima aveva pestato due vampiri vicino al bar di Willy per ottenere informazioni ed era venuta a conoscenza che lui si trovava in Africa. Questi avevano sghignazzato che lui ci era certamente andato per rimuovere il chip e stavolta l'avrebbe uccisa senza pietà. Un bel record da Guinness dei Primati: tre cacciatrici!Quegli idioti li aveva ammazzati. No,non voleva Spike nuovamente malvagio: l'avrebbe dovuto impalettare. Era l'ultima cosa al mondo che desiderasse. In quella lunga estate aveva scoperto che, in realtà, le mancava terribilmente e ne era innamorata più di quanto credesse. Quella scoperta, purtroppo, l'aveva pagata cara: lui era già partito da un pezzo. Non aveva più fatto la ronda al cimitero di Restfield, se no il dolore e lo strazio lacerante che sentiva dentro sarebbe diventato insopportabile.
Quando Willow era diventata malvagia, lei non riusciva ancora a crederci, e in quei momenti di nera disperazione avrebbe desiderato che ci fosse Spike accanto a lei che la consigliasse o semplicemente confortasse. Meno male che alla fine era arrivato Giles che, in qualche modo, era riuscito a darle man forte...ma lui non c'era. A volte con Willow, che adesso si era abbastanza ripresa, parlava di lui e lei le diceva che doveva dimenticarlo, soprattutto per la questione dello stupro. Puntuale come un orologio, poi, sopraggiungeva Xander a dare al vampiro biondo del bastardo e altre cose irripetibili. Le veniva la nausea a sentire parlare così il suo migliore amico. Sapeva che quello che Spike le aveva fatto era sbagliato, però lei non si sentiva di condannarlo per tutto. Lei sapeva che il suo era stato un gesto disperato. Vedeva quanta passione e amore c'era in lui per lei al solo incontrare il suo sguardo. Quel giorno il demone che era in Spike aveva prevalso: i suoi occhi erano diventati neri come la notte. Aveva avuto paura, un terrore pazzesco, peggio di quando erano nemici. Forse non doveva giustificarlo ma...lo amava. Ecco perchè nel momento in cui Xander l'aveva vista in quello stato e voleva vendicarla ,l'aveva fermato e gliel'aveva impedito. Infatti, aveva capito dagli occhi del vampiro, che erano ridiventati blu, che lui se ne era subito pentito...
Oppure era andato in Africa per non tornare più. Scansava immediatamente questa ipotesi perchè se l'avesse veramente considerata, il mondo le sarebbe crollato addosso. Lei si voleva illudere, sperare fino all'ultimo in un suo ritorno.
Si addormentò, forse esausta per il troppo pensare, inconsapevole di un ragazzo biondo platino che la stava osservando dalla finestra.









La brezza notturna che entrava dalla finestra della sua stanza muoveva dolcemente i suoi capelli dorati. Pensò che era bella anche quando dormiva. Dio, quanto avrebbe voluto avvicinarsi, toccarla e farla nuovamente sua. No, non poteva. La sua anima glielo impediva, ma sapeva che non era solo quello a frenarlo. Il suo demone l'amava come lui, se non di più, chi può dirlo. Lo dimostrava il rimorso per lo stupro. Accadeva di rado,o addirittura mai che un vampiro pensasse di riprendersi quello che gli era stato strappato in vita: l'umanità. Sarà stato il chip ad avergli combinato quello strano scherzo del destino? Era confuso. Un demone con installato un marchingegno per il controllo comportamentale era già singolare, immaginarsi uno che desidera riottenere la sua anima per spontanea volontà!!! No, non era stata la sua ragione, perchè in qualità di vampiro avrebbe potuto "trasformare"Buffy in qualsiasi momento dell'anno precedente per rendere la situazione più...agevole,però non si era permesso: non l'aveva neanche pensato. Decisamente quello che l'aveva spinto a recarsi in Africa era un sentimento estremamente profondo: l'amore.
Desiderava che Buffy lo amasse. Gli sarebbe bastata anche una briciola di affetto sincero...ma non si può forzare una persona ad amare. Nel suo cuore, probabilmente,c'era ancora Angel. Incontratisi per volere del fato,si erano contemporaneamente sia amati che odiati. Loro, invece, si erano sempre odiati,persino nei momenti di intimità. Lei l'aveva odiato perchè le era "indispensabile", lui perchè era fin troppo al corrente di essere un giocattolo nelle sue mani.Si era illuso, semplicemente. Angel senz'altro non era degno di Buffy quanto lui. Erano entrambi dei vampiri. Potevano soddisfare solo in parte i bisogni di una compagna umana.
Se Shakespeare avesse saputo dell'esistenza di cacciatrici e vampiri avrebbe scritto una tragedia simile alla loro. Gli venne da sorridere, consapevole che non c'era da scherzarci sopra. La realtà era lì, nuda e cruda.
Lei avrebbe sempre amato il suo vampiro con l'anima fino alla morte e avrebbe tenuto perennemente un atteggiamento di disprezzo nei suoi confronti.
Tra l'altro non aveva il diritto lui, che era stato un killer spietato, di sfiorarla nemmeno con un dito. Ah, che dannato mal di testa! Gli faceva male pensare a uno come lui,così istintivo fino a qualche mese prima!Maledetta anima! Come di consueto non si era curato molto delle conseguenze che comportava possederla.
I suoi occhi, che avevano vagato altrove, si riposarono sulla splendida donna che dormiva placidamente nel suo letto.
Sospirò. Le lanciò uno sguardo carico di un amore infinito, si calò cautamente dal tetto e intraprese la strada verso la sua dimora.





La bambina dai capelli scuri stava giocando. Si trovava in mezzo ad una sala immensa, antica e gelida, nonostante fosse inondata dal sole.
La piccola stava osservando una bambola bendata con un nastro di seta viola. Era assorta. Sembrava quasi che la stesse ascoltando.
-No, no, Miss Edith...perchè mi racconti cose tanto cattive -singhiozzò la bimba. Si alzò di scatto e scaraventò il giocattolo dall'altro lato del salone, con una forza non comune per una della sua età. Era rossa in volto e aveva gli occhi pieni di lacrime.
-IO SONO UN VAMPIRO! Hai capito?! -gridò, e si mise a ripetere la frase continuamente, battendo il piede destro per terra.
-Ah,si? Allora spiegami perchè stai in piena luce del giorno -ora, era la bambola che le aveva parlato. Telepaticamente.
La bambina sgranò gli occhi, come se fosse stata colta in flagrante da qualcuno a rubare caramelle.
Cacciò un urlo disumano.





-Cosa vuoi fare col televisore? Lo vuoi portare con te?-gli domandò sbrigativa.
-Che hai intenzione di...?- Spike era lì,i ncredulo, sulla soglia d'ingresso della cripta.
-Ho scovato un appartamento sotterraneo vicino la scuola che fa al caso mio e pensavo che potevi venire anche tu a stare insieme a me. -sorrideva.
-Vorrei sapere che diavolo di necessità ci sia per spostarsi da un luogo sicuro quanto una roccia come questo! Qui c'è tutta la mia...vita!!! Adesso tu arrivi all'improvviso e cambi tutto? Mi dispiace,ma io rimango dove mi trovo!- si sedette con le braccia conserte sulla poltrona verde bottiglia in tono di sfida.
Jane si massaggiò le tempie. Certe volte William era veramente stressante. Perchè doveva avere una testa tanto dura?
-Ti prego, William, non ti comportare da neonato...Non ho assolutamente voglia ne tempo di stare a sentire le tue inutili ragioni: traslochiamo. PUNTO E BASTA. -era convinta.
Non aveva mai alzato le mani su di lei, però in quel momento l'avrebbe fatto se non ci fosse stata la sua anima a fermarlo.
-Se vostra altezza me lo concede, vorrei porle una semplice domanda: perchè?- la stava fissando intensamente, attento ad ogni sua minima reazione.
Lei guardava da un'altra parte.
-Ho imparato che è meglio non fidarsi delle apparenze.
Insomma,io due notti fa non ho trovato niente di niente. Nessuna traccia dei membri della setta. Consideriamo per un attimo che loro, comunque, conoscano il mio nascondiglio, sono fregata. Mi trasferisco per stare più tranquilla -si bloccò, poi la sua bocca , un istante prima seria, si allargò in un sorriso. Lo stava guardando divertita.- Credo che la tua amata cripta non sia un posto tanto indicato per una battaglia o per proteggere persone! La porta è facilmente sfondabile e ...l'edificio è anche crollato!!!Scusa, tu questo lo chiami un luogo sicuro? - rise.
-E' stata distrutta da una bomba, signorina! Non è saltata per aria di sua spontanea volontà!-ci tenne a precisare Spike.
-Come vuoi. Il punto è sempre quello...Dai, Willy,f ammi contenta! Esaudisci un mio desiderio.-fece finta di lagnarsi.
-Troppi ne ho esauditi di tuoi...- affermò ironico.
Si alzò dalla poltrona e guardò la sua "casa".
-Porto io il televisore,intesi?











Era da quando era entrata che sentiva degli occhi puntati su di lei. Ballava ma con la coda dell'occhio scrutava la sala del Bronze. Eccolo!Era seduto al bar,un uomo di mezza età... li ammettevano in quel locale?! Bah!
Non cercava qualcuno in particolare, però dallo sguardo e da alcuni atteggiamenti riuscì a capire che non era un tipo molto raccomandabile. Non si sarebbe avvicinato a ballare, assolutamente. Avrebbe attirato subito l'attenzione e sarebbe stato estremamente sbagliato. Semplicemente, avrebbe seguito una ragazza che gli interessava in modo speciale nell'istante in cui sarebbe uscita. Classica mossa. Che gran figlio di .......!!! Ed era umano, poi dessero la colpa alle forze dell'oscurità: vampiri, demoni e compagnia bella!
Spesso gli esseri umani sono più pericolosi di un qualsiasi demonio. Si, le sarebbe proprio piaciuto giocarci un po'.
Si staccò dalla pista da ballo e si diresse sensualmente verso il bar. Dimostrava sedici anni ma aveva già un corpo abbastanza formato. Chiese un'aranciata e l'uomo immediatamente si offrì di pagargliela. Lei gli lanciò un sorriso malizioso. Il pesce aveva abboccato.





Willow stava passeggiando per le vie di Sunnydale, senza una meta ben precisa.
Aveva un appuntamento al Bronze con Xander. Ultimamente lui aveva avuto un gran da fare con la sua attività : dopo che lei era tornata, si erano presentate poche occasioni di incontrarsi.
Non era uscita molto in quel periodo. Solo qualche volta per andare al supermercato vicino o per portare fiori alla tomba di Tara. Tara ...no, era inutile pensarci o avere dei rimorsi, questo non l'avrebbe aiutata a superare del tutto la sua perdita. Doveva dimenticare i momenti brutti insieme a lei e ricordarsi di quelli felici, senza rimpianti. Era difficile.
Alcune volte si era chiesta se l'amore per Tara non fosse stato un caso isolato. In fondo,anche se era omosessuale, non aveva mai avuto altri occhi che per la sua defunta compagna. Va bene, guardava le ragazze carine, ma i suoi apprezzamenti erano obiettivi, da etero, insomma. Era uno dei tanti punti su cui urgeva fare ordine.
Decise che sarebbe arrivata in anticipo al Bronze, voleva sorprendere Xander con la sua puntualità! ...Ma cosa diamine stava pensando?!?! Quello non era un appuntamento tra fidanzati, bensì tra amici ...o forse no?





-Allora,vuoi fare quattro salti con me, piccola?
Willow sobbalzò. Si girò. Non c'era nessuno. Si accorse che la voce proveniva dal vicolo dietro il Bronze.
Stando attenta a non produrre il minimo rumore, si precipitò in quella direzione. Sicuramente l'uomo che aveva parlato aveva intenzioni tutt'altro che buone. Doveva salvare la ragazza che certamente si trovava fra le sue grinfie.
Si sporse, cauta, dal muro, su cui si era appoggiata, per vedere. C'era un uomo sulla cinquantina che bloccava una sedicenne, forse, alla parete di un edificio. Stava per sbucare fuori e gridare a lui di allontanarsi subito da lei se no avrebbe chiamato la polizia, quando udì questi frammenti di discorso.
-Cosa vuoi farmi?- disse provocante la ragazza.
-Di tutto. Voglio farti raggiungere il paradiso, baby.- rispose lui eccitato.
Le sfuggì una risatina.
-Peccato che l'unico posto che raggiungerai sarà l'inferno!-sibilò lei.
Fu un attimo. Il tempo di vedere le pupille della ragazza diventare rosso ocra che già quel "malcapitato"era stato sbattuto dall'altra parte del muro.
Willow sussultò.
L'uomo era sospeso in aria, come se un essere invisibile lo trattenesse, ma la donna dai capelli rossi sapeva che non era così. Era magia.





Il "poveretto" era terrorizzato e faceva fatica a respirare, evidentemente per le numerose costole rotte causate dall'impatto.
Willow rimaneva a guardare la scena. Impietrita dalla paura. Chi era quella ragazza che possedeva una forza simile?
-Chi sei?- chiese l'uomo,compiendo un enorme sforzo.
-L'ultima cosa che vedrai.- rise- Ti piace come frase ad effetto?
-P-puttana!- e le sputò.
Lei gli rimandò indietro,letteralmente,il suo sputo,che andò a colpire la faccia di lui.
-Visto? Tutto si ritorce contro di te!- sorrise.
Willow notò, però, che non era un sorriso di beffa o ironico...era triste. Perchè? Sembrava fuori luogo in una situazione in cui lei era, in teoria, la cattiva. Non capiva.
-Comunque, non avresti assolutamente dovuto insultarmi in quel modo!- i suoi occhi, adesso, erano neri come la notte.- La tua fine sarà parecchio dolorosa...
-No, ti prego.- supplicò lui.
-Spiacente, dovevi pensarci prima, bastardo!!!- gridò e con il solo potere mentale gli provocò uno squarcio profondo nel petto. L'uomo urlò di dolore.
E in quell'istante Willow si ricordò di lei e ...Warren. La sua morte.
Si mise le mani tra i capelli, sconvolta, spalancò gli occhi e gridò:
-NOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!









Jane si voltò. L'urlo della donna l'aveva richiamata alla realtà. Che stupida era stata! Aveva agito d'impulso, senza usare la testa. Ora, quella donna l'aveva scoperta... Doveva ucciderla? Diamine, due cadaveri?No, se avesse lasciato una scia di corpi lungo il suo cammino l'avrebbero notata.
La rossa la guardava ma era come se non la vedesse. Aveva gli occhi sbarrati.
La osservò attentamente. Mmmmh... pure lei doveva avere i suoi peccatucci. La sua, per sfortuna, debole Vista percepì che era una strega. La sua magia era ridotta a una fiammella, residuo di un potere che in precedenza era stato certamente più grande.
Non aveva tempo di stare lì a scrutare nel suo passato.
Gettò un'occhiata all'uomo ancora sospeso in aria, in fin di vita. Per lui era probabilmente finita. Ghignò.
Le dispiaceva per quella donna che soffriva a vedere una scena, che a quanto pareva le faceva rivivere qualcosa di doloroso, però quel bastardo meritava di essere ammazzato...
Il grido della strega era stato sentito e già lei udiva le voci dei buttafuori del Bronze e della gente che si trovava in strada. Che bel casino!
Scappò, poichè non c'era nient'altra scelta. Non poteva ultimare l'opera, e comunque quell'uomo non sarebbe potuto andare troppo lontano con simili ferite.
Scoperchiò un tombino, dio come odiava fare tali cose, e scese nelle fogne.


Xander arrivò con qualche minuto di ritardo. Sperava che Willow non lo stesse aspettando davanti all'ingresso del Bronze con il broncio perchè non sarebbe stato un buon approccio per passare una bella serata. Ehi, frena! ...una bella serata? Ma che gli veniva in mente?!?! Il cuore di Willow era in pezzi per il fattore Tara ed era omosessuale!Quindi il discorso era chiuso ancora prima di incominciarlo: TABU'!!!
Nel frattempo che rimuginava su questi pensieri assurdi, scorse un gruppo radunato di gente. Si avvicinò e la vide. La vide con gli occhi sbarrati accanto ad un corpo che sembrava non respirasse più. Gli mancò l'aria. Allora non era vero che si era ripresa? E cosa ci faceva quell'uomo moribondo ai suoi piedi?
Voleva gridare al mondo intero perchè, voleva sapere cosa diavolo era successo, riuscì solo a urlare:
-Chiamate un'ambulanza!Presto!

L'uomo si chiamava John Evans, era uno stupratore noto alla polizia di Sunnydale. Aspettavano che si scoprisse per catturarlo, come in un certo senso era accaduto. La vittima l'aveva conciato per le feste. Era in coma.
Willow rispondeva alle domande dell'agente, fredda e impassibile. Xander la conosceva bene: buona parte della storia che raccontava era inventata.Però cosa poteva fare? Rivelare al poliziotto che era stata lei a ridurre quell'uomo nelle condizioni in cui era? Perchè era questo che il giovane uomo credeva.
Finito l'interrogatorio, uscirono dalla centrale. Non l'avevano arrestata. Secondo la polizia era stata legittima difesa. Una giustizia da discutere, però in quel caso, per Xander, era molto meglio così.
Le fece una semplice e dolorosa domanda:
-Will, perchè l'hai fatto?
Lei lo squadrò, incredula. Non capiva.
-Potevi benissimo gridare aiuto, scappare, graffiargli al massimo la faccia con le unghie... perchè ridurlo in quel modo?- le chiese dolcemente.
Willow diventò isterica.
-Cosa?! Credi sul serio che l'abbia fatto con la...?!?!- la gola le si strinse, non riusciva neppure a pronunciare quella parola- Non sono stata... Un momento,tu pensi che sia stata io? Oh,mio dio...- era sconcertata.
-Andiamo, Will, c'eravate solamente tu e quell'Evans nel vicolo: non ci sono possibilità.- affermò drastico. Era tremendamente serio. Non si potevano ripetere gli avvenimenti dell'anno passato. Lo avrebbe impedito.
-Xander, per piacere, cresci!-il suo tono era perentorio.
Si allontanò da lui, affrettando il passo. Xander la raggiunse e l'afferrò per un braccio.
-Ti prego, almeno confidati con...- non fece in tempo a completare la frase che lei lo spinse, facendogli perdere l'equilibrio, e cadde a terra.
Lei si girò e lui si accorse che piangeva.
-Pensi che sia andata in Inghilterra per niente, che il lavoro con Giles non sia servito a nulla?! Sono quei maledetti ricordi che mi hanno messa in crisi!!! Volevo aiutare quella ragazza ma ho visto...- frasi sconnesse. Era evidente che fosse scioccata.- E quell'uomo, quelle ferite ...la ragazza aveva presso a poco l'età di Dawn, non l'ho vista bene ...Io credo di essermi ritrovata davanti Warren e ...- stava singhiozzando. Si nascose il viso fra le mani.
-Non sono stata io!!! Per favore, Xander credimi!
Xander si rialzò. Improvvisamente la donna che gli stava di fronte gli aveva ricordato la ragazza del liceo:l a piccola, fragile e indifesa Willow. L'abbracciò forte.
-Shhh, non ti preoccupare. Ti credo.- le disse baciandole la testa.
Doveva riportarla a casa e avvisare Buffy. La storia della ragazza, non sapeva come mai, lo inquietava.

-Aha! Si può sapere dove diavolo è stata Miss Traslochiamo-ma-poi-sistemi-tutto-tu-in-casa? -Spike era indaffarato col tubo del lavandino della cucina della sua nuova casa che perdeva -Ecco perchè il prezzo era così basso! Dannazione!- si era beccato uno schizzo d'acqua in pieno volto.
Lei rise.
-E' solo un lavandino, William!- ridiventò seria.
Lui si asciugò con un asciugamano. Si voltò verso di lei.
-Wow! Si direbbe che tu abbia compiuto un bel giretto turistico nelle fogne, orsacchiotta!
-In effetti...-si sforzò di sorridergli. Era di pessimo umore: il vestito era ormai più irrecuperabile del Titanic e sentiva un senso di vuoto e insoddisfazione dentro immensi. Forse era colpa di quella dannata strega dai capelli rossi!
Spike notò che c'era qualcosa che non andava.
-Hai incontrato...
-Che? No, no, no! Tutto a posto! Mi sono anche d-divertita.
Cavolo, balbettava? Non era proprio da lei, gli venne da pensare a Spike.
Jane si avviò verso il bagno.
-Mi faccio una doccia.- spiegò.
Quella ragazza era più impenetrabile di un muro. Non c'era rimedio!
Ma se non c'erano stati guai con quelli della setta, cosa era accaduto di tanto clamoroso da far turbare quel bel visino?
Spike si rimise a lavorare sotto il lavandino. In fondo, Jane stava crescendo e i problemi di minor portata se li poteva benissimo risolvere anche da soli. Peccato che si sbagliasse. Si sbagliava davvero di grosso.


Nota: Darla nn è morta in questa ff e di conseguenza Connor nn esiste(anke se mi sarebbe piaciuto mettercelo...).Detto questo,BUONA LETTURA!

Rose rosse. Le odorò. Aaaah ...erano fresche. Chissà chi era? Erano alcune settimane che a Buffy arrivavano scatole di rose rosse e lei ogni giorno, sempre con maggior interesse, si domandava chi fosse il suo misterioso ammiratore segreto.
Era ormai notte fonda ma lei non andò a dormire. Non ce la faceva da molto tempo. Era convinta che se si sarebbe sdraiata su quel grande letto, avrebbe automaticamente pensato a lui, a quanto lo amava. Erano passati più di tre mesi dalla sua partenza e lei non si era scoraggiata, non si era rassegnata all'evidenza. Lui non sarebbe tornato.
Una lacrima le rigò la guancia e stava per mettersi a piangere quando bussarono alla porta. Si asciugò in fretta il viso col dorso della mano e nella confusione del momento credette che si trattasse di lui. Le si contraè lo stomaco e il cuore iniziò a batterle furiosamente. Aprì la porta e ...cavolo era Xander! Che voleva a quell'ora?!
-Mi fai entrare?- chiese in un tono che pareva una supplica.
Era bianco cadaverico.
-Ehi, ehi, ehi! Calma un minuto,mica lo so se è una saggia idea farti entrare!- esclamò sospettosa.
-Eh? Buffy sei impazzita?- domandò lui incredulo.
-Mmmh ...forse ...mi sembri troppo pallido.
-Buffy, Willow sta male e ...come sono troppo pallido?-chiese, sentendo che non ci stava capendo niente.
L' espressione dubbiosa di Buffy si tramutò in preoccupazione.
-Will?! Oh, santo cielo...
Xander fece per entrare.
-Aspetta,aspetta,aspetta!
Toccò il suo braccio.
-Waaah! Sei caldo! Ok, adesso accomodati pure.- sorrise.
-Grazie.- disse scocciato.
La bionda chiuse la porta.
-Scusa, credevo fossi un vampiro! Però, a pensarci bene, se lo fossi stato veramente mi avresti guardato tipo un predatore e in maniera sensuale! -sorrise di nuovo.
-Io dico che tu ti stai esaurendo!- esclamò Xander ancora più sconvolto di come era entrato.

Xander finì di raccontare gli avvenimenti di qualche ora prima nel salotto. Buffy era pensierosa.
-La ragazza non l'ha vista bene, hai detto, vero?
-Si.
-Allora non c'è proprio niente da fare. -affermò rassegnata.
-Eh?!
-Bè, se quel "disgraziato" è in coma e questa ragazza si è volatilizzata , per modo di dire, ...non possiamo agire. Tra l'altro non sappiamo nemmeno se è umana o una sorta di demone vendicatore che ...
-Non è una donna, è una ragazza. -disse Xander con un velo di tristezza di cui Buffy non si accorse.
-Questo è quanto ha dichiarato Will, ma lei stessa non l'ha identificata bene ...-
-Non è una donna! Lei non farebbe ...no, no, -buttò indietro la testa, sospirando- o almeno credo.
Buffy ,che stava per ribattere, capì e si bloccò. Fu inorridita da se stessa per quello che aveva osato obiettare davanti a Xander.
-Ehm, scusa, io non volevo. Dai, sicuramente sarà un'altra ...cosa ...- fece dispiaciuta.
-No, non importa, Buffy, davvero.- la rassicurò Xander, sconsolato.
-Stai bene?
-Abbastanza. Sto cercando di dimenticarla ...non è facile.- poi, serio- Ti ringrazio.
La donna annuì.
-Telefonerò a Giles, magari ne sa qualcosa di più.- aprì nuovamente la porta.
-Va bene.- uscì- Sai, Will era scioccata. Peccato che i brutti ricordi non si possano cancellare mai del tutto.- disse tristemente.
-Lo so.- fece Buffy comprensiva.
-Mi chiami quando scopri qualcosa?
-Certo.
Xander se ne andò.
-Ah ...Xander?
Lui si fermò a metà del vialetto che portava alla casa della sua amica.
-Si?
-Se possibile, stalle vicino.
Xander sorrise.
-Puoi contarci!


Luci nella notte. Luci colorate. Cavallucci e piccole carrozze finte che giravano. Una giostra.
Una bambina la guardava rapita, seduta su una panchina a mangiare una nuvola bianca di zucchero filato. Le luccicavano gli occhi. Ci sarebbe voluta tanto salire.
Incontrò lo sguardo freddo di un uomo alto e imponente, capelli castano scuro sciolti sulle spalle. Abbassò gli occhi, impaurita. Non voleva la sua collera.
-Ciao, bella bambina! Vorresti fare un giro?- le domandò una splendida donna dai capelli bruni raccolti in una crocchia, indicando la giostra. Era la moglie del giostraio, l'aveva riconosciuta. La bambina scosse la testa con decisione perchè sentiva che l'uomo la stava fissando, attento alla scena.
-Su, sono diverse sere che vieni qui, l'ho notato, quindi devi compiere assolutamente un giro, signorina!- sorrise dolcemente- Un giro soltanto! Se è per il denaro, sta tranquilla, non ti costerà nulla.
La prese per mano e la bimba sembrava felice. Nel suo ottimismo di ingenua creatura pensò per un istante che lui non sarebbe intervenuto. Guardò dalla sua parte. Non c'era più. Le era di fronte, gli occhi pieni d'ira. Lanciò un'occhiata feroce alla donna.
-Tu! Vieni via con me!- ringhiò e strattonò la piccola via dalla giostraia che si era intimorita al suono di quelle parole, pronunciate con una durezza senza pari.
La bambina era paonazza.
Arrabbiata e delusa come non mai, in mezzo alla gente che affollava le vie della città, gridò:
-Io sono una bambina! E voglio andare sulla giostra!!!Tutti i genitori portano i figli lì! Perchè tu no? Perchè io non ci posso andare? Cosa ho di diverso dagli altri???
Il giovane uomo, percependo su di sè l'attenzione delle persone che gli stavano attorno, che si erano fermate, attirate dalle grida della bambina,si imbarazzò.
Si inginocchiò per terra e chiese perdono alla bimba.
-Scusami, bel gelsomino, ma tua madre sta molto male, devo accudirla e non posso spendere i soldi per una semplice giostra, sapendola a letto ammalata. Mi capisci?
La gente si commosse e lei sentiva , con il suo finissimo udito, queste frasi:
-Pover'uomo, così giovane e già con una moglie malata!-fece una signora.
-E una bambina ingrata che fa i capricci!- commentò un signore che le stava accanto.
Nessuna aveva capito che stava recitando, anzi no, mentendo spudoratamente. Che attore!
Solo lei riusciva a vedere l'espressione beffarda e di vittoria che le rivolse. Aveva vinto ancora lui. E quella notte, lei, una bambina così piccola che avrà avuto appena quattro anni, fu capace di provare un odio smisurato per la persona che le stava di fronte.

Drusilla era stesa sul tetto di un auto. Si trovava vicino alla spiaggia.
Osservava le stelle. Aggrottò la fronte. Quella sera le sue amichette non erano chiare ...perchè si mostravano talmente vaghe?
Sussurravano, sussurravano e sussurravano.
Non la rendevano partecipe e lei era profondamente irritata.
-Siete cattive, molto cattive.- mormorò, stizzita.
-Girate, girate, vorticate insieme ...Siete agitate- balzò a terra- e avete il coraggio di non rivelarmi niente?!?!-urlò infuriata.
Si portò le mani alle tempie e iniziò a dondolarsi violentemente.
-Mmmmmh....
Stava cantando, ora, una melodia che solo lei conosceva.
-Cara, vuoi farci scoprire? Non si urla a quest'ora della notte!- sorrise malignamente- Lascia questa incombenza alle tue vittime.
Un gemito. La figura snella che aveva parlato era chinata su un ragazzo. Succhiava avida il suo sangue fresco e ricolmo di vita. Le entrava prepotente nelle sue vene vuote e la riscaldava. Staccò i canini dalla gola della vittima.
-Ne vuoi un po', Dru?-chiese in pieno volto demoniaco a una Drusilla persa nel suo mondo, che a quanto pare non l'aveva neanche udita.
Era Darla.



Morti. Erano tutti morti i suoi compagni di giochi.
Perchè doveva andare sempre così?
Era seduta ai bordi di un grande letto a baldacchino, coperto da coltri di un viola scuro. Aveva le mani doloranti per i ripetuti pugni che aveva lanciato alla porta nel folle tentativo di farsi aprire o di buttarla giù. Impresa impossibile per una bambina.
Non aveva più voce per aver gridato fino allo sfinimento. Si sentiva vuota dentro, priva di forze per reagire. Guardava quei corpicini davanti a lei con i suoi occhi blu, lucidi. Aveva paura. Paura di se stessa. Paura dei suoi istinti.
Aveva sete. Percepiva il richiamo del sangue. Com'era possibile? Erano freddi e non poteva essere che...
La testa dorata di Evelyn, la sua amichetta, si mosse. Vide che aveva aperto gli occhi. Sbadigliava. Anche gli altri, lentamente, si risvegliarono.
Fu lì che lei comprese ogni cosa: cloroformio.
Volevano che li ammazzasse nutrendosi di loro!!! Non era uno scherzo macabro, come le era ingenuamente venuto da pensare in principio. Era spaventoso. Avevano messo i suoi amici in gabbia con un predatore estremamente pericoloso: lei.
Scacciò quei pensieri, doveva concentrarsi, trovare un sistema per non ucciderli, vinta dalla sua sete.
Ignorò la sua gola arida e il suo corpo che aveva bisogno di rigenerarsi, di energia per continuare a vivere in...quell'inferno.
Evelyn le sorrise allegramente, ancora un po' assonnata.
-Giochiamo?
La bambina sembrò pensarci un attimo.
-Sì! Facciamo un gioco tipo acchiapparella, soltanto che voi non dovete correre per questa stanza, c'è il rischio che rompiate qualcosa, ma fuori...- brava, era necessario inventare.
-Fuori?! E come? Non abbiamo le ali!!!- esclamò Johnny. Ci fu una risata generale.
-Sssst!- li zittì la bambina ponendo l'indice sulle labbra e avvicinandosi a loro- Non alzare la voce. Scenderete lungo la grondaia e io conterò fino a dieci. Dovete correre e non tornate indietro per nessuna ragione!
-Non assomiglia tanto ad acchiapparella.- affermò Evelyn poco convinta.
-Giusto! Non è molto divertente!- concordò Christopher.
Lei li fulminò con lo sguardo. Loro annuirono intimoriti. Lei era il capobanda: non si discuteva. Le duoleva comportarsi in quel modo con loro, però non aveva tempo. Stava per cedere.
Incominciò a contare velocemente: prima se ne andavano, meglio era. Li udì raggiungere la finestra, calarsi per la grondaia sino a toccare il suolo e fuggire.
Non li avrebbe più rivisti.
Adesso che era sola, percepiva con maggiore intensità il desiderio di bere. Rimpianse di aver mandato via i suoi amichetti. Avrebbe dovuto semplicemente seguire il suo istinto.
Sentì dell'agitazione al di là della camera che era stata la sua prigione per quasi due ore nella sua medesima casa. Qualcuno che dava ordini ai suoi momentanei carcerieri.
Era la sua voce.
Fu attanagliata dalla paura.
La porta si aprì e lei non fece in fretta a nascondersi.
L'uomo si guardò intorno,per una frazione di secondo mostrò di non capire.
La puntò infuriato.
La bimba non mosse un singolo muscolo per quanto era terrorizzata.
Attendeva, non sapeva con esattezza cosa.
La furia di lui esplose.
-Io corro una marea di rischi, ti servo la cena su un piatto d'argento e tu mi ripaghi così?!?!- ruggì.
Lei voleva parlare, lui glielo impedì.
-Non ti azzardare, signorina! Decido io quando è il momento di aprire bocca e, credimi, questo non lo è!
Con uno scatto felino le fu vicino. Era rapido. Troppo.
-Non mangerò mai i miei amici: MAI.- mormorò inaspettatamente la bambina.
Lui rimase sconcertato. Come aveva osato violare un suo comando? Non doveva permetterle un tale affronto.
Alzò la mano per darle uno schiaffo ma fu bloccato.
Si voltò.
Un uomo dai capelli biondo cenere lo squadrava, incollerito. Non riuscì a replicare perché questi lo spinse contro il letto e per un pelo non perse l'equilibrio.
-Non la toccare.- sibilò.
La piccola non ce la fece più. Le lacrime iniziarono a scenderle silenziose sulle guancie.
L'uomo castano le notò. Rise malignamente.
-Piangi? Non servirà a nulla. Non mi commuovi. Non mi conosci proprio, piccoletta.- e rivolto al biondino-Quanto a te, per stavolta passi, ma se provi a intrometterti un'altra volta fra me e lei, ti farò rimpiangere di essere quello che sei!- il suo tono era taglente, non ammetteva ulteriori discussioni.
I due uomini si osservarono per qualche istante. C'era una tensione in quella camera che se avesse potuto, avrebbe spaccato i vetri delle finestre.
Dopo l'uomo bruno se ne andò. Mentre stava uscendo, lo udirono sussurrare con disprezzo:
-Piccolo rifiuto!
Il biondo che le stava davanti scattò ma lei gli tirò la manica della camicia che indossava. Lui si girò a guardarla e ogni difesa di lei crollò. Proruppe in un pianto rumoroso, liberatorio e colmo di angoscia. Lui si chinò a terra per prenderla in braccio. Lei appoggiò il capo sulla sua spalla.
-Io non volevo, non volevo. Sono miei amici, non avrei potuto...non...-singhiozzò.
-Shhh, orsacchiotta, shhh, non ti preoccupare...- la rassicurò, carezzandole dolcemente la testa-...è finita.

