Coinvolgimenti

Autore: Francesca
Rating: per tutti
Spoiler:  piccolo accenno a ‘City of…’,  ‘Lonely hearts’ e ‘Sense and sensitivity’
Pairing: A/K, C/D
Timeline: Non esiste una timeline vera e propria dato che questa ff si colloca decisamente al di fuori dell’universo AtS creato da Joss; non ha collocazione nella serie. Potrei dire dopo ‘Sonnambulism’ ma ignorando gli eventi di ‘Hero’…in pratica un AU in tutto e per tutto.
Sommario: una serata al luna park
Disclaimer: : i personaggi della serie ‘Angel’ appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt, la WB, ME e la Fox, la UPN. L’autrice non scrive a scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Feedback: se vi piace, se non vi piace…mi piacerebbe sapere cosa ne pensate
Author’s note: quando le idee scarseggiano e ilblocco dello scrittore’ incombe, niente di meglio che scrivere qualcosa di semplice, che non richiede nessuna trama particolare e di conseguenza un’eccessiva dose di spremitura di meningi. Questa ff è nata una sera al Luna Park. Ok, lo ammetto, ogni scusa è buona per scrivere qualcosa A/K..

Coinvolgimenti

 

Con un tonfo sordo la pallina colpì il fondale di legno, e rotolò tristemente verso il bancone cui colei che l’aveva lanciata era appoggiata.

“Bella mira” Angel fece una pausa e un pigro sorriso canzonatorio gli increspò gli angoli della bocca “poliziotta.

Kate si voltò con uno sguardo poco amichevole “Si dà il caso che io non catturi i delinquenti a colpi di micidiali palle colorate.

Il sorriso di Angel si fece più largo “, quella” indicò la pallina, la terza ed ultima, tra le mani di lei “è decisamente più grossa di una pallottola” si fermò e lei lesse nella risata che minacciava di scoppiare sulle labbra di lui, che non aveva finito “e non è che quei barattoli siano pieni di vita.”

Kate incrociò le braccia con un’espressione che, pregava, avrebbe dovuto oscillare tra l’offeso e l’arrabbiato; poi commise un errore: gli porse la palla.

“Forza campione, sbalordiscici!”

Le sopracciglia di lui si alzarono ed il lampo di divertimento che già si poteva leggere nei suoi occhi nocciola, se possibile, divenne più intenso.

Angel prese la palla e aggirò Kate, sfiorandole una spalla con la propria per poi invitarla a spostarsi di lato, con un gesto della mano, quando lei si voltò verso di lui.

“Guarda e impara.”

Il tutto sotto lo sguardo divertito del ragazzo addetto a quel tiro a segno; ragazzo che, lei ci scommetteva, stava scambiando con il vampiro di fronte a lei occhiate di sciovinistica condiscendenza.

Naturalmente sapeva che tali occhiate si sarebbero ripetute di lì a poco, quando i sei barattoli sarebbero caduti al suolo dopo il lancio di chi, tra le altre cose, aveva la capacità di centrare con un paletto il cuore di un vampiro a diversi metri di distanza.

Così come lei aveva la media più alta di centri al poligono di tutto il distretto.

Ma a quanto pare tale abilità, trasferita in un Luna Park nei pressi della spiaggia di Los Angeles, aveva per lei un risultato opposto.

Finse di starsene buona ad osservarlo e, con un cenno del capo, lo invitò a tirare; poi, quando Angel si voltò, gli si avvicinò e si appoggiò a lui, una mano sulla schiena, la bocca a sfiorargli l’orecchio “Allora? Sto aspettando” mormorò.

La piccola, bassa risata che sfuggì alle labbra di lui svegliò quelle farfalline che, a quanto pare, avevano residenza stabile giù nel suo stomaco, dal giorno in cui un ‘veterinario’ aveva preso posto accanto a lei su uno sgabello del  D’Oblique.

Dimostrando un autocontrollo che credeva di non possedere, almeno non quando si trattava di Kate così vicina a lui da poter percepire il calore che irradiava dal suo corpo, Angel si voltò lentamente cingendole la vita con il braccio libero e appoggiando la fronte a quella di lei.

Il cuore di lei perse un battito.

Se qualcuno, parlando del suo futuro, le avesse mai predetto che si sarebbe innamorata di un vampiro, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato consigliare a tale persona di cambiare spacciatore.

E se, vampiro o meno, le avessero parlato di un sentimento così forte da legarla a qualcun altro tanto da sentirsi parte di lui, e lui parte di lei, il consiglio non sarebbe cambiato.

E invece ora era lì, in un luna park, ferma ad un banchetto di un tiro a segno, completamente indifferente a tutto quello che la circondava eccetto un paio d’occhi nocciola: felice.