-Ah! Eccoti! Si può sapere dove ti eri cacciato?Volevi fare l'eremita? Aspetta, ci sono,ti sei rinchiuso di nuovo in un monastero perchè avevo dimenticato che al signorino qui piace piangersi addosso, autoflagellarsi, visto che ci siamo,no?Sì, non c'è altra spiegazione. Se no per quale assurdo motivo te la saresti "filata" senza lasciarci detto niente!Nada de nada!!! E noi qui a roderci fino all'inverosimile per te! Dove diavolo ti eri imbucato per stare fuori quasi un mese, Angel?!! Eh?!- Cordelia non gli aveva dato neppure il tempo di spiegare e aveva riversato quel torrente di parole di rimprovero su di lui, a raffica,simile a una mitragliatrice...addirittura quella donna riusciva ad essere peggio di un'arma del genere. Però Cordy era Cordy e lui non trattenne un sorriso.
Lei sembrò montare per la collera. Angel ebbe il timore che rovesciasse la scrivania su di lui per la rabbia.
-Calmati,Cordy!In fondo, non è una tragedia... Voi ragazzi siete grandi e vaccinati per fronteggiare i pericoli come si deve, io non sono necessariamente utile per...- cercò di giustificarsi,consapevole che Cordelia non sarebbe stata placata da quelle scuse.
-Eh?!Eeeeeh?!Non sei utile?! Ma di chi cacchio è questa agenzia?!Ti pare che ci sia scritto "Cordelia Investigations",anche se mi piacerebbe,mh? No,caro!No,signore! Tu sei il fondatore e capo!Tu tieni la baracca! Che cavolo ti passa per la zucca da scordartene,eh? Dimmelo!Sei un irresponsabile e...-la donna era a pochi metri da lui con le braccia conserte,ora,e avrebbe continuato la sua ramanzina all'infinito se lui non avesse assunto un tono autoritario e intimandole un:
- Basta. Finiscila,va bene?Riferiscimi questo cavolo di enorme problema o caso o situazione o affare o...fai tu,che non sapete in che modo risolvere.Ho indovinato?-chiese,alzando un sopracciglio con aria di superiorità.
Aveva colto nel segno. Normalmente Cordy non gli faceva pesare mai più di tanto le sue assenze,magari con qualche frecciatina ma tutto lì. Adesso era diverso,era molto agitata.
Cordelia sbuffò.
- Perchè te lo dovrei dire,in fin dei conti?-domandò imbronciata.
- Cordelia.-fece Angel serio.
-OK,ok,mi arrendo:bandiera bianca!Ma se poi non mi racconti dove sei...
-Ci sto.
La donna iniziò,annoiata.
- Bé,le prime due settimane niente. Io che ho le visioni,Wesley che le interpreta e si tuffa nei suoi libri ammuffiti,Gunn che fa tutto il lavoro "pratico" e si fa accompagnare pure da Fred,secondo me c'è qualcosa sotto...Ah!A proposito,ci ha dato una mano pure Kate,la poliziotta e ha persino chiesto dov'eri.- affermò maliziosa-Non ti interessa?-guardandolo di sottecchi.
-Mi fa piacere che vi abbia aiutato. Vai avanti.- la incitò,assumendo un tono professionale.
In realtà il nome di Kate l'aveva alquanto scosso,era da tanto che non la incontrava...e lei aveva domandato di lui!Non se lo aspettava. Uno strano calore lo invase. Tentò di concentrarsi.
-Comunque,diversi giorni fa,si presentano dei tizi incappucciati con delle tuniche rosse e chiedono di te,cioè non proprio di te,ehm,di Angelus "il terrore d'Europa" e...
-Cosa?Hanno chiesto di me?- Angel era sorpreso.
Si accorse che Cordelia lo stava guardando,stupita.
-Ehm...di lui...
-Sì.- rispose una voce famigliare. Era Lorne.


-Oh,scusami Lorne, però, sai, dovevo...- fece il vampiro, imbarazzato.
-So tutto, non c'è bisogno che ti giustifichi, Angel.-disse comprensivo il demone verde.
-Ehi... un attimo!- interferì Cordelia- Con lui ti scusi e con me no?! Mi tieni in grande considerazione!- Lorne aprì la bocca, forse per calmarla ma lei non glielo permise- Quei fissati... anzi no, l'unico che parlava, probabilmente il loro capo, si esprimeva in latino, che io non ci capivo un acca a scuola, così tranquillamente, come se non fosse l'inglese la lingua più diffusa nel mondo!!!Meno male che c'era Lorne, se no io dell'intero discorso avevo afferrato solo "Angelus"!
Lorne le si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla.
-Senti Cordy, abbiamo afferrato il concetto. Sono convinto che se Angel se ne è andato all'improvviso c'è un motivo,io so anche qual è,te lo riferirò più tardi,cara.- e dolcemente- Per favore, ora lasciaci soli.
Cordelia voleva obiettare ma Lorne le lanciò uno sguardo che non ammetteva proteste.

-Angelus,eh?- chiese pensieroso Angel. La domanda era diretta più a se stesso che a Lorne.
- Aha.Ho capito immediatamente che non era una questione da passare sotto gamba. Ho l'impressione che lo...ti cercassero per un' informazione e non per farti la festa,come si dice qui. Mi sono pure incuriosito a questa strana faccenda perché quelli che si nascondevano dietro al cappuccio erano certamente demoni. Addirittura ho percepito distintamente alcuni esseri umani fra di loro.- gettò un'occhiata a Angel,che lo ascoltava, apparentemente tranquillo-Chissà perché penso che tutto ciò non ti sorprenda? Non è vero?
Angel annuì.
-Non hanno detto nient'altro, oltre a domandare di...me?
- No. Sono stati ermetici. Uno che stava di fianco al capo ha borbottato qualcosa, che suonava tipo un "c'era da immaginarselo" e se ne sono andati silenziosamente come sono venuti.
Seguì un lungo silenzio. Angel stava riflettendo.
-Un ultimo dettaglio: portavano una croce rovesciata con due serpenti incrociati al collo?
-Esattamente.
Il volto del vampiro si oscurò.
- C'è qualcosa che...?
-No,niente in quel senso, però puoi gestire tu insieme a Cordy l'agenzia finché sono via?
-Contaci,amico.- sorrise il demone- Devi tornare a Sunnydale,giusto?
-Sì,ci indovini sempre Lorne.
-Sai,è un mio vizietto.- ammiccò ridendo- Vai sereno,Angel. Ci penso io qui.
-Vado in camera per prendere qualche vestito, poi parto.
Si stava dirigendo verso la sua stanza quando Lorne affermò:
-Mi sarebbe piaciuto conoscerla.
Il vampiro si fermò e senza girarsi disse con rammarico:
-Anche a me...un altro po'.

- Euuuw.- fece Dawn guardando disgustata il suo vassoio.
Jane scrutò il suo cibo.
-Che roba è?
-Non lo so, e non sono sicura di volerlo sapere.- allontanò il vassoio della mensa- Dopo dicono che le scuole americane hanno il più alto tasso di morte degli studenti e lo credo bene!!! Basta vedere cosa ci rifilano!-esclamò alterata.
Jane sorrise.
-Che mangi tu? Quel pacchetto che hai tra le mani... non mi dire che te lo sei portato da casa?!
La ragazza con le mèsches la osservò,divertita.
-Mi dispiace deluderti: non riesco a cuocere neanche un misero uovo. L'ho preso al fast food.- confessò tirando fuori un panino con hamburger e insalata e delle patatine fritte dentro a un sacchettino di carta.
Dawn aveva l'acquolina in bocca.
- Mmmmh...non sarà del Doublemeat Palace,vero?- chiese dubbiosa.
- Nooo, si chiama diversamente. Non mi ricordo, adesso.
-Deve essere buonissimo.- sospirò Dawn,adorante.
-Il sapore è standard,identico a quello che cucinano negli altri fast food.- disse indifferente. Sembrava che facesse un favore al panino, concedendogli il privilegio di mangiarlo.
-Non mi smonti per nulla con le tue affermazioni. Ti preeego,un morsetto...-supplicò.
La ragazza glielo diede.
-Puoi tenertelo, io non ho molto appetito.
Dawn lo addentò, gustandolo lentamente, estasiata.
-Ti commuovi,pure?
-Diciamo che non sono una persona priva di emozioni, come per esempio...te!-esclamò con aria di sfida.
-Ehi,cosa vorresti insinuare?- finse di essersi offesa,poggiandosi le mani sui fianchi.
-Ieri siamo andate al cinema per vedere Blade II e sei rimasta impassibile,persino nelle scene cruente dove il sangue veniva versato a iosa!!! Io mi sono impressionata, pareva reale!
Jane rise.
-Dai,credi davvero che ci si emozioni con così poco?Ok,non fare quella faccia,...in fondo io non sono te. Provo sensazioni differenti dalle tue.
-Un briciolo di sana paura non ti fa male,ogni tanto.- sbottò Dawn.
-Sono impregnata di paura...ho già dato.- mormorò la ragazza.
Dawn che non aveva capito:
-Come?Non ti ho s...
Suonò la campanella.
Jane cercò di fuorviare il discorso,che aveva preso una brutta piega,scattando in piedi:
-Oh,no!Chimica!Cavolo,briciola,non ho avuto il tempo di...
La castana sbuffò.
- Ok,ok,ti faccio copiare.
Jane le sorrise,riconoscente.
Era sollevata. Per quella volta l'aveva scampata.
Andò verso il suo armadietto che non raggiunse. Si era scontrata con una studentessa.
-Vuoi stare attenta,ragazzina!-gridò quella con voce roca.
-Scusa,io...-si bloccò appena la vide in viso.
Ora si fissavano entrambe.
La "ragazza" che le si parava davanti,Jane l'aveva riconosciuta,era un'arpia.

Dawn aveva assistito a tutta la scena e ora anche lei rimaneva immobile nel bel mezzo del corridoio, indecisa sul da farsi.
-Vi conoscete?- chiese ingenuamente.
Jane era a disagio. Muoveva gli occhi freneticamente a destra e a sinistra, non sapendo bene cosa rispondere.
-Ehi, sorella! Non essere timida, dille chi sono e finiamola!
-Siete s-sorelle?
-Eh?! No, cucciolo, sei totalmente fuori strada!- rise la ragazza che aveva lunghi capelli biondi con venature rossastre. Era molto alta.
-Ma ti immagini un attimo? Io sorella di questa specie di mmmm...- Jane le mise una mano sulla bocca per impedirle di continuare, e pronunciare eventuali spropositi in presenza della sua amica. Si sforzò di sorridere a Dawn.
-... naturalmente no! Ehm... sai, lei è...è...mia cugina!- esclamò come se avesse azzeccato la domanda decisiva di un quiz a premi della TV.
Jane guardò la bionda in segno d'intesa, quella, fortunatamente, sembrò capire.
Le tolse la mano dalla bocca.
-Cugina, appunto! Volevo dire questo, senza dubbio, la cugina...
- Meredith.- concluse Jane- Lei è sempre tanto espansiva e... alcune volte chiacchiera decisamente troppo ed è meglio farla smettere in qualche modo, tappandogli la bocca, ad esempio,... o almeno questa è la mia abitudine.
Jane voleva assolutamente uscire da quella scomoda situazione e una Dawn che la guardava allibita, non l'aiutava di certo.
-A-hem, Dawn? Briciola, dì alla prof. di chimica che sono tornata a casa perché avevo mal di stomaco... per favore.
- Eeeeh?! Non dovevamo andare in quel negozio carino giù in centro?- replicò dispiaciuta.
-Lo so. Un'altra volta, Dawn.Non ho tempo da perdere con simili cretinate!- era nervosa,doveva essere l'arpia che le stava di fianco a renderla così.
-Andiamo.- disse un secondo dopo alla sua presunta parente, squadrandola duramente.
Si avviarono verso l'uscita principale della scuola, abbandonando Dawn, ferita.

Appena furono in un luogo più appartato, dove nessuno le poteva vedere ne ascoltare, Jane colta da una rabbia improvvisa sbatté l'arpia contro un cassonetto dell'immondizia.
-Ahi! La delicatezza non è il tuo forte, cucciolo!-fece ironicamente.
-Non quando si tratta dell'unico essere al mondo che vorrei sparisse dall'intero emisfero terrestre!!!!!-gridò.
-Mi sembra che tu ne abbia aggiunti altri alla lista,comunque-cambiando atteggiamento-...shhh,vuoi abbassare la voce? Le mie sorelline non ci devono sentire.- girò timorosa la testa in ogni direzione possibile -Non sanno che sono qui.
-E a me che cavolo me ne frega?- gli occhi di Jane diventarono ocra, non era affatto un buon segno.
- Cos'è questo linguaggio, signorina?Portami rispetto, tecnicamente sono un tuo superiore.- pareva che si stesse dando delle arie.
Jane la osservò, stralunata. Rise beffarda.
-Io non ho padroni, non devo rendere conto di quello che faccio a nessuno, tanto meno che a te!
L'arpia le lanciò uno sguardo inceneritore. Improvvisamente si trasformò in una donna sulla trentina, seminuda: sui seni aveva due piccoli coni di metallo dorato con cerchi concentrici, indossava una minigonna drappeggiata rubino e al collo aveva una collana di denti umani. Ai piedi calzava degli stivali color fiamma col tacco a spillo.
Jane applaudì.
-Brava,bella performance anche se... inutile!
La donna le afferrò il mento con le sue dita dalle unghia lunghe e affilate.
-Ragazzina, non azzardarti a prenderti gioco di me,un'arpia!- la ammonì, guardandola dritta negli occhi, come per scrutare la sua anima. La sua espressione mutò.
Sorrise.
-Hai combinato un bel macello, brutta testarda che non sei altro! Ah! Inoltre, ci si comporta in questo modo con le amiche?
Jane si rilassò.
-Sono tesa. E' stata una sorpresa, mi hai colto alla sprovvista. Ero all'oscuro della tua venuta.- sospirò- Sono stanca. Infinitamente.
Si sedettero entrambe per terra a fissare il vuoto.
- Elettra, la verità: perché ti sei spinta fin qui? Chi te l'ha commissionato questo compito?
-Ehi, sorella! Pensi sul serio che io...
- Elettra!- la riprese.
L'arpia sembrò valutare un minuto cosa dovesse risponderle.
- E' stato... lui.
Jane ebbe un balzo al cuore. Cercò di non darlo a vedere.
-Quanto?- chiese atona.
-Poco, cucciolo, una misera cifra. Infatti, non ho accettato. Chi si crede di essere? Io sono una professionista, non sono un suo stupido adepto a scagnozzo!- fece indignata.
Jane smorzò un sorriso, riconoscente.
Elettra ridiventò una ragazza.
-Quella Dawn non è umana, teoricamente. Ne sei al corrente?
Jane annuì.
-Vuoi proseguire con questa farsa?
-Sì, tu la mia cara cugina Meredith e io una comune studentessa liceale. Tenta di non scordartene. Soprattutto, non incappare in una delle tue solite gaffe, se no dovrò fare i salti mortali per nasconderle!!!
Rise.
Elettra disse ad alta voce, quasi tra sé e sé.
-Ecco a voi la cara cugina...?Il nome?
- Meredith.
-Eh?!Eeeeeeeh?!Un nome più disgustoso non potevi sceglierlo! Era preferibile che le rivelassi come mi chiamo in realtà, sarebbe stato enormemente semplice...
Si interruppe.
-Che ore sono, cucciolo?
-Appena le tre.
- Uff,ti devo lasciare! Il dovere chiama, sorella!
Le gettò un bacio.
-Ci si becca presto!
Si tramutò in una magnifica aquila che a tutta velocità si allontanò da lei e, infine, scomparì nel cielo autunnale.

Candele che ardevano,fiammeggianti,gocciolanti di cera su piedistalli neri,unica fonte di calore in quel corridoi buio,immenso in quel monastero abbandonato.
La bambina si guardava intorno spaurita.
L'uomo biondo la prese in braccio e le sussurrò all'orecchio:
-Se vogliono che tu faccia qualcosa che non ti va...scappa,orsacchiotta.
Lei lo osservò interrogativa.
-Ho paura,non voglio andare.
L'uomo l' appoggiò a terra.
-Devi.
La guardava con i suoi occhi ghiacciati.
La bimba deglutì. Capì che lui non poteva esserle d'aiuto,era sola. Il gelo le penetrava nelle ossa.
Ad un certo punto,una figura snella fece capolino da una porta che si affacciava in quel corridoio.
Avanzava verso di lei con passo aggraziato,elegante ma deciso. Aveva capelli color del sole che contrastavano con la sua carnagione pallida. Indossava un abito verde smeraldo ricoperto da una fantasia floreale blu.
Si accovacciò davanti alla bambina. Sembrava felice,eccitata.
-Sei pronta?
La piccola fece di sì con la testa.
La donna si rialzò e per mano si diressero verso la porta dalla quale l'adulta era uscita.
Il biondo se ne andò. Non voleva partecipare. Non voleva scorgere il suo volto angosciato di fronte a quell'essere che tutti quelli della sua razza adoravano e servivano,simile a un dio in terra. Si sentiva impotente. Non sarebbe riuscito nemmeno ad attaccarlo,volendo. Odiava la sensazione di non poter agire,essere,suo malgrado, sottomesso.
-Non ti godi lo spettacolo,amico?-sghignazzò uno.
La polvere si sparse nell'aria della notte. L'aveva ucciso quel bastardo. Doveva pur trovare una valvola di sfogo alla sua frustrazione!

Entrarono in una cappella illuminata da centinaia di candele, ma su quel luogo privo di crocifisso e di qualsiasi altro oggetto sacro incombeva un'oscurità soprannaturale, che non poteva essere rischiarata neppure dai raggi del sole.
La donna bionda avanzava sicura di sé in mezzo alla navata gremita di persone. La bambina era dietro di lei, intimorita da quegli sguardi che come aghi la trapassavano da parte a parte. Quegli esseri esaminavano ogni sua mossa, bisbigliando parole di scherno e insulti irripetibili.
-Guardate, l'impura! -Come può il Maestro accettare una simile creatura fra di noi?! -Taci. Le sue decisioni non si discutono, io credo in lui. -Quella mocciosa è molto potente, è uno strumento utile per ottenere la supremazia sugli umani -Tu la sottovaluti, chissà quante possibilità ha una tale fonte di energia!-
Si fecero sempre più vicini, avidi di curiosità.
Erano rare le creature come quella bambina.
La donna dai capelli d'oro si parò davanti la bimba per difenderla, ringhiando e facendo accapponare la pelle a tutti i presenti fulminandoli con uno sguardo.
-N-O-N toccatela. Sono stata chiara?- chiese con un tono che non ammetteva obiezioni.
Gli esseri ritornarono ai loro posti, mimetizzandosi per quanto possibile con i punti oscuri tralasciati dalle candele. I borbottii di protesta, i sussurrii che stavano di nuovo iniziando, furono placati da una voce roca e autoritaria: -Silenzio!
La piccola sussultò. Di fronte all'altare si trovava un uomo robusto, vestito integralmente di nero. No,non era un uomo, constatò quando le fiamme vermiglie delle candele gli illuminarono il volto sfigurato. Un volto da demone. Tremò, spaventata.
La bionda si inchinò a quell'essere, e con aria trionfale:
-Finalmente sono riuscita a portartela, Maestro.
La bambina si nascose dietro la lunga gonna della donna.
- Ooooh,- intrecciò tra di loro le sue orrende mani- e dov'è il demonietto, mh?
La bionda si scostò lateralmente di qualche passo, per far scorgere a quel mostro la bimba. Lui sorrise.
-Non mi avei detto che fosse così splendida, Angelus.- disse con falso rimprovero all'uomo che stava poco distante da lui.
-Me ne pento profondamente, o mio signore.
Gli occhi di lui erano fissi su di lei, simili a lame pronte a trafiggerla se avesse fatto qualcosa di sbagliato.
-Avvicinati.- ordinò l'essere immondo.
Salì, impaurita, le tre scalette che conducevano all'altare.
Il Maestro allargò la bocca in un sorriso tremendamente innaturale con quei suoi canini aguzzi.
-Bene, brava. Accostati ancora di più in modo che io possa assaggiarti.
Cosa? Ecco, quella era un'azione che non le andava assolutamente di compiere. Un buon motivo per scappare. Il problema era: come?
Si girò verso Darla, sua madre, che la guardava duramente. Non c'era neanche da discutere:doveva farlo e basta. Lanciò un'occhiata disperata alla porta, che le sembrava distante mille miglia. Scrutò il viso di Angelus, suo padre, che era impassibile adesso.
Un brivido gelido le corse lungo l'intero corpo.
Tutti la osservavano morbosamente, attenti alle sue singole reazioni.
D'un tratto quel luogo, i vampiri che vi stavano dentro incominciarono a vorticare prima lentamente, dopo sempre più velocemente, finché la sua vista non si oscurò e cadde sul pavimento svenuta.

Voci familiari, che si facevano nitide e forti a mano a mano che lei riprendeva conoscenza. Sentì un dolore acuto alla guancia destra e sinistra. Qualcuno l'aveva schiaffeggiata per destarla.
Una voce femminile ripeteva come una cantilena, piangendo: -Siamo perduti, siamo perduti, siamo perduti...
-Lei è la nostra rovina.- affermò tagliente una voce maschile.
Le si strinse il cuore. In quel preciso istante desiderò sprofondare sottoterra per non subire nuovamente lo sguardo e l'atteggiamento inquisitorio di Angelus.
Piano piano aprì gli occhi.
Si trovavano in una stanza in cui gli unici mobili erano un armadio,un letto semplice sfondato, uno specchio e una panca. Lei era su quest'ultima.
-Ti sei svegliata: era ora.- fece Darla indifferente.
Drusilla non mostrava segni di partecipazione. Soltanto Angelus aveva gli occhi che lampeggiavano simili a saette.
-Lo sai chi sono io? Come vengo chiamato?- domandò apparentemente tranquillo.
La bambina scosse la testa.
-Rispondi quando ti si fa una domanda!!!-ruggì, afferrando le sue piccole spalle e scuotendole.
- N-no.- le lacrime le pizzicavano gli occhi ma lei le ricacciò indietro.
-Smettila.- comandò perentoriamente un uomo che era apparso sulla porta di quella sorta di camera da letto. Era William.
-Blocca quella tua maledetta lingua finché sei in tempo. Questa faccenda è affar mio.
- A-hem... NOSTRO, mio caro.- precisò Darla.
Angelus le sorrise sarcastico:
-Si capisce, tesoro.
Drusilla non interveniva, si limitava ad assistere alla scena. Nessuno saprebbe dire se fosse realmente presente in quel luogo o si fosse persa in uno dei suoi mondi. Improvvisamente sbottò a ridere. Era una risata senza senso, da pazzoide.
William, ignorando quella folle risata che continuava insistente, indurì la mascella e con tono di sfida:
-Ti ricordo che in questa storia non ci sei di mezzo solo tu e la puttana del tuo Sire! Dru e io abbiamo dato pure noi parte del nostro contributo.- disse cupamente.
-Chi hai chiamato puttana?- saltò su immediatamente Darla, adirata.
-TE, e chi altri se no?- il blu delle iridi di William si stava tingendo di giallo.
Angelus si frappose tra i due.
-Come hai osato?!!!- gridò rivolto al vampiro giovane.
Iniziarono a combattere.
La piccola guardava la sua immagine riflessa nello specchio disadorno. Non si vedevano altri oltre lei lì dentro.
Era sola. Di nuovo. Sempre.
Drusilla le porse la mano. Lei la squadrò. La donna le sorrise stranamente. Era compassione quella che le si leggeva negli occhi? Poteva una creatura come lei provare un sentimento simile? Era inconcepibile.
Malgrado ciò, le prese la mano e si fece condurre all'aperto, momentaneamente fuori da quell'inferno.

La città di Bath giaceva ancora addormentata, immersa nelle coltri della notte inglese. La luna emanava il suo tenue chiarore nel cielo sgombro di nubi.
Di punto in bianco la tranquillità in cui era sprofondata la casa di Giles fu infranta dallo squillo fastidioso del telefono. L'osservatore fu strappato dalle braccia di Morfeo e si svegliò. Inforcò gli occhiali, impacciato, e in uno stato di torpore andò a rispondere, brontolando.
-Pronto?- fece con voce impastata.
-Signor Giles, la disturbo? Sono Buffy.
- Tsk! Non mi disturbi affatto visto che sono le tre del mattino.- disse sarcastico.
-Eh?! Qui in California sono le sette di sera! ...Oh, capisco, mi scusi chiamerò un'altra volta.- concluse molto imbarazzata.
Stava per riattaccare.
-Ehm... Buffy? Lascia perdere, ormai il sonno perduto non me lo ridà più nessuno, neanche se mi rimetto tra le coperte. Quindi, dimmi quello che devi ...spero per te che sia importante.- la ammonì.
-Ah, sì, certo... uhm, forse non tanto importante...-adesso era indecisa. Si sentiva a disagio a parlare con il suo ex osservatore, lui era quasi diventato un estraneo per lei.
-Santo cielo,Buffy!- scoppiò Giles- Mi telefoni a notte fonda solo per riferirmi una cosa che a pensarci bene non era tanto urgente?!
Si era davvero spazientito.
-Sto aspettando.
- Willow...
-Oh, mio dio! Sta bene? Le è successo qualcosa?-chiese apprensivo.
- Giles, ora è lei che non mi fa parlare.- gli fece notare la cacciatrice, seria.
-Ah, sì. Scusami.
- Will l'altra sera ha incontrato una ragazza, non l'ha vista bene in faccia, che ha poteri simili ai suoi se non superiori. Ha raccontato che quella con l'unica forza mentale è riuscita a sbattere un tizio contro un muro, sospenderlo in aria e procurargli squarci profondi al petto. Si rende conto, signor Giles? Senza muovere un dito e il suo corpo non ha risentito del minimo sforzo, a quanto Will ha potuto dedurne!
- Mmmh.- era pensieroso.
-Signor Giles, è del tutto normale che ci sia una strega al mondo così potente,vero?
-No, senza risentire delle sue magie. Ti dirò di più: non è una faccenda da prendere sotto gamba. Devo consultare dei libri...
-Ma perché? In fondo ha solo mal ridotto quel tipo con magie simili a quelle di Will.
-Simili, non uguali.- le fece osservare.
- Ok,però a noi basta sapere che è una strega. STOP.- disse Buffy sbrigativa.
-In realtà mi preoccupa un altro punto della questione. Ultimamente pare che nel mondo dei demoni ci sia un grande fermento: stanno cercando una ragazza, probabilmente speciale in qualche maniera. Faccio delle ricerche e poi ti chiamo, va bene?
-Sì, sì... crede che sia una cosa grave?
-Non lo so.
-Non è rassicurante come risposta.- e sospirando-Buonanotte.
-Grazie...ah! Tieni gli occhi aperti.
-Ci può giurare.





Ballava al ritmo frenetico di una musica che dopo tutto non le piaceva neanche tanto. Era sudata. Danzava per scaricarsi, per non pensare a niente. A quanto si sentiva stanca di ogni cosa. Continuava a vivere quella monotona routine con da una parte il suo lavoro da cacciatrice e quello di consigliere studentesco alla scuola.
Cercava di distrarsi. Usciva il più possibile con Willow, Xander o Dawn accompagnandola a fare shopping, si allenava nei cimiteri al riparo da sguardi indiscreti. Intraprendeva qualsiasi attività pur di non rimanere sola e ...pensare. Sarebbe scoppiata in lacrime, lo sapeva.
Non doveva essere così. Lei era quella dura, forte, in gamba, autonoma. Il fatto era che lei si sentiva persa in quella giungla zeppa di insidie della sua vita. Forse aveva incominciato a provare quella sensazione da quando, un anno prima, era tornata bruscamente in vita. Era passato del tempo da quell'avvenimento. Troppo.
Era a disagio nel mondo reale per quel motivo o ... c'era dell'altro?
La musica finì e iniziò una canzone lenta. Adesso sul palco del Bronze era salita una donna con una voce dolcissima.
Nobody knows the pain I feel
Nobody knows but it's for real
I can feel it, I do
Nobody knows that I miss you
Nobody knows but it's the truth
I can feel it ,I do
Si recò al tavolo dove c'era anche Willow che tentava di mostrarsi allegra raccontando un episodio buffo capitato a lei e Xander quel pomeriggio. Buffy era sprofondata su una poltrona, sembrava attenta a ciò che la sua amica le stava dicendo.
You cannot pretend that I don't even matter
You and I know better
You've been away from me for too long
It's time for you to come on home
No one can say what it is right for me
I need for you to come on over
I'll be waiting
In verità, l'ascoltava con finto interesse: la sua mente era altrove. Ormai le era diventato automatico scrutare la gente del Bronze nella speranza di scorgere una testa biondo platino e, successivamente, i caratteri spigolosi e decisi del suo volto che conosceva talmente bene.
I am nothing without you baby
Nothing it's driving me crazy
Nothing,no one, I'm so alone
Nothing without you baby
Ogni sera andava a poco a poco affievolendosi in lei la speranza di vederlo lì o in qualsiasi altro luogo di Sunnydale. Ogni notte e giorno percepiva il vuoto, la voragine che si era creata nella sua anima allargarsi e la cosa frustrante era che non poteva colmarla in alcun modo.
No one can see inside of me
No one can see how much I care
I need you,I do
Nobody sees the tears I cry
No one is there to dry my eyes
I need you,I do
Abbassò per un attimo lo sguardo focalizzandolo su Willow, nel tentativo di concentrarsi finalmente sui suoi futili discorsi annuendo e sorridendo.
Ad un tratto il sorriso le morì sulle labbra.
Le mancò il respiro.
L'aveva visto.
Non si rese conto che Willow ora la stava guardando sorpresa e che aveva smesso di parlare. Spike non l'aveva notata e quando si accorse di avere degli occhi puntati su di lui, alzò i suoi e i loro sguardi si incontrarono. In quel momento fu come se il tempo si fosse fermato e ci fossero stati solamente lui e Buffy nel Bronze.
Le iridi di Spike, però, cambiarono colore passando dal blu al ghiaccio, e con fatica immane riuscì a distogliere lo sguardo da lei e ad abbandonare il locale.
Buffy scese violentemente dalle nuvole gettandosi al suo inseguimento mentre una Willow allibita la vedeva andarsene senza riuscire a spiccicare parola.
I don't care what they say about you
They don't know how I feel for you
I don't care what they say about me
They don't know and they can't see
Non gli avrebbe permesso di lasciarla di nuovo da sola!

Il cielo notturno di Londra era offuscato dalle miriadi di luci che provenivano dalla città e producevano un massiccio inquinamento luminoso.
Quentin Travers stava sorseggiando del tè, assorto nei suoi pensieri.
Si trovava nel quartiere generale degli osservatori che era chiassoso come una centrale di polizia.
Neanche nel suo studio si poteva stare in pace in quel periodo! Tutti i "dipendenti" in quegli ultimi giorni erano agitati e preoccupati perché una nota setta composta da demoni e affini e addirittura umani aveva abbandonato all'improvviso le sedi in Inghilterra e si era dileguata nel nulla. Tracce cancellate ad opera d'arte, come soltanto i membri erano in grado di fare. Questo lo innervosiva, più del frastuono di voci e di telefoni che squillavano di continuo fuori dal suo ufficio.
Non avevano piste da seguire, di nessun genere.
Si lisciò l'esigua barba che aveva. Doveva trovare un modo per ...
Di colpo la porta si aprì e entrò Giles trafelato. Senza dire -A- appoggiò l'enorme catasta di libri, che reggeva con entrambe le mani, sul tavolo di Quentin con un tonfo.
-Giles- fece Quentin con superiorità- nessuno ti ha detto che si bussa prima di entrare?
-Dubito che mi avresti sentito con tutto quel baccano.
Quentin rimase in silenzio. Odiava dover dare ragione a Giles che era una delle tante persone che non poteva soffrire.
-Cosa sono?- chiese indicando i libri.
-Informazioni vitali.- affermò Giles, serio.
-Ah,sì?- alzò un sopracciglio Quentin, non molto convinto.
-Non ti fidi perché la maggior parte dei libri non è ammuffita e polverosa tipo quelli che possiede un normale osservatore che si rispetti?- domandò con una nota di sarcasmo.
- Giles, non essere sempre sul piede di guerra ...sono sulla setta?
-Sì, la setta di Marcus, precisamente.
-Vedi di non nominare il nome intero, non si sa mai.- lo rimproverò.
Quentin li sfogliò velocemente.
-Cosa stanno cercando esattamente?
-Interessante, ottimo lavoro Giles.- chiuse l'ultimo libro- Niente di particolare a quanto mi risulta...
-Ti risulta male, allora. Per quello che ne so io stanno cercando una ragazza.- rivelò Giles, sospettoso. Quentin non gli stava dicendo il vero ed era profondamente irritante.
-Non credo.- disse atono, tornando a bere il tè.
- Quentin.
Lui voltò la sua sedia girevole di pelle nocciola verso la grande finestra che dava sulla strada.
- E' tutto qui, Giles. Puoi andare a casa per stasera. Terrò io il materiale.
Giles lo squadrò con vivo odio. L'avrebbe strozzato se avesse potuto. Invece uscì dalla stanza sbattendo rumorosamente la porta dell'ufficio.
Quentin levò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.

Una villa bianco neve si stagliava su un pendio scosceso.
Un giardino enorme pieno di gelsomini, belli di notte e altri fiori notturni.
Una donna e una ragazzina sedevano su delle sedie da giardino all'ombra, al riparo dai tenui raggi del sole primaverile.
La ragazzina osservava curiosa la donna mora che stava mischiando dei pezzi di carta ingialliti e consumati dal tempo. Erano dei tarocchi.
-Che cosa sono?- chiese la ragazzina.
- Shhh... questo non ha importanza.- rivelò misteriosa, disponendo le carte sul tavolino davanti a lei con le sue mani di candido marmo e le dita affusolate.
La ragazzina non fece più domande, sapeva che non avrebbe ottenuto risposta. Si limitò a sbattere i suoi occhi blu oceano con dipinta sul viso un'espressione interrogativa.
La mora mugolò qualcosa tra sé e sé che lei non riuscì a comprendere.
La donna alzò gli occhi color malva verso di lei. Poggiò i gomiti sul tavolino e intrecciò le mani. La fissava attentamente. Sembrava che stesse guardando fino in fondo alla sua anima.
-Scegli tre carte.
La ragazzina ne scoprì lentamente tre.
La donna le stava analizzando. All'inizio sorrideva soddisfatta ma di botto la sua faccia si contrasse in una smorfia di disgusto orribile.
Cadde dalla sedia. Camminando carponi andò ad appoggiarsi al tronco della quercia che incombeva su di loro, come se per lei avesse costituito un'ancora a cui aggrapparsi.
-Ti senti bene, mamma?
La ragazzina le si avvicinò e le toccò un braccio. Drusilla, colta da un moto di rabbia, la respinse graffiandogli una mano.
-Sorella, sorella, SORELLA!- gridò- Vattene!Allontanati da me!
Cominciò a piangere sommessamente.
La ragazzina dai capelli castano scuro la guardava sbalordita.
Intanto Drusilla si era rannicchiata ai piedi della quercia, mormorando parole sconnesse:
-Non dovevi esistere... tu sei nostra non sua... chi è?CHI?... o COSA? Angelus dove sei? Dove? ...perché?
Si alzò di scattò e scuoté in modo violento la ragazzina.
-Chi è? Dimmelo, ti prego, io devo saperlo.- si lagnò.
- Wi... William!!!- chiamò con quanto fiato aveva in gola la castana, disperata.- Williaaaaaaam!!!!!
Drusilla inarcò di lato la testa con uno sguardo indecifrabile.
- Perché non me lo vuoi dire?
Le tre carte erano ancora sul tavolino, scoperte.
Il diavolo, la morte e la luna.


Dov'era finito?
Si guardava intorno freneticamente.
Ad un tratto sentì un rumore in un vicolo vicino.
Ci andò.
Un topo.
Ma perché? Perché diavolo era scappato?
Sbatté qualcuno contro il muro con un movimento fulmineo. Pensava che fosse uno dei soliti vampiri: si sbagliava.
Era Spike.


Spike la guardava con un'espressione seccata e distaccata.
Buffy sentì freddo allo stomaco. Come poteva essere così indifferente?
Mollò la presa. Non aveva il coraggio di guardare i suoi occhi. Si allontanò.
-Come, cacciatrice? Prima mi rincorri e poi te ne vai?- chiese lui,schernendola.
Lei si bloccò.
-Sei cambiato.- disse piano.
-Sì, dolcezza, e non immagini quanto!- rise.
Adesso era proprio dietro di lei, percepiva il suo odore inebriante a cui non sapeva resistere.
-Vattene e giuro che non ti impaletto.
-Vuoi veramente che esca dalla tua vita?
-Qual è il problema? L'hai già fatto una volta.- voleva essere il più possibile glaciale, ma la sua voce era incrinata: stava per piangere. Si trattenne.
Lui la girò e le prese il mento, di modo che lei fu costretta a guardarlo dritto negli occhi.
-Stavolta, allora, uscirò per sempre di scena, baby. Non tornerò da te come un cane fedele. Mi sono stancato.
Buffy era sconvolta e ipnotizzata all'unisono dal suo sguardo. Non riusciva a liberarsene.
Spike rise. Sembrava divertito.
-Cacciatrice, cacciatrice ...non mentirmi. Non ne sei capace.
Possibile che doveva essere così ogni volta? Doveva sempre avere maledettamente ragione?!
Cosa si aspettava d'altronde? Che lui fosse tornato per fare ancora il suo zerbino?
C'era qualcosa di diverso in lui, di negativo. Era esattamente quello che credeva.
-Allora? Il gatto ti ha mangiato la lingua?
Quel sorriso sarcastico. O Dio no, pregò tutti gli dei esistenti sulla terra che non fosse ...

Spike stava compiendo una enorme fatica per non lasciar trasparire le sue reali emozioni.
Era difficile resistere a quei suoi grandi occhi verdi che lo fissavano perplessi.
Era meglio in quel modo. Recitare la parte da cattivo, di demone senz'anima, menefreghista e strafottente. Si era nascosto dietro quella facciata per un'eternità, perché mostrare un differente lato di sé davanti a una donna ingrata del suo amore?
Sì, anche questi erano i pensieri di Spike. Avere un'anima non significava necessariamente essere buoni o poco obiettivi. Aveva i sensi di colpa, riconosceva i mille delitti che aveva compiuto, si sentiva un verme per aver violentato la splendida creatura che gli stava di fronte, però anche lei non era stata da meno.
Non aveva dimenticato le miriadi di volte che l'aveva respinto, pure dopo aver passato l'ennesima notte d'amore con lui negava l'evidenza o almeno era quello che intuiva.
Ora Spike non era sicuro di volerle dichiarare per la centesima volta il suo amore. Non era certo che lei lo volesse e ...sarebbe stata la cosa migliore?L'ultimo tentativo di fare pace con lei c'era stato e si erano fatti male,estremamente. No, doveva portare avanti la sua recita. Buffy non sarebbe mai stata felice con lui. Il loro amore scottava troppo ed era rischioso bruciarsi nuovamente.

Aveva ucciso? Ci metteva la mano sul fuoco, era da tempo immemorabile che Spike desiderava togliersi quel dannato chip dalla testa, non ci si era per niente abituato del tutto a quel marchingegno. Lo rendeva un animale in gabbia.
Buffy si accorse che era impotente di fronte a lui. Non era capace di agire o di muovere un singolo dito. Se l'avesse colpita lei non si sarebbe difesa, forse non subito. Non era un atteggiamento da tenere nei riguardi di un vampiro che, probabilmente, era attivo e nel pieno delle sue forze. No, non se la sentiva di affrontarlo. Se era ritornato come una volta non sarebbe stato facile fronteggiarlo. Non restava altra soluzione che allontanarlo.
Cacciò fuori una croce di legno.
Spike indietreggiò, ringhiando.
- E' questa la tua risposta?- domandò,quasi meravigliato.
Buffy non parlava e lo guardava cercando di assumere un'espressione ferma. Se avesse risposto, sapeva benissimo che la sua voce avrebbe tremato.
Spike rise. Sembrava una risata isterica.
-Come vuoi. Come vuoi, cacciatrice.
Le voltò le spalle e sparì poco a poco nelle tenebre.
Buffy rimané a fissare l'oscurità per un tempo che le parve infinito. Esausta dal suo cuore in subbuglio e dalle parole di lui, glaciali come i suoi occhi.
- Buffy! Finalmente ti ho trovata ...- Willow si interruppe, seriamente preoccupata per la sua amica che aveva una faccia stravolta.
- Buffy?- chiamò, titubante, appoggiandole una mano sulla spalla.
Lacrime silenziose iniziarono a scendere sulle gote della bionda.
- Willow...- le rivolse lo sguardo. E la rossa vide nei suoi occhi verdi l'immenso dolore che aveva celato a lei e ai suoi amici per tre lunghi, estenuanti mesi.
Si abbracciarono.
Intanto, dall'alto, su un edificio non lontano, si trovava una ragazza bruna che aveva visto ogni cosa. Aveva gli occhi, che in quell'istante erano neri simili alla pece, stretti in due fessure e accesi di una strana luce sinistra.
Sentì di odiare quella donna bionda con tutto il suo essere.

Una melodia dolce. Un carillon. Una bambina lo osservava. Il suono sembrava estraniarla dalla realtà. Una realtà macabra e opprimente.
Era rovesciato e la melodia non si udiva bene. Lo raddrizzò. Al centro dell'oggetto, che le pareva fatato perché non ne aveva incontrato uno prima di quella notte, c'era una ballerina in tutù rosa confetto che girava lentamente su se stessa. Era sporca di sangue, come ,del resto, l'intero carillon.
La bambina tentò di ripulirlo ma il liquido denso si stava già raggrumando. Lo squadrò spazientita.
Qualcuno la invitò ad alzarsi tendendole una mano. Era un uomo biondo col viso sfigurato e con la bocca scarlatta, macchiata della medesima sostanza presente sul carillon.
-Cavoli, orsacchiotta, avevi fame, eh? Andiamo?
La bimba lo guardò imbronciata. Indicò il carillon.
-Lo voglio. Uno identico.
William le sorrise.
-Sicuro, però tu mi devi garantire che continuerai a nutrirti da sola tipo stanotte senza che io ti doni più il mio sangue. Affare fatto?
Lei annuì, abbozzando un sorriso. I canini della bambina erano decisamente sviluppati ed un po' di liquido rosso era colato sul suo mento.
William la prese in braccio e insieme uscirono da quella stanza.
Il carillon suonava. Accanto ad esso si trovava un bambino disteso per terra. Aveva gli occhi rivolti al cielo, simile a una richiesta d'aiuto a un dio che non l'aveva soccorso. Aveva due piccoli fori su un lato del collo e i vestiti imbrattati di sangue.
Il carillon suonava. Il bambino era morto.

Anyanka vagava per le vie di Sunnydale. Dal momento in cui si era riappropriata della sua natura demoniaca non aveva trovato un attimo di pace. Aveva rimpianto l'essere umana: almeno aveva maggior tempo libero e fare la commessa al Magic Box non era poi tanto male!
Però il tempo in cui oziare non le sarebbe servito, ora che ci pensava. Lei e Xander si erano lasciati da un pezzo e il Magic Box era stato distrutto dalla simpatica Willow. Che ragazza! Anya era del parere che la magia la potessero usare esclusivamente i demoni e non gli umani perché nella stragrande maggioranza dei casi finiscono per sentirsi onnipotenti e combinare dei veri pasticci. Lei l'aveva notato immediatamente che la strega dai capelli rossi stava abusando esageratamente del suo potere magico, fin da quando aveva liberato il suo ex fidanzato troll.
Il medaglione che portava al collo emise degli strani bagliori giallastri. Mh?! In genere, erano sempre verdi nell'istante in cui una donna tradita chiedeva il suo aiuto invocandola.
Udì dei passi frettolosi avvicinarsi a lei e superarla poco dopo. Era una ragazza.
Riusciva a vederla soltanto di spalle.
Agrottò la fronte.
Era lei che aveva provocato quella singolare reazione nel suo oggetto magico?
-Ehi!- fece incerta -Ehi!Tu!- era decisa a risolvere quel piccolo mistero.
La ragazza si fermò. Si voltò con un'espressione interrogativa verso Anya.
-Dici a me?
-Ehm ...sì- non sapeva come esprimersi, normalmente c'era bisogno di un'invocazione piuttosto potente per chiamarla. Come mai non era successo con quella tizia?
In fin dei conti poteva essersi sbagliata ma valeva la pena chiedere.
-Dunque ...ti serve il mio aiuto?
La ragazza non capiva. Anya la scrutò attentamente.
Era molto bella: capelli castano scuro con mechès bionde che le arrivavano alle spalle, occhi blu oltremare e aveva pure un corpo ben fatto. Pensò che se era stata tradita da qualcuno, quel tale doveva avere uno sviluppato senso dell'orrido per non andare con un'altra che non fosse quella magnifica creatura. Bah, lei ci aveva rinunciato a comprendere gli uomini, soprattutto dopo che uno di questi l'aveva abbandonata all'altare!
La castana notò il ciondolo appeso al collo.
-Non sono stata tradita da nessuno. Ciao.- disse sbrigativa.
-Mi conosci?
- Bé, quel ciondolo, sappilo, è proprio fuori moda.- affermò ridendo. Riprese a camminare.
Anya era arrabbiata per quella battutina, non era al corrente che rivolgersi così a un demone di alto rango come lei equivaleva alla morte? Non poté non accorgersi che si muoveva assai più velocemente di un qualsiasi comune mortale. Lei era in grado di starle dietro perché non era umana.
-Senti un po', signorinella,- le si parò davanti-intanto non si risponde in questo modo ad Anyanka, PRIMO. SECONDO: hai un problema, perché se no non mi avresti invocata e il medaglione non avrebbe incominciato a lampeggiare!- si era innervosita. Non che questa fosse impresa difficile.
-Lampeggiare? Tsk! Il tuo aggeggio magico si sbaglia di certo! Adesso togliti dai piedi: vado di fretta.- tagliò corto,gelida.
La demonessa non era disposta a farsi umiliare in quella maniera da una semplice ragazza, quale la credeva.
-Il mio ME-DA-GLIO-NE- scandì- non si sbaglia mai!!!
-Si sarà rotto!...Sei stressante,lo sai?
Anya assunse un'aria seria e prese a fissarla torva.
-Bada bene, umana, non provocarmi altrimenti...
Lei le sorrise, come se Anya fosse una persona da compatire per la sua stupidità.
-Ti ho GIA' provocata. Comunque non ho tempo da perdere,devo andare a scuola,non ti ho mai chiamata e,francamente, stamattina sei stato l'ultimo dei miei pensieri. Anzi no,sai che ti dico? Non c'eri nemmeno!
Anya rimase stupefatta. Accidenti che tipa strafottente!
La ragazza la sorpassò noncurante.
Anyanka si riscosse e cercò di raggiungere di nuovo quell'insolente ma ...era sparita. Si era letteralmente dileguata. Era sbalordita.
Più tardi, considerando razionalmente la situazione, avrebbe concluso che sarebbe stato meglio parlare a D'Hoffryn dell'intera questione. Nei moltissimi secoli della sua attività di demone della vendetta non le era assolutamente mai accaduta una cosa simile.


-Dawn?- corse- Dawn!!!
-Sì? Ci conosciamo?
-Dawn...-implorante.
-Insomma, spunta fuori tua cugina e tu ti fiondi subito da lei?!
-Ehm...sei passata all'altra sponda?
Dawn aprì,infuriata, il suo armadietto.
-Ma cosa ti salta in mente?- gridò- Certo che no!!!Però un appuntamento si rispetta.
-Permalosa.- sorrise Jane,appoggiandosi con estrema calma ad un armadietto.
Dawn stava per cedere, non riusciva a essere in collera con lei neanche per tutta una giornata.
- Mh...ma la prossima volta...
Si bloccò di colpo.
-Che c'è?- domandò Jane.
-Uhm,credo che tu sia appoggiata al mio armadietto.- le fece constatare Patrick, uno dei ragazzi, pensò Dawn,più belli della scuola.
-Ah,scusa.- Jane si scansò,indifferente.
-Se sei tu ci puoi stare anche tutto il giorno.- aggiunse,sorridendo timidamente. Pur essendo molto carino,non aveva una grande considerazione di sé.
Dawn strabuzzò gli occhi e strinse forte il braccio della sua amica.
Jane fece un sorriso di sufficienza a quel ragazzo biondo con gli occhi azzurri ed un fisico niente male. Cosa voleva da lei quel fantoccio?
Dawn la trascinò via,profondamente imbarazzata.
Patrick le seguì.
-Scusa...è da tanto che volevo chiedertelo: vai da qualche parte per la festa di Halloween?-si riferiva a Jane,ovviamente.
-Vedi,la festa di OgniSanti non fa per me. Ho un padre musulmano che non mi consente di darmi alla pazza gioia insieme agli altri.
- Ahem,scusaci un attimo Patrick!- Dawn prese Jane in disparte.- Si può sapere cosa ti frulla nella testa?!Uno dei ragazzi più fighi della scuola ,con ogni probabilità,vuole invitarti per Halloween a uno dei suoi famosi party e tu fai queste battute sceme?!
-Dawn se ti alletta in tal modo,perché non ci vai tu?-le sorrise maliziosa.
Dawn rispose tranquillamente al sorriso. L'amica le era sembrata sempre scostante nei confronti del genere maschile. Era ora che si desse una smossa!
- Patrick,puoi star sicuro che noi veniamo!-annunciò trionfale con un sorrisone stampato sulla bocca-A che ora?
Jane non ci vide più,se avesse potuto avrebbe scaraventato Dawn non si sa dove ma qualcuno,che le aveva tirato la coda di cavallo che portava quella mattina,la trattenne.
-Non ne vale la pena,con tutta questa gente,poi!
Era Elettra.
Jane non ebbe il tempo di replicare perché vide Patrick che le stava scoccando un sorriso decisamente affascinante e una Dawn raggiante stava venendo verso di lei.
-Ti rendi conto?Tutte le ragazze dell'istituto ci invidieranno!!!...Oh,ciao Meredith.-salutò,visibilmente scocciata.
-Basta che tu non lo dica in giro,cosa di cui dubito fortemente.- disse Jane,risentita,avviandosi verso l'aula di informatica.
-Oh!-bisbigliò Dawn all'orecchio di Elettra- ma Jane si comporta così perché non ha mai avuto un ragazzo?
-Piccola,a quanto mi risulta,ce l'ha avuto,eccome. Un gran bel pezzo di...bé,hai capito.
-E com'è finita?
-Lo vedi da qualche parte?-chiese con uno sguardo eloquente. Sperava che non le domandasse altro,se no si sarebbe dovuta arrampicare sugli specchi.
Jane,che aveva udito ogni singola sillaba,fulminò con gli occhi l'arpia.
- Meredith, Dawn,- cercò di sorridere-entriamo?
Dawn la guardò,incuriosita. Si ripromise che all'uscita dalla scuola le avrebbe chiesto maggiori delucidazioni su quella storia.

William irruppe nell'ampio salone della villa di Praga.
- Dov'è?-urlò.
-Chi?-domandò una donna bionda,facendo finta di non capire.
-Sai benissimo chi!-sputò l'uomo,inferocito.
Darla gli lanciò un'occhiata divertita.
-Rilassati. Angelus è con la nostra cara figlia.- disse con una calma irritante.
-Cara?Ma se a te non te ne importa niente!
-Non è vero!-esclamò Darla,sembrava ferita.
-Sono vicino alla ferrovia.- rivelò Drusilla,che fino a quel momento era parsa assente.
Darla la fissò incredula.
William,anche lui sorpreso,si limitò solo ad annuire e a correre verso la porta a vetri dell'ingresso della villa.


-Allora, sei pronta?- era divertito e leggermente eccitato.
-No.- rispose ferma la bambina.
-Farò finta di non averti sentito.- rise; era di buon umore quella sera. Per fortuna, pensò la bimba, se no non l'avrebbe tenuto nessuno dal sferrargli una bella dose di schiaffi.
Erano in una strada vicino alla ferrovia. Era deserta e mal illuminata dai lampioni.
D'un tratto spuntò da un angolo di una strada un uomo: se la prendeva comoda, si vede che era abituato a rincasare a quell'ora tarda.
-Vai.- le sussurrò Angelus all'orecchio.
La bambina esitò.
-Lo so che hai sete, non negarlo.- sorrise malignamente.


William camminava a larghe falcate per i vicoli della città. Non correva per non destare il sospetto di eventuali poliziotti notturni.
Era la volta buona che avrebbe spezzato tutte le ossa ad Angelus! Come si poteva essere così senza cervello?Le cose erano due: o voleva sbarazzarsi di Jane o era andato completamente di matto! Jane non poteva affrontarla, era troppo piccola.
Rumori di lotta.
Vampiri che sfrecciavano, pareva, verso una precisa direzione gli passarono davanti. Che...? Una ragazza li inseguiva con un paletto.
William udì gridare da uno dei vampiri:
-Stiamo per arrivare al posto!
Lo riconobbe: era uno dei sottoposti di Angelus.
Capì.
Si precipitò nella stessa via imboccata dagli altri.

Si stava nutrendo. D'altronde, avrebbe potuto fare diversamente? Era quel giorno del mese e aveva sete.
Angelus la osservava compiaciuto, nascosto nella parte buia della strada. Jane aveva tentato di rinnegare la sua natura, ma , essendo una bambina, aveva finito per dare ascolto ai suoi istinti. Ciò nonostante non gli aveva mai obbedito pienamente, c'era sempre una nota di risentimento nella sua voce che non gli era molto a genio. In fondo, Angelus non era il suo unico sire, eppure per lui aveva un astio che andava oltre ogni limite. Bah, non poteva mica stare simpatico a tutti!
Rimase in attesa.
Ebbe l'impressione che lo spettacolo a cui avrebbe assistito fra qualche minuto gli sarebbe piaciuto da morire.

La ragazza ansava. Era veloce, però non sufficientemente da tenere testa ai vampiri. Comunque era forte, lo aveva constatato quando aveva ucciso tre vampiri del gruppo.
La ragazza si tolse la cenere dalla sua semplice gonna e si voltò, pronta ad affrontarne ancora. Rimase stupefatta nel vedere che si erano dileguati e sulla strada, ormai, non c'era nessuno.
Nessuno? No, aspetta. Qualcuno c'era. Una bambina china su un uomo seduto per terra.
Apparentemente seduto.
La ragazza sgranò gli occhi e corse rapidamente verso la bambina.
William si trovava impossibilitato dalla situazione. Non era esperto in quelle faccende, era un vampiro giovane. Non gli restò che guardare.
La ragazza staccò Jane dall'uomo e la scrutò in volto.
Ad un primo osservatore sarebbe sembrata una normale bambina, se non avesse esaminato dei particolari significativi. Non indossava la maschera della trasformazione ma aveva gli occhi giallo paglierino e dei dentini aguzzi impiastricciati di sangue.
Non aveva mai incontrato una COSA simile.
La bambina, sorpresa e atterrita dalla comparsa dal nulla di quella ragazza, chiese:
- C-chi sei?
-La cacciatrice.- dichiarò lei,sbarrandole il passaggio e estraendo, di nuovo, il paletto.

Un paletto. Nella mente di Jane suonò un allarme: PALETTO = MORTE.
Era un gioco. Uno degli spaventevoli giochi di Angelus!!! Lui le chiamava prove. Stavolta non l'aveva neppure informata e lei, stupida bambina, non l'aveva intuito! In genere, uscivano a caccia insieme a Darla, Drusilla o William, invece quella notte le due donne erano rimaste alla villa, dicendo di non aver fame, e il vampiro biondo aveva degli affari urgenti da risolvere e era andato via presto. Quindi pure William le aveva mentito?No, non ci credeva. Sicuramente Angelus non aveva rivelato niente del suo progetto al child di Drusilla. Quei due si odiavano.
Arrivò in una via chiusa. Adesso era veramente nei guai. Non c'era via di scampo.
L'ammazzavampiri la guardò con compassione.
-Povera piccina,cosa ti hanno fatto?- e urlando, certa di essere sentita- Ora vampirizzano anche i bambini?!
William e Angelus erano nell'ombra. William era un novellino rispetto al sire di Drusilla, non poteva fronteggiarlo e sperare di vincere. Non era abbastanza abile. Jane avrebbe dovuto imparare ad essere autonoma già da adesso, senza fare tanto affidamento su di lui.
Jane rifletteva sul modo in cui cavarsela.
Non ci riusciva. Aveva la testa come svuotata, incapace di pensare coerentemente. Si sentiva smarrita.
La cacciatrice alzò il paletto su di lei.
-Mi dispiace.
Jane lo schivò. Il pezzo di legno appuntito si conficcò nel muro che un istante prima si trovava alle sue spalle.
Approfittò del momento per sfuggire dalle sue grinfie e scomparve nell'oscurità.
La ragazza tentò invano di togliere il paletto dal muro. Infine, ne sfilò uno da sotto la gonna e lo impugnò, determinata ad addentrarsi nelle vie più buie di quel quartiere, dove la bambina era sparita.

Jane era salita sul cornicione di una casa.
Osservava ogni movimento della cacciatrice, incerta se agire o lasciare perdere e restare nascosta finché non si fosse scoraggiata a cercarla.
Gli occhi di Angelus la fecero decidere.
Non voleva contrastarlo nuovamente, con quale risultato poi? Lui era un adulto e lei era piccola. Non aveva speranze.
Fece lo stesso la scocciata e roteò gli occhi, come per far intendere che gli concedeva un favore uccidendo la ragazza.
Attese che la cacciatrice si fermasse sotto quella casa e le saltò addosso, atterrandola. Lei si accorse che era la bimba solo nell'attimo in cui la morse con violenza sul collo.
Il grido straziante fu coperto dallo sferragliare del treno che passava in quel momento.
Pochi minuti dopo era morta.
Angelus la abbracciò, entusiasta della sua creatura. Quanta gente avrebbe dovuto ammazzare la prossima volta per far ripetere un gesto tale a suo padre?
-Visto Spike? E tu che ti preoccupavi! La nostra Jane se la sa sbrigare benissimo da sola!- le fece un pizzicotto sulla guancia.
William non diceva niente. Sorrideva. Aveva dimostrato di sapere il fatto suo, anche se era una bambina. L'importante era che non si era ferita e, molto meglio, aveva ucciso per difendersi. Le intenzioni di Angelus non erano quelle che aveva creduto. Per la sua metà umana poteva sembrare atroce, però Jane doveva abituarsi a stare al mondo secondo la sua vera natura. Non sarebbe stata contemporaneamente umana e vampiro per sempre. Un giorno le cose sarebbero cambiate.
-Caspita, la tua prima cacciatrice! Bisogna festeggiare!- esclamò euforico William.
Jane non fu colpita dalla reazione di William, a stringere era pure lui un vampiro e il più sanguinario.
Da quella notte si rassegnò tacitamente a tentare di essere una bimba normale e lentamente prese la via del suo destino.







La stava baciando.
Era un bacio inesperto, impacciato, diverso rispetto a... No, non doveva pensarci.
Come avrebbe voluto essere una ragazza alle prime esperienze e invece lei le tappe le aveva bruciate tutte. Le sue mani iniziavano a insinuarsi dentro la maglia e col corpo la spinse verso la porta di una camera del piano di sopra. Non si sentiva bruciare, andare a fuoco, non erano le sue le mani al cui contatto la sua pelle reagiva. Brevi flash;un volto; occhi verde smeraldo,freddi; dita affusolate... Ci aveva messo tanto per guarire quella ferita, che , in realtà, questo lei non lo sapeva, non era nemmeno rimarginata.
Lo fermò quasi dolcemente, mormorando:
- No.
-Cosa?- fece Patrick -Ma...
Lei alzò gli occhi su di lui. Patrick ne fu impaurito. Da quando erano così neri? Lui se li ricordava di un magnifico blu.
-No.- ripeté asciutta.
- O-ok, io... mi dispiace di ... bé,insomma...
-Di essere andato oltre?
Lui annuì, imbarazzato.
Jane sorrise in modo strano. Chissà, può darsi che da quella situazione ne avrebbe tratto qualcosa di buono. Patrick non notò i canini sviluppati, era troppo impegnato a giustificare il perché del suo comportamento.
-Sai, i miei amici mi hanno detto che le ragazze se non le fai divertire un po'...Non credo però che tu sia quel tipo di ...se non vuoi, io ti rispetto, anzi hai tutta la mia ammirazione.
- Aha, i soliti discorsi.- sussurrò al suo orecchio.
Gli era dietro. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla, rilassata. Gli sorrise, se la stava prendendo comoda. Che fretta c'era?
Patrick si accorse che il sorriso aveva scoperto i bianchi canini. Cercò di dire qualcosa, che peccato non le sembrava molto sorpreso. D'altra parte abitava a Sunnydale,no?
Lei gli mise un dito sulla bocca:
- Shh...

Dawn stava uscendo dal bagno.
Perfetto, nessun ragazzo alla festa l'aveva degnata di uno sguardo, ognuno era stato attorno alla sua amica Jane per la maggior parte della serata. E lei che credeva di essere carina! Con Jane non reggeva neanche il confronto. Naturalmente c'erano i soliti maiali che guardavano sia Jane che lei,però per fortuna non avevano dato fastidio: Jane gli riservava certe occhiate che avrebbero ucciso, se capaci!
Uff, lei e Patrick se la stavano sicuramente spassando: a metà della festa erano spariti dal piano di sotto. Non poté fare a meno di esclamare nella sua mente un : -Beati loro!
Era meglio scendere. Non voleva lasciare sola Kit, una sua compagna di classe, in mezzo ai lupi...
Chiuse la porta del bagno e si avviò nel lungo corridoio.
Insomma, non lo potevano fare in camera?! Cavoli che succhiotto! Eh?! Jane?!?!?!
E quello non era nella maniera più assoluta un succhiotto!!! PATRICK!!!


Jane si ritrovò sul pavimento, il sangue succhiato che le colava ancora dalla bocca.
Dawn l'aveva scaraventata per terra.
Era china su Patrick.
-Stai bene?- chiese apprensiva.
-Mi gira la testa.- rispose il ragazzo, intontito. Non aveva perso conoscenza.
Dawn la squadrò.
-Tu!
Estrasse un crocifisso per tenerla lontano.
Jane rise. Una risata nervosa.
-Non mi fermerai con quello, briciola!
Dawn era sconvolta, mai avrebbe creduto che la sua amica fosse diventata un ...un vampiro.
- Jane chi ti ha ...quando è successo?
Aveva abbassato l'oggetto sacro. Si sarebbe difesa se l'avesse attaccata, anche se, a dire la verità, nel combattimento non era tanto esperta.
Patrick si limitava a passare lo sguardo dall'una all'altra, indeciso se fuggire o scovare un paletto o, addirittura, chiamare la polizia.
-Non mi sembra il posto adatto per dirlo.- disse sprezzante e accennò con il capo a Patrick.
- Perchè? Cos'è un affare di stato?
Dawn era sarcastica.
Jane si stava irritando.
- I-io credo che sia opportuno prendere un paletto e...
-Non ti conviene. Non sapresti centrare il cuore.- sibilò, con gli occhi concentrati su Dawn, pronta a qualunque sua mossa.
-Io lo so fare.- affermò Dawn.
Tentò di colpirla con un calcio. Jane lo bloccò, afferrandole la caviglia.
-Ehi, chi ti insegna arti marziali?!Sei scarsa!-scherzò.
-Ti sembra il momento di scherzare?!
Lei ringhiò:
-No, hai ragione.
Mollò la caviglia, prese Dawn e si scaraventarono insieme fuori dalla finestra.


Dawn aveva resistito all'urto. Non se ne stupì,era al corrente che lei fosse una COSA come lei, pure se la sua essenza, la sua potente energia era racchiusa in un involucro umano.
-Quando?- insisté, rialzandosi e togliendosi di dosso i vetri.

-Arrivano! Arrivano!
-Scappiamo!!!
Un villaggio sperduto nella campagna inglese.
Persone che correvano di qua e di là, in preda alla paura. Alcuni si strappavano i capelli per quanto erano spaventati, altri facevano fagotto e poi, via, sui carri per non tornare più.
-Arrivano i demoni!
-Fratelli, preghiamo affinché Dio...
Una risata terribile.
-Quale Dio?
Era alle spalle del prete. Quello lo fissò attonito.
- L'angelo maledetto ...il Demonio!- gli puntò contro l'indice tremante.
Sul viso dell'uomo si disegnò un'espressione annoiata.
Spezzò il collo al prete.
La gente gridò ma non si mosse, era come pietrificata.
-Gli amici mi chiamano Angelus.- confidò al cadavere dell'uomo di chiesa.
Gli abitanti del villaggio erano circondati dai vampiri. Le persone indietreggiarono, stringendosi, ormai non c'era niente da sperare... erano in trappola.
-Fatene quello che volete.- ordinò Angelus con disprezzo.
Ora la sua attenzione era stata attirata da una grande casa signorile che era posta sulla collina.
-Darla, tesoro, che ne dici se la visitiamo?
La donna lo guardò incuriosita, cosa aveva in mente il suo compagno?
-Non sei soddisfatto del cibo che è qui?
-Non ho molta fame stasera.
Imboccò la stradina che si dirigeva verso la casa.
Darla sospirò. Lanciò un'occhiata d'intesa a Drusilla e William che stavano osservando in disparte quella carneficina, indifferenti. La seguirono.
Le urla degli abitanti riecheggiavano nella notte.


Bussò alla porta.
Silenzio.
Ghignò.
Sapeva che c'erano delle persone dentro quella villa. L'odore della paura era intenso, inebriante. Sciocchi umani, credevano che non venendo ad aprire lui avrebbe desistito dal suo proposito?
Riusciva a udire i battiti accelerati di vari cuori. Era dannatamente eccitante. No,non avrebbe lasciato perdere: sarebbe entrato.
- Cos'è? Non sai neanche sfondare una porta?Ah, giusto, tu fai tutto con classe...
William era al suo fianco, irritato. Non riusciva a comprendere la filosofia di Angelus: perché giocare con le vittime o torturarle? Non poteva semplicemente uccidere e basta? Perché ogni volta tutte quelle storie?
Angelus lo guardò con fare superiore.
- Spike, non essere brutale come al solito... - i suoi occhi lampeggiarono malefici- c'è la piccola che dorme.
William lo fissò confusamente.
Il vampiro bruno non gli prestava attenzione, esaminava la villa con lo sguardo. Infine gettò un'occhiata d'intesa a Drusilla che annuì, estasiata.
Darla era adirata: cosa nascondevano quei due di cui lei non era a conoscenza?
- Seguimi.- disse secco Angelus a William- Ti dimostrerò che ci sono altri modi per aprire porte.
William, suo malgrado, fece come gli aveva ingiunto. Era riluttante. Angelus aveva sicuramente qualcosa in mente. Avrebbe giurato che Drusilla non fosse all'oscuro dei piani del suo sire e che lui quella notte si era recato lì per uno scopo ben preciso... e non era esattamente nutrirsi.
Rimasero a osservare Drusilla celati da un enorme cespuglio. Darla li raggiunse.
-Questa me la paghi.- bisbigliò a Angelus, guardandolo con occhi che mandavano saette.
Lui la prese per la vita e la baciò appassionatamente. William distolse lo sguardo, vagamente disgustato.
I due si erano staccati ma i loro volti erano vicini.
-Sii paziente, tesoro, è una sorpresa.- rivelò in un sussurro. Non l'aveva convinta. Probabilmente se lo era inventato in quell'istante, però Darla non replicò. Come avrebbe potuto? Lui stava studiando le sue reazioni per constatare se si fidava della sua parola. Osservò quegli occhi color nocciola a cui lei non aveva resistito quella notte di oltre un secolo fa quando l'aveva vampirizzato.
Assentì.
Angelus le sorrise, soddisfatto.
William, d'un tratto, tirò la manica dell'elegante cappotto di Angelus:
-Guarda.- accennò con la testa a Drusilla.
Le avevano aperto.


William era allibito. Che diavolo c'era sotto?
Drusilla sorrideva calorosamente alla domestica che si trovava nell'ingresso e le rivolgeva parole affettuose e di apprensione.
-Dove siete stata miss? Vi abbiamo cercata dappertutto per avvisarvi del finimondo che era in atto giù al paese... ma presto, presto, venga in casa. Quelle belve potrebbero tornare di nuovo.- si fece il segno della croce.
Drusilla entrò.
Angelus aveva un'espressione compiaciuta in volto.
Darla fece i suoi calcoli mentali e si ricordò improvvisamente che qualche giorno prima la child del suo compagno era stata assente sia nel tardo pomeriggio che la sera, e Angelus aveva sempre aggirato le sue domande per chiarificazioni piuttosto enigmaticamente. Peccato che al momento lei non ci aveva fatto caso. Era sollevata quando non doveva badare a quella pazza scatenata che con la sua insanità creava spesso problemi alla famiglia di vampiri. Scoccò uno sguardo indifferente a Angelus e mise le braccia conserte.
-Fantastico! Un ottimo sistema per entrare, però quasi quasi preferivo sfondare la porta, come suggeriva Spike, sai?
Si era spazientita.
Uscì dal nascondiglio e si diresse verso il retro della villa per cercare una sorta di entrata. Voleva concludere quella che le sembrava una grossa pagliacciata, priva di qualsiasi utilità.
Una mano le cinse la vita e l'attirò a sé, fermandola.
-Buona.- Angelus le sibilò all'orecchio- Aspetta il segnale. Fra poco arriverà.
Darla fremette di rabbia. Perchè le dava ogni volta comandi e aveva il controllo della situazione che a lei, invece, sfuggiva? LEI che era il suo sire? Da quando le loro posizioni si erano invertite irrevocabilmente?
Fissò cupamente le finestre buie della villa.
Allora, questo segnale maledetto?