Tanto da non ricordarsi com’era stata la sua vita prima che lui ne facesse parte.

Sorrise mentre Angel si chinava a sfiorarle le labbra, e lei sfiorava quelle di lui; e stava ancora sorridendo quando, pochi istanti dopo, un rumore di latta contro cemento, le arrivò alle orecchie. “Complimenti! Li ha buttati giù tutti e sei signore!!”

Un piccolo grugnito di disappunto sfuggì a Kate mentre si staccava da lui, e di nuovo la risata di Angel le arrivò alle orecchie.

Kate sbuffò per quello che era cominciato come un tentativo di distrazione, miseramente fallito.

La voce del giovane alle sue spalle attirò la sua attenzione “Dato che li ha buttati giù con un solo tiro ha diritto al pupazzo grande.”

Angel sorrise nel vedere il viso di lei illuminarsi, come difficilmente avrebbe fatto quello di un qualsiasi altro adulto nella stessa situazione.

Il sorriso di Kate gli scese nel cuore, e si chiese quante volte la bambina che era stata, aveva sorriso nello stesso modo.

Probabilmente mai, o comunque non negli ultimi venti anni. Dubitava  che suo padre, dopo la morte della madre, l’avesse mai portata ad un Luna Park.

Kate, ignara dello sguardo di Angel fermo sul suo viso, spostava gli occhi azzurri da un pupazzo all’altro fino a che un sorriso impertinente le sfuggì dalle labbra e, seguendo il dito del giovane addetto, annuì “Voglio quello.”

Lui prese il grosso peluche e glielo posò davanti “Ecco a lei. Buona serata.”

Fu solo quando lei si voltò che Angel guardò per la prima volta il grosso pupazzo, e non seppe se ridere o sentirsi lievemente offeso.

Perché Kate stringeva fra le braccia un Paperino di dimensioni decisamente spropositate che la superava di tutta una testa. Un Paperino che indossava un lungo mantello nero foderato di roso, con due piccoli denti aguzzi che spuntavano ai lati del becco arancione.

Kate si voltò e, seguita da Angel, riuscì a fare solo una decina di passi con il grosso papero che le bloccava la visuale, prima di scoppiare a ridere.

“Io non lo trovo divertente!”

“Oh dai” si voltò sorridendogli “un po’ di auto ironia non ha mai fatto male a nessuno.”

E di nuovo si voltò, sapendo che Angel, dietro di lei, rideva divertito almeno quanto lei.

Il grosso papero-vampiro però, si stava rivelando un ostacolo troppo ingombrante per la visuale di Kate, la quale doveva spostare continuamente la testa da una parte all’altra del grosso pupazzo per evitare di finire lunga e distesa per terra.

“Dammi qua!”

Angel prese il pupazzo e se lo mise sulle spalle tenendolo con entrambe le mani, mentre Kate gli si avvicinava; si guardarono un instante negli occhi, prima di scoppiare a ridere entrambi.

Ed Angel si trovò a pensare che, in effetti, era molto tempo che anche lui non rideva così.

Hey, amico. Che c’è di tanto divertente?” Doyle li aveva raggiunti senza che se ne accorgessero, accompagnato da Cordelia, una mano in quella di lui, l’altra che reggeva dello zucchero filato apparentemente alla fragola.

Poi lo sguardo dell’irlandese cadde sulle spalle dell’amico e scoppiò anche lui a ridere, seguito prontamente da Cordelia.

“Non ci credo, neanche sei mesi di lotte contro i demoni e già ti ritrovi con un pupazzo a celebrarti” disse Doyle una volta che le risate si spensero.

L’espressione offesa che  si dipinse sul volto di Angel non ingannò nessuno.

Poco dopo si ritrovò a camminare a fianco a Doyle, mentre Kate e Cordelia li precedevano di qualche metro.

“Adesso sarebbe il momento giusto per ringraziarmi.

Angel guardò perplesso l’amico.

“Sai, per averti tirato fuori dalla bat-caverna…” guardò Angel ma questi sembrava ancora non afferrare quello che gli veniva detto “Tu…il mondo esterno…coinvolgimento…”

Angel sorrise.

“Ma” Doyle alzò le mani “basta una molto maschile stretta di mano, anche solo un grazie, o un cenno del capo. Niente più abbracci okay? Rovinano la mia immagine.

Il sorriso di Angel si fece più largo mentre allungava un braccio e lo appoggiava sulle spalle dell’amico al suo fianco, il cui tentativo di sottrarsi si rivelò completamente e disastrosamente infruttuoso.

Un tentativo che, rimanga tra noi, non fu poi così esagerato.