-Oh, cara,come sei riuscita a cavartela?- chiese apprensiva una donna che aveva i capelli ricci biondo cenere e che doveva essere la padrona di casa.
-Cavarmela? Non so di cosa stia parlando, Missis Ferguson.- glissò, rivolgendo alla giovane signora un sorriso genuino, con una strana luce negli occhi violacei.
-Evidentemente non sei scesa in paese, anche se mi domando dove tu sia stata l'intero giorno... ma mi rallegro per...
Fu interrotta da una voce maschile:
- Tsk, ci scommetto che li ha massacrati lei.
Missis Ferguson si girò verso il marito, alterata.
-Insomma Jack, sei proprio sgarbato. La signorina Drusilla qui...
-Che ne sai, Jane? In fondo è solo una matta.- fece acido.
-Jack!- lo riprese la signora, infuriata.
Drusilla non gli diede peso. Era abituata al disprezzo, o almeno in vita sicuro. Soltanto che adesso c'era una sottile differenza: non era più sottomessa e incapace di reagire, ora era una predatrice, era lei che aveva il dominio della situazione. L'avrebbe sbranato come un leone quell'umano sospettoso,però la sua mente, al momento lucida, le ricordò che si era divertita con loro per una settimana per uno scopo ben determinato.
Inclinò leggermente il capo.
-Come sta la neonata?
La donna le riservò un sorriso di gratitudine per averglielo chiesto.
-Bene, sta dormendo.
Prese la vampira per mano, rabbrividendo per la sua pelle gelida, e la condusse verso la culla dove riposava la creaturina.
Drusilla rimané a fissarla intensamente per un lungo lasso di tempo.
-Ehm... signorina Drusilla, che ne dice di sbirciare nel suo futuro attraverso le sue carte?
Mister Ferguson sbuffò, nervoso.
La mora annuì. I suoi occhi mandavano scintille, malvagi, simili a tizzoni che bruciavano nel buio.
- Margareth, tesoro, accendi qualche candela.
-Aspetta, potrebbero essere...- obiettò il marito, preoccupato.
-Oh, suvvia, sono candele, chi vuoi che le veda!- fece risentita.
L'uomo aveva ancora un'espressione corrucciata.
- Hmf,e va bene: una.
La luce della candela produceva un singolare gioco di luci sulle pareti. Intanto, Drusilla, con estrema rapidità, già aveva disposto le carte e le stava scoprendo. La morte, la luna e la torre.
-Interessante.- la vampira si passò la lingua sui denti, guardando la vulnerabile Missis Ferguson. La donna sentì istintivamente che qualcosa non andava ma era troppo tardi.
-Cosa significa?- domandò mordendosi il labbro inferiore. Non le piaceva affatto la maniera in cui la stava puntando Drusilla.
-Questo.- sussurrò. Il suo bel volto si sfigurò e con un orribile ghigno mostrò i denti affilati.
La donna strillò. Rovesciò il tavolo sulla demonessa allontanandosi da lei. Drusilla riuscì a scansarsi. Vide le carte per terra, mezze bruciacchiate dal fuoco della candela.
-Brava. Mi hai dato un valido motivo per scuoiarti viva.- disse inferocita.
- Oooooooooh, amore, noi non siamo così brutali. Devo farle i miei complimenti signora: gran segnale.
Angelus stava sotto l'arco della porta della stanza, con un sorriso derisorio stampato sulla sua faccia demoniaca.


Missis Ferguson indietreggiò fino alla culla della neonata e velocemente la prese tra le braccia, protettiva. Non avrebbe permesso a nessuno di toccarle con un solo dito la sua amata figlia.
-Io mi fidavo di te.- confessò a Drusilla con una voce leggermente tremante per la paura.
Angelus rise.
-Fidarti di una che non ha sanità mentale? Allora sei più folle di lei!!!- avanzava, evidentemente non aveva tanta pazienza adesso.
Mr Ferguson gli si parò coraggiosamente davanti.
-La prego ...signore, risparmi mia moglie e mia figlia. Ammazzi me, piuttosto.
Angelus scosse la testa, sembrava che stesse parlando con un bambino ingenuo che non capiva.
Gli mise una mano sulla spalla. L'uomo sobbalzò al contatto, percepì la sua morsa d'acciaio che gli impediva ogni movimento.
-Vedi, io stasera non ho voglia di mangiare. Quindi-dietro di lui apparvero Darla e William -credo che IO ti lascerò stare.
Lo buttò a terra.
Si avvicinò a Jane Ferguson. Riprese per un istante la sua faccia normale. Le accarezzò il viso.
-Uccidetelo.- ordinò senza emozioni.
Un urlo, poi niente.
Prese una ciocca bionda dei suoi capelli ricci. Era bella, affascinante...ma era d'intralcio.
-Peccato che tu sia un problema per me.- le sussurrò- Prometto che non sarà doloroso.
La donna ansimava per il terrore e aveva il cuore che andava a mille. Angelus le sorrise. Un sorriso anomalo per un vampiro, pareva...dolce.
La baciò. Profondamente. Un grido soffocato. Un liquido vermiglio sgorgò dalle labbra di lei. Quando ormai Angelus pensava di averla finita, Missis Ferguson lo spinse con tutte le forze rimastele verso le numerose finestre della camera.
-Non ti darò mai mia figlia.
Il suono di un collo spezzato.
-Donne! -esclamò William, stizzito. La madre della neonata cadde con un tonfo sul pavimento, morta.
- Ueeeeeee'!!!
Drusilla raccolse il piccolo fagottino riverso al suolo.
- Shh,shh,shh!-guardò il suo sire, seria-Ci conviene sbrigarci.
Angelus assentì. Drusilla adagiò la bambina nella culla.
-Voi due, venite qui.- e riferendosi a William- La prossima volta se non te lo dico, NON INTERVENIRE.- comandò, gelido.
-Ehi, pensavo di farti un favore...
-Vuoi farmi un favore? NON pensare.
William ringhiò, pronto all'attacco.
-Smettetela. Amore,cosa significa questo?- Darla indicò la bambina.
-Già, infatti,una lattante...possibile che bisogni agitarsi in questo modo per ammazzarla?
- William, amico mio, chiudi quella bocca.- e così,dicendo,afferrò il polso di Darla con delicatezza e se lo portò alle labbra.
La morse.

Il sangue cadeva copioso sulla culla.
Darla guardava con gli occhi sbarrati il suo braccio.
Angelus staccò i canini, leggermente stordito. Si era scordato del dolce sapore del sangue del suo Sire.
Drusilla ridacchiò soddisfatta e afferrò il polso di William.
- E' una splendida vena blu ...mi sussurra: mordimi.
Il biondo era troppo inorridito, cosa diavolo stava accadendo?
Il morso della vampira mora gli arrestò i pensieri. Il dolore era lancinante, non si era nutrito abbastanza quella notte.
Drusilla notò il suo sguardo sofferente. Gli accarezzò il viso con il dorso della mano.
-No, nooo ...la mamma ti seguirà- detto ciò, affondò i denti nella sua stessa mano.
William si sentiva la testa pesante, girò pian piano il capo verso Angelus dall'altra parte della culla e vide che aveva compiuto il medesimo gesto della sua child.
In ultimo posizionarono i polsi e i bracci feriti in corrispondenza della bocca della neonata. Il liquido rosso colò nella sua gola e la creatura lo inghiottì d'istinto.
Immediatamente iniziò a cambiare sembianze.
Le iridi precedentemente nocciola si tinsero di blu, i capelli da castano chiaro passarono a quello scuro, e, incredibile per un esserino talmente piccolo, le spuntarono dei minuscoli canini.
Angelus assisteva a quello spettacolo ammirato.
- Jane.- mormorò.


Un'aquila picchiettava il becco sul davanzale della finestra di un'antica dimora.
Gli occhi dorati sembravano insolitamente intelligenti, acuti e con divertimento fissavano il vampiro appoggiato al bracciolo di una poltrona. Stava osservando l'uccello davanti a sé con un bicchiere pieno di scotch, che stava facendo ruotare lentamente.
-Allora?- chiese, apparentemente rivolto a nessuno.
L'aquila emise un verso molto somigliante a una risatina. Nel frattempo perse le piume e la coda,le zampe divennero delle gambe lunghe e snelle, il viso e il corpo assunsero dei caratteri femminili.
-Una cosa è certa: nessuno paga come lei, mio signore.- sorrise Elettra, inchinandosi appena.
-Evita i convenevoli. Sappiamo entrambi che io non sono il tuo signore. E...- lanciò uno sguardo frettoloso al suo corpo nudo- vestiti!
Elettra ghignò, maliziosa.
-Che delusione! Speravo che mi riservassi lo stesso servizio di cui ha usufruito lei.
Mark la squadrò inviperito e con le iridi rosse, brucianti per la rabbia.
-Non osare provocarmi in questo modo, furia!- la ammonì e puntò l'indice su di lei- Vestiti.
In un attimo Elettra fu avvolta da una tunica rubino, che le lasciava scoperte le spalle.
Si mise una mano su un fianco e esclamò pari a un'oca insoddisfatta:
-Non potevi sceglierne uno migliore?
Mark scaraventò il bicchiere nel fuoco del camino acceso che era presente nella sala,causando una violenta fiammata. La furia non ne parve impressionata, però finse di esserne intimorita.
-LE INFORMAZIONI.- comandò lui.
Gli occhi di Elettra ebbero un guizzo maligno.
- Ok, perfetto, Mark! Come vuoi!- rise, lui la squadrò ancora, impaziente- La nostra Cenerentola si trova a Sunnydale, California. A un party sulla quinta strada, strada,precisamente al numero 66 di Jackson Road.
Si sistemò sulla poltrona, a gambe accavallate, scoprendone una buona porzione. Si stava esaminando le unghie affilate.
-Che aspetti? Puoi sguinzagliare i tuoi "uomini", bello!
Il vampiro fece un cenno a un suo scagnozzo celato da un largo cappuccio che aveva udito ogni particolare. Questo si prostrò profondamente e se ne andò.
Elettra scattò improvvisamente in piedi, si sfregò allegramente le mani e gettò le braccia al collo di Mark.
-Dunque, qual è la mia ricompensa?-domandò elettrizzata, aderendo il corpo alle fattezze di lui.

Avevano smesso di combattere.
Sedevano sull'erba del giardino della casa di Patrick, appoggiate al tronco di un grande albero,distanti l'una dall'altra.
Dawn fissava un punto indefinibile di fronte a sé, Jane osservava in modo vacuo le stelle.
Un vento leggero mosse i capelli di Dawn.
Era rimasta senza parole.
Scioccata.
Finalmente guardò Jane. Si sentiva come se avesse dovuto confortarla in qualche maniera, rassicurarla, ma dalla sua bocca non riusciva ad uscire nulla, la gola stretta in una morsa che le impediva di proferire parola.
Domandò soltanto con voce quasi impercettibile:
-Quindi...sei un vampiro?
-Metà.
- C-come?- la interrogò Dawn sempre più confusa.
-Metà umana, metà vampiro.
Dawn sgranò gli occhi e ammutolì. Umana? UMANA?!?!
Significava che provava dei sentimenti allora, che forse aveva un'anima... e conviveva giorno per giorno con il demone che risiedeva all'interno di lei. Che orribile tortura!
-Ti prego, non guardarmi così.- fece Jane a denti stretti. Odiava avere la compassione di qualcuno.
Si alzò e incominciò a passeggiare avanti e indietro. Era nervosa.
Il primo pensiero pratico che le si formò nella mente fu quello che ...doveva ucciderla. Era necessario per la sua sopravvivenza. La mocciosa avrebbe rivelato la sua vera natura alla cacciatrice e questo non doveva succedere. L'avrebbe scoperta troppo.
Dawn notò i suoi gelidi occhi con strane venature rossastre su di lei. La bocca della ragazza aquistò un taglio severo.
-Fallo. Non te ne verrà niente meno che una nuova nemica.- avvertì, scocciata. In realtà aveva paura di quello che la sua amica poteva farle.
Jane rise amaramente, senza gioia.
-Giusto, briciola. Perché aggiungere una nuova nemica alla mia già folta schiera di persone del genere alle mie spalle?
GROWL.
La semivampira si voltò di scatto.
-Ehm... Dawn, piccola, quanto veloce sai correre?-domandò scrutando l'oscurità attorno.
Delle figure incappucciate con ampie tuniche rosso fuoco vennero fuori dalla tenebra.
Dawn si sentì smarrita.
Erano circondate.

Una donna con un lungo mantello grigio pece avanzava spedita per un corridoio buio rischiarato da poche torce.
-Voglio vedere il tuo capo, subito!- ordinò perentoria a un mostro cornuto e trasfigurato che sbarrava l'accesso a un enorme porta.
- E' impegnato in una importante riunione. Non puoi passare.- grugnì.
-DEVO vederlo!- gli urlò in faccia.
L'essere non si muoveva, impassibile.
Anya sogghignò.
-Ah,sì? Bene...- gli tagliò di netto la testa con un colpo- La prossima volta fatti un lifting prima di parlare con Anyanka,l'unico,inimitabile demone della vendetta- aprì violentemente il portale, rischiando di distruggerlo.
D'Hoffryn gettò un'occhiata sbigottita a Anya.
-Ehi, costa l'affitto!- esclamò stizzito.
- Noooo... non mi dire che questo tugurio lo paghi?!-fece con un tono frammisto allo sbalordimento e al divertimento.
- Anyanka.- la riprese serio- non ti accorgi che c'è una riunione?
La donna diede uno sguardo ai vari demoni che stavano ritti intorno a un tavolo di marmo bianco che era posizionato al centro del salone sotterraneo.
-Signori,- andò verso di loro a mani giunte e sorrise supplichevole- potreste cortesemente sloggiare?
I demoni sbirciarono D'Hoffryn, indecisi sul da farsi. Questi li congedò, contenendo a stento la rabbia.
-Dammi un buon motivo, anzi ottimo, per non sbatterti definitivamente fuori da tutte le legioni infernali!
Anya si tolse svelta il ciondolo e lo buttò brutalmente sul tavolo marmoreo.
- E' rotto.
-Eh?
-Hai capito perfettamente: rotto.
D'Hoffryn lo prese tra le sue bigie mani rugose, cercando segni di scalfittura o simili, che avrebbero potuto compromettere il normale corso del flusso magico.
-Sono passati secoli da quando ho inventato questo amuleto, è molto vecchio...
Sul volto di Anya si dipinse un'espressione trionfante.
-...tuttavia sembra che PER SECOLI io l'abbia affidato alla persona meno degna di indossarlo,- e alzando la voce- dato che ha il coraggio di disturbarmi per tali sciocchezze!!!
Lanciò il diadema ad Anya.
-Vattene,Anyanka! E torna quando avrai problemi più gravi da sottoporre al mio giudizio.
Ora le dava le spalle, in attesa che si levasse di torno.
Anya era veramente contrariata, aggirò il grande tavolo rotondo e mise il medaglione proprio a mezzo millimetro dagli occhi del suo "capo".
-Oh,sì, signor io so ogni cosa e tu non sai niente?Allora,spiegami perché questo diamine di gingillo si è illuminato di una luce gialla invece che verde!-gridò infuriata.
A quelle parole D'Hoffryn mutò completamente atteggiamento.



Spike era inquieto.
Era tornato da poco da una corsa lungo la statale, intrapresa per schiarirsi la mente, e Jane non era in casa. L'ultima volta che l'aveva vista era stata quella mattina. Rideva e scherzava con lui, punzecchiandolo su una questione scottante: donne.
Si versò qualche goccia di bourbon. Non aveva intenzione di ubriacarsi, semplicemente lo aiutava a riflettere.
Eppure era convinto che qualcosa non andava o non quadrava... Possibile che fosse stato tanto stupido da non chiedere a Jane che tipo di rapporto esisteva tra lei e la setta che la inseguiva, di esigere ulteriori spiegazioni, di imporsi per una volta e farle sputare il rospo? Cosa aveva fatto, e soprattutto dove era stata e chi aveva incontrato negli ultimi ventisei anni?
Sospirò.
Certo che quella sera quel bourbon faceva proprio schifo! Scolò il bicchiere e lo appoggiò con disprezzo sul tavolino di vetro accanto al divano del salotto.
Si passò la lingua sulle labbra, pensoso.
-Da quanto sei qui?


La luce soffusa dell'unica lampada accesa nella stanza rivelò un'ombra familiare.
-Chi può dirlo? Forse un'ora o due. Mi deludi amico, la serratura della porta è piuttosto scadente. -affermò in tono sarcastico- A proposito, come va con l'anima?
L'uomo bruno aveva stampato un sorriso beffardo sul volto.
Era Angel.


- Angel, Angel, Angel... tergiversi, eh? Non vieni al punto, perché sei qui? Per fare ammenda, riparare l'irreparabile? Signori e signore, ecco Angel che si appresta ad allestire il suo patetico show "Sono un vampiro con l'anima e sono terribilmente pentito di aver ucciso in passato"!- si alzò e gli lanciò uno sguardo eloquente- Sai che non funzionerà con lei.
-Sono affari miei.- fece schivo.
Spike rise istericamente.
-Affari tuoi? No, amico, non credo proprio. -la sua voce era cupa e bassa: stava per esplodere.
Gli sferrò un pugno in pieno viso.
-Quando l'hai creata c'ero anch'io! Sono un vampiro, porca miseria, non un vecchio rimbecillito! Tsk!- ora lo squadrava con astio- Ma tanto tu agisci come meglio ti pare, Angelus o Angel che sia. Non hai il diritto di entrare nuovamente senza preavviso nella sua "specie" di vita e dopo uscirtene tranquillamente, lasciandola da sola!
Spike era livido di rabbia.
Angel si pulì il sangue sulla bocca.
-E non fare il finto tonto con me, almeno!- lo afferrò per il colletto della camicia e gli sibilò all'orecchio- Noi conviviamo con il nostro demone in maniera simile a Jane,negalo se hai il coraggio.
Angel lo spinse contro il divano, spazientito e irritato.
- Dov'è lei?

Erano troppi. Minimo una ventina.
Dannazione! Questa non ci voleva!
Diede freneticamente una scorta in giro, per constatare se erano presenti probabili vie di fuga.
Niente.
Era tutto sbarrato da quegli idioti. Non sarebbe mai riuscita ad affrontarli, se non uno per uno. Questo equivaleva ad essere spacciata, anzi spacciate. Si girò verso Dawn, le prese la mano e l'aiutò a sollevarsi in piedi. Non le restava che usare l'unica arma a sua disposizione in quel momento: la magia.
-Hai mai fatto un incantesimo?
-Eh? N-no...
-Imparerai.
Le strinse con maggior intensità la mano e incominciò a sussurrare una litania in una lingua che Dawn non sapeva. Può darsi greco antico? Il tono di voce di Jane aumentò di volume e piccole scariche blu furono prodotte dall'unione delle loro mani. Dawn percepì la sua energia che veniva "succhiata" da Jane. Ma che...?Adesso Dawn non avvertiva nulla. Era finito?
Jane le sorrise rassicurante e guardò strafottente i demoni intorno a lei.
-Accomodatevi, signori.
Dawn notò che i suoi occhi erano sanguigni e i canini erano ritornati aguzzi.
Gli esseri infernali si gettarono all'assalto.
Jane rise soddisfatta.
Aprì la mano sinistra ,con cui aveva tenuto quella della sua amica, e da essa scaturirono potenti scariche elettriche azzurrognole. I demoni caddero al suolo, tramortiti.
Pareva che non si muovessero.
-Corri.- comandò Jane.
Dawn si stupì.
-Cosa ...perché?
- E' stato facile, non mi fido. Corri, corri fino a che non arrivi a casa: chiuditi dentro e sarai salva.
-E tu?
Jane la osservò con occhi quasi tristi.
-Tenterò di cavarmela, come sempre. Vai!
I demoni non si rianimavano.
Dawn iniziò a correre ...TUMP!Chi diavolo...?
Alzò lentamente la testa per focalizzare contro chi aveva sbattuto. Quello si scoprì il cappuccio: un vampiro. No, una moltitudine di vampiri! O-Oh...
- Jaaaaane- si lamentò Dawn, terrorizzata.
Il vampiro stava per chinarsi rapidamente su Dawn, però Jane fece in tempo a piantargli un paletto nel cuore. Nel frattempo che quello si riduceva in cenere, e già si udivano le urla di vendetta dei suoi compagni, strillò:
-Continua a correre e non fermarti!!!
Non c'era nulla da discutere. Dawn, pur con riluttanza, scavalcò velocemente il cancello in ferro battuto e scappò sulla strada.

-Brutta troia di un semivampiro! Come ti sei permessa di accedere alla nostra setta?Ti ammezzeremo. Mark ne sarà contento!- esclamò un succhiasangue particolarmente esaltato.
-Ne dubito.- rispose Jane ferma e con un sorrisetto di scherno.
Incominciarono a sferrarsi pugni e calci.
I vampiri non sono leali per natura: gli altri, invece di rimanere buoni a guardare il loro compagno, si avventarono insieme su Jane mentre era occupata a combattere con lui. La stavano sopraffacendo. Jane cercava di difendersi, ma la disparità di numero era rilevante.
D'un tratto sentì un ruggito.
In un istante tutti i vampiri che l'accerchiavano si erano allontanati da lei per lottare contro un nuovo avversario.
Improvvisamente lo vide.
Il volto della caccia, quegli occhi paglierino con venature nere, la bocca contratta,concentrata nel combattimento. Serio e, a quanto sembrava, furibondo.
Aveva uno strano groppo in gola.
Angelus?

Ansimava.
Aveva sprecato molte delle sue forze per salvarla.
Polverizzò l'ultimo vampiro. Si pulì i pantaloni e, finalmente, posò lo sguardo su di lei.
La sua ipotetica figlia.
La bambina che non aveva avuto l'opportunità di conoscere a fondo.
L'essere cui Angelus aveva ferito e provocato più male, era lì che lo osservava con odio non nascosto.
Un bagliore argenteo nelle tenebre. Aveva all'anulare un claddagh.
Il suo claddagh.



- E' un claddagh.
La bambina si rigirò tra le mani l'anello d'argento. Il fregio che vi era inciso rappresentava due mani che reggevano un cuore sovrastato da una corona. Claddagh. Cosa voleva dire? Ad essere sinceri, non aveva granché dimistichezza con la lingua irlandese.
Perché gliel'aveva donato? Sembrava un anello di fidanzamento, non uno adatto ad una bimba di pochi anni.
Lo rifiutò.
Forse qualche tempo prima non si sarebbe neanche azzardata a compiere un gesto del genere, ma ora lui era cambiato. Era lei che aveva notato il suo mutamento all'inizio: gli adulti non possiedono la perspicacia e la pronta intelligenza dei piccoli.
I suoi occhi da freddi e vuoti, erano diventati tormentati, riflettevano ogni emozione, erano di una calda tonalità cioccolato; pareva che l'anima avesse riacceso le sue iridi morte.
Questo non significava niente per lei. Il danno era stato fatto nel suo cuore e sarebbe stato arduo tentare di risanarlo o soltanto cicatrizzarlo. Ora non la considerava quasi e Jane non avrebbe potuto definire se fosse un bene. A volte la a fissarla e quando lei se ne accorgeva e si voltava verso di lui guardava con orrore misto a disgusto,altre rimaneva silenzioso,nei suoi occhi si poteva addirittura leggere della compassione.
Era confusa e disorientata da questi atteggiamenti che erano del tutto nuovi per una persona come Angelus. Non era più lui e lei si sentiva estremamente a disagio, non sapeva PIU' qual era la maniera giusta di comportarsi in sua presenza...
Finalmente egli parlò.
-Non ti piace?
-Perchè dovrebbe?- ribatté in tono di sfida Jane. Era sveglia, in fin dei conti il suo aspetto celava la sua vera età.
Angel la guardò sorpreso,gli occhi tristi.
Era abituata a controbbattere,a tenergli testa,a gridargli contro da quando aveva acquisito l'uso della parola. Conosceva il suo nemico e aveva appreso in che modo difendersene. Si fidava di un solo individuo al mondo, e quello non era lui. Angelus,il suo demone, aveva cresciuto una perfetta predatrice.
-Sinceramente...no.- cercò goffamente di scusarsi,rispondendo alla domanda precedente di Jane.
Il vento gelido proveniente dal nord scompigliava i lunghi capelli di Jane, che le ondeggiavano fastidiosi sul viso.
Si congelava al Dun Laghoire, il porto di Dublino.
La nave mandò un suono potente, basso, cupo.
Stava per salpare.
Perché lui si tratteneva ancora? Cosa diavolo voleva da lei?
Si chinò per terra, le prese la mano e gli infilò l'anello all'anulare, la punta del cuore rivolta all'interno.
-Potrebbe servirti comunque. Con questo sarò in grado di sapere dove ti trovi e se hai bisogno d'aiuto.
-Noi siamo già legati. Tu capirai lo stesso,in ogni momento,dove sono!
Guardò l'anello d'argento e poi Angel.
-E' largo. Scivolerà e cadrà dal mio dito.- protestò.
-E tu prova a NON farlo cadere.- tagliò corto il vampiro con un lampo indefinibile nelle sue pupille scure.
Angelus...?
L'istante seguente il suo sguardo ridivenne quello di sempre, colmo di un'infinita afflizione.
Jane contrasse la manina in un pugno,imprimendo le unghie nella carne. Annuì.
Il transatlantico mandò di nuovo quel suono, che per lei avrebbe dovuto costituire la campana della liberazione.
Non importava se era cambiato, l'odio per l'uomo che le stava dinnanzi era troppo radicato in lei.
Angel si rizzò in piedi, afferrò la valigia,si mise il suo basco blu, le fece un cenno di saluto e si allontanò in direzione della nave.
Jane percepì una morsa al cuore. Chissà per quale indefinibile motivo, desiderava fermarlo.
Fece un passo verso di lui e nient'altro. Ci volle tutto il suo autocontrollo che, ironia della sorte, le aveva instillato il medesimo Angelus per tenerla dal corrergli dietro, urlargli il suo dolore e abbracciarlo come aveva osservato fare a bambini normali con padri che partivano per l'America,perché quella poteva essere l'ultima occasione in cui si sarebbero visti. Loro piangevano. A lei tremava impercettibilmente il labbro inferiore; si girò verso l'oceano; calma, doveva stare calma.
Non aspettò neppure che salisse le scale del transatlantico. Corse, corse, e corse. Affannata. Dalla parte opposta.
Una sigaretta precipitò al suolo e fu schiacciata rapidamente da una scarpa.
Spike rincorse la figuretta che adesso era un puntino che si dirigeva a grande velocità al molo.
Dannato Angelus!!!
La raggiunse.
Stava appollaiata sul bordo di uno scoglio artificiale, con le gambe ciondoloni, lo sguardo fisso sull'oceano.
Le si avvicinò.
-Vuoi...
-No.- rispose secca,prevenendo intuitivamente la domanda.
Spike sospirò.
Entrambi restarono a scrutare l'oceano dominati da emozioni differenti, finchè la nave non si dileguò con le sue luci nel buio della notte.

Jane sollevò lentamente verso di lei la mano che Angel stava fissando. Si accorse dell'anello e fu come se lo vedesse per la prima volta. Da quanto era lì? Era talmente abituata a portarlo, che non si era mai resa conto seriamente della sua esistenza. Era l'unica cosa che gli aveva lasciato suo padre, o esattamente,quello che aveva ritenuto tale fino ad un certo punto della sua vita!
Angel stava camminando dalla sua parte, quando, improvvisamente,si arrestò,allarmato senza dubbio dall'espressione cupa che Jane aveva in volto.
-Dunque, TU prendi la strada per Los Angeles e fili dritto a casa e IO prendo quella per la mia, e ti garantisco che qui nessuno si farà ULTERIORMENTE del male.
Angel non diede segno di muoversi.
-Perfetto.- constatò lei impaziente e cominciò ad andarsene, stava per scavalcare l'inferriata che recintava il giardino di Patrick, allorché Angel la raggelò con questa frase:
-Non credo che riuscirai ad affrontarlo da sola.
Jane stringendo forte l'inferriata,rimase a dargli le spalle.
-Tu come lo sai?-chiese con furia mal celata.
-Tu come sai che abito a Los Angeles?-la interrogò di rimando lui,sarcastico.
La semivampiro si staccò definitivamente dalla cancellata di ferro.
-Perché sei sempre così...
Si girò verso di lui;gli occhi scarlatti venati da un giallo intenso, i canini affilati.
-...maledettamente irritante?!
Angel sbuffò, non curante e abbassò lievemente la testa.
-Non potrei semplicemente preoccuparmi per te?
Jane rise isterica.
-Per ME o per QUELLO che SONO?
Angel levò lo sguardo su di lei, le iridi inspiegabilmente nere. Non rispose.
-Puoi darla a bere a una sciocca cacciatrice che si innamora di ciascun vampiro che incontra,ma,ricordati, un non a ME,Angelus.- il suo sguardo sarebbe stato capace di trapassare diamante.
Angel ancora taceva.
La ragazza avanzò un po' verso di lui.
-Se ti fossi stata veramente cara, non mi avresti abbandonata per adattarti alla tua condizione di "vampiro con l' anima".- gli andò vicino e gli piazzò violentemente il dorso della mano, con l'anello ben in evidenza sull'anulare, davanti alla faccia- L'avresti utilizzato se te ne fosse fregato solamente un briciolo della mia vita nel momento in cui entravo in quella setta,frustrata,abbattuta,afflitta per quello che William e Drusilla mi avevano rivelato. E avevo tredici anni, dannazione! TREDICI! No, nooo... tu preferivi vagabondare per gli Stati Uniti, mangiando topi e diventando l'ombra di te stesso...francamente mi pare una grossa pagliacciata, visto che non sei cambiato di una virgola, rispetto al passato!La tua freddezza e la tua totale mancanza di spirito sono uguali, almeno.
Tolse la mano dal suo viso.
Angel aveva un'espressione irata. Digrignò i denti e alzò la mano come per colpirla con uno schiaffo; lei fu più rapida e gli graffiò con le unghie la guancia sinistra.
- Tsk... avevo ragione,quindi.
Angel si trasformò e ringhiò:
-Non so cosa ti abbia fatto, ma io ti voglio proteggere, sia chiaro...che tu ci creda o no. Dimmi dov'è e lo ucciderò.
-Sentitelo, ora parla come un ingenuo e bravo soldatino- fece beffarda e sussurrando al suo orecchio- Non recitare ruoli che non ti si addicono. Sappiamo entrambi chi sei. Il ragazzo ubriacone e insoddisfatto della sua esistenza che una sera si imbatté in una dama e accettò la vita eterna, pensando di acconsentire ad una notte di sesso. L'assassino che ha ammazzato intere famiglie, sterminato paesi celato dalle tenebre. Attirato dalla purezza e dalla raffinatezza delle persone e delle cose, rendesti pazza una povera donna innocente e la vampirizzasti. Consideravi l'omicidio un'arte e i cadaveri delle opere. Hai deciso di crearmi per l'identica ragione per cui Mark mi sta alle costole. E adesso vorresti essere un uomo?
Scuoté la testa, sconsolata.
-Fammi un favore, racconta meno balle a te stesso. Sei patetico.- disse crudelmente.
Scomparve.
Il vampiro restò a fissare il punto in cui era sparita Jane, sconvolto.
Quanto lo odiava quella ragazza? E perché aveva provato un senso di spavento davanti alla sintesi della sua vita?
Forse perchè si trattava della verità?

Giles girò la chiave nella toppa della porta della sua abitazione a Sunnydale. Si infilò frettolosamente dentro e accese la lampada di vetro verdone in stile liberty.
Appoggiò la sua borsa marroncina sul tavolo e ne estrasse dei libri con le copertine consumate e le pagine ingiallite dal tempo. Li sfogliò concitatamente, come se fosse sicuro di scovare qualche elemento utile alla sua ricerca.
Ad un tratto udì il rumore di un accendino che si apriva, e, alzando gli occhi, vide nell'oscurità la luce provocata da una sigaretta.
-Non affaticarti troppo, osservatore.I libri non trattano dell'argomento, o se ne dicevano qualcosa, sono stati perduti.
-Spike.


Giles si tolse gli occhiali e li pulì con un fazzoletto.
-Cosa vuoi dire?- domandò sospettoso.
Spike emerse dall'angolo buio del salotto.
-Sto dicendo che...
Chiuse di botto il libro che Giles aveva di fronte.
-...non troverà niente qui che non conosca già.
L'altro si appoggiò alla sedia e mise le braccia conserte.
Era strano.
I vampiri non avevano la preveggenza, eccetto Drusilla. In che modo faceva Spike a essere al corrente in anticipo su che stava cercando?No, era da escludere. Può darsi che fosse invischiato in quella storia...un membro della setta? NO,assolutamente. Spike non era il tipo da permettere di farsi comandare: era un ribelle. Allora...?
-Non era una leggenda?
Il vampiro gli lanciò un'occhiata ironica. Si sedette sulle scale che conducevano al piano di sopra.
-Cosa ha scoperto?- chiese con la mano destra che si massaggiava la fronte corrugata. Quanto era necessario svelare? Il consiglio degli osservatori era un pericolo concreto. Avrebbero potuto servirsi di Jane per chissà...non c'era alternativa. Aveva bisogno di certezze. Non doveva rischiare.
-In realtà, nulla. Parlano solo di un rituale tenuto da due o più vampiri, stop. Non c'è scritto,ad esempio, che creatura ne viene fuori,...
-Giles...
-...lo scopo e...
-Giles! Un attimo.In che rapporti è con il consiglio?E' importante.
Si rimise gli occhiali.
-Non buoni- scosse il capo-Pensa che di tutta questa faccenda non mi hanno rivelato, in pratica, nulla che non sapessi di mio.
Giles si tirò indietro con la sedia e sospirò.
-A dir la verità, credo che loro siano partiti subito dopo di me, dato che la setta è piuttosto estesa a livello internazionale, e ha la sua sede centrale in Inghilterra.- gli gettò uno sguardo indagatore.- Il capo è un certo vampiro di nome Mark. Ha un carattere timido,a quanto pare,perchè ancora non ha dato segni di...vita, sin dall'inizio di questa storia.
Spike si alzò bruscamente, turbato. Jane non si era confidata con lui,non si era aperta come al solito... qual era la causa? E' vero, c'erano state delle incomprensioni fra loro anni fa, ma questo non giustificava il suo inconsueto comportamento. Anche se non era nè suo padre nè suo fratello,era pur sempre un suo vecchio amico. Ogni istante della sua vita si era fidata di lui, cosa era potuto avvenire di così tanto grave da farle ritenere opportuno non rivelare alcun dettaglio della sua situazione?
Incominciò a passeggiare avanti e indietro. Agiva in quella maniera quando era nervoso.
Giles lo notò.
-Spike, ti prego, parla. Se c'è qualcosa...
Il vampiro biondo si arrestò e senza guardarlo,per non mostrare la sua crescente apprensione, affermò risoluto:
-Sì,in effetti, c'è più di un fatto su cui la devo informare e devo sbrigarmi, il tempo stringe.

Dawn chiuse la porta di casa, ansante.
Sperava ardentemente che Jane se la fosse cavata nello scontro. Doveva ammettere che il racconto della semivampira l'aveva lasciata scioccata, con un vago senso di raccapriccio e tristezza per la sua vicenda, però era ben lontana dall'immaginare di rompere la loro amicizia per la sua natura non completamente umana. Non aveva i paraocchi e capiva che esisteva una qualche somiglianza tra loro due. Non avevano genitori, erano state create per degli obiettivi precisi e si sentivano in guerra con l'intero mondo che le circondava. Ok, forse l'ultima questione era dovuto a quel periodo di scombossulamento ormonale chiamato adolescenza... il punto era un altro. A modo suo, era in grado di comprenderla.
-Buffy sei a casa?- era la voce di Willow- Allora, stasera la ronda è stata magra?- la strega si affacciò con un enorme sorriso gioioso stampato in faccia, che a Dawn non fece a meno di ricordare la ragazza diversa che era stata una volta.
Willow si stupì.
-Dawn?... non eri andata a dormire da Jennifer?
-Ehm...- Dawn diede un'occhiata smarrita all'atrio, a caccia di una qualsiasi scusa-Ho cambiato idea!-esclamò, fingendosi gioviale,e adottando un sorriso dispiaciuto, se la filò in fretta e furia di sopra. In fondo...mica era un'attrice!
Willow fece spallucce e ritornò ai fornelli: quella sera avrebbe cucinato dei muffin fantastici!
Dawn serrò a chiave la porta della sua stanza.
Aveva bisogno di riflettere e riordinare i suoi pensieri.
Si voltò per recarsi alla sua scrivania... e balzò letteralmente dallo spavento.
Lì, seduta a gambe accavallate sul tavolo della sua scrivania, c'era Elettra che le stava rivolgendo un sorriso smagliante.
-Salve,piccola.





Elettra la guardava divertita.
-Come hai...?- chiese Dawn senza parole,gli occhi sgranati.
-Fortunatamente c'è ancora gente che lascia la finestra aperta; per cambiare l'aria,suppongo.-il sorriso non abbandonava la sua faccia.
Era sicura di sè. Convinta che non sarebbe stata disturbata da nessuno, inoltre il paparino era tornato dalla figlia degenere, quindi lei aveva la strada spianata. Sarebbe stato un giochetto portare a termine quel lavoro.
-Credi di essere simpatica?- la stuzzicò, la voce tremolante.
-In effetti...no.-il sorriso si spense, fece una smorfia-ma credo di non esserti stata tanto in grazia sin da quando ci siamo incontrate. Ho ragione?- balzò come un felino dalla scrivania al pavimento.
Dawn arretrò.
-Se mi tocchi, giuro che urlo.- l'ammonì minacciosa.
-Tsk,figurati! L'ultimo mio desiderio è sentirmi trafiggere le orecchie dai tuoi urli acuti e isterici!-la schernì- Perciò...zitta.
Così dicendo, Elettra con un gesto rapido, senza sfiorarla, estrasse dalla sua gola un piccolo globo ocra, e lo fece dissolvere.
Dawn tentò di gridare.
Nulla.
Riprovò.
Niente.
Le aveva tolto la voce.
Elettra ghignò sommessamente.
-Meglio prevenire che curare.
Schioccò la lingua,soddisfatta.

Jane entrò dal retro della casa di Buffy: doveva assicurarsi che Dawn stesse bene.
Era certa che non ci fosse alcuna persona fuorchè la sua amica dentro l'abitazione...ma era in errore.
Non fece in tempo a varcare la soglia della cucina che udì uno strepito di cucchiai di legno e mattarelli che rovinarono rumorosamente a terra. Chi...?
Una donna con i capelli vermigli,gli occhi verdi,la bocca piegata in un espressione di autentica paura la stava fissando,incredula.
Si erano già incontrate, però dove? Mise a fuoco i ricordi.
Accidenti! Era la strega del vicolo.

Willow abbrancò tremante il bordo del lavandino che si trovava dietro alla sua schiena.
La voleva uccidere? Ormai erano passati mesi da quella faccenda...era assurdo.
La rossa si girò di scatto e afferrò il primo coltello che le venne in mano. Era spesso e tagliente. Ritornò a fissarla,minacciosa.
-Non ti avvicinare.- gli comandò digrignando i denti.
Jane, dopo l'attimo di smarrimento di cui era stata vittima per qualche secondo, si riebbe.
La squadrò come se Willow fosse la pazza, poi assunse una faccia scherzosa.
-Siete tutti talmente aggressivi qui?Cercavo Dawn,tu sei...?- regalò a Willow uno dei suoi sorrisi migliori,non voleva grane. Sperò che il buio di quella lontana sera di metà settembre le instillassero dei sospetti sull'infallibilità della sua memoria.
-Willow.- rispose inaspettatamente la donna, posando il coltello sul tavolo, composto da candide mattonelle lucide. Si era sbagliata,per un istante aveva pensato che quella ragazza fosse una persona ostile, anche se quel timbro di voce... le sembrava di averlo sentito in precedenza.
Si pulì le mani sporche di impasto di biscotti nel grembiule azzurrognolo e esortò cordialmente la ragazza ad entrare, nel tentativo di farsi perdonare quella che riteneva una gaffe.
Fiuuu, l'aveva scampata per un soffio.
-Dawn è in camera sua. Pare che non voglia essere disturbata.
-Mmh? Mi dispiace, ma dovrò per forza disturbarla. Sai,i compiti.-affermò con sguardo complice.
Willow sorrise.
Jane si avviò verso le scale.
-Ah!- la richiamò Willow, Jane si voltò- Potresti chiederle cosa vuole per colazione domani mattina?
La ragazza assentì.
Salendo la rampa di scale un profumo penetrante di crisantemi l'attanagliò.
Oh,no... Elettra!

Arrivata davanti all'ingresso della stanza di Dawn, riflettè.
Percepiva ancora il respiro dell'amica: non era morta,per il momento. Se avesse aperto normalmente la porta, Elettra si sarebbe volatilizzata e il suo obiettivo era incastrarla. Sapeva che si sarebbe scoperta,non attendeva altro.
Si teletrasportò alle spalle dell'arpia.
Prese fulmineamente la lava lamp con dentro brillantini rosa e argento di Dawn che si trovava sulla scrivania,sradicandone la spina,e colpì con quella Elettra che non se ne accorse subito e stump!Cadde a terra.
Dawn fremeva per lo spavento.
-Tutto ok?- domandò Jane.
La ragazza l'abbracciò. Jane a disagio, non era abituata a tali effusioni con le amiche, si distaccò gentilmente da lei. Posizionò la mano destra sulla gola di Dawn; un tenue bagliore giallo. Le aveva ridato la voce.

Dawn volse lo sguardo sul corpo disteso sul pavimento dell'arpia.
-Che cosa ne facciamo?
-Niente.- fu la risposta di Jane che intanto si era seduta a terra,ai piedi del letto di Dawn.
-Che?!- era sconcertata.
-Ooooh...- mosse avanti e indietro la mano,non curante-E' da quando ci conosciamo che tiene il piede in due scarpe,valutando quale le convenga. E' una caratteristica di questi demoni.Non ti preoccupare: lavorerà per noi.-la rassicurò.
-Ma ha cercato di ammazzarmi!-ribattè Dawn.
Le si sedette accanto.
-Credi che io sia fuggita da Mark,senza sgraffignargli qualche soldo? Non sono così sprovveduta...Se necessario,la compreremo con quelli.
-S-soldi? Quanti?-chiese Dawn,sorpresa.
-Dunque...due milioni di dollari,circa.-rivelò Jane.
Dawn spalancò gli occhi.
-WOW!
Jane sfoderò un sorrisetto compiaciuto.
-Ritengo che-sollevò un sopracciglio,scettica-Mark le abbia dato poco,anche se lei magari non se ne è accorta.Non è nel suo stile pagare profumatamente gente di cui non si fida,ed Elettra è tra questi.L'avrà abbindolata con un incantesimo,è un grande tessitore d'inganni...- disse con un velo di tristezza.
L'amica la scrutò,insicura.
-Era...il tuo ragazzo?
-In un certo senso,sì.
-E dopo?E' successo qualcosa per cui vi siete lasciati?
-Preferirei non parlarne.-replicò freddamente. In verità, non c'era stato neppure il tempo,constatò cupamente.
-Ah...scusa.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
-Puoi dormire qui,se vuoi.-propose Dawn.
Jane annuì, e all'improvviso si diede una pacca sulla fronte.
-Che ore sono?
Dawn guardo frettolosamente l'orologio: -Quasi l'una,perchè?- riposò gli occhi sulla semivampira, turbata.
La testa di Jane si girò lentamente verso Dawn.
-Willow sta facendo dei bicotti a quest'ora!- esclamò.
Dawn sbarrò gli occhi.
-Ancora?!


Angel passeggiava nel cimitero, nervoso.
C'erano dei dettagli che gli sfuggivano, non quadravano. Lui era il primo sire di Jane, quello che le aveva donato maggior sangue, tuttavia quando l'aveva incontrata non aveva sentito quel legame che una volta era così potente,vivo al punto che conosceva ogni suo singolo movimento,anche a notevole distanza.
Cosa diavolo stava accadendo?
-Ti è andata male,eh?
Spike sbucò da una cripta poco lontana dal salice dove adesso si era soffermato Angel.
Il vampro bruno appoggiò una mano sul tronco rugoso dell'albero.
-Mi odia.-proferì in un sussurro.
Spike alzò un sopracciglio.
-Nah...IO ti odio. E comunque che ti aspettavi? Una situazione diversa,forse?
Angel non rispose.
Spike si sistemò su una lapide. Scuotè la testa e assunse un'espressione di disprezzo.
-Angelus,ti prego.Risparmiami sguardi intensi da cane basronato e mugolii vari,perchè con ME -indicò se stesso- non attacca.
Angel si voltò,lo stava osservando.
-Perchè mi chiami Angelus?
-Semplicemente perchè TU lo sei... almeno una buona parte di te.Non me la bevo la solfa che reciti agli altri.- gli gettò un'oochiata eloquente.
Angel si allontanò dal salice.Fece finta di non aver udito nulla,tipico.
-Hai incontrato Giles?
Sì,bravo cambia argomento,considerò tra sè Spike.
-Aha.-si accese una sigaretta.
Angel chiuse gli occhi,era stanco?Ma di cosa?
-Se vuoi il mio parere...
-Non te l'ho chiesto.-gli fece constatare,tagliente.Riaprì gli occhi.
-E io te lo espongo ugualmente.-lo provocò,strafottente.-Sta diventando un affare si Stato;nel giro di una manciata di secondi ci ritroveremo tra i piedi il consiglio degli osservatori al completo e...chi può dirlo?L'FBI?
-Vuoi stare zitto?Mi irriti.-giocherellò con i suoi anelli.Spike si ricordò che pure Angelus aveva quel vizietto.
-Cosa hai intenzione di fare?Goderti lo spettacolo,lasciare che lei muoia,farti una grassa risata e infine tanti saluti e me ne ritorno a Los Angeles?!-era furioso e si era pericolosamente accostato ad Angel.
Angel lo guardò con diffidenza.
-Ovviamente...-lo scaraventò a terra-no!
Spike si rialzò subito con il volto della caccia e pronto a litigare con il "suo" sire...si bloccò di colpo.
-Dannazione! Buffy!
Angel, nascosto dall'albero, diresse lo sguardo al di là di esso.
Buffy stava combattendo con un paio di vampiri con delle tuniche rosse.
-Che bei costumini!Non sapevo che i vampiri si mascherassero ad Halloween.- ne impalettò uno- Pensavo che non ne avessero bisogno!
-Splendido. Il bello è che non riuscirai a non coinvolgerla in questa faccenda. A quanto pare,Jane e Dawn sono amiche.-fece Spike con una punta di divertimento.
Angel osservava la cacciatrice. Ridusse gli occhi a due fessure.
Stava riflettendo su un modo per non mettere al corrente la sua ex su quello che stava accadendo, quando udì uno squillo insistente.
-Cos'è- domandò stralunato al vampiro biondo platino.
Spike lo fissò per un attimo, interrogativo. D'un tratto,capì. Sbuffò e andò verso Angel, gli mise una mano nella tasca del cappotto e ne tirò fuori un cellulare.
-Non sai nemmeno di avere un cellulare?
Spinse il tasto per aprire la chiamata.
-Sì?
-Dove diavolo è Angel?!- Spike staccò il telefonino: la donna dal lato opposto lo aveva assordito.
Era Cordelia.


Darla guardava con puro terrore Drusilla, la cintura di sicurezza ben allacciata.
-Dru...
Drusilla le fece segno di tacere.
-Non parlare,le loro voci sono ovattate...no,no... fatemi ascoltare...
Darla si maledisse mentalmente per non averla fermata nel momento in cui, l'ora precedente, aveva aperto con decisione, senza un motivo preciso, la portiera della Cadillac dal lato del conducente ed era partita a razzo. Aveva dovuto rincorrerla per un tratto del Grand Canyon, finchè lei aveva stoppato l'auto e l'aveva invitata a salire, giustificandosi con un :-Oh, figlioletta, mi ero dimenticata di te!- e una sua risposta acida: -Non sono tua figlia,sono sempre la più vecchia. Capito?
La bruna aveva annuito, intimorita dal suo tono perentorio e alquanto infastidito.
Ora si trovavano sulla statale, dirette a tutta birra a Sunnydale e Drusilla sembrava che badasse più a quelle insopportabili voci che alla strada.
L'unica cosa che era riuscita a carpirle era un nome: Jane. Da quanto non la vedeva? Probabilmente da quasi un secolo. La creatura di Angelus era viva. Aveva mostrato indifferenza nei suoi confronti sin dal principio di quella storia: finzione. Aveva provato pena per quel batuffolo, una vita troncata dalla nascita. In bilico tra due mondi, senza appartenergli mai completamente.
Aveva fatto il possibile per farla accettare dai vampiri, ma la bambina era stata vista con diffidenza, sospetto e pure come una potenziale traditrice, cresciuta. In un certo qual modo,era meglio. Se quegli ignoranti si fossero informati su quello che era realmente,avrebbero mutato atteggiamento e chissà quanti demoni e vampiri avrebbero desiderato accaparrarsi l'energia di...sua figlia.
-Dru, il camion!!!- l'avvertì aggrappandosi al cruscotto,stringendo gli occhi chiusi.
Drusilla lo evitò per un pelo. Darla sospirò di sollievo.
Esaminò la vampira. Aveva una faccia corrucciata. Qualunque cosa fosse, non doveva essere proprio da niente.


Drusilla stringeva forte il volante, come se fosse il solo appiglio per rimanere su questo pianeta. Improvvisamente aveva ricordato ogni particolare. Le premonizioni,l'inconsueta sensazione che sentiva quando Jane si era allontanata da loro da un pezzo e in ultimo,le carte. Quelle dannate carte che aveva scoperto su un tavolino in un maledetto pomeriggio di sole,all'ombra di una quercia.
Il diavolo, la morte e la luna.
E le stelle le stavano sussurrando ripetutamente che doveva affrettarsi o sarebbe stato troppo tardi. Quella miriade incontrollata di bisbiglii e mormorii le affollava la sua povera mente.
Se soltanto non se ne fosse andata.
Jane... a volte non sapeva tenergli testa neanche Angelus... Se ci fosse stato il suo sire,questa storia non sarebbe iniziata. Se,se,se...
Le vocine astrali nel suo cervello si affievolirono, alzò gli occhi color malva al cielo. Si stava schiarendo. Presto ci sarebbe stata l'alba. Si morse un labbro.
-Tieniti.- ordinò risoluta a Darla, che non se lo fece ripetere due volte.
Spinse con foga il piede sull'acceleratore: doveva sbrigarsi.




-Me lo regali?E' fuori moda... ma il colore mi attira.- sorrise maligna alla ragazza- Tanto non ti servirà più.
Si legò i capelli con un nastro rosa confetto.
Nell'aria si stava spandendo un odore acre. Chiuse le palpebre della ragazza,non le piaceva che la guardasse con simili occhi. Era un cadavere.
Li aveva uccisi tutti?
Forse.
Un cuore pulsava;veloce;impaurito. Sembrava che stesse per scoppiare.
Chiuse gli occhi,concentrandosi.
Dove si nascondeva? Bastava una mossa brusca per individuarlo.
Si spostava rasente i muri,piano,tentava di essere silenzioso e furtivo tipo un gatto. Purtroppo per lui, era un goffo essere umano.
Eccolo. Era là,dietro quella casa con i mattoni rossi; era inciampato da solo per la fretta di fuggire. Si stava rialzando, il respiro affannoso.
-Non farai molta strada.- sibilò Jane.
In un attimo gli fu alle spalle, l'uomo non riuscì nemmeno a difendersi. Gli spezzò il collo.
Il corpo cadde con un tonfo al suolo.
Ritornò stancamente sulla strada.
Le pupille dilatate,vuote.
Nessuno meritava di vivere. Sentiva un dolore immenso al petto, era come se le avessero strappato il cuore e l'avessero dato in pasto agli avvoltoi.
Osservò la fila scomposta di cadaveri che si stendeva di fronte a lei e quelli che l'attorniavano.
Perchè?
Perchè conduceva quell'esistenza?
Doveva finirla?
Aveva una madre e un padre... umani.
E quelli che riteneva i suoi genitori, non erano altro che i suoi carnefici.
Angelus...
Aveva cercato di compiacerlo, di ottenere una minima dimostrazione d'affetto dal vampiro, in linea di massima lo aveva accontentato. Non aveva ottenuto niente: nè una carezza, nè un bacio, nè un abbraccio.
Si coprì il volto con entrambe le mani.
No,non aveva risolto nulla con la vendetta...però era piacevole.
Si guardò intorno. Era come svuotata dalle emozioni.
Si accucciò sulla strada.
Il sole stava tramontando ad ovest e inondava sinistramente di una luce rossastra i morti ammassati sui marciapiedi, dietro gli angoli, dentro i negozi con i vetri fracassati.
Jane udì dei passi prodotti da un paio di stivali chiodati sull'asfalto. Si fermò davanti a lei. Alzò la testa. Non lo vedeva bene in faccia a causa degli ultimi sprazzi di luce solare che ne oscuravano il viso.
Era William.
Spike spostava freneticamente gli occhi da ogni parte.
Attonito.
Scrutò Jane.
Era impossibile che una ragazzina di apparentemente tredici anni fosse responsabile di una tale strage.
C'era desolazione. Gli venne in mente che era la medesima che regnava quando Angelus sterminava le popolazioni di interi villaggi. Ricordò che si respirava ovunque.
Guardò i suoi sottoposti che si aggiravano smarriti e leggermente eccitati per la macabra situazione. Erano dei pivelli,vampiri giovani,inesperti. Non sapevano che un sangue privo di vitalità non gli avrebbe granchè giovato.
-Sparite.- ordinò.
-Ma Spike...- protestò uno di loro.
Lui gli lanciò un'occhiata che non ammetteva discussioni.
I vampiri chinarono il capo e se ne andarono di malavoglia.
Il cielo si stava tingendo di nero.
Doveva ragionare: compito arduo per una mente impulsiva quale la sua.
Su una cosa era certo: bisognava togliersi da lì, al più presto. Non credeva ci fossero superstiti, in ogni caso era meglio non rischiare.
La rimise in piedi prendendola delicatamente per un braccio. Barcollava lievemente ed era bianca come un cencio. Dannato inferno, pareva un’ autentica vampira in quell'istante. Temette che stesse per cadere,quindi la sistemò a cavalcioni su di lui e la portò via da quel luogo che iniziava a emanare il fetido tanfo della morte.

Erba alta.
Una vecchia fattoria abbandonata in mezzo a una landa sperduta nel Kansas.
Jane mirava distrattamente il paesaggio con un braccio appoggiato sul davanzale della finestra del piano superiore. Il vento soffiava forte e gli alberi occasionali erano assaliti da piccoli vortici che li facevano vacillare. Era in arrivo un temporale. Sperava che una di quelle nuvole grigie lassù generasse un fulmine e che questo colpisse la sua stanza. L'avrebbe catapultata via da quella sottospecie di vita e le avrebbe donato un enorme sollievo: la morte. Voleva raggiungere i suoi reali genitori...ma se poi non l'avessero mandata in paradiso? Nonostante questo opprimente desiderio,ancora non si faceva una ragione di quello che le aveva rivelato William la mattina di quel terribile giorno.
Tutto era cominciato da una domanda banale sulla sessualità che lei aveva posto a William,in seguito a una lezione sull'argomento a scuola.
Lui aveva meditato lungamente,prima di fornirle una risposta adeguata. Era stato come al solito: diretto, sincero, era andato subito al sodo. Ma si era accorta dell'amarezza e della sofferenza nella sua voce di quella confessione. Così un quesito che doveva finire in una risata,si era concluso in un disastro. Non aveva chiesto neanche il motivo di quel gesto orribile. Si era limitata ad aggrapparsi per lo shock allo stipite della porta su cui si era soffermata e con il viso livido di rabbia, aveva guardato furibonda William.
Era scappata dall'appartamento a Coffeyville ed era capitata in un paesino di cui non conosceva neppure il nome,talmente era accecata dall'ira e in preda a una confusione assoluta.
Si era scatenata nell'uccidere con una follia e un accanimento senza pari. Voleva lenire l'angoscia che la faceva soffocare fino a quasi toglierle il respiro. Troppo tardi aveva compreso che le sue azioni sarebbero state utili unicamente ad accrescere la sua pena e si era arrestata. Uno scenario di morte si stendeva ai suoi piedi e lei lo fissava apatica.
Posò un piede sul muro,riflessiva.
Uno stormo di uccelli attraversò il cielo plumbeo,fuggendo da dove si sarebbe generato il temporale.
Era il momento di prendere il volo,di uscire all'aria aperta e riordinare le idee,capire cos'era in realtà,affinare le sue potenzialità...se ne aveva.

William appoggiò sulla cornice di legno della porta la mano con all'anulare un anello d'argento raffigurante un teschio;il polso nascosto da due bracciali neri con borchie appuntite.
Lei era seduta su una sedia,la testa rivolta al paesaggio minaccioso di quel giorno. Davvero un tempo da cani e ...l'ultima cosa di cui avessero bisogno.
Scuotè il capo,sconsolato.
-Pensi di starci per l'eternità?
-Chi lo sa?- mormorò Jane senza voltarsi.
William trattenne un'imprecazione. Quella ragazza sapeva essere stressante quando voleva.
-Ci muoveremo a notte fonda.
-E il temporale? Qui sono rari, però le poche volte che si presentano...
-Non preoccuparti per quello. Piuttosto, devi raccattare la tua roba?
Fece un cenno di diniego.
-Perfetto, allora.- approvò neutro.
Stava per lasciarla, ma lei le domandò alla sprovvista,girandosi verso di lui:
-Non mi sgridi?
William la fissò sbalordito, e ribattè :
-Vorresti che lo facessi?
Non rispose.
Lo osservò con nostalgia. Le sarebbe mancato,più di Drusilla.
Non poteva attendere oltre. Volse di nuovo la sua attenzione alla natura di quel posto.
La notte era vicina.
William,pur se con un punto interrogativo impresso sulla faccia,se ne andò.

Scese con cautela la vecchia grondaia arruginita, ricoperta di edera. Quella specie di tubo lanciava dei rumori sinistri. Cavoli,doveva affrettarsi: c'era il rischio che si rompesse l'osso del collo!!!
La luna era celata dalle ampie nubi che occupavano la volta celeste. Il vento si era placato per un momento,era presente un caldo afoso ed era sopraggiunta una sorta di calma prima della tempesta.
Sentì il tocco delicato di una mano sulla sua spalla destra.
Era Drusilla.
Era avvolta in uno scialle perlaceo,sotto un vestito della stessa tonalità che le arrivava ai piedi e che la faceva parere un fantasma. La sua espressione era indecifrabile.
Jane si accorse che aveva qualcosa tra le dita affusolate. Un pezzo di carta di un giallo opaco,incorniciato ai bordi da delle minuscole ondine.
Glielo consegnò di scatto e si dileguò velocemente, senza proferire parola.
Jane rigirò il quadrato cartaceo.
Era una foto d'epoca.
C'erano due persone impettite che sorridevano a malapena all'obiettivo. Un uomo e una donna. Questa reggeva un neonato che indossava una buffa cuffietta e un vestitino con degli stupendi pizzi. Chi...?
Ispezionò per bene il retro, constatando che vi si trovava una scritta ai bordi. Sforzò gli occhi. Era una scrittura svolazzante, arricchita da inutili ghirigori sulle maiuscole.
"John Ferguson, Jane Ferguson (io!) e il nostro adorabile batuffolo Jane".
Capì.
Si concentrò intensamente su i suoi genitori naturali. Gli occhi le divennero lucidi. L'avevano amata, ne era sicura.
"...e il nostro adorabile batuffolo Jane"
Non pianse. Le lacrime le erano perite dentro tanto,tanto,tanto tempo fa… insieme a quella creaturina.
Imboccò un sentiero appena tratteggiato che passava per i campi e il lungo tratto di erba alta. Non importava dove portasse,era sufficiente che la conducesse lontano da lì. Non necessariamente in un luogo migliore,ma che la facesse sentire semplicemente in pace.
Il vento le scompigliò i capelli,mentre si sistemava sulle spalle una borsa riempita dell'essenziale e si incamminò.
It’s easier to run
Replacing this pain with something numb
It’s so much easier to go
Than face all this pain here all alone
La sua vita stava per avere una svolta,non le interessava di che tipo: percepiva solo che era indispensabile.
Something has been taken
from deep inside of me
A secret I've kept locked away
No one can ever see
Wounds so deep they never show
They never go away
Like moving pictures in my head
For years and years they’ve played

Cosa sta…?
No,no,noooo!
Perché?
Cercò di divincolarsi.
Lui era diventato eccezionalmente forte. Le aveva bloccato le braccia. Non era questo a renderla inerme: i suoi occhi scuri, ipnotizzanti erano sufficienti a fermarla. Tentò almeno di urlare…le uscì un grido strozzato.
Lui le accarezzò i capelli con un’insolita dolcezza e chinandosi maggiormente su di lei, le bisbigliò:
-Non verrà nessuno a disturbarci: questo te lo posso garantire,amore mio.
Un dolore lancinante al collo. Fu come se l’avesse morsa un serpente e avesse iniettato il suo veleno all’interno. Emise un urlo acutissimo: aveva la tremenda sensazione che un legame venisse reciso.
Si staccò dal suo collo. I denti grondanti di liquido vermiglio

Jane si svegliò di soprassalto.
Era ricoperta di sudore e ansimava.
Il cuore le martellava nel petto.
If I could change I would
Take back the pain I would
Retrace every wrong move that I made I would
If I could
stand up and take the blame I would
If I could take all the shame to the grave I
would
Erano due mesi che non aveva quell’incubo. Anzi, quel flash. Perchè era accaduto sul serio.
Sometimes I remember
the darkness of my past
Bringing back this memories
I wish I didn’t have
Sometimes I think of letting go
and never looking back
and never looking forward so
there would never be a past
Diede uno sguardo alla sveglia sul comodino, che era posizionato accanto al letto. I numeri verde fosforescente indicavano le sei e mezza del mattino.
Just washing it aside
All of the helpleness inside
Pretending I don’t feel misplaced
is so much simpler than change
Tastò la cicatrice che aveva sul collo. Si sarebbe mai riemarginata? Può darsi.
Oh,Dio…come voleva che fosse stato tutto un brutto sogno!!!
Appoggiò la testa allo schienale, gli occhi dritti verso il soffitto.
Non lo era…NON LO ERA.
It’s easier to run
Replacing all this pain with something numb
It’s so much easier to go
than face all this pain here all alone

Angel chiuse il cellulare.
Aveva un’aria fredda e calcolatrice.
Cattive notizie,si immaginò Spike.
-Dobbiamo avvisare Buffy.-si mosse in direzione della cacciatrice, che stava ritornando a casa stremata.
Il vampiro platinato notò apprensivo che il sole stava per fare capolino all’orizzonte.
-Non capisco che…
-La setta al completo sta per arrivare qui, a Sunnydale. Cordelia e i ragazzi si sono informati. I demoni che sono coinvolti con essa, a Los Angeles sono scomparsi. E’ probabile che anche Mark stia per venire, è questione di ore a questo punto- Spike stava per obiettare, ma Angel lo zittì con un gesto della mano- Spike, è la sua città. E’ mio dovere metterla in guardia.
-E Jane?- chiese Spike, scettico.
Angel abbandonò la sua risolutezza, e assunse un’espressione provata.
-Credo che… bisognerà dirle lo stretto indispensabile.
Angel si allontanò. Perchè diavolo doveva giocare sempre al supereroe, quando era tutt’altro?
Diede un calcio ad una lapide, spezzandola.
I suoi pensieri volarono a Buffy.
-Ogni fottutissima volta tra i piedi,eh?- mormorò mentre il sole sorgeva. Decise che si sarebbe rifugiato in una cripta lì vicino, in attesa del peggio. Oh,sì…perché sarebbe giunto. Non aveva dubbi.

Giles aveva gli occhi che scintillavano. Non si capacitava ancora per la scoperta appena fatta. Un semivampiro. E lui che riteneva che fossero sciocchezze,utopie che si tramandavano tra i succhiasangue!Era vero,invece. Una creatura in grado di manipolare la magia a suo piacimento, di avere un potere vampirico quadruplicato grazie a dei “genitori” fuori dall’ordinario, però, al tempo stesso, di possedere i sentimenti di un qualunque essere umano. Era incredibile, straordinario e estremamente interessante… ma, c’era un “ma”,poteva trasformarsi in un’ orrenda tragedia per la persona in questione ,in questo caso quella ragazza.
Riflettè. In fondo, Angelus non doveva averla creata per niente. Il tornaconto è uno degli elementi principali nella vita di un vampiro. Spike era stato criptico su questo.
Sbadigliò.
Era stato alzato l’intera notte e adesso che i tiepidi raggi solari entravano nel salotto e passavano a illuminare la cucina,dove si stava preparando un caffè,aveva un sonno insostenibile. Doveva resistere. Prese il bricco e si versò il caffè nella tazza con su scritto “KISS THE LIBRARIAN”, che conservava a ricordo dei vecchi tempi. Stava per berne avidamente il contenuto, quando bussarono alla porta.
Giles si accigliò.
Non poteva essere il postino, dato che era assente da Sunnydale da un bel pezzo ormai.
Si mise gli occhiali e andò a vedere perplesso chi fosse.
Trascorsero lunghi secondi prima che Giles riuscisse a far girare le chiavi nella serratura della porta, che aveva chiuso a chiave dopo la visita di Spike,e, finalmente, ad aprirla.
Strizzò gli occhi per il sole accecante e desiderò fervidamente di aver controllato chi fosse attraverso i vetri della finestrella che dava sul cortile.
Quentin Travers e ben…dunque,uno,dieci, nove…venti osservatori erano di fronte a lui.
Quentin gli sorrise in modo falso e con un non so che di trionfante.
-Buongiorno, Rupert.







-Questa sarebbe Sunnydale?
Mark veniva dal così detto Vecchio Mondo ed in quei cinque anni che aveva vissuto con Jane negli Stati Uniti, aveva infilato poco il naso fuori dal settecentesco monastero in Louisiana.
Tramite i vetri scuri della limousine, scrutava da una collina quella cittadina americana inondata dal sole mattutino.
-Si,mio signore. Lei dovrebbe essere qui...da qualche parte.
-Percepisco la sua presenza.- dichiarò assorto.
-Allora...- il seguace accese il motore, momentaneamente spento.
-No.- comandò Mark con fermezza. Sorrise:
-Sarà lei a venire da noi.
-Ehm...mi perdoni, mio signore, ma non ne sarei tanto sicuro se fossi in lei. Sento altri vampiri in questa città-fece un adepto accanto al guidatore.
-Sciocco.- ghignò Mark- Questa E' la Bocca dell'inferno. E' normale che ci sia un'attività infernale proficua rispetto che altrove. Non capisco di cosa bisogna preoccuparsi?
-Mio signore, non sembrano comuni vampiri.
Il volto di Mark si incupì.
-Neanch'io lo sono.- disse tagliente-E ora va'.
I seguaci non posero ulteriori domande al loro signore. Erano al corrente che il capo li avrebbe potuti uccidere senza muovere un muscolo per la loro eccessiva invadenza.
Scesero con la macchina dalla cima della collina e si addentrarono nelle strade di Sunnydale.


Richiuse a stento il portone. CLAAAANG. Il suo suono riecheggiò nell'abbazia abbandonata.
Si riassestò il cappotto e riavviò i capelli. Uff, una bufera in piena regola!
Brrr...che freddo!
Aveva la netta sensazione che quella notte non avrebbe toccato nè sangue nè cibo umano. Quel posto sembrava privo perfino di topi, anche se l'idea di mangiarli non l'allettava minimamente.
Curiosando qua e là giunse ad un ampissimo chiostro, popolato al centro da erbacce che erano agitate dallo sferzare del vento.
All'improvviso a Jane parve di oltrepassare come un campo magnetico di energia di massima intensità. Un'onda elettrica la trapassò, la sua vista fu oscurata da una moltitudine di stelline,e svenne.
Il pavimento su cui si trovava era gelido, e aprendo gli occhi si accorse che era levigato e perfetto, non costellato di crepe tipo quello del chiostro .
Ma dove...?
Eresse il busto di lato, lasciando le gambe stese a terra.
Il chiostro esisteva ancora, solo che era curato e illuminato da torce. Nel giardino germogliavano diverse varietà di piante,fiori e erbe. Esaminò la chiesa che affiancava l'abbazia: era intatta,però mancava la croce.
Agrottò la fonte. Strano...
Inavvertitamente un gruppo di persone che avevano l'aspetto da monaci, nonostante il colore rosso sgargiante delle loro vesti, l'accerchiarono.
Jane si alzò di scatto, pronta a combattere. Non ci voleva molto per capire che non erano ben intenzionati.
I presunti religiosi brandivano dei bastoni dorati incisi con una scrittura cuneiforme,simile al sumero, che roteavano, facendogli acquistare di secondo in secondo velocità.
Jane sgomenta, però non intimorita, iniziò a sferrare calci e a cercare di disarmarli…Invano. Erano protetti da quella specie di armi, che tenevano salde tra le mani.
Uno di loro scaraventò con un colpo la ragazzina al suolo. Lei stava per balzare sul colpevole inferocita…si bloccò. Sbattè le palpebre.
Adesso i monaci avevano puntato i bastoni verso il pavimento e salmodiavano quelle che sembravano formule incomprensibili. Jane sentì che le faceva male la testa.
Cadde.
Subito dopo avvertì una forza esterna che incombeva su di lei, la controllava. Si ribellò senza risultato.
I tizi incappucciati le fecero segno di seguirli, precedendola. Jane non fu in grado di replicare. I fili del suo corpo erano stati affidati a un’oscura volontà superiore.

Fu condotta in una stanza di media grandezza con un mobilio semplice. Tuttavia non potè fare a meno di notare oggetti particolari. Un globo dove si poteva osservare l’attività delle stelle nell’universo,un coltello rituale con manico d’avorio, e alcuni cristalli cerulei e rosa pallido posti sulla scrivania. Con le mani appoggiate su di essa e il corpo tirato indietro su una poltrona nera stava un uomo magro ,capelli argentei raccolti in una piccola coda di cavallo, fronte ampia,occhi acquosi,naso dritto,bocca sottile con ai lati delle rughe.
La studiava divertito da capo a piedi.
-Dunque?- chiese rivolto a uno dei monaci, sollevando un sopracciglio.
A Jane parve che già conoscesse quello che era accaduto,ma lo domandasse per pura formalità. Che perdita di tempo!, commentò la ragazza mentalmente, lanciando un’occhiata spazientita a quello che lei riteneva solamente un vecchio.
-Mio signore,è riuscita a varcare la barriera e…
-Non sapete in quale modo?- fece lui intuitivo.
-Esattamente. Siamo sbigottiti. Prima di questa ragazzetta NESSUNO era stato capace di farlo,se noi non lo VOLEVAMO.- riferì turbato- E, inoltre, questa qui non odora completamente di umano.- concluse.
Jane si voltò verso colui che aveva appena parlato. Socchiuse gli occhi per tentare di penetrare il buio in cui lo celava il cappuccio e la luce fioca che c’era in quel punto della stanza. Odora…? Si supponeva che fosse un essere umano, era impossibile che avesse un olfatto talmente sviluppato!
Tornò a guardare con maggior sospetto l’uomo che stava seduto alla scrivania e sembrava essere il capo. Indossava una veste grigio chiaro, tipo quella che usavano portare i preti, e dal collo gli pendeva un opale bianco,mentre, invece, aveva visto che gli altri avevano una spoglia croce rovesciata di legno oppure ank e croci celtiche.
In che diamine di luogo era capitata?
Assaporò l’aria che si respirava intorno: era anomala. Era imbevuta di un’atmosfera magica.
-Te ne sei accorta?- la interrogò l’uomo, che non doveva essere poi così vecchio, forse era sulla cinquantina…
Che…? Doveva possedere la Vista o qualcosa del genere per aver “indovinato” i suoi pensieri.
Lui annuì tra sé. Si staccò dalla poltrona , si diresse verso Jane e le sorrise.
-Sono Galahad, piacere, semivampiro.- le strinse la mano amichevole.
Jane spalancò gli occhi, incredula e in pieno stato di shock.
Davvero: ma DOVE diavolo era capitata?

Gli strappò la catenella con la pietra.
Jane lo raggiunse e osservò critica la sagoma inanimata del malcapitato che era riversa sull’asfalto.
La semivampira si mise le mani sui fianchi, contrariata.
-Maaark…- chiamò lamentosa- Galahad aveva detto “prendete la pietra” e NON “prendete la pietra e ammazzate il povero diavolo che ne è il proprietario.”
Il vampiro rise e fece spallucce.
-Dai,Jane! Abbiamo la pietra, che importa se ho ucciso o no il suo possessore?
Lei le andò vicino.
-Uno: meglio non lasciare tracce. C’è sempre gente che non si fa i fatti suoi a questo mondo: osservatori, cacciatrici, polizia… Due: Galahad lo saprà e non ne sarà entusiasta.
Mark sbadigliò annoiato e giocherellò con la pietra.
-Ah, ma che sto a parlare a fare con uno stupido vampiro impulsivo!
Mark sghignazzò e la cinse con le braccia.
-Ok, ho afferrato il concetto,amore. Comunque dovresti ridere di più- le baciò delicatamente la testa- e vivere la vita con filosofia…
Jane rise di cuore.
-Oh!Non conoscevo questo tuo lato filosofico e permettimi di dubitarne,dato che non fai altro che parlare di Galahad e della sua malattia, e conti i giorni che mancano a quando tirerà definitivamente le cuoia e tu avrai la possibilità di divenire la guida spirituale di questa grande setta!- gli fece considerare sarcastica.
Mark si pose platealmente la mano destra sul petto e assunse un’espressione straziata.
-Nooo, che vai farneticando?! Io sono uno dei suoi fedelissimi, non pensare assolutamente una cosa simile!
-Si, come no!- tagliò corto Jane, sferrandogli un’occhiata carica di significati.
La ragazza sbuffò e affondò il capo nel petto di Mark.
-Lo rispetto e confesso che , dopo tutti questi anni, mi ci sono affezionata .
-Devo essere geloso?
-Oh,Mark!- gli diede un leggero pizzicotto sulla guancia- Gli voglio bene come se fosse…uhm…boh?
-Un padre?
Jane si rabbuiò.
-Mhn…può darsi. Un secondo padre.
Mark si accorse che si era fatta inaspettatamente taciturna. Comprese che aveva toccato un tasto dolente.
Le accarezzò gentilmente il dorso della mano e le alzò il mento, costringendola a guardarlo dritto nei suoi occhi verdi.
-Qualunque cosa sia, dimenticala.
Jane assentì.
Si baciarono. Lui le diede la pietra e si allontanarono verso la sua Harley Davidson , che li attendeva parcheggiata ai bordi del marciapiede.

-Sei impazzito?!- Jane piombò con gli occhi spiritati nella sala che era stata nell’ultimo periodo quella delle udienze di Galahad.
Mark, indaffarato con una sfera che emanava dei bagliori verdi, si girò di botto, sorpreso per il tono di voce della sua giovane compagna.
-Shhh. Abbassa il tono, amore mio. Non vorrai farmi sfigurare tra i miei adepti?- le domandò suadente, carezzandole la guancia. Fece cenno di congedarsi a una manciata di seguaci che era presente in un angolo della sala.
Jane capì con infinita irritazione che era più interessato a quella dannata sfera che a ciò che lei aveva da dirgli. Con un gesto stizzito della mano fece esplodere quel globo verdognolo.
Mark la fissò, impressionato dalle sue maniere brusche.
-NON MI STAI ASCOLTANDO.
-Ti adoro quando fai così.- le sussurrò all’orecchio.
Jane lo scansò senza tanti complimenti. Lui soffiò e allargò le braccia in segno di resa.
-Ti ascolto.
Ci fu un attimo di silenzio.
Jane puntò un dito verso la porta da cui era entrata.
-Nel chiostro, lungo i portici c’è gente dilaniata, squartata, qualcuno addirittura con gli occhi cavati, i loro talismani spezzati,il loro puzzo è percepibile anche qui. Tutto questo si protrae da più di una settimana e tu non ti sei mosso,né hai detto “A”! Non sopporto che si massacrino in tal modo, è in pericolo la sopravvivenza…
Mark la interruppe alzando il palmo della mano.
-Basta.- concentrò il suo sguardo glaciale su di lei- Gliel’ho ordinato io.
A Jane ce ne volle un po’ per realizzare quello che le aveva comunicato in quell’istante. Somigliava a un boccone amaro che si rifiutava di andare giù.
Lo squadrò sconcertata.
-Che cosa?!I- io pensavo che si trattasse di una reazione spontanea di caos, di panico, di sofferenza, se vogliamo,per la morte del capo…
-Ti sbagliavi.- le rivelò il suo vampiro con aria indifferente.
Tastò tremante il bracciolo legnoso di uno scranno e vi si mise a sedere.
-Amore?- le si avvicinò, titubante.
- L’hai ammazzati tu. Volutamente.- esalò.
Mark la osservava, non in grado di intenderla. Appoggiò le mani sui due braccioli dello scranno, tentando di attirare l’attenzione di Jane.
-Siamo migliori di loro, amore. Per di più …magia bianca? No,non lo accetto in quanto guida suprema di questa setta.- sibilò.
-Ma loro ti hanno…
-Cosa? Eletto?- una risata di scherno- E’ vero,so essere mooolto persuasivo a volte- un inquietante lampo gli attraversò le pupille.
Si scostò da lei e si avviò verso un’immensa vetrata che decorava la sala.
-Ho fatto ciò che ogni vampiro avrebbe creduto meglio. Eliminare elementi dannosi e che non servono. Se non lavorano per me,considerali morti.
Jane si sentì gelare le ossa.
Era questo l’uomo che aveva amato e amava? Chi era quella persona gentile e premurosa che aveva conosciuto dieci anni prima? Colui che era riuscito a farsi stimare dagli anziani e dallo stesso Galahad? Ora che ci rifletteva la maggioranza dei membri umani della setta l’avevano sempre trattato con diffidenza. Non avevano fiducia nei vampiri in genere, però era lui che temevano.
Fece un debole tentativo di reagire alle sue parole, che l’avevano trafitta come le lame affilate di centinaia di spade..
-La prerogativa di questo ordine o setta, fa tu, è di praticare qualsiasi tipo di magia, bianca o nera, non fa differenza. Ti sei mai chiesto perché Galahad indossasse quella tunica grigia? Te lo dico io: era una cosa simbolica. Significava che lui ammetteva la mescolanza in ogni senso. Non gli interessava di che razza fossi, pur che rispettassi gli altri nei limiti della tua natura.
Si rizzò per dirigersi alla porta d’ingresso della sala.
-Complimenti. Sei riuscito ad abbindolare tutti,perfino me.- mormorò.
Mark irruppe di nuovo in una risata.
-Sai che ti frega ,mia cara Jane? La tua umanità. La trasudi.
Jane se lo ritrovò improvvisamente dietro alle spalle.
-E questo mi eccita enormemente.- finse di inspirare inebriato l’odore della semivampiro.
L’afferrò per la vita.
I martellanti battiti del cuore della ragazza lo mandavano in estasi.
-Non credere che io non sappia niente riguardo alla tua natura. Sono uno curioso io,amore.
Jane sudava freddo. Si girò verso il suo amante e provò paura. Paura dell’ignoto. Paura dell’autentico sconosciuto che aveva davanti.

L’acqua della doccia scorreva sul suo corpo.
La lavava da cima a fondo, ma non poteva lavare via quell’orribile senso di sporco che captava nella sua pelle.
Aderì la guancia alle mattonelle coperte di goccioline di vapore.
Sospirò.
Cosa le doleva di più? Le ferite visibili o quelle invisibili? Non lo avrebbe potuto stabilire.
Si massaggiò sul collo la spugna impregnata di sapone alla vaniglia.
Ansimò di dolore.
Malgrado si fosse cicatrizzato, il morso le faceva male, simile a una ferita ancora aperta. Non era passato giorno da quando era giunta a Sunnydale in cui non si fosse disprezzata per quello. Si era fidata come avrebbe fatto qualsiasi essere umano…che farfugliava? Lei ERA umana. Il demone in lei? Cresceva insieme alla sua anima, contaminandola sì qualche volta,però seguiva i suoi istinti da adolescente : nel modo più tremendo, certo. Non l’aveva mai sfiorata l’idea di ribellarsi a ciò. A che scopo? La sua crescita si sarebbe arrestata tra una ventina d’anni e una parte di lei sarebbe morta per sempre. Perchè disturbarsi? I rari semivampiri che avevano cercato di fronteggiare la loro metà demoniaca, battendosi con altri succhiasangue, erano andati incontro a una misera fine.
Lei voleva vivere.
Chiuse la manopola dell’acqua calda, si strizzò i capelli e stava uscendo dalla vasca quando udì una voce allegra e la porta aprirsi di colpo.
-Di nulla, Willow. Potete fare affidamento su di me quanto vi pare. Sai,io e le finestre abbiamo una speciale affinità! Eheheh!
Scoppiò in una risata scema e d’un tratto smise. L’aveva vista.
Gli cadde la cassetta degli attrezzi e sbattè gli occhi.
Jane piegò la bocca in una smorfia ironica. Chi era quel cretino con un cappello da baseball,canottiera e pantaloni da tuta arancioni?!


-A-ah,scusa,io ero sicuro che...
Jane si avvolse con noncuranza in un asciugamano depositato lì accanto.
-La prossima volta BUSSA.- gli consigliò lei,diplomatica.
Xander era imbarazzatissimo, e la bellezza di quella ragazza lo aveva fatto rimanere di stucco. Rimuginandoci su, gli ricordava qualcuno ma non sarebbe stato capace di affermare chi con esattezza. Eppure quella precisa smorfia non gli era nuova.
Jane rise.
-Sono tre ore che stai impalato. Devo passare,non vorrei buscarmi un raffreddore.
-Oh,sì,sì...scusa.
Dawn sfrecciò simile a un fulmine verso Xander.
-Xander!Ciao!- e rivolta alla sua amica- C'è qualche problema?
-A parte aver avuto l'idea carina di entrare proprio quando ero senza veli...nessuno!- le ammiccò.
Dawn si mise una mano sulla bocca, stupita.
-Oh.- fu il suo commento,dando una rapida sbirciata a Xander che era rosso come un peperone.
-Uhm.. .io riparo questa benedetta finestra.- balbettò in un tentativo disperato di conferirsi un'aria professionale.
Dawn e Jane ridacchiarono di gusto.


Buffy quasi non andò a scontrarsi con un palo della luce per la sorpresa.
-P- puoi ripetere?!-gli occhi spalancati fino all'inverosimile.
Angel si era fermato sotto una tettoia in lamina d'acciaio,lo sguardo provato.
Buffy non attese la sua risposta.
-Jane sarebbe tua figlia?! La compagna di scuola di Dawn?! Ma l'hai avuta con i metodi tradizionali?-al momento sembrava questa la faccenda che più premeva alla cacciatrice.
Buffy,Buffy,Buffy... quando sarebbe arrivato il giorno in cui sarebbe finalmente cresciuta?, si interrogò Angel, allarmato.
L'ammazzavampiri non sapeva se dover ridere, piangere o , in definitiva, fargli una bella sfuriata sull'infinità di cose che lui non le aveva confidato sulla sua vita passata. Si rese conto, però, che non ne aveva il diritto. Angel per lei era ormai diventato un estraneo e non poteva forzarlo a raccontargli ogni particolare della vicenda. Sicuramente le avrebbe comunicato lo stretto indispensabile per essere in grado di far fronte alla minaccia che incombeva su Sunnydale.
Lui, come se le avesse letto nel pensiero,la smentì. Ah,giusto,l'aveva morsa... qualcosa lo doveva aver captato grazie a ciò.
-Teoricamente gli abitanti di Sunnydale non corrono alcun pericolo. E' Jane che vogliono, unicamente lei. Non sono stupidi, non gli interessa infastidire gli umani per puro divertimento. Se infieriscono su di loro, c'è sempre una ragione.
-Li ho già incontrati questi tizi?
-Poco fa.
-Ah. Pareva una pagliacciata da ballo in maschera!
Angel aggrottò la fronte, come al solito non aveva uno sviluppato senso dell'humor.
Buffy roteò gli occhi.
-Niente. Sdrammatizzavo.
Angel abbozzò un sorriso nervoso.
-Jane è... insomma,da che parte sta?
Il vampiro rise amaramente.
-Oh, Buffy, non è questione di parti,andiamo!- era piuttosto scioccato.
-Almeno devo essere al corrente di in che modo la pensa.- affermò con fermezza la donna.
-Non uccide da qualche mese, se è questo che intendi.- ribattè secco- Per non attirare eccessivamente l'attenzione,ovvio.
Buffy restava dubbiosa.
-Vuoi che si redima per soccorrerla?!- si era spazientito.
La bionda alzò gli occhi di botto,scossa dalla maniera in cui Angel le si era rivolto.
-Io...
-Te lo chiedo per favore,l'aiuti si o no?
-Perchè dovrei...
Voleva temporeggiare? Non rimaneva abbastanza tempo.
-Si tratterebbe di una mano in più, nulla di meno, francamente.- l'avvisò brutale.
Non la guardava, aveva voltato la testa e il suo corpo fremeva.
-Ok, ok ,Angel, se ti sta così a cuore.- si affrettò ad acconsentire Buffy.
-Devo farmi perdonare.- mormorò.
Buffy non colse quest'ultima frase,che prese come un borbottio indistinto.

Quentin Travers sedeva sul divano verde bottiglia della casa di Giles con le gambe accavallate. Era tranquillo e rilassato,sembrava avere un tempo illimitato a sua disposizione.
-Giles,amico mio,non ci offri un po' di tè?
-Ho soltanto caffè.- lo informò apparentemente in tono asciutto.
-Quella brodaglia gli americani la chiamano caffè?Bah.
Stava glissando alla grande sull'argomento cruciale.
-Non credo che tu ti sia sorbito un'intera traversata per discorrere sul caffè americano,o mi sbaglio?-chiese l'osservatore di Buffy con leggero sarcasmo.
-Uh,uh. Dritto al sodo,eh? E anche spavaldo,se permetti. Ti avverto: non ti ridaremo il lavoro per una seconda volta,chiaro?
Giles lo fissò,il mento sollevato, tipo volesse intimargli : provaci.
-Suvvia, Giles!Era una battuta,non potremo assolutamente licenziare un "dipendente" zelante,quale ti sei dimostrato. Mmm,mi sa che zelante non è il termine adatto. Curioso?Ficcanaso?Egoista? Comunque,complimenti! Ora abbiamo compiuto un considerevole passo avanti.
Giles stava per replicare,ma Quentin lo zittì con un gesto pacato della mano.
-Hai fatto il tuo dovere,ora dicci dov'è la ragazza.
Giles si appoggiò a uno scaffale della biblioteca,sospettoso.
-Tutto qui? Dovete davvero sapere ogni cosa per non pretendere mie ulteriori delucidazioni.
-Rupert, risparmia il veleno. Sai benissimo che ci resta poco.
-Ma...
-Ne va della salvezza della ragazza,amico mio.
L'osservatore sogghignò.
-Salvezza?La utilizzerete per i vostri scopi,ci scommetto.
Quentin si rizzò in piedi e sorrise.
-E tu scommettici.
Giles guardò attonito i suoi colleghi: avevano sfoderato delle calibro 48 e delle balestre. Un quadro pittoresco,sul serio. E macabro, pensò velocemente l'alto uomo con gli occhiali. Puntò gli occhi furenti su Quentin. L'altro non potè nascondergli un sorrisetto beffardo.
-Dovevo immaginarlo che te li saresti portati dietro quelli della squadra speciale!
Travers si infilò le mani in tasca,scuotendo il capo.
-Bè,questa volta non c'è nessun esame da superare, nessun baratto. Si tratta di prelevare con la forza e basta,no?
Giles sentì la punta affilata della freccia di una balestra che gli punzecchiava la schiena. Degludì impercettibilmente.
-Allora: cosa decidi?-domandò impaziente di sottecchi.
-Non ho altra scelta a ben vedere.
Quentin si esibì in una smorfia di compiacimento.
Giles aveva una strana luce nelle pupille.

Mark sbattè la portiera della limousine,e con passo lesto si avviò verso Elettra che si trovava nell'atrio della villa. La sua resistenza al sole era ancora minima.
-Come procede?
-Ehm, Mark, tesoro,io non sono la tua domestica.- sbuffò Elettra e gli diede una lieve pacca sulla fronte- Vedi di tenertelo a mente.
Mark sorrise.
-Certo.
L'arpia iniziò a passeggiare.
-Lei si sta godendo il suo ultimo giorno di vacanza.
-Pensavo che IERI lo fosse.- fece inquisitorio.
Elettra stava per rispondere,il vampiro la prevenne.
-Frasi di cicostanza. Scherzavo.Sapevo che sarebbe stato arduo per te ucciderla. La mia Jane è una ragazza assai sfuggente.
-Aha.
Elettra aveva ben impressa la conversazione che aveva avuto quella notte con Jane.
-Tienilo lontano da questa casa e avrai la tua ricompensa.
-Non potrò tenerlo a bada in eterno.
-E io non ho detto che mi celerò qui dentro in ETERNO.
Le aveva riservato uno sguardo profondo e risoluto.
Affari suoi,aveva valutato Elettra.
-Farò il possibile per distrarlo.- ed era scomparsa in un turbine di scintille infuocate.
Esaminò di nascosto la faccia di Mark. Gli occhi le svelarono ciò per cui provava maggior timore. Quell'uomo non aveva alcun intento di scovare di sua iniziativa la sua semivampira,lui percepiva che sarebbe tornata di sua spontanea volontà. D'altronde erano collegati dal morso sul collo che le aveva provocato lui. Mark l'avrebbe potuta richiamare a sé quante...un attimo!
Qualcosa non tornava. Lui, a causa del bel regalino che le aveva donato,sarebbe stato capace di attirarla da lui in qualsiasi momento. Perchè quindi non aveva ancora fatto niente del genere?Da questo doveva dedurre che Mark non aveva sufficiente influenza e controllo di ferro su un'impura ,quale era Jane. Ecco perché era alla sua ricerca,perché la bramava così tanto: doveva completare ciò che aveva incominciato. Possedeva l'enorme potere del semivampiro a metà,doveva impadronirsene totalmente.
Rise tra sé. Che gran bastardo!E per una questione di tale importanza aveva avuto il coraggio di sganciargli una miseria!
Le formicolarono le mani. L'avrebbe massacrato se avesse potuto,però era cosciente che quell'onore non spettava a lei.
Assunse un'espressione indifferente. La vendetta è un piatto che va consumato freddo,si disse.
Udì un frastuono e il rumore di qualcuno che si stava azzuffando.
Mise le braccia conserte e dichiarò scocciata:
-Vado a verificare cosa stanno combinando quegli scoppiati.
Mark non fece caso alle sue parole,era assorto in differenti pensieri.

- Willow?
Jane sbucò nella cucina.
La strega sobbalzò.
-In continua tensione,eh?- osservò la ragazza, perspicace.
Willow si deterse con uno straccio colorato il sudore provocato dal vapore del forno. Sul tavolo troneggiava un arrosto di vitello.
Jane era impressionata.
-Xander ha detto che ha terminato di aggiustare la finestra e se vuoi darle un'occhiata.- inclinò la testa verso le scale.
-Ehm,s- sì. Un secondo solo che trovo il piatto dove sistemare questo...coso e lo raggiungo.
-Sei sicura che sia il modo migliore per occupare le tue mani?- le chiese Jane di punto in bianco.
Willow la scrutò,stralunata. Le sue gote si erano tinte di rosso.
Jane sorrise maliziosa.
-Non volevo intendere in quel senso.
La rossa esitò:
-Mi piace.
-Non si può rinnegare quello che si è.
Willow ci rimase di sasso. Come faceva quella ragazza a sapere chi era se l'aveva incontrata solamente la sera prima?Soprattutto: era a conoscenza della magia?!
- E' solo questione di scegliere un cammino diverso.
- T- tu pratichi la magia?
Jane si atteggiò a ingenua: - Qualcosina.
Willow parve riflettere.
-Te ne ha parlato Dawn?
-Siamo amiche intime e io sono una persona di larghe vedute.- le strizzò un occhio,affabile.
Willow si sedette su uno sgabello di legno.
Soffiò piano.
-La magia mi ha corroso.
-Noo, hai sperimentato. Dare la morte con la magia è comodo,ma ti può causare delle emicranie pazzesche. Fallo in casi di grave necessità ,stop. Non risolvi niente se ti lasci prendere dalle emozioni e stermini tutti,credimi.
Willow trattenne il fiato.
-Non può, Dawn non può averti riferito pure i dettagli!
-Infatti no. Ho un po’ di Vista.- le rivelò Jane,sbrigativa.
La donna era sbalordita.
-E c- come…?
-…funziona?Semplice:ho dei flash. Però succede quando io lo desidero.
-Ooh.-fece ammirata.
Jane smorzò un sorriso.
-Senti,non dubito che tu sia abile tra i fornelli,-indicò l’arrosto fumante- solo che non devi smettere di fare una cosa che adori.
Diede una scorsa alla quantità di libri di ricette sparsi sul tavolo con le piastrelle candide.
-Sennò diventerai pazza.La magia non è un male,dipende da come la si usa. Prova a praticarla anche per gli altri,oltre che per te stessa.
Willow la ascoltava affascinata.
Di colpo suonarono il campanello.
Dawn gridò:-Vado io!
Jane fece per andarsene, Willow si alzò e la bloccò con una mano sulla spalla.
-Aspetta. E’ impossibile che una della tua età sia già matura sotto questo aspetto. Da chi l’hai imparato?
-Avevo un maestro molto tempo fa…Mi insegnò quello che so oggi sulle arti magiche. Quella che definirei una brava persona. Un sognatore.
Si scostò e si diresse verso l’ingresso.
-Ma chi sei?-sussurrò Willow, confusa.


Dawn sussultò.
Osservatori. E quanti!
Tremò. Erano tornati per lei,la Chiave?
Riconobbe un signore di media altezza,con i baffetti e la barba biancastra,il suo nome le sfuggiva.
-S- si?-balbettò- Posso esserle utile?
L’uomo sorrise mellifluo.
-Dawn,mi fa piacere rivederti.
La castana lo squadrò,velatamente innervosita. Cosa voleva?
Jane fece un passo indietro. Era distante dalla soglia d’ingresso,nonostante ciò riusciva ad intravedere le persone che avevano suonato. Dawn sembrava conoscerli. Aveva un brutto presentimento.
Willow la superò e allontanò Dawn dalla porta.
-Signor Travers.
Il volto della strega aveva un cipiglio combattivo.
-Oh,come sta,signorina Rosenberg?
-Bene.- lo informò piatta- Buffy non c’è.
-Non è per la signorina Summers che sono qui. Se mi fa accomodare, glielo spiego con calma. E’ così fastidioso stare davanti alla porta a discutere.- fece cordiale.
-Io non…-tentennò la donna.
Erano venuti per lei,realizzò Jane.
-Chi sono?-bisbigliò a Dawn.
-Sono del Consiglio degli Osservatori.
I nervi della semivampira si tesero.
E adesso?
Era in trappola e se li avesse affrontati si sarebbe ritrovata in netto svantaggio ,dato il numero elevato.
Dawn,che aveva intuito qualcosa,le diede un colpetto sul braccio e l’assicurò:- Sta tranquilla. Will non permetterà che varchino quella soglia.
-MI dispiace,signor Travers.Se lei non mi dice il motivo della sua vista,non posso farla entrare.-ribadì la rossa,energica.
Un uomo si fece largo.
-Aspetta!Aspetta!
Willow boccheggiò meravigliata.
-Signor Giles?!
-Willow,te lo chiedo per favore: falli entrare.
-E perché mai dovrebbe?- domandò una voce.
Willow, Giles e gli osservatori si girarono.
La cacciatrice li guardava acida e vagamente imbestialita per la piccola folla che si era creata di fronte alla porta di casa sua. Angel osservava la situazione ai piedi della gigantesca quercia che era posizionata sul lato destro della facciata dell’abitazione. Era seccato e in procinto di infuriarsi.
Jane si recò insieme alla sua amica in salotto per vedere meglio. Uh,Wonder Woman,ergo l’ammazzavampiri, stava a gambe divaricate, con quel broncio da bambina capricciosa che la contraddistingueva e più in là…di male in peggio!Il suo prototipo di padre fissava con i suoi intensi occhi neri la scena,non accennando a muovere un singolo dito.
Tipico.

Avevano stabilito che avrebbero fatto entrare Travers. C'era un generale scetticismo per la squadra speciale degli osservatori, soprattutto per quello che era accaduto con Faith. Anzi, Buffy nel corpo di Faith. Da incubo.
Fecero accomodare Travers nel salotto; Giles, Buffy e Angel erano in piedi; Willow, Dawn e Jane in cucina,a debita distanza da quell'individuo che per due di loro rappresentava l'Inquisizione in persona e per una un potenziale bastone fra le ruote; Xander origliava.
Benchè fossero le tredici del pomeriggio inoltrate, gli fu offerto del tè. Il fuso orario era materia oscura per la padrona di casa,dato che in Inghilterra erano le dieci di sera. Ma Quentin era un uomo resistente, non avrebbe risentito esageratamente degli effetti del cambio d'ora.
Travers non gradì lo zucchero e bevve il tè aspro.
Giles diede un colpetto di tosse volontario.
Buffy manifestava gesti d'impazienza e Angel attendeva, lo sguardo perso nel vuoto e un pugno sotto al mento.
Travers finì di sorseggiare la bevanda e li degnò una buona volta di esistere.
-In verità, il Consiglio, durante il corso della sua storia, ha incontrato rari casi di "semivampiro". Pochi vampiri hanno intrapreso questa strada per elevare la loro forza e , francamente, è sempre stato esiguo il numero di coloro che erano a conoscenza del tipo di rituale per generarli.
-A cosa servivano con precisione?- lo interrogò Giles.
-Quando era abbastanza cresciuto, il vampiro che aveva avviato il processo di vampirizzazione nel neonato se ne nutriva finchè non lo prosciugava del tutto.
-Non ha senso. Perchè avrebbe dovuto farlo?
-Oh,oh,oh!- rise sommessamente- Su questo vi illuminerà Angel, signorina Summers.
Ci fu una pausa.
Angel si guardò intorno, a disagio.
-A quell'epoca, nel 1888, iniziavo ad essere stufo della vita che conducevo. Le vittime per me erano noiosi pezzi di carne e sangue che nascevano, crescevano,si riproducevano e morivano con straordinaria velocità per uno della mia razza. Il mondo mi stava stretto. Credo che fossi vittima della consueta depressione di fine secolo che ogni creatura della notte che si rispetti ha passato. E io la presi molto male.- fece una smorfia- Progettai di acquisire un potere sconfinato, superiore a quello di un comune vampiro. Questa forza mi sarebbe avvalsa successivamente per distruggere il mondo, secondo i miei piani. Il problema era: in che modo conseguire un tale obiettivo? Complicato reperire la Gemma di Amara...e se poi non esisteva? Era rischioso, così mi recai alla Bodleian Library di Oxford, dove avevo sentito che c'erano dei volumi adatti alla mia situazione. Trascorsi notti intere a rovistare tra antichi manoscritti e libri con pagine mangiate dalle tarme.
Giles si sistemò sulla sedia dello scrittoio in legno, ascoltandolo con vivo interesse.
-Quando ormai stavo per accantonare la mia malsana idea, trovai una risposta. Un testo anonimo del duecento riportava un rituale per creare un essere metà vampiro e metà umano,ma possessore di un'energia fisica e spirituale senza pari. Non mi sembrava vero. Per compierlo bastavano due vampiri, però lo scritto asseriva che più erano, più la potenza della creatura sarebbe stata maggiore.
Willow intanto, vinta la paura,si era messa ad origliare insieme a Xander.
-Era perfetto. Incluso me, c'erano quattro vampiri che avrebbero potuto realizzare con me il rito. Quest'ultimo era semplice. Ognuno doveva azzannarsi la vena di un polso o di un braccio, e versare il sangue che ne sarebbe colato nella bocca dell'individuo che si era scelto. Il testo avvertiva che era preferibile applicare una cosa simile a un neonato,che era un essere inerme e incapace di opporsi. Se avessi saputo che avrei dovuto aspettare oltre cento anni per usufruire del mio gesto,avrei optato per un metodo maggiormente accessibile. Comunque...un fatto alla volta.
Buffy era stupita del modo in cui Angel narrava la storia. Risultava quasi cinico, tuttavia evitava di concentrare i suoi occhi sulle singole persone presenti in quel salotto, mantenendo la testa bassa o osservando gli oggetti sui mobili.
-Decisi di non mettere al corrente né il mio Sire, né Spike di quello che mi brulicava in mente. Un mese dopo ci spostammo in campagna, vicini a un villaggio composto da novanta anime. C’erano parecchi bambini appena nati lì, ma, siccome ero un dannato snob, i figli dei rozzi contadini del luogo non mi alettavano. La mia attenzione ricadde sugli unici latifondisti e nobili del posto. La loro villa era posta su una collina. Li presi di mira. Non avevo nulla da perdere.
Angel tirò un inutile sospiro.
-Resi partecipe del piano Drusilla che, pure se matta, era astuta quando voleva. Io sapevo che la coppia che viveva in cima al colle aveva una figlia, però non ero stato informato di quanti anni. Mandai Drusilla in avanscoperta, ordinandogli di recitare il ruolo della povera chiromante decaduta a cui mancava qualche rotella. Anche se in quegli anni la scienza stava prendendo il controllo delle menti degli uomini più intelligenti, pratiche come quella della lettura delle carte erano ancora diffuse, e la superstizione dilagava in particolar modo nei villaggi e nei paesi rurali. Sarebbe stato uno scherzo conquistare la fiducia di una giovane annoiata nobile signora di provincia. E così fu. Drusilla fu tanto abile da abbindolarla e da portarla a provare perfino compassione nei suoi confronti nei momenti in cui era dominata dalla pazzia. Era fatta. Una notte piombammo con i miei scagnozzi nel villaggio e facemmo una strage. Nessuno sopravvisse. Non so la ragione per cui lo feci…forse per sgranchirmi un po’,ero inattivo su quel versante da qualche mese.- Angel fece spallucce.
Buffy lo squadrò… pareva di udir parlare Angelus!
-Il padre e la madre si chiamavano John e Jane Ferguson. La neonata aveva lo stesso nome della genitrice. Darla e Spike vennero a conoscenza di quello che avevo architettato, in pratica, nel mentre in cui Drusilla e io gli comandammo di mordersi una vena del polso. Ah, naturalmente uccidemmo ciascuna persona che abitava quella dimora, compresi i genitori naturali di Jane. Non le erano più necessari. Avendole donato parte del nostro sangue,ora eravamo noi quattro i genitori di Jane: Darla,Drusilla,Spike e io.
-In effetti, Jane assomiglia tremendamente a Angelus!- mormorò Xander in maniera concitata a Willow.
Jane, che nel frattempo si era unita con Dawn ai due curiosi nel corridoio, mollò una pizzicata all’orecchio di Xander.
-Ehi! Ahio!-fece lui risentito.
-Ripetilo e giuro che ti spezzo le gambe!-sibilò. Non stava affatto scherzando.
-Shh.-intimò Willow ad entrambi, posizionando l’indice davanti alle labbra.
-Perché proprio una femmina? Un maschio non andava bene oppure hai semplicemente colto l’occasione?- domandò Buffy.
-Ritengo che una femmina, per la mentalità di Angelus, sarebbe stata facilmente manovrabile rispetto a un maschio, giusto Angel?- chiese conferma Giles.
Il vampiro annuì.
-Nonostante ciò,- proseguì Angel- mi pentii immediatamente. Lo so,può sembrare strano,ma anche noi certe volte possiamo riconoscere i nostri errori. Avevo dato troppe cose per scontato. La femmina si dimostrò meno gestibile di quanto lo poteva essere un maschio. Innanzitutto scoprii con assoluto rammarico che gli ibridi come lei crescevano con estrema lentezza,e nell’arco di un unico secolo arrivavano ad avere ,in apparenza,quindici anni scarsi. Mi diedi dello stupido,dato che c’era un demone in lei che veniva su insieme all’anima: era logico che il processo di crescita fosse notevolmente rallentato. Inoltre, l’anima era una complicazione. Quando fu in grado di muovere i primi passi e di parlare,cominciò d’un tratto a rifiutare il cibo umano.
Buffy assentì con vigore, fissando Angel tipo volesse comunicargli: -Scusa cosa ti illudevi? Dovevi immaginartelo…era talmente ovvio che lo capiva pure lei!
-Non ero abituato ad essere circondato dai bambini. Ero quello che lei temeva, penso di essere stato il mostro della sua infanzia. Mi spazientivo se non mi ubbidiva ciecamente; doveva fare tutto quello che le ingiungevo senza obiezioni, altrimenti l’avrei schiaffeggiata. Capitò, per sua fortuna, non frequentemente. C’era William,o meglio Spike,che la proteggeva quando poteva. Se esisteva qualcuno di cui si fidava e provava affetto quello era il child di Drusilla. Non so se per Dru fosse una sorta di bambola parlante, come la sua amata Miss Edith, o una sorellina,come usava chiamarla saltuariamente. Darla non se ne curò fintantochè non volle servirsi di lei per i scopi del suo Sire,ovvero il Maestro. L’Unto del Signore non era niente paragonato a Jane, se devo essere sincero. Il Maestro la buttò via subito, simile a un giocattolo vecchio, non era un esserino docile,e Darla dovette rinunciare ai suoi progetti. Sebbene avesse un’anima,l’istinto ebbe il sopravvento e bevve sangue umano. Malgrado ciò,continuò a detestarmi. Probabilmente le avevo causato dei traumi difficili da rimuovere. Poi ci fu l’inconveniente della maledizione e avendo anch’io un’anima,lasciai stare definitivamente il piano di distruzione del mondo e mi disinteressai a Jane. Me ne andai, schiacciato dal peso delle colpe…ma può darsi che non fosse quello il solo motivo. Fuggii da lei come un lurido codardo,non in grado di riparare il riparabile.
Soffiò.
-Non mi ha mai perdonato.
Xander circondò le spalle di Jane con un braccio: -Credimi,hai fatto bene!- esclamò con fervore.
-E lasciami!- la ragazza tolse sprezzante il braccio dell’uomo dalle sue spalle.
Buffy si schiarì sonoramente la gola. Sapeva che Xander e non si sa chi altro stavano sentendo la conversazione nel piccolo corridoio a sinistra delle scale. Se non avessero chiuso il becco,smettendola all’istante di parlottare a bassa voce, sperando in quel modo di non essere scoperti,gli avrebbe fatto fare una figuraccia in massa!
A quanto pare intuirono l’avvertimento,perché si fecero silenziosi.
-Non seppi più nulla di lei?
-No,ero troppo chiuso in me stesso e gli incubi mi tormentavano. Anni più tardi,quando rincontrai Spike con Drusilla indebolita,seppi che Darla era tornata alla “corte” del Maestro in seguito alla mia partenza e che Jane era stata accudita da loro due. Poi verso la fine degli anni ’70,apprese chi erano in realtà i suoi genitori e sentì il bisogno di allontanarsi.
Angel saltò la parte dello sterminio di ben sessanta abitanti in una frazione del Kansas…la cacciatrice non avrebbe approvato.
-Per quanto riguarda il resto,posso azzardare solamente delle supposizioni.- concluse.

-Quindi un semivampiro è metà umano e metà vampiro,e ha un’anima che convive con un demone contemporaneamente.- ricapitolò Buffy- Assurdo.
-E non solo.- intervenne Travers- Può stare serenamente alla luce del sole,aglio e croci non hanno esito su di lei,e mangia cibo umano. Comunque il demone che è in Jane deve essere sfamato, perciò un giorno al mese deve bere sangue animale o…di un essere umano.
-Una bella vita, non c’è che dire.- meditò Giles, perplesso.
-Non proprio.- Angel diresse i suoi occhi in quelli dell’osservatore dell’ammazzavampiri- Arrivata a duecento anni, esteriori venticinque circa, cessa di crescere e il lato umano muore con l’anima. Nessuno di loro si è mai spinto a questa soglia. In sostanza,sono degli strumenti per il vampiro che li ha fatti.
Dawn notò che il volto di Jane si era indurito. Ipotizzò che non piangeva da tempo e riusciva a dimostrare il suo disappunto unicamente così.
Sono stata niente di meno che uno strumento per te, Angelus? Tsk,dovevo capirlo!, Jane si morse il labbro e strinse i pugni. Il petto era dolorante come quella volta in mezzo a quel mucchio di cadaveri. Si ficcò le unghie nella carne. Non doveva lasciarsi andare. Sarebbe stata forte…Si,ma per quanto ancora?
Travers si lisciò la barba.
-Il punto oscuro è dove sia andata e cosa abbia fatto,e specialmente, chi abbia incontrato in seguito alla sua partenza dal luogo in cui si trovava con i due “genitori” adottivi.
-Uhm. Dall’abbandono di Drusilla e Spike non le è venuto niente di buono a giudicare da chi le sta alle costole.- sentenziò Giles.
Angel era esitante, c’era qualcosa che lo turbava. Buffy se ne accorse.
-C’è qualcosa che non ci hai detto?
-Non so. Grazie alla vampirizzazione si instaura un certo tipo di legame tra Sire e child; la medesima cosa è valida con i semivampiri. Con Jane il contatto è…minimo.
-Cosa può significare?- domandò Buffy,improvvisamente ansiosa.
Angel non rispose.
-Qualunque cosa sia,non si preoccupi Angel. D’ora in avanti provvederemo noi a sua…figlia. Quel Marcus non la toccherà neanche con un dito perché lei sarà sul primo aereo per Londra.
Quentin fece giusto in tempo a terminare la frase che si sentì delle dita sottili che erano premute sulla sua gola.
-Coff,coff!
-Adesso provi a ripetere.- lo esortò Jane che ribolliva per la rabbia.
-Strao…cough…ordinario…cough!
Jane rise. Una risata raccapricciante.
-Straordinario?La ringrazio per la lode sulla mia rapidità, però credo che questa sarà l’ultima occasione che avrà lei per vedermi. Dopo sarà troppo occupato a risolvere altre questioni.- gli scoccò uno sguardo felino.
Giles scattò dalla sedia,terrorizzato; Buffy puntò un dito verso la finestra,agghiacciata.
La squadra speciale rimasta ad attendere il loro capo fuori si contorceva disumanamente.
Persino Travers era sensibilmente scioccato dall’evento. Angel non mosse un muscolo,la sua espressione era indecifrabile.
Qualcuno di quelli ebbe abbastanza forza da battere i pugni con insistenza sulla finestra del salotto. Presero gradualmente fuoco. Era autocombustione.
Dawn,Willow e Xander fecero capolino dal corridoio e fissarono la scena,paralizzati.
Urla strazianti invasero le loro orecchie…la squadra speciale degli osservatori si era ridotta in un cumulo di ceneri.
-Allora,vuole ancora costringermi a salire sul suo aereo?- sulla faccia di Jane era dipinto un sorriso vittorioso.
Angel si avvicinò a Quentin, minaccioso.
-Le stavo per proibirle di trasportarla dove vuole lei, ma Jane si è rivelata più eloquente di me.
Quentin tentò di replicare, di cercare di risolvere la situazione con la sua parlantina persuasiva, però gli occhi di Jane ed Angel cantavano una storia diversa.
-Se ne vada, prima che decida di comprenderla nella lista di morti per autocombustione.
Quentin Travers non se lo fece ripetere due volte e, afferrato il soprabito e alzatosi, prese la via per la porta e la richiuse precipitosamente dietro di sé.
Dawn si mise le mani in tasca. Le tremavano lievemente le ginocchia. Riuscì a dire:
-Bè,penso che quelli del Consiglio non ci faranno più visita molto volentieri,no?- la voce tremolante.
In fin dei conti era la prima volta che guardava l’amica ammazzare qualcuno.

Al calare della sera, Drusilla e Darla giunsero a Sunnydale.
-Non la sento,non la sento…-si lagnò la veggente.
-Cerca di VEDERE la strada!- la rimbeccò Darla.
Drusilla poggiò la fronte sul volante,disperata. Le sue vibrazioni erano deboli: dov’era?
- Dru,ti pare il momento di…Oh,no!...Un alberooo!
La vampira mora rizzò di botto la testa,articolando un: - Che…?!?!?
-Ci stiamo andando controoo!!!- gridò allarmata Darla.
Drusilla,come era prevedibile,invece di proseguire dritto,imboccando la via principale,aveva svoltato senza avviso verso un albero che ornava l’esterno della cinta muraria del cimitero.
Era categorico: la prossima volta,se ci fosse stata,pensò con orrore,l’avrebbe guidata lei la macchina,a costo di costringerla con metodi poco ortodossi!
Si slacciò freneticamente la cintura, invitando con grida selvagge Drusilla a fare altrettanto.
Si lanciarono dall’auto e rotolarono malamente tra l’erba.
Il mezzo, che era spinto al massimo,si schiantò contro l’albero e in meno di un minuto,esplose in una palla di fuoco.
-Uoh!- esclamò Darla con i capelli scompigliati e alcune ciocche che le ricadevano sul viso.

Spike avvistò il fumo e il bagliore delle fiamme dentro la sua cripta.
-Ma che diavolo…?
Uscì fuori e ,incuriosito, scavalcò il muro di cinta e vide due donne che si rialzavano da terra e si riassettavano i vestiti; a qualche metro da loro bruciava la carcassa di un’automobile che si doveva essere scontrata con un albero a giudicare dal suo accartocciamento. Gli ci volle un nano secondo per individuarle.
Darla e Drusilla.
Ok, adesso la famigliola è riunita!,pensò sarcastico.
- Spike?
Darla gli era accanto.
-Darla,che piacere vederti!
Lei sorrise artificiosamente.
-Risparmia le falsità.
- Spike! Spike…
Drusilla gli si gettò addosso,sofferente. Era inginocchiata al suolo e gli aveva preso entrambe le mani.
-Io…non riesco a percepire…la mia sorellina,il contatto si sta frantumando.Lui…
-Lui chi?- chiese Spike, attento.
-Oh,sono due giorni che delira e guida la cadillac, che è ormai un catorcio. Già è tanto che non ci siamo fracassate contro quell’albero! Tu capisci cosa sta cercando di dire?
-Veramente…NO. Siete qui per Jane?
-Sì. Dov’è? Perché ,sai,se ci affidiamo a Dru, ci impieghiamo un anno per ritrovarla!-fece stanca.
-E’ a casa della cacciatrice.
-Buffy?!-era disgustata.
-Esatto: lei.







Buffy si massaggiò le tempie.
-Li hai uccisi.- constatò con un filo di voce.
-Buffy...-chiamò Angel.
-Li ha uccisi sotto il mio naso,Angel!E tu non hai fatto niente per evitarlo!!!
Si accasciò sul sofà.
-Io non so con che coraggio vieni qui a convincermi di aiutare tua figlia...è...e-è un'assassina!
Cosa aveva detto? Aiutarla? Angel aveva cercato di convincerla? Jane non credeva alle sue orecchie...Con quale diritto Angel si impicciava dei suoi affari?! Con quale sporco diritto?! Lui che era stato assente dalla sua vita per la bellezza di cento lunghissimi anni!
- Cacciatrice,io non ho chiesto la tua protezione. So guardarmi le spalle!
-Oh,certo!Sicuro!Dimmi, dunque; fammi chiarezza: per quale motivo c'è una folla di gente con croci rovesciate e ridicolmente incappucciata che vuole la tua pelle?
- Oh-oh! Non provare a giudicarmi!Tu non mi conosci e non sai quello che ho passato.
Avevano aumentato il volume.
- Bè,in fondo,Buffy,ce li ha letteralmente tolti di torno,dovremo ringraziarla.
- Willow!- squittì Buffy,stizzita.
La rossa non fu per niente intimidita dal tono ammonitore della sua amica.
-Buffy, guarda il lato positivo: una preoccupazione di meno.
-Ehi!Chi è il vero nemico qui?- domandò stoltamente Xander.
Era un macello. Chi voleva avere ragione;chi sosteneva di essere nel giusto;chi non ci aveva capito un tubo(Xander); chi difendeva la sua posizione e le sue discutibili motivazioni;chi tentava di giustificars. Insomma,una bolgia.
Giles si alzò,si ripulì per l'ennesima volta gli occhiali con una pezzolina, se li rimise e sbattè gli occhi,subito dopo tuonò:
-Ora...BASTA!
Tutti i presenti si fermarono.
-Jane,siediti e racconta cosa ti è accaduto successivamente al tuo abbandono di Spike e Drusilla.- la esortò gentilmente.
Jane non ne era affatto intenzionata.
-Se lo scordi.- rispose testarda.
Erano degli estranei per lei, si era sbottonata con Dawn e questo bastava. Non gli avrebbe confidato neppure un granello della sua storia, in seguito agli avvenimenti di quel lontano pomeriggio del ’76.
-Di che hai paura?- fece Giles.Voleva comprendere del perché si rifiutasse.
E per un attimo vide attraverso le pupille di Jane sofferenza e timore frammiste a un incrollabile orgoglio.
-Chissà quanti altri ne avrà ammazzati….- riflesse tra sé Buffy.
-Uccido una volta al mese,e lo faccio per sopravvivere. Non sempre sono umani. Dipende. Io,però,posso affermare che non lo faccio per divertimento,e tu AMMAZZAvampiri?-le lanciò la frecciata.
-Come ti permetti?!- Buffy era scandalizzata e si voltò per litigare di nuovo.
Inutile.
Jane era sparita per le scale,Dawn le si stava accodando, ma la bionda l’apostrofò:-Vuoi seguire le sue orme?
- E’ la mia migliore amica,vuoi che la eviti perché tu la definisci un’assassina?- Dawn le spiegò con pazienza.
- Dawn!
Non sarebbe riuscita a trattenerla.
- Buffy,per te i predatori dovrebbero essere debellati dal globo terrestre perché cacciano gli erbivori,che sono animali come loro?
-Io non…Ma che c’entra?!Per di più i vampiri sono dei parassiti!
-Oh,va bene. E cosa sei tu?Rispondi. Non ti cibi di animali?
Dawn era dannatamente seria. Buffy non individuava un modo adeguato per controbatterle.
- E’ un’ingiustizia della natura?
-No,sorellina. Si chiama equilibrio.
Salì svelta i gradini.
-Non fa una grinza.- commentò Giles.
Buffy era stranita.




Giles si parò davanti alla cacciatrice.
-Possibile che tu non capisca?
Buffy lo guardò altezzosa.
-Perché dovrei garantire l’incolumità di un’assassina?
Giles scuotè sconsolatamente il capo.
-Non è questo, Buffy.- Angel riprese a parlare. Non aveva partecipato animatamente alla scaramuccia precedente. Odiava le scenate,non risolvevano un accidente.
-Non te ne frega niente di Jane?Ottimo…
-No,io…
-Fammi finire.
Non tollerava il suo brutto vizio di interrompere.
-Dicevo, al limite che tu l’aiuti o non l’aiuti non è peculiare,ma ti farò luce su un aspetto della faccenda che hai totalmente trascurato: se tu lasci che Mark si sazi dell’essenza di Jane, come certamente tenterà ,-“Se non l’ha già fatto”,pensò Angel lugubre- il mondo sarà in grave pericolo,in primo luogo Sunnydale. Forse non distruggerà il pianeta,come volevo provare io,però è un’incognita. Questo ti dovrebbe maggiormente spaventare.
Buffy era pensierosa.
Il ragionamento di Angel non faceva una piega.
Fissò il suo osservatore,titubante. Giles asserì gravemente.
-Concedimi un pomeriggio e stasera ti comunicherò ciò che ho deciso..
Angel le fece un cenno positivo della testa.




Verso sera Willow stava ripulendo la cucina,assistita da Xander. Si era ripromessa di meditare sui consigli di Jane, quindi a cena ci sarebbero stati panini per tutti, e guai se contestavano! Buffy,invece,era scesa da poco per riunirsi con Giles ed Angel nel salotto,per comunicargli la sua decisione.
Quando ormai restava da pulire il lavandino,bussarono energicamente alla porta di servizio. Willow si tirò indietro un ciuffo ribelle che le ricadeva sull’occhio con i guanti giallo limone che indossava. Chi poteva essere? Il signor Travers non era così ingenuo da ripresentarsi nuovamente a casa di Buffy, non con quello che era successo.
- Xander,vai tu?
- Mhm.-mugugnò.
A Xander cadde lo straccio dalle mani.
- S-Spike?!?!-era incredulo.
-Fammi entrare.- era perentorio.
Xander era blu dalla paura. E se era tornato vampiro senza il chip e con i soliti optional?Voleva massacrarli?
-Non contarci.- si sentì dire.
-Ragazzino,spostati.- fece annoiata una voce, e l’amico della cacciatrice si accorse di due figure che accompagnavano Spike. Erano due donne,furono illuminate dal neon…Darla e Drusilla!
- T-tu eri morta!-era rivolto a Darla.
-Oh,cucciolo,sembra che la resurrezione vada di moda.- lo informò gioviale.
Spike si spazientì,non era lì per fare conversazione.
-Scansati.
-Dovrai passare sul mio cadavere.
-Sé,sé…con piacere!-gli diede una spintarella, tanto era sufficiente per mettere k.o. Xander.
-Scovo qualcuno che vi possa invitare dentro e poi ritorno.- interpellò le due vampire.
-Ciao, Willow.-la salutò distratto.
Si bloccò sulla soglia della cucina.
Angel era nel salotto e stava discutendo con Buffy che gli dava la schiena,udiva la voce di Giles,nonostante ciò non riuscì a localizzarlo.
Angel si era avveduto della sua presenza.
Spike gli impose il silenzio ponendosi l’indice sulla bocca. L’altro rimase con la faccia impassibile,solamente gli occhi reagirono. Via libera.
Arrivò a una porta che era posta lungo la parete sinistra del corridoio del piano di sopra; Jane era all’interno con Dawn.




Dawn non sapeva come comportarsi.
Da quando erano lì, Jane era diventata muta e lei era mostruosamente a disagio. A quanto pareva,le parole che le aveva scagliato sua sorella avevano avuto qualche riscontro. Dal canto suo,lei aveva cercato di trovarsi una sorta di occupazione per ingannare il pomeriggio che era trascorso con una lentezza astronomica.
Il silenzio era indubbiamente pesante.
E seccante.
Le capitarono tra le mani degli elastici per capelli vivacemente colorati.
Ebbe un’idea.
Si piazzò sulla sponda del letto, Jane era sdraiata e mosse gli occhi verso di lei. Dawn sfoderò un sorriso eccitato.
- Trecce?
- Bleah.-fece Jane nauseata.
- Ok. Coda.
Jane le lanciò mollemente un cuscino che la colpì all’avanbraccio.
-Dispiace,hai una mira scarsa. Forza, vieeniii.
Jane abbandonò il letto di malavoglia e fu trascinata di peso di fronte allo specchio.
- Fiuu!- fischiò- Sono davvero una quantità!Te la dovresti fare più spesso la coda di cavallo,in questo modo avrai una maggior scioltezza.
D’improvviso Dawn notò una cicatrice sul collo. Una cicatrice?Un momento,non aveva detto Angel che mordere normalmente non era di alcuna utilità per creare un semivampiro e che era necessario un rituale per consentire la trasformazione? Di conseguenza chi…? Lasciò la spazzola che rovinò sul pavimento.
Jane si accorse della sua inquietudine e si girò confusa.
-Perché hai quella cicatrice sul collo!
Accidenti!Era stata una sbadata!




Spike stava per picchiettare sul legno dipinto,quando sentì questa domanda:
-Perché hai quella cicatrice sul collo?
Gli salì il sangue alla testa(per quanto fosse possibile),e con la consueta avventatezza e impetuosità che lo contraddistinguevano,spalancò la porta di botto e si precipitò in quella che era la camera di Dawn.
-Quale dannata cicatrice?-urlò,presagendo come stavano veramente i fatti.
Jane e Dawn ,per lo spavento causato dalla fulminea comparsa di Spike nella stanza,indietreggiarono,e la seconda ribaltò la sedia della scrivania.
-Briciola, va di sotto e invita ad entrare Drusilla e Darla.- le comandò Spike risoluto.
-Darla e…?-fece Jane,sgomenta.
Dawn tentennava. Jane la rincuorò: -Non ti faranno del male,Drusilla sa cosa rappresenti per me. Sei mia amica e lei non ti torcerà un capello.
Dawn andò e chiuse accuratamente la porta.
-Sto aspettando.
-Stai fremendo.- scappò alla ragazza.
-Ho i miei validissimi motivi per farlo. Sputa il rospo,io non sono Angel.-era alterato,rischiosamente alterato.
-Cosa ne sai tu…-proferì flebilmente la semivampira.
-Sono desideroso di sapere.-battè il pugno su una pila di libri,gli occhi dardeggianti- Non ti ho sottoposto al terzo grado per due mesi,adesso voglio la verità,nero su bianco.
Jane aveva gli occhi lucidi. Da dove avrebbe potuto incominciare? Non era facile.
-Ho vagato,William. Per un tempo interminabile. Insicura sul mio futuro, in quale luogo mi sarei cacciata… I primi tempi mi arrangiai, mangiavo un po’ di ogni cosa,dormivo in giacigli occasionali. Pensavo che allontanandomi da voi avrei appreso qualcosa di utile,mi sarei arricchita di nuove conoscenze. Mi sbagliavo. Avevo perduto un pezzo di qualcosa.
-Sicurezza economica?-chiese ironico Spike.
-Anche. Soprattutto,però,mi mancava il vostro affetto. La cosa per cui mi struggevo di più era che mi ero separata da voi per andare all’avventura,convinta che là fuori ci fosse un posto migliore di quello che mi era stato riservato. Ero orrendamente in errore. Mi muovevo simile a un robot,incapace di ragionare. Era un periodo buio,cupo. C’erano giorni in cui mi domandavo con angoscia se non sarei morta per consunzione o per essermi suicidata. Non lo feci,pure se l’idea mi sfiorò frequentemente. Non so perché restavo in vita. L’istinto di sopravvivenza era grande, suppongo. Infine,la svolta. Una giornata ventosa del gennaio del ’93 mi rifugiai in un’abbazia disabitata in Inghilterra. Almeno ritenevo io. Scoprii,al contrario, che era la sede di una setta. Ne divenni pure io un’adepta. No,non ero una credulona e quella setta non proponeva digiuni,suicidi di gruppo o idiozie simili. Praticavano le arti magiche in ciascuna loro forma e ti conducevano a esplorare te stesso tramite la magia. Tutti,da demoni a esseri umani,venivano accettati nell’organizzazione.
Spike gli gettò un’occhiataccia,era evidente che disapprovava.
Jane lo ignorò.
-Non ero un tipo socievole,infatti non rimasi per stare con dei diversi,degli emarginati come me. Ciò che mi affascinava era il loro capo e maestro. No,non in quel senso!-si affrettò a precisare,notando che Spike storceva il naso- Il suo nome era Galahad ed era un uomo sui cinquanta. Il suo fascino non stava nella sua esteriorità,ma nel bagaglio di saggezza che aveva racchiuso nel suo spirito. Ne fui incantata. Per me fu come un secondo padre…se mai ne ho avuto uno.- confessò aspramente.
-Cinque anni dopo il mio arrivo nell’abbazia,ci trasferimmo negli Stati Uniti,benché mi fossi opposta con tutte le mie forze. Si trattava di rivangare i miei ricordi.Per fortuna,Galahad scelse un monastero in Louisiana,che era posizionato qualche chilometro a nord di New Orleans. Attirammo nuovi discepoli,tra cui Mark,un giovane vampiro esuberante. Me ne innamorai a prima vista.
Spike sorrise beffardamente.
-Ehi!Non era una cotta,era amore,perlomeno quello che era in grado di provare una ragazzina di apparenti quattordici anni. Mi venne in mente che avevate caratteri similari.- distolse lo sguardo dal vampiro biondo platino-Avevo torto marcio. Mentre io contemplavo l’oggetto dei miei sogni,Galahad si stava consumando a poco a poco. Alla sua età era sconsigliato fare incantesimi smisuratamente,ma lui era il nostro maestro e ci teneva tanto ai suoi adepti che non voleva lasciarli in mani che non fossero state le sue finché non fosse defunto. Intanto Mark era il mio ragazzo e la mia ombra. Lo idealizzavo al punto da dimenticarmi che fosse un vampiro in piena regola e che macchinava con alcuni componenti della setta la sua elezione a capo supremo,una volta morto Galahad.Non mi sarei mai sognata che fosse eletto all’unanimità quando il povero vecchio andò nell’aldilà. La scomparsa del mio maestro fece nascere un vuoto nel mio cuore,mi sentivo sola,brancolavo nel buio come una cieca. Ben presto mi resi conto che Mark non era l’uomo che mi ero illusa che fosse. Aveva costretto la gente a sostenerlo con sortilegi e qualcuno con la violenza. Aveva fatto gli occhi dolci a Galahad,assicurandosi che lo nominasse tra i potenziali candidati alla sua successione. Privilegiò chi gli dimostrava rispetto e trucidò chi gli era avverso. Non so in che modo se ne accorse,io ero stata criptica riguardo alla mia natura, senonchè dovette informarsi proprio esaurientemente per essere al corrente di cos’era un semivampiro. Da quell’istante il suo atteggiamento verso di me subì un drastico cambiamento. Era morboso,mi vigilava o mi faceva vigilare costantemente,tentava soventemente di…
Le si spezzò la voce.
Spike le si fece accanto tempestivamente.
Jane si scostò.
Appoggiò il capo contro il muro freddo.
-Un giorno mi stancai e mi ribellai…non mi ascoltò,anzi mi…Sicuramente aveva architettato tutto già da molto…non dovevo fidarmi,lo so…Io…mi dispiace Spike….-stava farfugliando ed era scossa da brividi.
-Lui mi ha…
-Ho capito,orsacchiotta.Non devi aggiungere più nulla.
Lei si girò,gli occhi arrossati.
-Ma…
Spike l’abbracciò un po’ sbrigativamente.
-Non c’è niente da rimproverarsi. Ognuno di noi commette degli errori.
Sentirono l’inconfondibile grido isterico di Buffy.
-Meglio calare giù. Bufera all’orizzonte.- gli strizzò l’occhio,scherzoso.
Jane si mosse con flemma.
No,Spike non aveva capito. Non si era liberata dal macigno che era dentro di lei. Il morso era superfluo in confronto a quello che l’affliggeva in realtà.
Era bramosa di sbarazzarsi da quell’oppressione e da quel costante disgusto di sé che la invadeva la mattina appena sveglia. Per quello che le aveva fatto non c’era abbraccio,medicina o parola di conforto che tenesse. Era sta quasi per rivelare la reale causa della sua pena a Spike…la vergogna l’aveva fatta desistere.
Per quanto avrebbe ancora tenuto duro?,si chiese fra sé con crescente sconforto.



- Dawn,alla fine di questa storia ti ritroverai con tante di quelle punizioni che…
-Ehi,ehi,ehi!Qui non si darà nessuna punizione!Sono stato chiaro?
- Spike?!-esclamarono Buffy e Giles,impressionati dalla sua inaspettata apparizione sulle scale.
- D-dobbiamo averne paura?
-Sì,signor Giles,è ritornato dai suoi amichetti!-disse l’ammazzavampiri con veemenza.
-Nervosetta l’ammazzacuccioli.-criticò Drusilla.
-Tu sta zitta!
-Come osi?-la difese Darla.
Jane fece il suo ingresso.
-Oh,ecco la pietra dello scandalo. E’ lei la causa per cui voi due debosciate siete qui?
-Debosciate a chi?-Darla era mortalmente offesa.
Drusilla si avvicinò nella confusione a Jane che era sugli ultimi gradini della rampata di scale. Le accarezzò la guancia,appenata.
-Come ti ha ridotto…la mia bambina,la mia sorellina,la mia figlioletta adorata. Ti ha insudiciato,terribilmente,ma noi lo ridurremo in una manciata di insulsa cenere .Oooh,sangue,c’è sangue dovunque,sul collo,su…Aaaah!-lanciò un urlo straziante.
I litiganti si immobilizzarono.
-NO!-Drusilla si buttò su Angel,che la sorresse prontamente- T-tu devi giurarmi che gli graffieremo il viso fino a sfigurarlo,che sarà sottoposto a una tortura indimenticabile per quello che le ha fatto!
-Cosa…?- Angel aveva una sgradevole sensazione.
-L’ha morsa.- fece Spike a Angel.
Drusilla si scostò dal suo Sire e scosse selvaggiamente la testa,gli occhi pervinca dilatati.
-Lui l’ha…
Un fascio di luce verdastra.
Anyanka comparve nell’atrio,con un’espressione severa in volto.
- Jane,dobbiamo parlare.







Era ipnotizzato dal colore del vino mescolato al sangue,si sposavano bene nel suo bicchiere di cristallo.
Come Jane.
La mescolanza lo attraeva. Jane lo faceva impazzire.
Strinse convulsamente il bicchiere.
E lei era scappata! Ma cosa credeva? Che lui non avrebbe sfruttato la sua singolare natura? Niente. Non gli aveva concesso neanche un po’ di tempo per spiegarsi. E poi cosa doveva spiegare? Lui era un vampiro,non doveva renderne conto ad alcuno. Ok,l’aveva costretta…e allora? Erano quattro anni che attendeva quel momento e di fronte ad un ennesimo rifiuto aveva perso il senno. Gliel’aveva fatta svanire quella sua arroganza, ed aveva iniziato ad impossessarsi di lei attraverso quel morso. Aveva abusato di lei,pure. Quando si impadroniva di qualcosa,prendeva tutto quello che c’era da prendere. Era stato colui che le aveva strappato la verginità. Una soddisfazione per lui,una sofferenza per lei. Gli piaceva vedere la gente soffrire; quello del sadico era il suo hobby favorito e forse l’unico a cui si dedicasse,oltre a cacciare umani,anche se ultimamente non doveva alzare un dito che glieli ponevano sotto il naso su un piatto d’oro. Ripensandoci,quello di cacciare più che un hobby era un bisogno primario.
Jane non era il suo passatempo. Era un regalo,un dono del fato. La amava? Sì,a modo suo. L’amava per il solo fatto di esistere come semivampiro e come…donna. Non aveva mai voluto ucciderla. Difatti,non l’avrebbe prosciugata completamente. Aveva un piano. Quando lei si sarebbe ricongiunta a lui,le avrebbe tolto l’energia residua,riducendola ai minimi termini. Non sarebbe morta. Voleva vampirizzarla permanentemente. La desiderava al suo fianco,volente o nolente. Lei era sua. Quei vampiri,i suoi suddetti genitori,non erano un ostacolo. Non riuscivano quasi ad individuarla grazie al suo lavoretto. Il loro ascendente su di Jane era insignificante,considerando, inoltre, che c’erano delle predisposte condizioni “naturali”.
Jane era avida di sapere,di apprendere nozioni. Lui era bramoso di potere. Lo intrigava questo binomio. Sogghignò. Sarebbe tornata.
Lui le avrebbe dato un piccolo incentivo,tuttavia fondamentale.
Bevve d’un fiato il miscuglio e gettò sconsideratamente il bicchiere nel fuoco del camino di pietra.
Si procurò con un minuscolo incantesimo un vetro del bicchiere di prima. Scottava. Non ci fece caso,era insensibile al dolore. Si provocò un taglio abbastanza profondo sul collo.
Era euforico. Jane molto presto avrebbe percepito un male allucinante.
La prospettiva era eccitante.





Jane deglutì a fatica.
Anyanka era sul serio la ciliegina sulla torta di quella serata.
Il demone batteva impaziente il piede sulle mattonelle.
-In privato.
-Quanto privato?-chiese Buffy sventolando la mano in alto.
Anya sbuffò. A differenza di quei pivelli,a cui una volta si era aggregata perché obbligata dalla sua condizione di semplice mortale,non sprecava le sue preziosissime ore. Bisognava affrettarsi,ed essendo una tipa diretta,senza peli sulla lingua,andò immediatamente al nocciolo:
-Vuoi farti giustizia da sola?
-Lo conosco sufficientemente da poterlo affossare.- sembrava sicura di sé.
-Ah,sì?E perché dunque sei fuggita?-ad Anya sfuggì un sorrisetto soddisfatto nel cogliere la reazione di Jane. L’aveva messa in difficoltà.- Avresti potuto affrontarlo quando ti ha violentata.
Fu come se l’aria si fosse dimezzata nell’ingresso.
A Spike e Angel fischiavano le orecchie. Entrambi speravano che fosse soltanto un brutto sogno.
Darla aveva la bocca spalancata e Drusilla singhiozzava.
Quelli della Scooby gang strabuzzarono gli occhi. Non avevano una specie di battuta o parola adatta alla situazione: preferirono tacere.
Dawn, seppur disorientata dalla rivelazione, afferrò la mano di Jane, che sudava freddo,tentando di confortarla.
Jane ,da parte sua, si accorgeva che gli eventi le stavano scivolando di mano alla velocità della luce.
Stava per crollare.
Incontrò lo sguardo attonito di Angel,sapeva che tra un secondo i suoi occhi nocciola si sarebbero tinti di nero,il nero della furia.
Non ebbe l’ardire di voltarsi in direzione di William. Sarebbe stato troppo.
Sentiva gli occhi di Angel che la perforavano. L’accusava …e perché avrebbe dovuto proprio lui?Non era stato migliore di Mark. Se non altro questi l’amava, sebbene in maniera criticabile.
Are you aware of what you make me feel, baby
Right now I feel invisible to you, like I’m not real
Didn’t you feel me lock my arms around you
Why’d you turn away?
Here’s what I have to say
I was left to cry there, waiting outside there
Burning with a lost stare
That’s when I decided
Era stata colpa di Angel. Perchè l’aveva lasciata quando le era necessario?
Why should I care
‘Cuz you weren’t there when I was scared
I was so alone
You, you need to listen
I’m starting to trip, I’m losing my grip
And I’m in this thing alone
Aveva sempre fidato che un giorno l’avrebbe amata,lui il padre,lei la figlia. Era una bambina. Era la norma figurarsi cose improbabili. Questa era una di quelle.
Am I just some chick you place beside you to take somebody’s place
When you turn around you can you recognize my face
You used to love me, you used to hug me
But that wasn’t the case
Everything wasn’t okay
I was left to cry there, waiting outside there
Burning with a lost stare
That’s when I decided
Comunque era tardi. Ogni azione che avrebbe compiuto nel vano tentativo di riparare i torti,se così si poteva chiamarli,commessi avrebbe significato meno di zero per lei.
Why should I care
‘Cuz you weren’t there when I was scared
I was so alone
You, you need to listen
I’m starting to trip, I’m losing my grip
And I’m in this thing alone
Le lacrime le si stavano formando. Può darsi che non le fregasse,è vero,ma chi voleva prendere in giro?
Crying out loud
I’m crying out loud
Crying out loud
I’m crying out loud

Open your eyes
Open your wide
Why should I care
‘Cuz you weren’t there when I was scared
I was so alone

…Why should I care
If you don’t care then I don’t care
We’re not going anywhere
Si vergognava e si sentiva sudicia. La sua fragilità era stata smascherata. La maschera che si era attaccata a tredici anni si era spaccata frantumandosi in mille pezzi,simile a un vetro fine e leggero. No,non era capace di resistere,le sue orecchie ronzavano e lei si accovacciò a terra,le mani premute sul cranio. Stava per perdere gli ultimi brandelli di calma. Stava per far cadere tutte le sue difese,quando avvertì con ogni sua fibra un dolore lancinante al collo.
La ferita si era riaperta e sanguinava. Si toccò. Squadrò terrorizzata la mano grondante di sangue.
Mark.
Dunque era giunto il momento. Non sarebbe più scappata. L’avrebbe combattuto.
Spike venne in suo soccorso.
Jane ringhiò.
Le pupille erano fessure,le iridi gialle e i canini sfoderati.
Guai!Avrebbe risolto la questione da sé,non voleva che si immischiassero,a partire da lui.
-Stai lontano!-lo mise in guardia. Spike non le prestò ascolto.
Lei svanì.




Eccolo il suo fiore,il cibo di cui era affamato,la sua amante.
Fece scorrere la mano sul suo corpo e sostituì magicamente i suoi abiti in una veste scarlatta che scopriva le spalle.
Non l’avrebbe assaggiata,non ancora.
Jane aprì le palpebre di scatto. Girò forsennatamente gli occhi intorno. Si trovava in una stanza dalla luce soffusa e dal mobilio antiquato; lei era distesa su un letto a baldacchino con le coperte ocra decorate con un motivo floreale.
Lo vide. Era accanto a lei.
Erano due mesi che si erano separati, però lui restava il bel giovane dall’espressione sveglia che aveva conosciuto in Louisiana. Il cuore ebbe una stretta.
No,lui era cambiato. Era corretto: allorché pensi di conoscere bene una persona,ti accorgi che non è esattamente come l’avevi immaginata.
Lui le sorrise. Lei non ricambiò.
L’aveva costretta a tornare da lui. Il taglio del vampiro si era rimarginato; delle vie per ricondurla da lui aveva scelto la peggiore. Avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento,ma a Mark piaceva giocare al gatto e al topo.
Le fu evidente che Mark non stava più nella pelle di completare la sua opera su di lei.
Non stava più nella pelle di morire,constatò con una morsa allo stomaco. L’amore per lui era vivo,nonostante tutto.
Avrebbe dovuto accantonare i suoi sentimenti per sopravvivere?
-Sei tornata al nido,amore.
-Se si può chiamare “nido” una villa comparsa dal nulla in mezzo alla boscaglia.- controbattè aspra.
Mark si imbronciò.
-Non sei gentile.
-Neanche tu lo sei stato.
Lui ghignò.
-Non parliamo del passato…
-Ah,no? Imprimiti bene in mente il passato perché io non scenderò a compromessi.- lo avvertì.
-Compromessi?Io non vi ho accennato.- era divertito.
Jane rise con amarezza.
- L’ho capito dalla tua espressione inequivocabile.
L’acciuffò per i capelli e l’attirò a sé.
-Ah,sì?-sussurrò fiocamente.
La baciò,bloccandole le mani. Lei si arrese.
Mark esercitava tuttora una palpabile influenza su di lei. Perché non aveva il fegato di scaraventarlo contro il muro come era successo con quel molestatore in quel vicolo?
Lui ridacchiò.
-Tu sei mia.
-Io non sono di nessuno. Io mi appartengo.
-Interessante.- fece derisivamente.
Jane si piegò in due per l’incalcolata pena che percepiva al collo.
-Vedi di non fare la spavalda. Tu mi appartieni: anima e…-le lanciò un’occhiata lussuriosa-corpo. Non puoi ribellarti.
Si rizzò e disparve dietro la porta.
-Scoverò il modo e mi vendicherò.
Doveva dimenticare, scacciare quella sensazione di impotenza e frustrazione che provava davanti a Mark. Il Mark in cui si era imbattuta cinque anni fa era stato unicamente un’immagine costruita,falsa. Non l’amava e lei non poteva mutare il corso delle cose. Lo stupro lo dimostrava.
Affondò la testa nel cuscino, esausta dalla catena di avvenimenti succedutisi in quella mezz’ora..





-Quella ragazza è imprendibile!
Anya era sconcertata e irritata dall’evolversi degli eventi.
-Insomma,adesso dove diavolo la vado a ripescare?
Spike fissava il punto in cui Jane era scomparsa. I suoi occhi erano tempestati da una gelida ira.
-Quindi ha abusato di lei.- grugnì rabbioso,indossando il volto della caccia.
Anya increspò la fronte..
Senza preavviso,battè gioiosa le mani.
-Willow,tu sai con quale magia trovarla,giusto?-domandò conferma con un sorriso radioso.
-Ehm…si.- dichiarò la strega guardinga- Sarebbe quello per localizzare presenze demoniache. Non credo,però,che nel caso di Jane possa avere esito. Essendo metà vampiro e metà umana,potrebbe pure non localizzarla per niente.
Anya fece la faccia scoraggiata.
Angel si poneva lo stesso interrogativo del demone della vendetta.
-Tu perché la cerchi,Anya? Ti ha fatto qualche torto?- Buffy infuse una curiosità maligna in questa domanda.
-Oh,semplice! Il mio medaglione lampeggiava di uno strano giallo, il che simboleggia vendetta repressa e incapacità di agire. Non mi era mai capitato in secoli di carriera,parola mia! D’Hoffryn me l’ha spiegato. Devo intervenire: farsi giustizia da sé potrebbe essere un’arma a doppio taglio.
- D’Hoffryn era interessato alla faccenda?
- Pff!Lui? No, è un demone anomalo: si fa gli affari suoi senza esagerate ambizioni. Perché?
- Anya, Jane è un semivampiro.- le rivelò,tipo stesse parlando con una bambina .
Anya stralunò.
-Guarda, Buffy,che lo so. E’ per questo che la poverina ha la mia simpatia!Secondo te in mille anni di attività non ne ho visto almeno uno? Andiamo!-scherzò vagamente saccente.
-Allora? Qualcuno ha una pallida idea sul dove rintracciarla?- Giles,pragmatico, li fece riconcentrare sul dilemma.
-Io. Vi ci condurrò io.- disse Drusilla lucidissima.
-Ma…-Darla non voleva che quelli della Scooby gang si intromettessero nei loro affari personali.
-Non sono stupida,Darla. Ci saranno un centinaio di adepti attorno a quel…Mark.- persino Drusilla era reticente a pronunciare quel nome.- Noi quattro,pure se forti,non possiamo tenergli testa senza il supporto di altri.
Angel scrutò Buffy.
-Sei con noi?
-Sì.- si rassegnò. Aveva concluso che sarebbe stato preferibile fronteggiarli con un folto gruppo che da sola. Suo malgrado era una guerriera e Dawn aveva a cuore la vita di Jane.
Willow sorrise compiaciuta.





- Su,su,grinta!
Elettra diede un pizzicotto a Jane sulla guancia. Quella si svegliò.
Da quanto dormiva?
-Dai,che è mezzanotte!
-Quando…?
-Oh,appena sono riuscita a districarmi dalla sicurezza,cara! Sei un oggettino pregiato.
-Puoi farmi uscire da qui?
-Uhm…
Elettra parve annusare l’aria,i bulbi oculari rossi.
Scrollò i riccioli,sconsolata.
-Un cerchio magico. Piuttosto complicato,sorella.- fece meditabonda.
Jane soffiò per l’abbattimento.
-Esteso?
- E’ perimetrale alla stanza,ed è composto da catene blu continue.
-Non è mai stato dotato di una grande fantasia.
Le due risero.
-Ci vorrà un po’.- la informò Elettra seria.
-Non sono niente in confronto a quello che verrà dopo.- le fece cocentemente presente la ragazza.







Spuntarono fuori dalla folta vegetazione.
Si ritrovarono in uno spiazzo erboso privo di alberi illuminato dal bagliore lunare. Una leggera brezza sferzava i fili d’erba del prato.
-Magnifico!Facciamoci guidare dalla matta!Sì!Stiamo veramente tocc…
-Vuoi stare zitto!
Xander fu messo a tacere da una Willow piuttosto spazientita.
-E’ qui.- dichiarò fermamente Drusilla.
Erano sbalorditi. Della dimora di Mark non si distingueva traccia.
- Non ci resta che attendere.
Drusilla sembrava tranquilla.
Anya fece un sorrisetto da saccente.
-Solo gli appartenenti alla setta sono in grado di visualizzarla e accedervi.
Tempo qualche minuto, e,come previsto da Drusilla,arrivarono quattro di quelli.
Anya fece un cenno a Angel, Spike e Buffy.
-Occupatevene voi.
I tre accopparono gli adepti e ne presero in ostaggio uno. Angel,trasformato,gli sibilò all’orecchio,stringendogli il collo :
-Rendicela visibile.
Dopo inutili resistenze,il discepolo stese il braccio destro con il palmo della mano aperto e pronunciò una parola in un probabile aramaico. Comparve all’istante una villa imponente in stile vittoriano.
-Fantastico!!!- Willow aveva gli occhi luccicanti dall’emozione.
Drusilla inclinò la testa da un lato,per nulla impressionata.
-Andiamo.- Darla prese l’iniziativa.
-Ehmm…Un attimo. Dovete essere al corrente che questa gente è poco ferrata nel combattimento,mosse di karate, taken wo-doo non so che…Qui è magia. Magia nera in modo massiccio. Quindi sarà meglio dividersi in gruppi,invece che affrontarli in un blocco unico.- Anya pareva preparata a questo genere di situazioni.
Gli altri,stranamente,si scoprirono d’accordo con lei. Si distribuirono in due gruppi da cinque e andarono in direzioni differenti.





L’arpia levò bruscamente le mani dal cerchio magico.
Elettra e Jane indietreggiarono.
-Ci siamo.
Le catene blu si sfocarono ed esplosero in una pioggia di palline azzurre.
- Aha!
Elettra schioccò la lingua,compiaciuta di se stessa.
Jane sfondò con un calcio la porta.
- Tsk,non si è premurato nemmeno di chiuderla!E’ proprio un presuntuoso!-notò infastidita.
Diversi membri della setta si riversarono accanitamente su di loro.
Elettra li respinse con un globo gigantesco di luce,che incenerì alcuni e stese altri,spianando la strada a Jane per correre via.
Jane udì il rumore di scontri nella zona dell’atrio…Diavolo!Quei ficcanaso erano venuti a salvarla!Cosa credevano?Che non sapesse cavarsela autonomamente?Represse un moto d’ira. Si voltò verso la sua compagna.
-Và a vedere cosa diamine sta accadendo all’entrata!
Lei assentì.
-E tu?
-Io vado da lui.




Se Willow e Anya non fossero state lì ,ciascuna in un gruppo,e non avessero avuto abbastanza sapienza magica da contrastare quell’ammasso di persone e demoni con dei poteri distruttivi,non sarebbero sopravvissuti alla prima “lotta” corpo a corpo .
I vampiri potevano essere abbattuti facilmente, ma per gli umani era una questione dissimile. Non avendo nessuna difesa naturale, avevano affinato al massimo la loro forza interiore tramite il sostegno della magia. E si rivelarono i più temibili.
Il capanello di Anya si era infiltrato dal retro, quello di Willow dall’ingresso principale.
Elettra apparve nell’atrio tra lo stupore dei presenti.
Buffy aveva in quel mentre incenerito un vampiro particolarmente caparbio.
- Ooh!Tu devi essere la cacciatrice ,piacere,sono Elettra una delle tre arpie degli Inferi.- le strinse spicciativa la mano-Sono un aiuto che Jane vi manda.
-Perché lo fai?
-Oh,ragazzina,quante domande!- le lanciò un’occhiata sbarazzina.
-E tu dovresti essere il padre di Jane…
Si riferiva a Spike.
-Ehm,no,anche se,a conti fatti,sono quello che più si è preso cura di lei. Un fratello,insomma.
L’arpia lo esaminò,rapita.
-Avercelo un fratello così!-gli comunicò apertamente.
Se Spike avesse potuto, sarebbe arrossito. Elettra avvertì su di lei lo sguardo assassino di Buffy,la fissò e irruppe in una risata cristallina. Le fece un buffetto sulla guancia.
- Eeeeh,e chi te lo ruba,fringuello!!!
Buffy divenne paonazza.
Elettra fu assalita da tre succhiasangue e le loro gole furono immediatamente squarciate dalle sue unghie acuminate.
-Forza,non è il momento per le emozioni. Aiutatemi!
Spike sembrava preoccupato.
Willow gli mise una mano sulla spalla.
-Raggiungi Angel e gli altri,qui ce la possiamo cavare.
Il biondino si dileguò nel buio di un corridoio.




Angel carezzò il muro bianco,facendovi passare sopra le dita.
Mark stava seduto su una poltrona di pelle nera,apparentemente assente. Non diede segno di essersi accorto del trambusto che si era creato in vari punti della villa.
Faceva venire i brividi l’assoluta calma con la quale fumava la sua sigaretta. La sala in cui si trovava era imbastita di armi,in prevalenza spade e daghe.
Angel si ricordò che da vivo il vampiro apparteneva a una delle confraternite di spadaccini di Londra. Erano una sua grande passione che gli era rimasta pure da morto.
Era stato uno sbaglio renderlo una creatura della notte.
-Passi di qua e nemmeno fai un salutino al tuo Sire?
Mark non si mosse,si limitò a sorridere furbescamente.
-Pensavo che stessi a Los Angeles.
-Oh,sì,lo so che lo pensavi,mi ha mandato le tue legioni di scagnozzi incappucciati.-ghignò- Marcus,non ti facevo talmente stolto da eleggerti capo di una setta di esaltati. Vedo che la tua focosità in un secolo da vampiro non ti è diminuita.
-E la tua ironia,Angelus,fa sempre acqua da tutte le parti.- sbottò di rimando.- Perché sei qui?
Angel ,che stava contemplando una spada finemente lavorata,gli riservò uno sguardo eloquente.
-Non farmi domande retoriche.
Jane si affacciò cautamente al balcone interno che dava su quella che pareva una sala d’armi. Non uscì allo scoperto perché aveva sentito qualcuno discutere con Mark.
-Sai benissimo che lei è una mia proprietà.- lo ammonì sottilmente.
-Diciamo che tu ci hai rinunciato o,come preferisci,l’hai lasciata in custodia ai tuoi vampirelli.Appena ho intuito che il responsabile della sua “nascita” eri tu,dato che aveva il tuo odore addosso, me ne sono subito interessato e…perché no?Innamorato.
Il cuore di Jane perse un colpo. Che?!
-Certo,e io faccio la calza.- Angel si appoggiò a una colonna ai lati della sala,le braccia incrociate- Dubito del tuo amore per lei , e se quello che le hai fatto è la maniera per manifestarlo,ne hai una concezione davvero malata. Credo,però,in una cosa. La tua curiosità. Ti ha divorato. Tu sei uno dei pochi vampiri che si diletta di arti magiche,espande i suoi orizzonti. Comunque io ti avevo consigliato: non essere a capo di niente,se non sei sicuro del tuo potere. Agire da solo o con sottoposti frammentari è l’ideale. Ma da quando in qua un child ascolta il suo Sire? Raramente.- rise ironico.
Mark spense lentamente il mozzicone di sigaretta nel posacenere di vetro.
- L’ostacolo non sono io,caro il mio Sire…è Jane. L’hai già perduta da tempo,io ho soltanto dato il mio modesto contributo.
-Non ti riguarda e non ho chiesto il tuo parere.- gli fece duramente.
-Ho messo il mio marchio su di lei,mi riguarda.- si alzò.
C’era nell’atmosfera un’elettricità abilmente orchestrata dai due predatori.
- Mmmh,se non fossi così avventato,può darsi che avresti fatto meno fatica a rincorrerla per gli Stati Uniti. Perseguire uno scopo è un’operazione che va condotta adagio e ponderatamente.
Mark rimase silenzioso.
Jane,al contrario,iniziava a ricollegare alcune discrepanze con quello che Mark gli aveva narrato della sua non-vita. Sicché Angel era il Sire di Mark e gli aveva probabilmente raccontato qualcosa sul suo progetto del semivampiro. Il suo corpo tremò. Era come se fosse stata vittima dello stesso vampiro per metà secolo.
Abbrancò la ringhiera. Ora non aveva più dubbi.
Avrebbe ucciso Mark.
L’aveva ingannata,oltraggiata,si era approfittato di lei e l’aveva ridotta a meno di uno straccio. E adesso stava parlando di lei come se fosse una bamboletta,un giocattolo. L’amore stava cedendo gradualmente il posto all’odio.
Cacciò fuori una risata isterica.
I due vampiri si girarono verso il balcone.
Gli occhi di Angel si dilatarono. Aveva sentito ogni sillaba.
Lei applaudì.
- Angel,hai sul serio fatto un lavoro coi fiocchi.
Smise di ridere.
-Può essere che dovunque io vada ci sia qualcuno legato a te?-domandò a bassa voce.
Saltò e atterrò su un mobile. Si stirò e fece crocchiare le dita.
-Mi avete stancato. Volete che io sia di uno di voi due? Bè,tanto vale che mi veniate a prendere perché io non mi consegnerò spontaneamente!
Fece un balzo in avanti.
Angel si fece in disparte,ritirandosi nel buio della sala.
Nel frattempo giunsero uno Spike ansante insieme a Darla,Drusilla, Giles e Anya.
Jane aveva gli occhi iniettati di sangue.
-No, Jane,è al di sopra delle tue capacità!-la chiamò Anya,ansiosa.
Jane si voltò fulminea.
-COSA SAREBBE AL DI SOPRA DELLE MIE CAPACITA’?!
Ogni oggetto che era nella sala scoppiò all’unisono con un orribile crack,e le centinaia di pezzi rotearono pericolosamente nell’aria,poi sparirono.
Anya si era riparata dal vortice di schegge,di cocci e di brandelli in un angolo con i vampiri.
Mark era riuscito con sollievo a sottrarre la sua spada a quel caos con un incantesimo protettore. Le sorrise.
-Il demone ha ragione,ma sappiamo entrambi che sei una testarda che non demorde. Preferisci morire all’essere soccorsa come una debole.
-Sempre.- ringhiò lei e si avventò su di lui con ferocia.
Lui si fece stendere volontariamente e le piazzò a sorpresa la lama tagliente della spada alla gola.
-Questo non l’hai previsto.
-Ti chiuderò quella bocca!-urlò.
Si lanciò acrobaticamente all’indietro. Mark riuscì a sfiorarle il braccio,ferendola superficialmente.
-Non è un combattimento ad armi pari dovremmo…
-No, Spike.Non intervenire.- gli ordinò Angel- E’ la sua battaglia.
Jane gli sferrò un calcio allo stomaco che lo indirizzò contro una colonna;lui si riprese rapidamente e diede alcune staffilate nel vuoto; Jane si abbassò per schivarle;lui si trasportò dietro di lei e le lacerò la spalla; Jane afferrò con aggressività la parte di lama che era ancora nella sua carne e con uno sforzo sovrumano fu capace di gettarla a terra insieme a Mark ;lui,deciso a non mollare,si buttò su di lei con l’arma sguainata;lei la scansò e gli sferrò un pugno in pieno volto;lui si trasformò e con un ringhio selvaggio le trapassò la gamba sinistra; Jane boccheggiò e un fiotto di liquido vermiglio le sgorgò dalla bocca; si afflosciò sul pavimento.
Mark si esibì in una fredda risata.
-Rassegnati Jane.Se non puoi essere mia,non sarai di nessun altro.
La ragazza era in un lago di sangue, le ferite le bruciavano facendole vedere le stelle.
Mark attendeva la sua resa incondizionata,per in seguito guarirla.
Sentirono degli urli e i passi di un enorme numero di persone.
Elettra spuntò correndo da una porta in fondo alla sala assieme alla Scooby gang. Aveva una faccia tremendamente adirata. Stoppò la sua corsa,facendo arrestare i ragazzi.
-Giù!-gridò risoluta.
Spalancò le fauci d’arpia e sputò una fiammata colossale che si andò a riversare sulla folla dei discepoli inseguitori.
Quelli mandarono degli strilli strazianti.
Elettra notò lo stato in cui versava Jane,anche se era distanziata da lei.
-Ehi,bella,non morire perché il compenso che mi darà Mark posso pure gettarlo alle ortiche,per quanto me ne frega!!!Alzati e fatti valere!!!
Jane abbozzò un qualcosa che assomigliava a un sorriso.
Dawn la osservava apprensiva da lontano.
La semivampira strinse a pugno la mano destra e d’un tratto il sangue che imbrattava il pavimento si ritirò verso questa e andò a convergervi. Jane aprì il palmo della mano pulito e incredibilmente questa fece fuoriuscire dei fili ramati simili a quelli dei chip di un computer e la punta,la lama,l’elsa con un gargoyle arcigno di una spada. Era stata assemblata con il sangue di Jane,la miscela della linfa di quattro nosferatu.
Nel seno di Elettra comparve una mazzetta di banconote.
-Questo l’avevi previsto?-chiese sarcastica a Mark.
Un asso nella manica,l’aveva sottovalutata.
Lo stridio delle spade degli improvvisati duellanti risuonava in quel luogo,anche gli adepti si erano bloccati per guardare il loro capo combattere.
Buffy doveva ammettere che era veramente brava; quella era indubbiamente un’eredità lasciatela da Angelus. Si battevano con classe ed eleganza. Mark, però,non aveva tempo per i codici cavallereschi e presto la lotta si fece spietata.
Tentò un affondo, ma Jane,veloce, gli fu di fianco e gli fece uno sgambetto; lui la trascinò al suolo con sé con un tonfo; rotolarono; Mark si staccò per primo ed in un istante aveva puntato la spada al petto della sua amante.
-Se non vuoi arrenderti,allora sarò costretto ad ucciderti,perché non permetterò ad alcuno di averti.
-Hai fatto male i tuoi calcoli.- con l’energia mentale tirò indietro la spada e la fece cozzare con la sua con l’impugnatura color rame,provocando delle scintille- Sarai tu che non vivrai la prossima notte!-aveva il fiato corto.
Il sangue della spada di Jane intrise quella del vampiro moro e con una scia rossastra lo risospinse via .
Rumore di vestiti strappati;Mark aveva un graffio alla pancia; Jane sorrise trionfante.
-Come?Non eri invincibile?-lo prese per i fondelli.
Il clangore del ferro continuò atrocemente.
I combattenti non davano segni di sfinimento.
Un grido strozzato.
Jane aveva conficcato la lama nel cuore di Mark. Lui la scrutò come se avesse dato per scontato che non l’avesse ammazzato realmente.
La violenza del colpo lo spedì sulle lastre marmoree del pavimento.
-Io devo sopravvivere e tu sei d’intralcio alla mia sopravvivenza.- gli mormorò soffusamente.
Gli tagliò la testa di netto,accecata dall’odio.
In una frazione di secondo i discepoli si contrassero in lamenti inauditi,le croci rovesciate si spaccarono, i corpi esplosero e di loro non rimanette niente.
La spada di Jane ricadde con un sordo clang e si deteriorò fino a tramutarsi in sangue raggrumato.
Lacrime di fiamme rigarono il suo viso.
-Addio.- sussurrò più a se stessa che alla cenere che il momento precedente era stato il suo amante.
Un capitolo della sua vita era stato chiuso e non l’avrebbe più riaperto.
L’oscurità la sommerse e lei,sfinita,vi si abbandonò.
Angel sollevò Jane ,se la mise in braccio e cercò di bagnarle le labbra con il suo sangue di Sire;lei tossì,e lo accettò di buon grado, assetata,il lezzo di quella sostanza l’avevano ridestata come l’aceto.
Angel fece una smorfia dispiaciuta.
L’eccessiva avventatezza aveva portato Mark alla rovina.





EPILOGO

Si svegliò.
Non era più spossata, Angel le aveva donato una quantità di sangue soddisfacente per farla sentire sprizzante di energia.
La camera era quella di Buffy ed era immersa nella penombra.
I raggi birichini del sole erano riusciti a infiltrarsi da sotto le tapparelle.
Darla,Drusilla,Angel e Spike erano addormentati su delle sedie intorno al lettone di Buffy dove Jane giaceva.
Strisciò cauta fino ad appoggiare i piedi nudi sulla moquette. Indossava un pigiama a fiorellini,i suoi abiti erano stati lavati e si trovavano disposti sulla sedia della toeletta.
Si vestì,attenta a non produrre rumori che avrebbero destato la sua famiglia.
Si sfilò il claddagh dall’anulare, rimirandolo. Cosa provava per Angel, per suo padre? Riconoscimento, forse. Era necessario che seppellisse la sua ascia di guerra, il passato era passato e non lo si poteva mutare per quanto ci si impegnasse. L’avrebbe perdonato? Un giorno.
Gli pose in grembo l’anello d’argento.
Scoccò un’occhiata a Spike. Dormiva placidamente con il capo sulla carta da parati. Drusilla stava rannicchiata sulle ginocchia di Darla. Fu colta da uno slancio di tenerezza e stava per correre ad abbracciarli, quando concluse che questo avrebbe reso la sua partenza maggiormente dolorosa. D’altra parte, non rinunciò a stampare un soffice bacio sulla fronte del suo adorato William.
Scese scalza le scale e se le mise solamente nell’ingresso.
Uscì dalla casa e si incamminò sulla stradina che conduceva al marciapiede. Doveva scovare la sua moto.
Sentì dei morbidi passi sull’erba fresca di rugiada mattutina.
Era Dawn.
-Te ne vai?
-Sì.
La ragazza si rattristò.
-Per quanto tempo?
-Non so. Sunnydale non è la mia meta favorita,sai. Possono trascorrere mesi come anni.
Dawn chinò la testa,sconfortata.
-Devo andare al cimitero a…
-La tua moto è lì,vicino alla quercia. Spike l’ha parcheggiata ieri notte.
Era interdetta. Che William…no,impossibile,aveva solo ritenuto che qualcuno l’avrebbe potuta rubare se lasciata incustodita sul muro del cimitero e gliel’aveva portata.
Dawn le consegnò le chiavi.
-Grazie.- bisbigliò educatamente.
Fece scattare la sella e si infilò la giacca di lucida pelle nera con una striscia rossa che terminava con una V e cacciò fuori il casco che vi erano contenuti.
-Mi mancherai.
-Anche tu.
Era malinconica. Non avrebbe più incontrato una persona tipo Dawn sul suo cammino,lo percepiva distintamente. Una ragazza che si era fidata di lei,l’aveva trattata splendidamente e aveva perseverato a starle accanto e a credere in lei pure dopo che aveva scoperto la sua natura.
Si abbracciarono e Dawn pianse.
-Ehi,ehi…Dai,fammi un sorriso. Non sopporto quelli che piangono.
Dawn tentò di contenersi,ma i singhiozzi erano difficili da trattenere.
-Ascolta. Mentre sono via,chiedi a Willow di aiutarti a potenziare ed evolvere la tua magnifica energia. Non sei inutile come pensi. Devi solo darti da fare.- la scosse affettuosamente-Devi promettermi che il giorno in cui ritornerò tu sarai una donna autonoma che non si fa calpestare da nessuno ed è padrona del suo potere.
Dawn represse un singhiozzo.
-Sì…promesso.
Jane le strinse fiduciosa la mano sinistra che irradiò una calda luce arancione.
Tolse il cavalletto alla sua Harley e la condusse sulla strada deserta.
Pezzetti di carta rigida le svolazzarono attorno. Ne catturò uno e lesse “DEATH”,morte. Una carta dei tarocchi?
Si volse e vide che Drusilla stava al riparo della quercia avvolta da uno scialle di pizzo bianco.
Era un sorriso quello che si era formato sulle suo labbra?
Le dedicò un largo sorriso in risposta e incendiò con un dito il pezzetto.
La sua attenzione cadde sulla finestra del primo piano.
Angel la fissava dalle tapparelle.
Jane alzò il mento in cenno di saluto,lui fece altrettanto.
-Ti sentirai sola in questo viaggio.
-No,Dawn.Ora non più.
Accese la moto, riscaldando il motore e con un ultimo gesto di saluto,si mise il casco e partì.
Dawn rimase a guardarla finché non fu che un puntino all’orizzonte.
Se ne era andata improvvisamente,così come era giunta quella piovosa fine d’agosto.
Angel rilesse il foglietto che Jane aveva allegato al claddagh.
“One day”
Si,un giorno sarebbe tornata.




How ‘bout me not blaming you for everything
How ‘bout me enjoying the moment for once
How ‘bout how good it feels to finally forgive you
How ‘bout grieving it all one at a time
[…]
Thank you terror
Thank you disillusionment
Thank you frailty
Thank you consequence
Thank you thank you silence

The moment I let go of it was the moment
I got more than I could handle
The moment I jump off of it
Was the moment I touched down
[…]
How ‘bout unabashedly bawling your eyes out
How ‘bout not equating death with stopping
[…]
Thank you providence
Thank you disillusionment
Thank you nothingness
Thank you clarity
Thank you thank you silence

(Thank U, Supposed Former Infatuation Junkie, Alanis Morisette)



FINE








NOTE: Iiiiih!!!!! Quelli non sono pomodori ma peperoniiiii!!!! AHIO!No, i sais e il chakram noooo!!!! Ragazzi,calmate i bollenti spiriti! Fate un grande respiro,OMMMM. =_=
Il finale ce l’avevo in mente da tre mesi ormai, e non avevo intenzione di cambiarlo. Lo so,purtroppo ci saranno alcuni che prenderanno il computer e lo sbatteranno da qualche parte però…Pazienza!
L’importante è che piaccia a me.

-L’idea di questa ff mi venne nell’aprile del 2002,durante una giornata davvero nera. Ho preso spunto da “Intervista col vampiro” per il rapporto di Jane piccola con Angelus e William. Da “Blade” ho ripreso poco, se non niente. Jane non se la prende,nonostante tutto,con la sua razza. Per la spada che esce dalla mano mi sono ispirata a un manga delle CLAMP “X-1999”, solo che in quel caso era una katana e la storia del sangue è farina del mio sacco.

-Perché non ho risolto alcuni problemi dei personaggi del telefilm anche se ne ho data un’ampia accennata? Bè,se la sbrigassero da loro ;-D!!! Uahuahuah!Scherzo! Semplicemente la storia non era incentrata su di loro e ho pensato di lasciare le loro vicende in sospeso. Cmq, Willow,grazie un po’ a Jane, riuscirà finalmente a riprendersi dalle brutte esperienze che ha vissuto, Spike e Buffy può darsi che si mettano insieme, Angel se ne andrà a Los Angeles, Giles ritornerà a Bath, Dawn penserà a come sfruttare i suoi poteri,ecc.

-Dicono che gli autori a volte mettano la loro personalità o buona parte in uno specifico personaggio. Bene,io sono Elettra(quasi!). Le ho conferito il mio lato più estroverso!

-Canzoni ascoltate nel corso dell’elaborazione: cd di Pink Misundaztood,”Meteora” dei Linkin Park, “El tango de Roxanne” della colonna sonora del Moulin Rouge, cd di A.Lavigne “Let go”,”Bring me to life” degli Evanescence, album “Supposed Former Infatuation Junkie” di A.Morisette.

-*°RINGRAZIAMENTI°*
Ringrazio LLaura 68 e Artemisia per avermi sostenuto sin dal principio e regalo a entrambe un megabacione , Roberta Rogiari, Solitarie per i suoi papiro-commenti, Jana per avermi permesso di conoscere tante persone sul forum vecchio e nuovo, Badwolf per la costanza con cui ha seguito la mia ff, Silea che mi ha messo la pulce di Travers nell’orecchio tramite le sue storie, Mitrils per i suoi simpatici commenti, Raffie per avermi accolto calorosamente nel forum di Bloody Love “La biblioteca”, Saki, “Giulia” Kagome, Maria di “Due Uomini e una Gatta” per i suoi dolcissimi commenti, Angie per aver sprecato l’inchiostro della stampante per questa storia, robbi, joker, laura, Francesca-e-Chiara, Anyanka72 per avermi incoraggiato a continuare quando uscì la prima parte, Pan_83(Madeline), Selene,Laurahathi, Noemy,angelmylove, Fortress per aver recensito e votato la mia ff e le ragazze che mi hanno commentato prima che l’Erika fanfiction page cambiasse grafica e di cui sfortunatamente non ricordo i nomi , e tutti i lettori silenziosi che anche se non hanno recensito hanno letto con piacere(spero) la mia ff.Infine un grazie anche a quelli che la leggeranno prossimamente!

-Un ringraziamento speciale va alle mie amiche Cristina(Krichan) e Laura.La prima per essersi sorbita le mie elucubrazioni mentali,la mia frustrazione quando mi bloccavo in alcuni punti cruciali,e gli esaurimenti degli ultimi giorni. GRAZIE DI CUORE KRI!!!
Ringrazio la seconda per il solo fatto di averla letta,GRAZIE MILLE LALLA! :-D
Alla prossima fanfic!*



*Sarà su Harry Potter.